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Enrico Palma su Ždanov

Enrico Palma
Tra identità e differenza si giocano libertà e pluralità
Recensione a:
Ždanov. Sul politicamente corretto
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
11 giugno 2024
pagine 1-6

«È un libro coraggioso, come dovrebbe esserlo ogni tentativo di pensiero che si rispetti e non asservito a ideologie dominanti, a potentati finanziari e all’etica dei valori, la quale è anzi oggetto di una dura contestazione non in quanto modo sensato e meditato di stare al mondo, per dirla con l’Aristotele della Nicomachea, ma come fiera di valori impoverenti, putridi e segno di una stanchezza fisica e intellettuale che alla fine risulta tutt’altro che salutare, bensì altamente nociva e perniciosa. Valori di cui Biuso coglie tutte le pericolose propaggini nel vivere collettivo, ovvero quando diventano fanatiche estremizzazioni che violano il principio metafisico di fondo che intride l’essere. Il pregio di questo libro, e della prospettiva che propone, risiede dunque nel fondarsi non nell’etica, che semmai è successiva al pensiero, ma nella metafisica, che diviene allora il vero discrimine delle cose, la lente attraverso cui osservare con giustezza le cose umane, per assicurare il meglio e prevenire la barbarie»

Una libertà politicamente scorretta

Sabato primo giugno 2024 alle 18,00 a Viagrande (CT) parleremo del Politicamente corretto insieme a Davide Miccione e ad altri studiosi. Discuteremo in particolare di Ždanov. Sul politicamente corretto, del quale riporto qui alcune affermazioni.

In L’essence du politique, un libro del 1965, Julien Freund mette in guardia dal fatto che una società la quale «volesse far regnare la pace mediante la giustizia, cioè facendo ricorso al diritto e alla morale, si trasformerebbe in un regno di giudici e di colpevoli. Invece di sostituire la giustizia alla politica, si assisterebbe a una parodia della giustizia e della politica». Il politicamente corretto è anche tale parodia (p. 11).
«Beim Himmel! der weiss nicht, was er sündigt, der den Staat zur Sittenschule machen will; Per il cielo! non sa quale peccato compie chi vuol fare dello stato una scuola di costumi» (Hölderlin, Iperione). Il politicamente corretto è questo peccato, è questa tentazione, sempre ricorrente nell’incertezza che il flusso degli eventi, dei paradigmi, dei valori produce. Il politicamente corretto è il tentativo autoritario di fermare tale flusso nella stasi del bene, di ciò che le autorità politiche e culturali, o anche un’intera società ammansita, credono sia il Bene (p. 12).
Il politicamente corretto è un’ortodossia del pensiero che Orwell ha individuato per tempo e con lucidità. Lo scopo della neolingua politicamente corretta non è difendere i diritti delle persone ma imporre una omologazione che sgorghi dall’interiorità stessa dei soggetti, diventando autocensura (p. 24).
Il politicamente corretto è soprattutto tra le meno percepite ma tra le più profonde forme di colonizzazione dell’immaginario collettivo provenienti dagli Stati Uniti d’America, nazione nella quale la violenza fisica dilaga ma in cui non vengono tollerate parole che siano di disturbo a un rispetto ipocrita e formale (pp. 30-31).
L’ampia palude del politicamente corretto e della cancel culture, la cui radice è l’odio per le differenze, il bisogno di una ortodossia morale ed esistenziale di fronte alla quale la stratificazione della storia, la pluralità dei linguaggi, la bellezza dell’arte e del pensiero devono essere annichilite in nome del Bene supremo dell’uniformità (pp. 55-56).

Ždanov

Ždanov
Sul politicamente corretto
Algra Editore, 2024
«Contemporanea, 9»
Pagine 160
€ 14,00

In una libera Repubblica è lecito a chiunque di pensare quello che vuole
e di dire quello che pensa.
(Spinoza, Tratctatus Theologico-Politicus, titolo del cap. XX)

 

 

Questa la quarta di copertina, firmata da Davide Miccione, Direttore della collana nella quale il libro esce:
«Il politicamente corretto, l’oblio del corpo e della biologia, il crollo di ogni tentativo di trasmettere un’attitudine alla comprensione del reale, l’odio per la propria storia culturale e le sue feconde contraddizioni, il tentativo di operare ortopedicamente sul linguaggio. Questi sono alcuni degli argomenti di Ždanov. Evocando sin nel titolo i guardiani delle più ottuse ortodossie novecentesche Biuso compie una difesa solenne e dolente e a volte dura e beffarda della necessità di serbare il pensiero, la libertà e la nostra natura cercante di fronte a chi ha deciso di maneggiare la bontà e i valori come fossero un randello o un sudario» .

E questa è la pagina introduttiva:
«Andrej Aleksandrovič Ždanov (1896-1948) fu, tra l’altro, capo del Dipartimento per l’agitazione e la propaganda dello Stato Sovietico. In questa veste elaborò una Dottrina per la quale ciò che viene chiamato scienza, cultura e conoscenza deve essere sempre subordinato agli scopi supremi della pubblica autorità, a ciò che tale autorità ritiene essere un Valore, costituire il Bene. Questo libro intende mostrare che lo spirito di Ždanov, lo ždanovismo, pervade di sé molti fenomeni collettivi e molta elaborazione culturale del XXI secolo e soprattutto intrama la tendenza omologatrice, uniformante e politicamente corretta dei media, della rete Internet, delle università e dei governi. In questo senso, Ždanov non è un testo dedicato soltanto al politicamente corretto ma costituisce un tentativo di ragionare sulla difficoltà o persino sulla impossibilità di buona parte della cultura dominante di pensare il mondo. Di questo inciampo il politicamente corretto è spesso l’aspetto più grottesco e in ogni caso emblematico e assai grave.
Naturalmente, il libro avrebbe potuto intitolarsi anche Goebbels. Sul politicamente corretto» (p. 9)

Il libro si compone di una premessa, sei capitoli e l’indice dei nomi:

Un titolo
1. Un sintomo
2. Umanitarismo
3. Contro l’etica
4. La dissoluzione della scuola e delle università
5. Femmine e maschi
6. In difesa delle libertà
Indice dei nomi

Il volume è disponibile in varie librerie e sul sito dell’editore, che ringrazio ancora una volta per l’apertura e il coraggio che mostra nel pubblicare libri così critici nei confronti delle idee dominanti.

 

Recensioni

Enrico Palma su Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee, 11 giugno 2024

Sergej su girodivite.it, 23 maggio 2024

Sarah Dierna su Discipline Filosofiche, 29 aprile 2024

 

Sovranità limitate

Sorvegliare e punire nel XXI secolo
Aldous, 5 aprile 2024
Pagine 1-2

La dottrina brezneviana dei «Paesi a sovranità limitata» è ampiamente descrittiva dell’Europa contemporanea. E questo anche perché una delle dinamiche più caratteristiche del primo quarto del XXI secolo è il progressivo indebolimento degli Stati e dei loro apparati politici, i quali mettono le proprie strutture amministrative e le riserve economiche al servizio dei poteri globali e multinazionali.
A offrire totale sostegno politico alle dinamiche liberticide  è ‘la sinistra neoliberale’ che dà il titolo alla traduzione italiana di un libro di Sahra Wagenknecht, dirigente per alcuni anni del partito tedesco Die Linke (La Sinistra), libro che nell’originale porta la più efficace denominazione Die Selbstgerechten, che si può tradurre come ‘gli arroganti, gli ipocriti, i presuntuosi, gli autocompiaciuti’, plastica descrizione dell’idealtipo politico-antropologico che transita dall’internazionalismo ‘comunista’, ripudiato con orrore, all’internazionalismo ultraliberista di un capitalismo (da sempre) senza patria e senza identità, nel quale trionfa l’ontologia flussica e indeterminata di un essere umano che privandosi dell’identità nega anche la differenza, un umano esistente soltanto come luogo di passaggio puramente volontaristico e privo di radici territoriali, culturali, biologiche.

Woke

Sul fenomeno Woke
Aldous, 28 novembre 2023
Pagine 1-2

Politically correct, cancel culture e wokismo (stadio estremo del politicamente corretto, apparso dal 2012-2013) sono accomunati dal rifiuto programmatico della logica argomentativa alla quale sostituiscono l’attingimento a valori ritenuti superiori a ogni critica e a ogni discussione, di fatto diventati degli assoluti. Ogni ragionare deve essere sostituito da un aderire a credenze di natura morale e a pratiche di struttura fideistica, allo scopo di cancellare ogni ‘discriminazione’ reale o presunta, salvo e inevitabilmente generare discriminazioni e violenze ancora più nette e pervasive.
In questo breve testo ho cercato di delineare le radici religiose e le principali espressioni di questo fenomeno, concentrandomi sul safetyism, vale e dire sull’atteggiamento che potremmo tradurre con ‘protezionite’. Le persone, soprattutto appartenenti alle classi agiate, che da bambine non vengono mai lasciate sole a dirimere i loro conflitti cercano poi anche da adulte la protezione di una autorità superiore, non più familiare ma ad esempio universitaria, che le difenda da ogni pur minimo contrasto e conflitto con i diversi. Contrasti e conflitti che rappresentano in realtà un elemento costante delle vite e delle psicologie sane, non patologiche, e saper affrontare i quali, senza piagnucolare indicando ‘l’altro’ come ‘cattivo’, è indice dell’essere diventati davvero adulti. Una protezionite rispetto a ogni pur minimo conflitto che poi passa dalle famiglie alle istituzioni universitarie e alla burocrazia accademica.

[Foto di Zachary Kadolph su Unsplash]

Per Marx

Che cosa Marx può dirci oggi? Rileggendo Althusser
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
16 giugno 2023
pagine 1-6

Per Marx e oltre Marx. Dopo il XX Congresso del PCUS (1956), che per il movimento comunista mondiale fu trauma ma fu anche slancio, nella complessa e aperta contingenza degli anni Sessanta, uno dei più rigorosi filosofi marxisti elabora un’interpretazione delle opere di Marx che le libera da vari miti teoretici invalidanti e restituisce significato, obiettivi e complessità a opere come i Manoscritti economico-filosofici, L’Ideologia tedesca, Il Capitale. Il risultato è l’apertura del paradigma marxiano non alle ‘scienze umane’ ma all’epistemologia e alla metafisica.
È anche la piena consapevolezza epistemologica a generare una lettura del tutto corretta e plausibile del marxismo come filosofia antiumanistica. Un antiumanesimo teorico che è condizione della conoscenza «del mondo umano stesso, e della sua trasformazione pratica. Si può conoscere qualcosa degli uomini soltanto alla condizione assoluta di ridurre in cenere il mito filosofico (teorico) dell’uomo».
Il frutto del radicale rifiuto dell’umanesimo è un’apertura alla complessità della storia e degli eventi che rimuove la dimensione psicologica, volontaristica e ‘spirituale’ a favore invece della necessità insita nei processi dei quali gli umani non sono le guide ma una semplice parte.
Per Marx di Louis Althusser è pervaso di una serietà della politica senza la quale la πόλις si riduce a puro spettacolo.

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