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L’ordine del Tempo

Tito Schabert – Matthias Riedl (a cura di)
Das Ordnen der Zeit
Eranos, 10 / 2003
Königshausen & Neumann, 2003
Pagine 213

ordnen_der_zeitIl Tempo come Gabe [dono]; il Tempo che per Spinoza è un modus imaginandi, un’illusione; il Tempo come divinità livellatrice di ogni differenza, celebrato da Sofocle nell’Elettra; il Tempo come inseparabilità di otium e punctum; il Tempo della Gnosi nel quale «die Unendlichkeit des Äon» [l’infinità dell’Aion] si concentra tutta  «in diesem Augenblick» [in questo istante] (J. Thomas, p. 155), la cui gustata potenza può indifferentemente aprire all’ascesi come alla dissolutezza, poiché ciò che gli umani sperimentano non è neppure la platonica “immagine mobile dell’eternità” ma proprio una sua Zerrbild, una sua “caricatura” (Id., 153).
Di tali e di altre numerose rappresentazioni del Tempo (precolombiana, mistico-cristiana, islamica, ebraica) questo volume di Eranos dà conto in modo raffinato e molteplice. Poiché se l’uomo antico, come scrive ancora Thomas, è certo più di quello contemporaneo «eingebunden in die Rhythmen des Cosmos und im Einklang mit ihnen» [immerso nei ritmi del Cosmo e nell’armonia con esso] (135), in ogni caso anche per noi il Tempo è una sorta di sottile e impalpabile Wasserzeichen [filigrana] che attraversa «Bewuβtsein und Wissen» [coscienza e sapere] (G. Zarone, 167).
Thomas individua nel mondo classico tre diverse e fondamentali rappresentazioni del Tempo: ciclica, lineare, a spirale. Quest’ultima è simbolo «der unendlichen Wandlung und Metamorphose» [di un’infinita trasformazione e metamorfosi] (136). E non è quindi casuale che il volume si apra e di fatto anche si chiuda sulla metafora eraclitea che più di ogni altra ha espresso, nascosto e svelato la struttura cosmica e insieme interiore –duplice e a spirale- del Tempo: αἰὼν παῖς ἐστι παίζων πεσσεύων• παιδὸς ἡ βασιληίη, il Tempo è un fanciullo che per gioco sposta le pedine sulla scacchiera: sovrano potere di bimbo (DK, B52). Se il Tempo va distinto dalle sue figure, il Tempo è colui che gioca mentre le figure sono ciò con cui egli gioca, le pedine appunto.
Si muore, quindi, perché la struttura biologica che siamo non ci permette di giocare all’infinito le figure temporali. È probabilmente quanto aveva intuito il medico pitagorico Alcmeone citato da Aristotele in Problemata, 916 a33, per il quale gli uomini muoiono poiché sono incapaci di congiungere l’inizio e la fine. Di che cosa? Del loro corpo pulsante, della materia temporale che sono.
Così conclude con esattezza il suo saggio Zarone: «Wir kennen Aion und Chronos, Kairos und Anache, Linie und Zirkel, Kreislauf und Ereignis, durée und évenement, hazard und necessité, Eschaton und Geschichte, Augenblick und Ewigkeit…Aber wohl kaum ein Bild der Zeit kann sich der Anmut des heraklitischen Aion entziehen, der Faszination des mit den Schachfiguren spielenden Kindes –das wir uns dort vorstellen, an der sonnigen Küste des anatolischen Meeres» (173).
[Noi conosciamo Aion e Chronos, Kairos e Ananke, Linea e Circolo, Ritorno ed Evento, durée e évenement, hazard e necessité, Escatologia e Storia, Attimo ed Eternità…Ma quasi  nessuna immagine può esprimere la Grazia dell’Aión eracliteo, il fascino del Fanciullo che sposta i pezzi della scacchiera sulle coste assolate del mare anatolico].

Logica del tempo

Aa. Vv.
La logica del tempo
A cura di Claudio Pizzi
Boringhieri, 1974
Pagine 410

Per molto tempo, per secoli, i logici hanno ritenuto che ciò che è vero oggi poteva non esserlo ieri o potrà non esserlo domani, e che dunque le proposizioni siano «entità suscettibili di cambiare valore di verità a seconda delle circostanze» (Pizzi, p. 14). E questo anche perché lo studio dei concetti e delle proposizioni temporali sta al cuore stesso della logica modale, quella che si occupa di esplicitare le regole che coniugano e distinguono tra di loro la possibilità, la necessità, la contingenza. Logica temporale e logica modale sono tra di loro fecondamente legate.
Anche Kant ritiene che il tempo sia una via d’uscita dalla contraddizione -logica e ontologica- che inerisce al concetto stesso di cambiamento, vale a dire l’appartenenza a un medesimo oggetto di elementi tra di loro incompatibili. Una certa quantità di H2O può essere liquida e insieme solida se lo è in istanti diversi; un umano può essere inesistente, vivo e morto in periodi differenti; un’automobile può essere immobile e lanciata ad alta velocità in due o più intervalli di tempo. E quindi «nur in der Zeit können beide kontradiktorisch entegegensetze Bestimmungen in einem Dinge, nämlich nach einander, anzutreffen sein» [‘Solo nel tempo due determinazioni tra di loro opposte e contraddittorie possono affermarsi di un medesimo oggetto, e precisamente l’una dopo l’altra’. Critica della ragion pura, «Estetica trascendentale», § 5]. Nach einander, l’una dopo l’altra. Tutto questo sembra evidente all’esperienza e logicamente ben fondato. E tuttavia a partire dal Cinquecento, e in significativo parallelismo con l’affermarsi del metodo scientifico galileiano, i logici hanno respinto tale evidenza e hanno cominciato a descrivere un mondo senza tempo in un linguaggio atemporale. È sintomatico che Quine -insieme a Smart uno dei più estremisti tra i detemporizzatori del Novecento- abbia suggerito «che la fisica della relatività rende inevitabile la detemporizzazione dei linguaggi formalizzati» (Massey, 395). Dalla relatività galileiana a quella einsteiniana, la negazione del tempo è diventata ed è stata un elemento centrale delle scienze in età moderna.

pizzi-logica-del-tempoE però da alcuni decenni la prospettiva è mutata. Il primo decisivo contributo alla reintroduzione della variabile temporale anche in logica è venuto da Arthur N. Prior (1914-1969). Il suo Time and Modality (1957) è «il libro in cui per la prima volta i tempi verbali sono ‘presi in seria considerazione’ da un punto di vista logico» (Pizzi, 13). Prior e Richard M. Gale criticano le varie modalità mediante le quali il tempo viene negato spazializzandolo ed evidenziano invece la necessità di distinguere in logica la dimensione temporale da quella spaziale. I due filosofi elaborano quindi una tense logic, una logica dei tempi verbali capace di enunciare il mutamento e le leggi formali che lo guidano.
Viene in tal modo riproposta la prospettiva logica aristotelica che nella filosofia greca e medioevale dà per ovvia la variabilità nel tempo del valore veritativo degli enunciati. Prospettiva contro la quale dalla Logica di Port-Royal in avanti si è ritenuto di dover utilizzare un’unica forma verbale, vale a dire la copula ‘è’ che fa del presente il luogo esclusivo del significato delle proposizioni «in quanto corrispettivo dell’operatore insiemistico di appartenenza» (Pizzi, 11). Le strutture temporali che dovrebbero essere declinate nel verbo vengono da questa logica attribuite al complemento oggetto mediante una serie molto articolata, spesso pedante e anche controintuitiva, di parafrasi. Se «tra i logici antichi e medievali si dava per scontata la tesi secondo cui a) le distinzioni temporali dei verbi sono un argomento pertinente alla riflessione logica, e b) ciò che è vero in un dato momento è spesso falso in un altro e viceversa, […] dopo il Rinascimento le affermazioni a) e b) -prima la a) e poi la b)- sono state sempre più diffusamente oggetto di contestazione. […] Per esempio nella Logica di Port-Royal […] si attacca il punto di vista aristotelico secondo il quale è essenziale per un verbo avere qualche riferimento al tempo. […] Solo il semplice ‘è’, e questo neppure in tutti i casi, è un puro verbo, stando a tale criterio» (Prior, 100). Dire ad esempio che ‘quest’uomo era vivo’ equivale a dire che ‘quest’uomo è un ex vivente’. Oppure: ‘x inizierà la lettura di un nuovo libro’ significa ‘ è colui che si sta accingendo alla lettura di un nuovo libro’. In questo modo è possibile volgere al presente qualsiasi tipo di enunciato temporale trasformando ogni ‘p’ in un ‘è vero che p’.
In realtà un simile modo di esprimersi è per Prior  flatus vocis, un modo di parlare che non rappresenta gli stati del mondo. E ha avuto molto coraggio a rilevarlo, poiché si è trattato di proporre un nuovo paradigma nel senso kuhniano, in quanto l’atemporalità era diventata un vero e proprio dogma logico-scientifico, nonostante la sua evidente distanza dalla realtà degli enti, degli eventi, dei processi.

La logica formale moderna ha pensato un mondo statico, nel quale ogni proposizione sia per sempre vera o per sempre falsa. Una prospettiva evidentemente contraria alla fenomenologia del mondo e alle sue trasformazioni. Ma «dopo che la teoria logica ha esteso il suo ambito oltre la struttura di un mondo statico per abbracciare un mondo di azione e cambiamento, anche il concetto di tempo ha acquisito un interesse nuovo e cruciale per il logico» (von Wright, 259). Tempo e cambiamento sono dunque legati tra di loro in modo ricco e complesso.
Di fronte alla plausibilità di tutto questo, la detemporalizzazione logica e l’atemporalità ontologica mostrano di potersi sostenere su un fondamento soprattutto teologico, come aveva intuito Peirce, secondo  il quale «una logica puramente assertorica è la logica modale di una creatura onnisciente, per la quale il solo stato di cose ‘possibile’ è quello attuale» (Prior, 110-111). Fisica e logica della modernità costituiscono dunque un tentativo di negare il tempo ponendosi dal punto di vista di un dio. Un punto di vista che non può essere filosofico. La filosofia infatti -conclude in modo del tutto sensato Prior- si fonda sul fatto «che le cose di cui facciamo le nostre predicazioni, ‘i valori delle nostre variabili vincolate’, comprendono cose che non sono sempre esistite e/o non esisteranno sempre» (391).
Gli anni che ci separano da queste affermazioni hanno dato ragione alle intuizioni temporizzanti di Prior e degli altri logici che ne hanno accettato la prospettiva.

Husserl / Tempo

Martedì 15.3.2016 alle 15,00 nella Biblioteca del Liceo Classico Spedalieri di Catania condurrò un seminario dedicato alle Lezioni di Husserl sulla coscienza interiore del tempo.

Leggeremo i seguenti brani tratti dall’edizione italiana curata da Alfredo Marini con il titolo Lezioni per la fenomenologia della coscienza interna del tempo (Franco Angeli 2001): Introduzione, § 1, 2, 14 ; Testi integrativi nn. 12 e 31.
Le pagine husserliane sono disponibili (in pdf) sulla piattaforma Studium al link Husserl.Spedalieri.pdf
L’incontro fa parte delle iniziative organizzate dalla sezione di Catania della Società Filosofica Italiana.

 

Pienezza

Philippe Parreno. Hypothèsis
HangarBicocca – Milano
A cura di Andrea Lissoni
Sino al 14 febbraio 2016

Non è una mostra, non è un’installazione. È piuttosto un racconto che luci e suoni fanno a se stessi, un evento drammaturgico, un set cinematografico nel quale si viene immersi, diventandone attori nello spazio.
Si inizia con la citazione delle stranezze di Duchamp, diventate trasparenze. Si prosegue nel luogo più vasto del grande Hangar, nel quale una lampada si muove ellittica a indicare il cammino del Sole e proiettare sul muro le ombre delle Marquees (le insegne luminose che negli anni Cinquanta reclamizzavano i film nei cinema statunitensi) che ad altezze diverse scandiscono l’intero corridoio, nel quale vengono proiettati dei film di Parreno, vengono eseguite da pianoforti musiche di vari compositori, si illuminano dei led formando strutture e immagini.
Dinamismi, luci, suoni, sinestesie, generano nel corpomente una sensazione di rilassamento, di quiete, di silenzio abitato dalle forme. Si è immersi in un ambiente naturale, artificiale, ambiguo e quotidiano, soprannaturale, cinematografico.
Natura e artificio vi appaiono infatti profondamente coniugati. Il cielo, la pioggia, le nuvole, i tuoni, le albe e i crepuscoli, lampadine, cavi, canzoni. Il parlante silenzio della materia. E poi il rumore dei programmi televisivi, della radio, della pubblicità. Frammenti di insensatezza nella pienezza di un mondo sovrano e indifferente alla stupidità. La deriva dell’acqua, la sua potenza e la sua calma. Oggetti d’arredo nelle case. Lo spazio domestico sembra abituale e tuttavia appare inquietante. La Scrittura vergata sul palinsesto del mondo. Voci, parole, forme luminose. Tra Neuromancer e Blad Runner ma con maggiore raffinatezza.
Così vince il divenire, cosi  trionfa il Tempo.kiefer_dipinti

Dallo spazio di Hypothesis si accede ai Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefel, ai quali da poco sono stati aggiunti dei dipinti dello stesso artista. Enormi tele che descrivono piramidi rovesciate e costellazioni celesti; Dike, la bilancia e la giustizia cosmica; l’arcobaleno dei filosofi tedeschi; la polvere della terra e del tempo. Tutto questo esprime la fragile stasi dell’eterno, dell’archetipo, dell’arcaico. Un cammino iniziatico, un percorso verso la Pienezza.

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