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Il caso Catania e i concorsi universitari

Sul numero 20 di Vita pensata (settembre 2019) è stata pubblicata un’ampia, circostanziata, non conformista analisi di Francesco Coniglione sulla questione dei concorsi universitari, a partire dalle inchieste che hanno coinvolto l’Ateneo di Catania. La lettura di questo saggio fa emergere la complessità dell’argomento, del tutto oscurata -ovviamente- dalla cosiddetta informazione giornalistica.

Coniglione descrive con grande chiarezza i meccanismi imposti dalla riforma Gelmini per la chiamata dei docenti universitari, a partire dall’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), e in particolare (perché questo è il punto) per il passaggio da ricercatori a professori associati e da associati a ordinari; evidenzia la loro complessità, per lo più ignota a chi si occupa di Università, soprattutto se lo fa in sede soltanto giudiziaria e in modalità scandalistiche; fa emergere la natura potenzialmente criminogena di alcune di queste norme; illustra i modi nei quali vari Atenei cercano di affrontare la questione con i loro regolamenti interni; accenna alla particolare severità del regolamento vigente nell’Università di Catania; affronta la questione dei baroni e della cooptazione; indica alcune possibili soluzioni rispetto alle procedure previste dalla legge in vigore.
Il testo richiede dunque attenzione e tempo, due beni non molto diffusi tra i lettori della Rete. In cambio, però, permette di comprendere la radice e le forme di ciò che è accaduto a Catania e che avviene allo stesso modo in tutti gli Atenei d’Italia, i quali sarebbero dunque tutti nella medesima situazione di Catania se la magistratura delle loro sedi se ne volesse occupare.
Consiglio quindi la lettura di questo testo a chi è davvero interessato a capire; esso fornisce gli strumenti giuridici e concettuali a partire dai quali ciascuno potrà poi liberamente elaborare un giudizio comunque più informato rispetto non soltanto alle notizie propagandate dai pessimi siti catanesi ma anche rispetto alla media della stampa italiana.

Questo numero di Vita pensata è dedicato per intero a tematiche scolastiche e universitarie; inserisco qui anche il pdf dell’editoriale: Severe ludere.

Classico

Attualità dell’antico
recensione a:
Lucio Russo

Perché la cultura classica.
La risposta di un non classicista
Mondadori, 2018
Pagine 224
in Vita pensata 20 – settembre 2019
Pagine 58-60

Tra gli elementi che compongono il patrimonio vitale del nostro Continente ci sono il metodo dimostrativo perfezionato durante l’ellenismo, la democrazia greca, il diritto romano. Tre elementi che una vera e propria barbarie sta progressivamente ma tenacemente eliminando sia dalle scuole europee sia dagli studi superiori, con una serie di motivazioni molto diverse ma tendenti tutte -che ne siano consapevoli o meno- alla dissoluzione di ciò che a partire dal VI secolo a.e.v. è stata l’Europa.
Non si tratta di difendere i Greci o di proporre la salvaguardia di una qualche forma di classicismo, si tratta di garantire le condizioni minime della nostra autocomprensione e della conseguente capacità di agire in modo equilibrato, consapevole e fecondo, invece che come marionette in mano ai modi di produzione dominanti. 

La Quercia e la Bestia

Venerdì 27.9.2019 si svolgerà la Notte europea dei ricercatori, di tutte le persone che nelle Università del nostro Continente si dedicano alla ricerca negli ambiti più diversi della conoscenza. Come lo scorso anno, anche l’Ateneo di Catania sarà coinvolto con numerose iniziative.
Tra quelle che si terranno nel mio Dipartimento, una si intitola Scegli un libro al Monastero. Dalle 21,00 alle 23,00 nella Sala di lettura della nostra Biblioteca presenteremo infatti dei libri. Io parlerò di Regno animale, romanzo dello scrittore francese Jean-Baptiste Del Amo, pubblicato nel 2016.

Un documento degli studenti di filosofia Unict

Il Direttivo dell’Associazione Studenti di Filosofia UniCT ha diffuso un comunicato assai breve ma molto significativo. Di che cosa? Soprattutto del fatto che se nel nostro Ateneo -come peraltro e purtroppo in tutte le Università italiane e nell’intera società civile– si praticano comportamenti gravi sia penalmente sia deontologicamente, l’Università di Catania non è soltanto quelle pratiche ma è anche e soprattutto, come si afferma nel documento, un luogo ricco di «eventi, momenti di formazione e confronto, di arricchimento culturale e intenso dialogo, di proficua collaborazione tra professori e studenti». Questa stessa Associazione ne costituisce una prova, alla luce delle numerose iniziative culturali e accademiche che nel primo anno della sua costituzione è riuscita a promuovere e a realizzare.

Il travaglio del negativo

American Animals
di Bart Layton
Con: Barry Keoghan (Spencer), Evan Peters (Warren), Jared Abrahamson (Eric), Blake Jenner (Chas)
USA, 2018
Trailer del film

Agiati, amati, coccolati. Tutti, tranne forse uno. Studenti più o meno di successo. Quattro tipici giovani statunitensi che nel 2003 tentarono di rubare alcuni preziosi volumi della Transylvania University di Lexington (Kentucky), soprattutto un libro che contiene magnifiche immagini di animali, uccelli in particolare, autoctoni degli USA. Non erano, naturalmente, rapinatori di mestiere ma dei dilettanti che volevano dare una svolta speciale alle loro vite.
Il regista decide di alternare la ricostruzione degli eventi con la narrazione che i veri protagonisti compiono dell’accaduto: loro, i genitori, i professori e gli impiegati di quell’Università. Qualcosa di più, pertanto, rispetto a uno dei numerosi film che raccontano rapine più o meno complicate. Emerge infatti un bisogno profondo: quello di iniziarsi alla vita. Non a caso una delle prime scene descrive un episodio di nonnismo che ha come protagonista Spencer, lo studente al quale viene l’idea di rubare quel magnifico libro d’arte.
Quando una società rinuncia a trasmettere ai suoi figli la fatica, l’accettazione dei fallimenti, il limite, «wenn der Ernst, der Schmerz, die Geduld und Arbeit des Negativen darin fehlt»1 -tutto ciò che appunto significano e sono i riti di passaggio-, questi figli cercheranno altrove ciò che i loro genitori e il corpo sociale non offre più nel timore, poverini, di traumatizzarli; un’ossessione che spinge non pochi genitori a contestare ad esempio le bocciature (ormai rarissime) o i voti bassi a scuola. E che per questo si rivolgono in modo anche violento a quei professori che ancora pretendono che a scuola e all’università si studi. Furono poi ben traumatizzati questi quattro ragazzi del Kentucky, che però da quel dolore crebbero, come si vede dalle loro interviste di trentenni.
Per quanto diverse naturalmente siano le vicende, credo dunque che anche questo film costituisca una conferma di ciò che scrivevo in un mio libro:

«Il grande gioco della rivoluzione fu praticato con entusiasmo da moltissimi figli di papà, pierini viziati, ragazzi irresponsabili e cinici come e più dei loro padri. Adolescenti che uccidono senza sapere bene chi e perché e poi partono per le vacanze, trascorse in allegria sulle barche di famiglia, in giro per le isole più alla moda del Mediterraneo o in lussuose ville alpine. Figli di imprenditori, di professionisti, di ministri, che tutto hanno avuto dalla vita. […] Persone protette fino all’ultimo dalla mamma, dalla famiglia, dal clan, i quali assecondano le decisioni più ingiustificate, sopportano ogni capriccio, tentano di ricomporre l’equilibrio dei figli anche quando ciò significa favorire i loro crimini. Individui affascinati dal mito dell’eroe dannunziano, dal culto soreliano e leninista della violenza rigeneratrice, dall’aspirazione totalitaria alla conquista del mondo e del futuro. […] . Qualcosa che è riemerso con grande forza negli anni del terrorismo contribuendo in maniera non secondaria alla sua crescita. Ma l’elemento scatenante è stato l’unione del dogmatismo dottrinario con la contrapposta rivendicazione del valore di una nuova soggettività. È venuta meno l’autorevolezza delle varie forme nelle quali l’autorità si esprime: istituzionali, politiche, familiari, scolastiche. La mediazione dei bisogni, il confronto fra le volontà e le strutture è saltato a favore del tutto e subito e cioè a vantaggio esclusivo di un approccio retorico ai problemi, nella ripetizione ossessiva di slogan vuoti, monotoni e perciò più assordanti.
Pur di sopravvivere, l’Università e la scuola si sono trasformate in una palestra di ribellismo narcisistico e acritico, partiti e sindacati hanno abbandonato ogni dimensione pedagogica per farsi mera cassa di risonanza di un rivendicazionismo rabbioso, le istituzioni sono state schiacciate sotto il peso di un’accusa assillante di autoritarismo reazionario. L’intera società civile ha avallato l’irresponsabilità rispetto al compito, la fuga dall’impegno che è fatica, la metamorfosi della parola dovere in un tabù linguistico. Ha accettato di essere continuamente accusata da chi nello stesso tempo pretende di venire da essa mantenuto»2.

Il genitore che nel film piange sul destino del proprio figlio ha avuto ciò che si merita.

Note
1. Hegel, Phänomenologie des GeistesPrefazione, 19 (Quando mancano la serietà, il dolore, la pazienza e il travaglio del negativo’, Fenomenologia dello spirito, trad. di Enrico De Negri, La Nuova Italia 1973, p. 14).
2. Contro il Sessantotto. Saggio di antropologia, Villaggio Maori Edizioni 2012, pp. 45-47.

Unict: l’elezione del nuovo Rettore (con lettera dalle Bahamas)

Pubblico un documento del Coordinamento d’Ateneo sulle ipotesi -già respinte anche dal Ministero- di differimento dell’elezione del nuovo Rettore dell’Università di Catania. Visto che alcune “Associazioni di consumatori” hanno addirittura presentato un esposto contro la decisione di espletare in agosto le procedure elettorali, previste e dunque imposte dallo Statuto di Ateneo, aggiungo una lettera della sezione del CudA delle Bahamas, nella quale -in effetti- si conferma che votare in agosto è disdicevole.

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Lo stato d’emergenza balneare

È circolata in questi giorni, da parte di alcuni amici e colleghi, una richiesta di rinvio delle elezioni per il rinnovo della carica del Rettore dell’Università di Catania.
In tale richiesta, pacata nelle forme e nei toni, si ribadisce l’assoluta legittimità del percorso stabilito dal decano, Prof. Vincenzo Di Cataldo, ma si lamenta l’“opportunità” del voto a fine agosto e la necessità di un più ampio dibattito elettorale.
Con ben altro tono, le solite fonti – strillate se non ormai isteriche – esterne all’università, chiedono invece, addirittura, un intervento del Consiglio dei Ministri per una procedura d’urgenza che consenta un fulmineo  commissariamento (ipotesi che lo stesso MIUR ha recisamente cassato). A tali urla non vale la pena rispondere. Che tra una crisi internazionale e l’altra, un conflitto con l’Unione Europea e l’arrivo di una nuova ondata di esuli dalle guerre, il governo italiano trovi spazio per procedure di tale sorta, con decretazione d’urgenza, è pura fantascienza, amata e coltivata da chi altro non sa népuò fare.

Ci permettiamo dunque, sempre in modo pacato, e nell’interesse dell’Ateneo, di contribuire alla riflessione su questo tema a partire dalle utili considerazioni delle colleghe e dei colleghi che hanno rivolto l’appello.
Pare evidente che non vi è una legittimazione normativa stabile che consente di uscire fuori dal dettato statutario, il quale prescrive senza possibilità di equivoco il voto entro i sessanta giorni. In mancanza di tale legittimazione nessuno può operare al di fuori delle norme.
La richiesta di un dibattito ampio e di un vero e sereno confronto democratico è un tema rilevante.
Ci permettiamo però di sottolineare alcuni elementi di non poco conto.

  • Invocare l’inopportunità del voto in agosto pare – di certo in modo involontario – fare pericolosamente leva su una sorta di privilegio del corpo universitario. Ovvero: come spiegare a chi a fine agosto lavora in un centro commerciale, magari per pochi euro e con doppi turni, o conduce una vettura pubblica nel caldo battente, che ci è di peso muoverci da una comoda sede balneare e andare a deporre una scheda in un’urna dentro un’aula dotata di fresca aria condizionata? Per affermare – se non recuperare, per chi ne avesse bisogno – una immagine pubblica di normalità e integrità morale, ci pare ovvio che i docenti universitari e il personale tecnico-amministrativo, come tutti i lavoratori del mondo civile, si rechino a compiere un esercizio del loro dovere mentre i negozi sono aperti e le istituzioni pubbliche in piena attività. Ci pare piuttosto che sarebbe un segnale grave se le urne venissero disertate per motivi di “forza maggiore balneare” (altra e comprensibile motivazione è invece quella dei pochi che possono avere impegni scientifici, cosa possibile in qualsiasi momento dell’anno).
  • Richiamare una procedura che esula dalle norme rischia di condurre, domani, a una richiesta di invalidazione delle elezioni stesse per vizio formale. Non sarebbe la prima volta – lo sappiamo – alle nostre latitudini. E che a qualcuno venga voglia di adire le aule giudiziarie per annullare un voto sgradito è cosa che non si può escludere, anzi. Forse non si è capito fino in fondo che bisogna uscire subito da questo gioco al massacro. E per farlo bisogna subito operare con rigore e serenità nell’alveo della normalità possibile (che è quella poi di ogni istituzione e di ogni istituto civile).
  • Chi insegna e vive l’Università – non certo chi di questo non ha idea né a questo è minimamente interessato – sa bene che iniziare un anno accademico senza le strutture di governo è un massacro gestionale annunciato. Rinnovare le cariche politiche dell’Ateneo con un nuovo assetto di governo, legittimato e forte del prestigio del voto e della qualità della scelta (e tutti i colleghi che si stanno preparando al voto ci paiono di alto o altissimo profilo) è un aiuto fondamentale, anche al processo di iscrizione e immatricolazione che rischia, oggi, una contrazione che sarebbe grave; e che verrebbe pagata a caro prezzo dal corpo studentesco e da chi ha meno opportunità.
  • Infine; non si è forse sufficientemente notato che vi è già un intervento politico, che è quello del prossimo invio di ispezione ministeriale. Che l’Ateneo riparta con nuovo assetto, credibile e forte; e che i cassetti siano aperti. Tutti i cassetti. È evidente infatti che gli ispettori avranno necessità di valutare un arco ampio di azioni e attori, che nel tempo hanno operato a più livelli nell’Ateneo. Ben venga tale ispezione, capace di rafforzare un nuovo corso e aiutare l’Ateneo di Catania a risollevarsi da questa tremenda crisi. Sempre nell’assoluto e doveroso rispetto – richiesto da norme scritte e non scritte – per chi indaga, per chi è indagato e per chi ha il compito di giudicare.

Qualcuno diceva che “sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione”, ovvero sulla proclamazione dell’emergenza. Spesso a chi invoca l’emergenza segue chi vuole comandare in modo assoluto (il dato è storico e, come qualcuno direbbe, “fattuale”). Grazie al cielo siamo ancora in stato di diritto e nella possibilità piena di determinare mutamenti e crescita della nostra Istituzione, senza principi, principesse o loro surrogati.

Rinnoviamo infine l’appello per una campagna elettorale ricca di contenuti – diritto allo studio, trasparenza di procedure e gestione amministrativa, rilancio di didattica, ricerca, internazionalizzazione, terza missione – e scevra da personalismi e meschinità.
Anche su questo, siamo certi, tutte le docenti e i docenti, tutti lettori e le lettrici, il PTA e gli studenti dell’Ateneo di Catania sono concordi.

Catania, 17 luglio 2019

CUDA 

(Coordinamento Unico dell’Ateneo di Catania per un’Università pubblica, libera, aperta e democratica)

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Care colleghe e cari colleghi, amiche e amici,
Vi scriviamo dalle Bahamas, dove ci troviamo per un convegno che si protrarrà fino al giugno 2020 (si sa, gli impegni scientifici qui sono caraibici anche nei tempi…).

Non abbiamo però voluto perdere l’occasione per consultare la locale associazione dei consumatori (la celebre Caraibiconsum: una vera potenza per dottrina e autorevolezza); e abbiamo posto all’esimia istituzione la vexata quaestio, che oggi dilania la riviera jonica nel suo versante accademico: il Decano dell’Ateneo catanese ha poteri o no? Può o meno indire le elezioni? È sua facoltà scegliere per i comizi elettorali la data che più gli aggrada o deve attenersi al dettato statutario? E poi, diciamola tutta, è questi una figura reale o appartiene al genere della letteratura fantastica? Ma soprattutto, questione delle questioni: si puote o non si puote votare sotto la sferzante canicola estiva?

La Caraibiconsum, dopo un’attenta disamina della questione che ha impegnato con strenua dottrina – sono giuristi provetti – i suoi componenti, ha deliberato che nulla rileva il fatto che in assenza di governo dell’Ateneo si creerebbero danni ai consumatori veri e propri, in primis agli studenti (con rischi potenziali di crollo iscrizioni, aumento tasse, taglio dei servizi); nulla rilevano i decreti e nemmeno i luogotenenti; e soprattutto è gravissimo anche solo immaginare un voto con una temperatura al suolo superiore ai 10 gradi centigradi nelle ore centrali della giornata (il voto è pratica notturna, da stagioni buie, va evitata e praticata tra le brume, almeno finché non venga fuori dall’urna il candidato giusto…).

La Caraibiconsum ha dunque decretato senza possibilità di appello che l’Università di Catania va commissariata – magari, perché no, con decreto della locale giunta militare – almeno fino al 2021; e quindi i corsi sospesi e le lezioni rinviate a data da destinarsi, in attesa di un inverno talmente rigido da consentire un veloce e furtivo ricorso alle urne in aule degnamente riscaldate.

Data l’autorità della fonte arbitrale e l’urgenza del momento, ci periteremo di inviare la comunicazione agli organi dell’Ateneo e alla solerte stampa cittadina.
Invitiamo intanto tutte e tutti a diffondere la lieta novella e il verbo giuridico che giungono da sì alta contrada.
Nella piena consapevolezza che la situazione sia grave ma non seria, ci dichiariamo tropicalmente vostri e salutiamo con osservanza (di un magnifico tramonto caraibico),
CudA

Lettera aperta ai candidati alla carica di Rettore di Unict

Sono giorni di tempesta per l’Università di Catania, che ha bisogno di ritrovare identità, trasparenza, correttezza. E dunque anche attenersi allo Statuto. La richiesta, o addirittura la pretesa, di differimento dell’elezione del nuovo Rettore e di commissariamento di Unict pur in presenza delle dimissioni del precedente Rettore, è un sintomo molto chiaro non soltanto del livello del ceto politico nazionale che parla in questi termini ma anche e soprattutto dell’atteggiamento di alcuni docenti dell’Ateneo e dei media locali.
Le forze che hanno contribuito all’attuale disastro vogliono tempo per ritessere le trame dei loro affari. A costoro nulla importa degli studenti, della ricerca, del territorio, dell’insegnamento, della scienza. Presto verranno invece formalizzate le candidature; da qual momento si discuta in modo aperto e pubblico della situazione in cui ci troviamo e delle vie d’uscita. E poi si elegga il nuovo Rettore, nei tempi previsti dallo Statuto e stabiliti dal Decano. Un Rettore radicato nella didattica e nella ricerca.
Mai come in questo momento ci devono accompagnare lucidità, energia, freddezza. Ne usciremo, nonostante le forze oscure che vogliono distruggere l’Università di Catania.
Qui sotto la Lettera aperta che il CudA indirizza ai candidati alla carica di Rettore.

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Lettera aperta ai candidati per la carica di Rettore dell’Università di Catania

L’Università di Catania si appresta a eleggere nei prossimi mesi il quarto Rettore in sei anni (ovvero l’arco previsto per una sola carica rettorale). Dal 2013 al 2019 già tre Rettori dell’Ateneo catanese si sono dimessi anzitempo o sono decaduti per deliberazioni della giustizia amministrativa. Basta questo dato per dire quanto complessa se non drammatica sia la situazione della nostra Istituzione.

La Nostra Università si trova oggi dinanzi a una duplice e ardua sfida: rigenerare la sua fisiologica autonomia istituzionale, ricuperando così quella credibilità e affidabilità che le è necessaria per operare all’altezza della sua tradizione; e insieme intraprendere un percorso di profonda riforma interna – sul piano culturale, gestionale e amministrativo – che le consenta non solo di recuperare il tempo in parte perduto nelle vicende di questi ultimi anni, ma anche di mettersi al passo con quei processi di trasformazione dell’Università che essa non ha ancora pienamente assimilato, in un tempo ancor più lungo.

A render ancor più complesso questo quadro, l’Ateneo dovrà, nel corso del 2020, sottoporsi a una non facile validazione della sua complessiva attività (didattica, ricerca, terza missione) da parte dell’Agenzia Nazionale della Valutazione dell’Università e della Ricerca (ANVUR).

Una tempesta perfetta.

Riteniamo che il Nostro Ateneo abbia le risorse per rispondere a queste sfide, a patto di sapere mobilitare il meglio delle sue energie, dei suoi talenti e delle sue capacità.

Riteniamo che questo non sia il momento per pur comprensibili ambizioni personali e individualismi; ma che sia necessario un valido e credibile progetto di gruppo che coniughi una visione condivisa e disinteressata nei confronti della missione formativa e scientifica con un alto profilo programmatico e gestionale.

Il prossimo Rettore dell’Ateneo – oltre a un ovvio ma indiscutibile curriculum di scienziato/a e studioso/a, stabilmente radicato/a nell’Università e nei suoi problemi – dovrà dunque, a nostro parere, esser capace di produrre quella “mobilitazione di idealità e ingegni” che è l’unica vera chance per la nostra comunità, oggi ferita, da ultimo (ma non solo) dalle vicende giudiziarie che la hanno interessata; ma viva e forte del suo passato, del suo futuro ma soprattutto del suo presente di comunità di eccellenza costituita da giovani, studiosi, lavoratori e lavoratrici.

È per questo fondamentale che il prossimo Rettore sia il pivot di un processo di trasformazione forte del nostro ateneo, legato a doppio nodo ai valori della legalità, della trasparenza, dell’autonomia vera e reale da interessi di cricche, lobby e partiti; e dunque dedicato senza esitazioni alle esigenze di benessere e futuro delle nostre studentesse, dei nostri studenti, delle loro famiglie e del nostro territorio.

In questo quadro proponiamo alcuni temi che ci paiono qualificanti per una vera ripresa del nostro Ateneo.

A livello locale consideriamo fondamentali i seguenti punti:

- Il rafforzamento del codice etico interno recentemente approvato (con il connesso codice deontologico dei doveri del docente) e la sua discussione in tutte le sedi istituzionali dell’Ateneo, oltre che la presentazione pubblica dello stesso ai portatori d’interesse, ai Comitati Consultivi dei Corsi di Studio e alle Consulte Studentesche.

- Una energica politica di sostegno al diritto allo studio, attraverso il finanziamento delle borse di studio e dei servizi agli studenti meritevoli ma non abbienti, per i quali UNICT (pur avendo messo in campo in questi anni alcune positive iniziative) è pur sempre tra i fanalini di coda del sistema universitario (si vedano le ultime statistiche nazionali). In generale è fondamentale il sostegno agli studenti come attori centrali dell’Università, cui garantire spazi e opportunità di crescita collettiva e individuale, nonché la possibilità di incidere sulle scelte dell’Ateneo a vari livelli. In questo quadro ci pare fondamentale un rinnovato rapporto con il sistema scolastico, affinché l’Università sia soggetto propulsivo e ascensore di crescita sociale per il suo territorio.

- Una revisione statutaria della governance di Ateneo, finalizzata a limitare la concentrazione dei poteri in poche mani e garantire meccanismi di controllo dal basso; in particolare per quel che riguarda la diminuzione del numero di direttori presenti in Senato Accademico, l’istituzione della consulta dei direttori di dipartimento, la scelta dei membri interni del Consiglio di Amministrazione effettuata tramite elezioni, l’innalzamento della quota studentesca e del PTA nelle elezioni del Rettore.

- Una politica di rilancio dell’offerta didattica in ambito di lauree triennali, una politica di incentivo e rafforzamento delle lauree magistrali, con una difesa dei saperi di base in tutti gli ambiti scientifici, e un programma strategico e urgente di sostegno ai dottorati di ricerca e ai processi di internazionalizzazione dell’Ateneo, su cui si è ancora in una condizione di insufficiente capacità.

- Una politica di investimento continuo nell’ambito della ricerca, con particolare riferimento ai bandi internazionali.

- Una programmazione condivisa e trasparente per gli investimenti sulle grandi apparecchiature.

- Un processo di crescita e riqualificazione del PTA, connesso allo snellimento delle procedure amministrative, al potenziamento del monitoraggi o della didattica e della gestione e diffusione dei risultati ottenuti nell’ambito della ricerca.

- Una piattaforma delle attività di Terza Missione e Public Engagement, che parta dal rilancio del sistema museale e della Città della Scienza.

- La ripresa della pratica delle conferenze programmatiche aperte a tutto l’Ateneo e al territorio sui temi principali della missione istituzionale: didattica, ricerca, internazionalizzazione, public engagement.

Nella dimensione nazionale della presenza di UNICT riteniamo che il nuovo Rettore debba promuovere un Coordinamento con gli altri Atenei, a partire da quelli meridionali, ai seguenti fini:

- La revisione del meccanismo di attribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario con una rideterminazione del peso della VQR

- La revisione dei criteri di distribuzione dei Punti Organico, con la richiesta di un piano straordinario di assunzioni di giovani leve, di un piano di almeno 100 mln per i passaggi da RTI a PA, della rideterminazione dell’indicatore nazionale di sostenibilità economico-finanziaria e delle spese di personale e l’incremento delle risorse del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio.

- L’apertura di un tavolo nazionale sulla riforma della legge Gelmini e in particolare dello stato giuridico della docenza; un tavolo aperto di lavoro che vagli tutte le proposte oggi in campo, tra cui la creazione di un pre-ruolo unico che sfoltisca e razionalizzi la giungla di figure precarie della ricerca, la separazione tra reclutamento e avanzamento e la creazione di un ruolo unico della docenza universitaria con valutazione paritaria e permanente della didattica e della ricerca, come presente in altre realtà europee.

Infine, una richiesta accorata.
La campagna elettorale, breve ma intensa, che ci apprestiamo a vivere ci chiama tutte e tutti a una responsabilità diretta.
Non è il tempo di polemiche sterili e veleni personali.
È il tempo della trasparenza, del confronto democratico e franco e del comune sentimento di appartenenza a un’Istituzione che vede oggi messo in discussione il suo futuro.
Un’Istituzione – lo sappiamo tutti – da cui dipende il benessere di un territorio e di nuove generazioni che potrebbero vivere nel degrado culturale e nella desertificazione economica; o essere protagoniste di quel rilancio socio-economico e civile che da tempo tutte e tutti aspettiamo.
E che a loro dobbiamo.

Catania, 10 Luglio 2019

CUDA

(Coordinamento Unico dell’Ateneo di Catania per un’Università pubblica, libera, aperta e democratica)

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