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Fenomenologia del tempo

Edmund Husserl  è tra i punti di riferimento fondamentali del mio tentativo di pensare. E tuttavia non ho dedicato molti scritti a questo filosofo. Di recente ho però avuto la possibilità di analizzare, in modo sintetico ma spero plausibile, il cammino husserliano dentro la questione del tempo, che coincide con il cammino stesso della fenomenologia. Un saggio pubblicato sul numero 19 (luglio 2019) di Vita pensata ha infatti per titolo «La fenomenologia come ontologia del tempo».
Il testo è diviso nei seguenti paragrafi:
-Fenomenologia è temporalità
-I C-Manuskripte
-Husserl / Heidegger
-Spaziotempo
-Il futuro della fenomenologia

Gli ultimi manoscritti di Husserl sulla costituzione del tempo si chiudono in una maniera per questo filosofo inconsueta, su una tonalità cosmica:
«Ich in strömender Lebensgegenwart, Quelle der für mich geltenden Welt, Quelle auch der Idee der Wahrheit und der Wissenschaft als Vorhabe und der für mich seienden Anderen etc. – ‘Quelle’.
Das Absolute, verharrend in Ewigkeit im ewigen Wandel seiner Modi, zunächst durch gewöhnliche Geburt der Tod -aber auch Geburt und Tod von Menschheit etc.; Identität der Strukturform (invariante), die Form der absoluten Zeitlichkeit, die Form der absoluten Koexistenz, deren Symbol der Raum ist; aber auch die räumliche Verteilung der getrennten, entstehender und sterbender Gestirmenschheiten und Generationssysteme von ‘animalischen’ Spezies; Gestirn, Milchstraßensysteme. Das Invariante: stehen-bleibende Form. Das Unbewusste in seinen verschiedenen Stufen, Unwachheit, Assoziation als universale Synthesis (aus Intentionalität)».
«Io nel presente vivente, nel suo flusso, origine per me del senso del mondo, origine anche dell’idea della verità e della scienza come comprensione e fonte dell’esistenza dell’Altro ecc. – ‘Fonte’.
L’Assoluto, che rimane costante nell’eternità del continuo mutamento dei suoi modi, anzitutto mediante il comune nascere e morire – ma anche nel nascere e morire dell’umanità ecc.; Identità della struttura (invariante), la forma della temporalità assoluta, la forma della coesistenza assoluta, il cui simbolo è lo spazio; ma anche la distribuzione nello spazio dell’agire umano che si separa, che si genera e che si dissolve e il modo universale nel quale si generano le specie animali; le stelle, le galassie. L’invariante: la forma permanente. L’inconscio nei suoi diversi stadi, l’inconsapevolezza, l’associazione come sintesi universale (fuori dall’intenzionalità)»

Späte Texte über Zeitkonstitution (1929–1934). Die C–Manuskripte
(Ultimi testi sulla costituzione del tempo 1929–1934); Husserliana – Materialen Band VIII, herasusgegeben von  Dieter Lohmar, Springer, Dordrecht 2006, p. 446.

Etnie

Sul numero 19 (luglio 2019) di Vita pensata ho parlato di un film che ho visto durante una rassegna milanese dedicata al Festival di Cannes 2019. Si intitola Les Misérables, il regista è Ladj Ly.
Nato da genitori del Mali, Ladj Ly ha girato vari documentari su Montfermeil, la banlieue dove è cresciuto e dove Victor Hugo compose Les Misérables. Questo regista sa dunque di che cosa parla, sa quali sono i sentimenti e i pensieri dei francesi di origine africana, sa in quale degrado essi vivano e soprattutto sa che tra la Francia -la sua storia, la sua cultura, i suoi modi di vivere- e questi cittadini ci sono differenze che diventano abissi.
Il film descrive tale differenza in un modo che è insieme sociologico e narrativo. Letto alla luce di uno dei libri più rigorosi e informati sulla questione dei migranti dall’Africa all’Europa (è quello che in questo articolo ho cercato di fare), Les Misérables offre una prospettiva inquietante e realistica sul conflitto sociale ed etnico che attraversa sempre più le società europee.
Il trailer dà un’idea, per quanto parziale, di ciò che il 
film esprime e di come lo racconta.

Euripide a Siracusa

Conversando con Eckermann il 28 marzo del 1827 Goethe affermò che «wenn ein moderner Mensch wie Schlegel an einem so großen Alten Fehler zu rügen hätte, so sollte es billig nicht anders geschehen als auf den Knien», ‘se un moderno come Schlegel avesse da rimproverare un così grande antico per qualche errore, gli dovrebbe essere consentito farlo soltanto in ginocchio’ (J.P. Eckermann, Gespräche mit Goethe). Il ‘großen Alten’ al quale Goethe si riferisce è Euripide.
Sul numero 19 (luglio 2019) di Vita pensata ho raccolto le riflessioni che avevo pubblicato qui a proposito delle due tragedie euripidee messe in scena quest’anno a Siracusa –Elena e Troiane-, inserendole in un quadro più ampio e cercando di far emergere anche la componente orfico-gnostica di questo immenso drammaturgo.

von Herrmann

Sul numero 19 (luglio 2019) di Vita pensata ho recensito un volume di Friedrich-Wilhelm von Herrmann, pubblicato in edizione bilingue dalla Urbaniana University Press: Die Metaphysik im Denken Heideggers – La Metafisica nel pensiero di Heidegger. Un libro di grande importanza per la esegesi del pensiero di Heidegger. Il Prof. von Herrmann -che ha insegnato a Freiburg e di Heidegger è stato assistente privato- argomenta e dimostra un dato fondamentale: «Heidegger ist in der Philosophie des 20. Jahrhunderts der eigentiliche Erbe der Metaphysik», ‘nel XX secolo Heidegger è stato il vero erede della metafisica’.
Ne sono sempre più convinto e ho cercato di mostrarne le ragioni anche nella breve recensione, la quale è stata apprezzata dall’autore del libro, che in una sua lettera mi ha scritto, tra l’altro, queste parole: «Sehr wichtig ist mir auch der Schluss Ihres Aufsatzes, der sich auf den Schluss meines Buches bezieht, mit dem ich beiden großen Phänomenologen des 20. Jahrhunderts gerecht werden wollte, indem jeder von ihnen in einer der großen Überlieferungen der abendländischen Philosophie steht», “Molto importante è per me anche la chiusa del suo testo, che si riferisce alla conclusione del mio libro, con la quale ho voluto rendere giustizia a entrambi i grandi fenomenologi del XX secolo, ciascuno dei quali abita in una delle grandi tradizioni della filosofia occidentale”.

Baglieri, Moncado, Palma e Tempio su Vita pensata 19

Il numero 19 di Vita pensata (luglio 2019) pubblica i testi di quattro miei allievi (uno dei quali professore di filosofia nei licei), distribuiti in tre diverse sezioni della rivista: temi, recensioni, scrittura creativa. Ne sono particolarmente lieto poiché è un segno di continuità nella conoscenza ed è inoltre testimonianza del lavoro didattico e di formazione che l’Università di Catania, pur con tutti i suoi limiti, sa svolgere.
A questo numero -dal titolo Intelligenza / Fenomenologia– hanno collaborato numerosi colleghi e colleghe del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Unict; alle loro diverse competenze -che vanno dal cognitivismo alla sociologia, dal pragmatismo all’antropologia filosofica- si deve la peculiare prospettiva interdisciplinare con la quale abbiamo cercato di analizzare la complessità dell’intelligenza e il suo rapporto con quel particolare intendimento del mondo che Edmund Husserl ha denominato fenomenologia.
I link portano alla versione on line -dalla quale è possibile scaricare l’intero numero- e a quella in pdf dei singoli articoli. Aggiungo anche il link all’editoriale.

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