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Il cielo sopra Berlino

(Der Himmel über Berlin)
di Wim Wenders
Germania, 1987
Con: Bruno Ganz (Damiel), Solveig Dommartin (Marion), Otto Sander (Cassiel), Curt Bois (Omero), Peter Falk (Se stesso)

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Rivisto oggi, conserva intatta la sua poesia, la freddezza tenera e malinconica degli angeli. Entità partecipi delle vicende umane ma incapaci di condividerne la materialità se non rinunciando alla propria condizione di immortali. È quanto decide di fare Damiel pur di incontrare davvero la bella e solitaria trapezista Marion. È accettando la finitudine dell’esserci e dello stare che questo angelo vede per la prima volta i colori, annusa l’aria, gusta il cibo, si immerge nell’attrito delle cose. Sino a dire, alla fine, «io ora so ciò che nessun angelo sa».

Una Berlino che non esiste più -lo spazio desolato, allora, della Potsdamer Platz è tornato a essere uno dei luoghi più vivaci e sperimentali di questa splendida città- diventa con Wenders la dimensione sospesa nella quale i versi di Rilke e i suoni di Nick Cave trasformano in senso e in danza il sangue dell’angelo e il muro degli uomini.

Palermo Shooting

di Wim Wenders
Con: Campino (Finn), Dennis Hopper (Frank), Giovanna Mezzogiorno (Flavia), Patti Smith (Se stessa) Milla Jovovich (Se stessa)
Germania-Italia 2008

Düsseldorf. Finn è un celebre fotografo che si divide tra gallerie d’arte, foto di moda, ascolto di musica e profonda solitudine. Da quando è morta sua madre, fa sogni nei quali il tempo diventa liquido, gli orologi si piegano, gli spazi si dilatano o contraggono. Abituato a fotografare ovunque -anche mentre guida- evita per poco uno scontro frontale. La foto scattata in quell’istante raffigura una persona che gli sembrerà di incontrare anche a Palermo, dove si reca per un servizio fotografico. Qui conosce Flavia, pittrice che sta restaurando il Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis. Con lei cercherà di capire che cosa davvero gli stia accadendo, chi veramente stia sognando…

Wim Wenders continua il suo personale periplo del mondo. Dopo Tokyo, Lisbona, Berlino, il Texas, immerge questa vicenda tra la sua città natale e Palermo. Senza concedere nulla a promozioni turistiche ma cogliendo l’inquietudine dei luoghi. Palermo Shooting affronta in modo diretto il tema chiave, la morte, e lo fa con espliciti riferimenti a Bergman (Il posto delle fragole, Il settimo sigillo), a Escher e -più nascosti- a David Lynch. L’opera comincia con le mummie della cripta del Cappuccini e ruota intorno al carattere, al corpo, agli incubi del protagonista, presente in ogni scena. Nel ruolo più difficile, un Dennis Hopper misurato ma sempre inquietante. Il film è rischioso perché oscilla di continuo tra il sublime e il ridicolo ma il risultato è di una certa suggestione, soprattutto nell’analisi dell’affresco quattrocentesco e nel modo in cui viene legato all’intera trama

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