Skip to content


Tirannide

Concordo con l’analisi che Alberto Capece ha dedicato al servilismo dell’Unione Europea e al conseguente declino coloniale dell’Europa. Pubblico qui sotto il suo articolo (fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2024/12/07/i-trenta-tiranni/, il Simplicissimus, 7.12.2024).

Dopo l’articolo ho inserito le schermate di alcune notizie dedicate:
-all’annullamento delle elezioni in Romania, vale a dire a un colpo di stato attuato con dei pretesti semplicemente ridicoli (TikTok!); assai più fondato sarebbe sostenere che tutte le elezioni svoltesi in Italia dal 1948 in poi sarebbero da annullare poiché influenzate e distorte alla radice dalla propaganda, dai finanziamenti, dalle minacce degli Stati Uniti d’America…
-alla grazia concessa da Biden a suo figlio, accusato di gravi crimini. Un antico (e moderno) autocrate orientale non avrebbe potuto fare di meglio. La più grande democrazia del mondo? Ma no! Gli Stati Uniti d’America sono la più grande satrapia del mondo;
-alle conferme del genocidio in atto a Gaza contro gli umani palestinesi, molti ancora bambini, da parte di Israele;
-al terrorismo statunitense, che sostiene i nazisti ucraini e i tagliagole dell’ISIS in Siria, quei terroristi che in realtà sono stati creati sin dall’inizio dalla CIA e da Israele (l’ISIS non ha infatti mai toccato israeliani e statunitensi ma sempre altri musulmani).
L’Europa affonda in questo fango. I suoi cittadini affondano nelle paludi di un’informazione completamente fasulla e schierata a fianco del terrore.

===============

I Trenta tiranni

Ciò che sta accadendo in Romania dove la Corte Costituzionale ha annullato  i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali perché ha vinto il candidato “sbagliato” denuncia lo stato di tirannia che regna nel continente che si vanta della propria democrazia. Si tratta chiaramente di un golpe che ha come pretesto non meglio specificate influenze russe sulle elezioni, un tema trito e ritrito completamente inventato dalla banda Obama in Usa per mettere i bastoni fra le ruote a Trump e ribadito nelle più improbabili e ridicole situazioni dai massini idioti del potere globalista. Lo si dice anche della Georgia  dove è in atto un tentativo di rivoluzione colorata, quando nel Paese abitato da meno di 4 milioni di abitanti dove esistono 23 mila Ong, una ogni 180 abitanti tutte collegate agli Usa, all’Europa o appartenenti alla galassia sorosiana, ma nessuna collegata alla Russia.

Ecco perché il titolo dei Trenta tiranni, reminiscenza della storia greca, si adatta benissimo all’Ue. Sì, magari i tiranni sono 27, più la von der Leyen ma fanno ugualmente riferimento all’oligarchia e a un potere che non è più di Sparta, ma risiede in Usa o meglio nelle pieghe della sua governance reale. Tuttavia la farsa della democrazia occidentale si sta sgretolando di fronte a coloro che hanno ancora occhi per vedere e neuroni per capire. La grazia concessa da Biden al figlio, uno dei più odiosi atti di nepotismo che si siano visti dopo l’epoca dei Borgia, il disperato tentativo di sottrarre risorse militari russe al fronte ucraino con la guerra terrorista in Siria, spacciata come guerra civile agli idioti in grado di volere, ma non di intendere. E poi  l’appoggio incondizionato alla strage di Gaza e al leader fascista di Tel Aviv, le censure come modus operandi nel campo della comunicazione e della vita accademica, il sostegno al leader sudcoreano pro-Occidente che dichiara poteri da stato di polizia per evitare di essere perseguito per corruzione, l’impoverimento delle popolazioni per sostenere queste infinite guerre ( si parla di altri 500 miliardi per sostenere il regime para nazista di Kiev peraltro già in agonia) e il tentativo di attuare un nuovo e gigantesco trasferimento di risorse dai poveri ai ricchi attraverso un armamentario apparentemente virtuoso, ma profondamente immorale per le sue menzogne di base che va dalla sanità al clima.

Quante altre prove sono necessarie per dimostrare che le democrazie occidentali sono diventate oligarchie guidate da politicanti burattini che si considerano al di sopra della legge e non provano altro che disprezzo per la rappresentanza degli interessi dei cittadini comuni? L’intera Unione Europea è stata catturata, anzi creata dalle élite atlantiste che hanno imposto politiche che servono interessi occidentali egemonici e non gli interessi dei cittadini. Il tutto garantito da una moneta come l’euro che a causa dei suoi vincoli non consente politiche sociali e si basa su un unico presupposto, ovvero che non esistono alternative. Questa è una definizione di tradimento. Quantomeno tradimento della volontà popolare che dovrebbe essere la base della democrazia: secondo l’ultimo rapporto Censis, appena uscito, il 71,4% degli italiani pensa che l’Unione europea è destinata a sfasciarsi senza riforme radicali. Il 68,5% ritiene che le democrazie liberali non funzionino più. E il 66,3% attribuisce all’Occidente (Usa in testa) la colpa dei conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente. Non a caso, solo il 31,6% si dice d’accordo con il richiamo della Nato sull’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil.

Probabilmente le stesse percentuali potrebbero essere riscontrate in ogni grande Paese del continente perché è sempre più evidente che personaggi come Macron,  Scholz, von der Leyen, Rutte  sono i burattini comprati e pagati per incarnare la tirannia atlantista. Imbevuti di elitarismo come diretta espressione del loro stesso narcisismo e di una russofobia radicata, sedotti dalla corruzione o costretti dal ricatto dei servizi di Oltre Atlantico, tutti costoro sono stati ingaggiati per tradire gli interessi dei cittadini europei e rendere la vita delle masse incredibilmente dura. Sono arrivati al punto di eleggere una tale Kaja Kallas a ministro degli esteri della Ue: essendo ex premier dell’Estonia un Paese che conta 1,5 milioni di abitanti, un terzo dell’area metropolitana di Roma o di Milano, praticamente è del tutto slegata da visioni di largo raggio, è disponibile a qualsiasi avventura e ligia agli ordini di scuderia. Infatti il suo primo delirante atto è stato quello di minacciare dazi  più elevati alla Cina a causa di inconsistenti accuse di sostegno alla Russia. Invece avrebbe dovuto visitare il più grande partner commerciale dell’Ue, la Cina appunto, per riparare le relazioni messe sempre più a rischio, ma ci si serve di questi baltici, la cui popolazione si è dimezzata negli ultimi vent’anni, come teste di turco.

Tutto questo viene man mano smascherato e la risposta è la messa in mora della sedicente democrazia, attraverso operazioni che non hanno nulla da invidiare ai fascismi della prima metà del secolo scorso. Tuttavia questa costruzione fatta di inganni e politicamente vacua, si sta sgretolando e non basterà lo stucco della retorica mediatica per tenerla in piedi.

===============

L’epidemia occidentale

Epidemia e caduta
Aldous, 3 dicembre 2022

Il disastro dell’esistenza e la gloria di dominarla stanno al cuore de La Chute (La caduta) di Albert Camus: «Le jour venait doucement éclairer ce désastre et je m’élevais, immobile, dans un matin de gloire».
Probabilmente oggi – negli anni Venti del XXI secolo, gli anni dell’epidemia occidentale – è arrivato il momento che Camus nel 1956 chiamava il futuro della sottomissione felice: «L’esclavage n’est pas pour demain. Ce sera un des bienfaits de l’avenir». La schiavitù è in effetti diventata per molti un beneficio, una benedizione, un’agognata espressione di sicurezza e salute.
E tuttavia la gloria, la luce, la salvezza sono lo spazio della filosofia mediterranea, lo slargo del nostro essere, del nostro pensare. Specialmente ora che le forme del fanatismo e della tirannide sanitaria cercano di imporre l’oscurità e l’oblio sui propri crimini.

«Così va spesso il mondo…»

Dopo Proust (2018), Dürrenmatt (2019), Gadda (2020), Céline (2021), avrò il piacere di dialogare su uno scrittore che leggo e amo sin da bambino, Alessandro Manzoni.
L’Associazione Studenti di Filosofia Unict dedica infatti quest’anno un ciclo a Manzoni contemporaneo. La sede è il Centro Studi di via Plebiscito 9, a Catania. Il primo appuntamento è per lunedì 21 marzo 2022 alle 16.
Parleremo di un romanzo che narra la vicenda umana come un susseguirsi di «legali, orribili, non interrotte carnificine» (cap. 32); descrive la logica profonda del potere, la corruzione capillare dei funzionari, dei sindaci, degli avvocati, la continuità e la collaborazione tra l’autorità legale e quella illegale; racconta la «svisceratezza servile» da parte della “gente comune” (cap. 22) che è una delle ragioni più profonde del dominio arbitrario, della tirannide, del conformismo.
E su tutto il vero motore del testo: quel prete con il quale l’opera si apre e si chiude; l’anima nera il cui orizzonte è limitato al proprio infimo ego in mondo pervicace, irredimibile, assoluto: Don Abbondio, così vile e dunque così cattivo perché così intellettualmente ottuso, così ferocemente legato a qualcosa che Carlo Emilio Gadda -lettore e ammiratore di Manzoni- definisce «l’io minchia».
E le guerre, le epidemie, gli innamoramenti, un’ironia disincantata, insieme calorosa e distante.
Insomma, Manzoni.

[Ho rilasciato un’intervista alla radio di Ateneo –Radio Zammù– a cura di Gloria Vincenti. La registrazione audio dura 8 minuti e la si può ascoltare sul sito della radio:
La “storia” raccontata da Manzoni rivive nel XXI secolo.]

 

Superstizione

Una delle prime vittime del Covid19 e della sua scriteriata gestione è la scienza, vale a dire l’insieme dei saperi e dei metodi che hanno a fondamento il rifiuto di ogni fanatismo, la diffidenza verso il principio di autorità, la necessità di verifiche accurate e pubbliche di tutto ciò che si sostiene, la ripetibilità delle procedure, il ragionamento oggettivo su dei dati quanto più possibile accurati, estesi, condivisi.
Invito a leggere a questo proposito un articolo di Todd Hayen, dal quale estrapolo qui un solo brano. Si tratta infatti di un testo breve, assai chiaro, documentato, ottimamente argomentato, non dogmatico; insomma, un testo scientifico.

===========
The definition for “superstition” is “a widely held but unjustified belief in supernatural causation”.
In the context of this article the “supernatural causation” is the irrational and empty assumptions that people seem to think are “natural causations” — if you question these people on this point, i.e., ask them to explain why a vaccinated person needs protection from an unvaccinated person (in our rational effort to discover the “natural causation” of a scientific assumption) they will start yelling at you calling you an idiot, or a science denier, or whatever other nasty thing they wish to throw at you.

“I hope you get Covid and die!” OK. Thanks.

The rebirth of superstition.
===========

The Death of Science and the Rebirth of Superstition
OffGuardian – 13 novembre 2021

Testo sul sito della rivista

Testo in pdf

Una traduzione italiana

Aggiungo che gli effetti della superstizione, del terrore, del fanatismo sono sempre anche politici e liberticidi. Non può essere diversamente. Le cervellotiche decisioni del governo italiano impongono un grottesco, già nella denominazione, SuperGreenPass.
Sono decisioni patetiche e insieme criminali. Gente senza dignità, senza cervello, senza memoria e senza sguardo al futuro. Questo sono le “autorità”, i presidenti delle Regioni, i ministri di un governo composto da una sola persona e dai suoi valletti.
Ha dunque ragione Giorgio Agamben che qualche giorno fa ha detto chiaramente che «in Italia è stato attuato, col pretesto del terrore sanitario, un Colpo di Stato» (video su twitter).
A confermare tale diagnosi è lo stesso Mario Draghi, il quale ieri ha ammesso che milioni di cittadini della Repubblica non lo sono più a tutti gli effetti, auspicando che «il prossimo natale» [2022] possano «tornare a essere» cittadini «con tutti noi». E ha aggiunto che per tutti gli altri «questo natale sarà normale» (twitter). Che strano concetto di «normalità» ha costui. Come si chiama questa situazione politica? La normalità dello stato d’eccezione. La tirannide.
È il terrore come conseguenza e forma della superstizione.

Risplendono estranei

Le società umane sono per loro natura tiranniche. E questo a causa di vari fattori, tra i quali: la struttura gregaria della specie; la paura come condizione di sopravvivenza; la stanzialità che favorisce la perpetuazione dei privilegi; il piacere profondo che nasce dal controllo della volontà altrui; la capacità di elaborazione e giustificazione ideologica delle ragioni e delle modalità del dominio. La libertà è dunque qualcosa di innaturale, infrequente, costruito, voluto e sempre da difendere nei confronti della legge d’inerzia dell’autorità e della servitù volontaria.
Anche per questo sono discutibili i tentativi di recenti correnti storiografiche di ridimensionare la libertà degli antichi Greci. Nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente antichi e anche nelle società contemporanee queste libertà rimangono delle eccezioni da conoscere, apprezzare e difendere. Non vanno infatti dimenticati almeno due elementi di tutta evidenza e di notevole gravità: il totalitarismo è un fenomeno del XX secolo e non del mondo antico; la capacità che i Governi contemporanei possiedono di controllare ogni istante della vita dei cittadini e di influenzarne pensieri, parole e opere, è incomparabile con quella di qualunque altra fase conosciuta della storia umana. E questo anche per ragioni semplicemente tecniche.
La libertà degli Elleni è confermata anche dal tomo che chiude la splendida opera curata da Salvatore Settis, il settimo complessivo dei quattro volumi che compongono I Greci.
Libertà nei confronti degli dèi, prima di tutto. I Greci arrivarono a concepire l’ἱλαροτραγῳδία, l’ilarotragedia, una sistematica e pesante presa in giro dei miti; arrivarono ad accusare esplicitamente gli dèi di ingiustizia nella concezione e conduzione delle cose umane; arrivarono a dubitare della loro stessa esistenza o li immaginarono del tutto disinteressati alle vicende della nostra specie. Qualcosa di assai diverso e lontano dai dispositivi concettuali dei successivi monoteismi.
Libertà nei confronti degli umani, con l’esplicita teorizzazione e la frequente messa in atto del tirannicidio, come testimonia – tra l’altro – la legge di Eucrate del 337/336 a.e.v.: «Se qualcuno si pone contro il popolo con la prospettiva di una tirannide o partecipa all’affermazione di una tirannide o abbatte il popolo di Atene o la democrazia in Atene, chiunque uccida chi fa qualcuna di queste cose, sarà senza colpa»1.
Libertà finanziaria, difesa anche con uno degli elementi senza i quali una comunità politica gode di una libertà solo apparente, l’autonomia monetaria: «La moneta come emblema della polis, segno tangibile della sua autonomia politica (che si esprime nell’apertura della zecca, nel diritto di battere moneta) e del sentimento civico connesso allo sviluppo della polis stessa nel VI secolo a. C.» (Federica Missere Fontana, p. 1034). Libertà alla quale hanno irresponsabilmente rinunciato gli Stati europei, con il risultato di sottomettersi all’economia dello Stato più forte, che attualmente è la Germania. L’euro, infatti, non è altro che un marco mascherato, come è inevitabile che sia, dato che l’elemento ultimo di un processo di unificazione – la moneta collettiva – è stato invece realizzato quasi per primo.
Libertà sessuale, con la pratica di costumi successivamente ritenuti del tutto immorali, quali la pederastia che «rendeva i giovani emuli delle virtù dei loro amanti più maturi e questi, a loro volta, erano responsabili dell’educazione dei loro ἐρώμενοι fino a quando non diventavano adulti» e la cui manifestazione sessuale non era per lo più la sodomia ma «la copulazione intercrurale, ossia tra le cosce» (Enrica Fontani, p. 957).
Libertà dall’ossessione del lavoro, ritenuto un elemento di servitù; e basta osservare con quale stato d’animo milioni di persone si recano oggi al lavoro per ammettere che i Greci non si sbagliavano di molto.
Libertà dalla pervasività della sfera pubblica, con la difesa di una sfera personale di vita ben esemplificata dall’«αὐλή, spazio di mediazione fra la strada cittadina e le stanze della casa, fra l’esterno e l’interno» (Alessandra Tempesta, 1126 e 1149), come ancora si può vedere a Erice e in altre località del Mediterraneo.
Libertà dalle illusioni sulla vita e sulla morte, testimoniata dall’intera loro cultura: teologia, letteratura,  arte, filosofia, drammaturgia. Dioniso e Ade sono una sola divinità (lo scrive Eraclito) e anche per questo la festa e i riti funerari sono al centro della società ellenica. Se «tutto è pieno di segni, ed è sapiente chi da una cosa ne conosce un’altra» (Plotino, Enneadi, II, 3, 7), il monumento funerario è σῆμα, è segno per eccellenza, e questo «già in Omero e nelle prime iscrizioni funerarie» (Claudio Franzoni, p. 1263).

L’ultimo elemento indicato qui sopra, la drammaturgia, è insieme alla filosofia il più vivo oggi tra quelli inventati e trasmessi dai Greci. E tuttavia nelle nostre rappresentazioni delle tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide perdiamo molti elementi essenziali del teatro greco, «prima di tutto la dimensione religiosa: gli spettacoli ad Atene non si svolgevano in qualunque parte dell’anno, ma solo durante le feste in onore di Dioniso, e anzi sotto il suo sguardo, se è vero che una sua statua era portata, prima che iniziassero gli spettacoli, fin dentro il teatro» (Franzoni, p. 791) e  poi anche la dimensione civica e la dimensione agonistica.
Se «i Greci risplendono più che mai»2, è anche vero che i Greci ci sono estranei più che mai. E anche per tale ragione rappresentano un antidoto ai limiti del presente, costituiscono ancora una garanzia e una fonte della nostra libertà.


Note

1. I Greci. Storia Cultura Arte Società, a cura di S. Settis, Volume IV/2 Atlante 2, a cura di C. Franzoni, Einaudi 2002, p. 1023. Le citazioni successive saranno indicate con il nome dell’autore e il numero di pagina.
2. F. Nietzsche, Frammenti postumi 1884, in «Opere», Adelphi 1976, VII/2, 26[43], p. 144.

===================

Con questo testo si chiude l’analisi de I Greci. Storia Cultura Arte Società.
I precedenti contributi si trovano qui:

vol. I Noi e i Greci

Vol. II/1 Una storia greca. Formazione (fino al VI a.C.) [manca 🙁 ]

Vol. II/2 Una storia greca. Definizione (VI – IV secolo)

vol. II/3 Una storia greca. Trasformazioni (IV secolo a.C. – II secolo d.C)

vol. III I Greci oltre la Grecia

Vol. IV/1 Atlante 1

Milizia Volontaria per la Salute Nazionale (MVSN)

La pallina sul piano inclinato continua a scendere e, inevitabilmente, ad acquistare velocità.
60.000 delatori in divisa, assunti nei modi più oscuri e incaricati di vessare i cittadini: «Aiutare nell’organizzazione del distanziamento sociale. […] In caso di assembramenti non potranno chiedere i documenti ma solo segnalare a vigili e forze dell’ordine».
Una simile operazione significa, tra l’altro, che il Governo italiano ha in mente una Fase2 a tempo indeterminato. Immaginiamo che i sostenitori dell’esecutivo, compresi gli estensori di appelli pro-Conte, vedano in tutto questo una garanzia democratica.
A molti di noi sembra invece una vera e propria MVSN, Milizia Volontaria per la Salute Nazionale.
L’avvocato milanese Peppe Nanni, della redazione di corpi e politica, ha analizzato questa ennesima decisione politico-simbolica in un articolo che sottoscrivo per intero.
Invito anche a leggere un documento del Comitato Rodotà, un testo assai chiaro stilato da prestigiosi giuristi e costituzionalisti, un esempio di scienza giuridica al servizio della salute fisica e politica dei cittadini.
Qui una sua presentazione in corpi e politica: Si scrive salute. Si legge democrazia e qui il pdf.
Qui sotto l’intervento di Nanni:

================

Le spie dell’anima e la guardia della libertà
con una dichiarazione dello staff di poliziotti.it “congiunti di uno stato etico? No grazie!” #IoNonSanziono
[corpi e politica, 26.5.2020]

L’iniziativa di Boccia & De Caro, arruolare 60.000 disoccupati per creare una milizia di controllo sullo stile di vita degli italiani, sta incontrando in queste ore un coro tanto corposo di proteste che probabilmente dovrà essere ritirata. Intanto i due geniali promotori si diffondono in spiegazioni che suonano a conferma sia del loro egotismo liberticida (“le nostre Ordinanze devono essere fatte rispettare”), sia della matrice moralista e robottizzante (“si tratta soltanto di distributori di buona educazione”).

Il vero scandalo consiste nel fatto che queste proposte sono state ideate e spudoratamente comunicate, quando invece dovrebbero essere radicalmente impensabili. Sono la spia di cosa si intende per normalità, cioè il regime di banalità del male, dove la delazione è un valore riconosciuto al servizio della tristezza sociale sancita per regolamento.

Nessun controllo sulle grandi unità produttive, dove fatalmente si innesca buona parte dei contagi, nessun inviato di stampa e tv a verificare le condizioni di lavoro delle aziende agroalimentari: il patema della classe piùomenodirigente è suscitato dalla constatazione che qualche incosciente se ne approfitta e frequenta i tavoli esterni dei bar solo perché loro gli hanno concesso munificamente di riaprire. Un abuso della fiducia paternamente elargita, l’avessero mai immaginato, quelle sentine del vizio sarebbero rimaste sprangate per generazioni o provvidenzialmente già fallite.

Come dice il sindaco di Milano, esercitandosi in pedagogia scandita, si deve uscire per “la-vo-ra-re”, in modalità rigida di penitenza, mai dimenticare che il virus è una punizione divina, un flagello che ci ha colpito perché la gente non sa stare al proprio posto nella nuova catena realvirtuale di montaggio: solo il sacrificio di chi si ammala immolandosi sul posto di lavoro è gradito agli dei, o almeno ai loro rappresentanti in Terra, ma divertirsi o addirittura assembrarsi sono attività pericolose, focolai che possono degenerare facilmente in attività politica o nella blasfema gioia di vivere, che sono poi la stessa cosa, come insinuava quel pervertito untore di Baruch Spinoza.

Quindi quale miglior rimedio che arruolare la parte più disperata del gregge indisciplinato e metterla a fare il guardiano delle Tavole della Legge, versione simil iraniana della Polizia Religiosa a caccia di (s)mascherine? La servitù volontaria, “asservire gli uni per mezzo degli altri”. Basta investirli con un titolo appropriato nella neolingua, dopo i desueti “Ausiliari della sosta”, adesso è il turno degli “Assistenti del distanziamento”, dotati di righello d’ordinanza.

Solo averlo pensato è un crimine contro l’intelligenza, ben più che contro l’umanità. Che rende per contrasto più appariscente un fenomeno tutt’altro che scontato, la presa di posizione assunta da alcuni membri di quei corpi armati al riparo del quale gli oligarchi confidano di vivere al sicuro e che invece danno segni di non aver dimenticato di essere, prima di tutto, cittadini tra i cittadini:

“Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella Polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di muro di Berlino, ci saremmo fatti grasse risate […] Invece, a distanza di oltre trent’anni (già, chi scrive non è una #GiaccaBlu di primo pelo, siamo abbastanza adulti e con una certa esperienza) è proprio quello che sta accadendo e siamo increduli, attoniti […] Siamo consapevoli della situazione emergenziale a causa del #Covid19, ma ancor più lo siamo dell’assurdità di certi provvedimenti amministrativi e di certe (deliranti) ordinanze emesse dalle autorità locali. Ci siamo espressi contro l’utilizzo dei droni (una follia) per la caccia all’uomo, utili e strumentali solo ed esclusivamente alle manie di protagonismo di alcuni Sindaci scatenati in una gara a chi è più realista del Re (altro prodotto di una politica stupida e insensata sulla gestione della sicurezza pubblica) […] Non vogliamo essere #Congiunti di uno Stato Etico in stile DDR, non vogliamo essere complici di questo sfascio sociale”.
Lo Staff di Poliziotti.it Congiunti di uno Stato etico? No, grazie! #IoNonSanziono

Ecco, proprio mentre inquietanti segnali rendono minaccioso l’orizzonte – mentre intellettuali inaciditi buttano a mare il loro trascorso amore per la libertà in cambio di uno scampolo di incerta sicurezza – una parte delle guardie di sicurezza avverte che senza libertà non c’è niente da salvaguardare.

Forse si stanno ridisegnando nuovi confini e la linea di frattura passa attraverso ciascuno di noi, tra vecchie abitudini e desideri rinnovati, tra contiguità logorate e alleanze in statu nascendi? Forse sono miraggi, certo passaggi che portano fuori dalla quarantena mentale, dal confinamento categoriale, dal distanziamento disciplinare dell’immaginazione collettiva.

Vai alla barra degli strumenti