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Le scarpe e il fango

Mr Cobbler e la bottega magica
(The Cobbler)
di Thomas McCarthy
USA, 2014
Con: Adam Sandler (Max Simkin), Steve Buscemi (Jimmy), Melonie Diaz (Carmen Herrara), Ellen Barkin (Elaine Greenawalt), Dustin Hoffman (il padre), Cliff Smith (Leon Dudlow)
Trailer del film

Max Simkin fa il calzolaio -esattamente il ciabattino (The Cobbler) del titolo originale- in un quartiere ebraico di New York. Il mestiere si tramanda da generazioni e Max più che averlo scelto lo subisce. Fino a quando casualmente utilizza una vecchia macchina da cucire, la quale ha il portentoso effetto di trasformare le scarpe in un oggetto magico. Chi le indossa infatti prende in tutto e per tutto l’aspetto del proprietario delle scarpe. In questo modo il ciabattino diventa un delinquente, un dongiovanni, un ragazzino, un trans e anche il proprio padre. Sino al finale svelamento del segreto.
Tratto da una leggenda yiddish, The Cobbler ha l’incanto di ogni favola, in particolare di quelle che consentono di transitare nel tempo, nello spazio e nell’identità. Il bene e il male sono ben identificabili e distinti. Tutto diventa possibile e la storia umana affonda nel mito. Perché abbiamo bisogno di fare delle nostre esistenze qualcosa di più del flusso sempre uguale delle ore. Vale infatti per tutti gli umani ciò che Nietzsche disse di se stesso: «Se non riesco a scoprire l’espediente degli alchimisti per trasformare anche questo fango in oro, sono perduto» (Epistolario 1880-1884, «Epistolario» vol. IV, Adelphi 2004, lettera a Franz Overbeck del 25.12.1882, p. 293).

«Lasciate che i bambini vengano a me»

Il caso Spotlight
di Thomas McCarthy
USA, 2015
Con: Michael Keaton (Walter ‘Robby’ Robinson), Mark Ruffalo (Michael Rezendes), Rachel McAdams (Sacha Pfeiffer), Brian d’Arcy James (Matty Carroll),  Stanley Tucci (Mitchell Garabedian), Liev Schreiber (Marty Baron)
Trailer del film

Boston è la città più europea degli Stati Uniti d’America. E anche la città più cattolica. Per decenni il suo arcivescovo –il cardinale Bernard bernard-francis-lowFrancis Law– coprì le attività pedofile di centinaia di sacerdoti della sua diocesi. I preti responsabili di questi crimini verso i bambini venivano semplicemente trasferiti di sede e parrocchia, continuando a svolgere le loro attività. Il più importante quotidiano della città -il Boston Globe– contribuì al clima di omertà sino a quando un nuovo direttore venuto da fuori, Marty Baron, decise di affrontare l’argomento con una inchiesta approfondita e sistematica, affidandola a Spotlight, un gruppo di giornalisti specializzato in inchieste scomode. Il risultato fu lo svelamento del crimine collettivo. Come dice infatti uno dei personaggi: «Ci vuole una comunità per far crescere un bambino e ci vuole una comunità per abusarne». Comunità di abuso sono molte parrocchie cattoliche nel mondo, il cui lungo elenco compare alla fine del film.
Un spotlight film che affronta l’argomento in modo sobrio, guardando agli eventi, alla loro progressiva scoperta, alle relazioni e alle complicità. I racconti delle vittime non sono particolarmente patetici o sensazionali poiché i fatti parlano da soli. Tali fatti dicono anche questo: che quando la natura viene compressa in modo esteriore e senza intima adesione, come nel caso del celibato imposto ai sacerdoti cattolici, essa trova altre strade per ottenere il piacere biologico al quale tutti i corpi animali aspirano. Finché il sesso è tra adulti e consenziente, nulla quaestio. Quando però il desiderio si trasforma in violenza nei confronti di bambini e bambine provenienti da famiglie disagiate, con situazioni socio-affettive drammatiche, quando la risposta del prete è questa: «Sì è vero, toccavo i bambini ma non ne ho mai tratto un vero piacere. Di questo bisogna tenere conto», allora tali  criminali meriterebbero quanto propone Jeshu-ha-Notzri: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare» (Mt., 18, 6).
Invece la legione di preti pedofili che abita la chiesa papista preferisce un altro versetto evangelico: «Lasciate che i bambini vengano a me» (Mt., 19, 14).

L'ospite inatteso

(The Visitor)
di Thomas McCarthy 
Con: Richard Jenkins (Walter Vale), Haaz Sleiman (Terek Khalil), Danai Jekesai Gurira (Zainab), Hiam Abbass (Mouna Khalil)
USA, 2007

ospite_inatteso 

Il Prof. Vale svolge da anni lo stesso corso (sulla globalizzazione) in una università del Connecticut, cerca vanamente di imparare a suonare il pianoforte, è -dopo la morte della moglie- profondamente solo. Si reca malvolentieri a un congresso a New York, dove possiede un appartamento che non abita da anni. Entrato, vi trova però una coppia di immigrati clandestini -siriano lui, senegalese lei- che Vale decide di ospitare ancora. Nasce un’insolita amicizia, con Terek che dà lezioni di jambè (il tamburo africano) al professore. Ma il siriano viene arrestato e detenuto, con l’unica motivazione della mancanza del permesso di soggiorno. Vale fa di tutto per liberare l’amico; arriva anche la madre del ragazzo, con la quale sembra nascere un rapporto di matura tenerezza. L’espulsione e il rimpatrio di Terek porranno fine a tutto.

Una regia sobria e in equilibrio tra sentimenti, politica e comicità narra una storia del tutto realistica, basata sull’ossessione strumentale di ciò che il potere chiama sicurezza e altro non è che odio e paura. Il presunto sogno americano naufraga ancora una volta nel doppio movimento seguìto all’11 settembre 2001: chiusura all’interno e aggressione all’esterno. Il senso è riassunto da Mouna, la madre di Terek costretta a fuggire a causa della persecuzione politica nel suo Paese: «è come in Siria». In nome di una sindrome da accerchiamento che in realtà è stata pianificata a tavolino, si toglie libertà e dignità alle persone. Bella davvero la scena conclusiva, con il professore angosciato ma finalmente libero, finalmente musicista.

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