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Ursprung / Zukunft

Fisica eleatica e metafisica del tempo
in «Vita pensata» n. 16/2017, pagine 11-23

In questo saggio sintetizzo e riprendo le tematiche di Aión. Teoria generale del tempo, accennando a un loro dialogo con Bergson e con alcuni dei testi più importanti nei quali Husserl ha colto gli enigmi del tempo: Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewusstseins 1893-1917, Die Bernauer Manuskripte über das Zeitbewusstsein (1917/1918) e Die C-Manuskripte.
Sono alcune delle questioni sulle quali sto lavorando.

Sommario
Fisica eleatica e spazializzazione del tempo
Entropia e temporalità
Tempo fisico e coscienza temporale
Tempo e filosofia

Pdf del saggio

Callaioli su «Temporalità e Differenza» – Diorama Letterario 338 (luglio-agosto 2017)

Su Diorama Letterario 338 (luglio-agosto 2017, pp. 33-35) è stata pubblicata una recensione di Archimede Callaioli a Temporalità e Differenza.
Callaioli è entrato in questo testo con grande capacità analitica e ne ha condotto una lettura attenta, rigorosa, critica, partecipe. Lo ringrazio per gli elogi che ha voluto indirizzarmi, insieme a qualche riserva del tutto legittima, e per avere colto ed esposto alcuni dei nuclei teoretici più densi del libro.
Debbo ancora una volta riconoscere che questo volume ha la fortuna di avere recensori di grande e penetrante intelligenza.

[L’immagine rappresenta Anassimandro; dal suo pensiero ha avuto origine la filosofia del tempo]

Augenblick

Der Augenblick
Zeit und ästhetische Erfahrung bei Kant, Hegel, Nietzsche und Heidegger mit einem Exkurs zu Proust
di Günter Wohlfart
Verlag Karl Alber
Freiburg/München 1982
Pagine 182

In queste lezioni Günter Wohlfart espone una concezione/interpretazione estetico-linguistica della temporalità, nel duplice senso per cui l’arte nasce dal tentativo di comprendere il tempo e il tempo si compie nell’istante in cui accade l’esperienza del bello («Augenblick der Erfahrung des Schönen», p. 16).
I dispositivi concettuali attraverso i quali si tenta di cogliere tale dinamica in Kant, Hegel, Nietzsche, Heidegger e Proust sono l’unità delle forme temporali (passato, presente e futuro) e l’ἐξαίφνης, l’improvvisa comprensione del tempo nella mente. Ciò fa del tempo una vera e propria epifania, un’esperienza di claritas della mente. Questo è il Kαιρός la pienezza del tempo. Pienezza che traluce, senza però ancora esserlo, nel Kρόνος e nell’Aἰών.
Come somma di ‘ora’ che si aggiungono all’ ‘ora’ e poi a un altro ora, il tempo è per Hegel cattiva infinità, è «das Schicksal des in sich nicht vollendeten Geistes» (il destino dello spirito incompiuto, 67), è tempo astratto perché è astratto presente che non coglie mai se stesso in una pienezza che non rinvii sempre ad altro. Il tempo concreto è invece la vera infinità dell’ora che è ora è basta, dell’Io che è uguale a se stesso «im Sinne der absoluten Vernunftidentität» (nel senso dell’assoluta identità della Ragione, 89). In tale identità razionale dell’Io con se stesso si dà, si comprende e si esplica per Hegel il presente come καιρός, «‘das Jetzt ohne Vor und Nach’, das alle Unterschiede der Zeit in sich enthält» (il presente, l’istante-ora senza un prima e un poi, che in sé contiene tutte le differenze temporali, 69)
La parola che in Nietzsche dice καιρός è amor fati, la formula più alta della benedizione, nella quale si coniugano secondo Wohlfart il dionisiaco e l’eterno ritorno dell’identico, il dionisiaco come eterno ritorno. L’arte è quindi il tessuto della temporalità nietzscheana come temporalità del ritorno. In essa «der Augenblick der ewigen Wiederkehr ist der Augenblick der ästhetischen Epiphanie des Dionysos. […] Der Augenblick, in dem die Welt vollkommen wird, ist der Augenblick, in dem die Welt als ästhetisches Phänomen erfahren wird» (l’istante dell’eterno ritorno è l’istante dell’epifania estetica di Dioniso […] L’istante in cui il mondo è perfetto è l’istante nel quale il mondo è vissuto/esperito come fenomeno estetico, 107).
L’unità metafisica ed estetica del tempo diventa unità estatica in Sein und Zeit. Unità che Heidegger chiama Zeitlichkeit, temporalità. Avvenire, essente stato e presente non sono coniugati a posteriori in una mente o in una qualche interpretazione ma «sind gleich ursprünglich» (sono già in se stessi originari, 117). Tale unità originaria rappresenta «ein Schwerpunkt der Fundamentalontologie» (un nucleo dell’ontologia fondamentale, 123). Ontologia che in Heidegger è costitutivamente linguistica poiché si dà mondo / comprensione del mondo soltanto nel e attraverso il linguaggio, che è linguaggio del tempo nel duplice senso del genitivo: linguaggio che nel tempo accade, linguaggio nel quale il tempo parla.
Nell’Augenblick/Kαιρός «die eigentliche Zukunft heißt Vorlaufen […] Die eigentliche Gewesenheit heißt Wiederholung […] Die eigentliche Gegenwart heißt Augenblick» (il futuro autentico è precorrimento […]. L’autentico essente stato è ripetizione […] Il presente autentico è l’istante-ora, 118-120).
È in Proust che tutto questo acquista la vividezza del tempo/parola, è in Proust che l’esperienza della bellezza diventa «die Erfahrung der höchsten Aufgabe des Lebens» (l’esperienza del più alto compito della vita, 163). La memoria del corpo, la memoria involontaria, la memoria che d’improvviso (plötzlich, ἐξαίφνης) fa rinascere mondi da tazze di te, da campanili, da pavimenti sconnessi è la Mnemosyne divina, madre delle Muse e madre del linguaggio. L’opera proustiana fa splendere la parola nel tempo e il tempo nella parola.
Nel linguaggio -specialmente in quello artistico e poetico ma non soltanto in esso- l’umano dà ordine al mondo come successione di eventi. In questa unità estetica ed estatica del tempo si compie l’esistenza umana, il suo senso, il senso del morire: «Der Sinn des Daseins erfüllt sich in dem Augenblick, in dem sich die Zeit erfüllt. Es ist der Augenblick der Liebe, der der Tod gleich ist» (Il senso del vivere si compie nell’istante in cui a compiersi è il tempo. È l’istante dell’amore, identico al morire, 174). Con queste parole si chiude un percorso coerente e fascinoso dentro l’enigma della temporalità.

Ontologia

The Ontology of Time
Being and Time in the Philosophies of Aristotle, Husserl and Heidegger
di Alexei Chernyakov
Kluwer, Dordrecht, Boston, London 2002
Pagine 234

La rivoluzione copernicana attuata da Heidegger, il passare dalla centralità degli enti a quella dell’essere, ha radici molteplici e antiche. Il debito dell’ontologia heideggeriana nei confronti di Husserl è evidente. Profondo è quello verso Aristotele e Francisco Suarez.
Aristotele ha difeso contro Parmenide la piena realtà del tempo, in particolare nel IV libro della Fisica, dove Corisco che si muove è sempre Corisco e nello stesso tempo Corisco è in luoghi ogni volta diversi; identità e differenza stanno dunque nella realtà del movimento e -insieme- nella mente che lo enumera: «We distinguish between the prior (the before) and the posterior (the after) in movement because we recognize identity in diversity. […] It is only if now Coriscus is at point A, and the same Coriscus is now at point B, and the soul notes (counts) the two ‘now’ and the internal between them, that we recognize movement and what is prior and what is posterior in it» (pp. 69-70). Anche il concetto heideggeriano di Eigentlichkeit (autenticità) sarebbe la traduzione dell’aristotelica εὐπραξία, il miglior modo d’essere di ogni cosa, così come «‘εὐδαιμονία’ is to be translated into the language of the existential analytic of Dasein as ‘authenticity’ (Eigentlichkeit)» (114). Per quanto riguarda Suarez, le sue Disputationes metaphysicae hanno insistito molto sulla dimensione della finitudine umana e di ogni ente.
Il soggetto trascendentale husserliano -e prima ancora kantiano- viene assunto e oltrepassato da qualcosa di assai più completo, caldo, legato al tempo: la Cura. «Curo ergo existo’ determines a new foundation of post-modern ontology; the existentiale of care is the central concept of Heidegger’s existential analytic of Dasein, just as the trascendentale subject is the ultimate ontological fundamentum in modern philosophy since Descartes» (21). Importante è però non confondere il concetto ontologico di Cura con quello ontico di semplice preoccupazione e attenzione quotidiana alla vita. La Cura è certamente anche questo ma non è soltanto questo, poiché essa «is the common root of three constitutive structures of Dasein’s being, existentiality (Existenzialität), facticity (Faktizität) and fallenness (Verfallenheit)» (178). La Cura, in altri termini, «is the primordial articulation of time; it is that from which on time temporalizes itself» (193).

Il contributo più interessante di questo studio ricco e approfondito consiste nel legare temporalità e cura alla differenza ontologica, della quale Heidegger parla per la prima volta già nei corsi marburghesi del 1927, dove discute dei Grundprobleme der Phänomenologie. Da subito il filosofo fa propria la centralità husserliana del tempo, contro tutte le filosofie che sulla scorta dell’eleatismo negano realtà al divenire e ritengono che parole come ‘fu’ e ‘sarà’ siano dei suoni privo di significato e persino pericolosi.
In realtà, lo ‘è’ parmenideo è in se stesso plurale e diveniente. L’ora può essere statico o dinamico. Nunc stans è l’adesso che sta e permane. Nunc fluens è l’accadere degli eventi che di volta in volta sono l’ora. Nunc aeternitatis e Nunc temporis sono tra di loro diversi ma non opposti. L’eternità è infatti l’intero che scaturisce dalla potenza senza fine del divenire. L’Aἰών è la materia qui e ora, pensata tutta insieme, il Χρόνος è tale materia nella forma di un’energia senza requie che si esprime in una molteplicità innumerevole di modi e di forme. La distinzione tra l’adesso che sta e l’adesso che diviene è il nucleo più profondo della differenza ontologica, vale a dire della differenza tra l’essere e gli enti. L’adesso che sta è reale, l’adesso che diviene è reale. Gli enti sono reali, l’essere è reale. Anche questo significa che l’essere è tempo, che «onto-logy is chrono-logy» (11). La comprensione della dinamica essere/enti è la temporalità. È dunque chiaro che la mente che comprende è inseparabile dall’essere come tempo. È la medesima struttura, è lo stesso tempo che nell’umano diventa corpomente e nella materia è l’essere.
La differenza tra questi orizzonti temporali è proprio la differentia differens, la differenza che costruisce se stessa nel mentre diventa altro, che è se stessa nel divenire altro. L’identità/differenza implicita in questa formula è ciò che rende ontologicamente possibile ed epistemologicamente comprensibile sia il permanere di un ente nella varietà radicale delle sue trasformazioni sia il trasformarsi di un ente nella costanza del suo rimanere. 

Heidegger / Ricoeur

in_circolo
Identità e differenze temporali. Su Heidegger e Ricoeur

in «In Circolo – Rivista di filosofia e culture»
Numero 2 – Dicembre 2016
Pagine 277-290

Abstract del saggio
«The paper analyzes and compares two fundamental works to understand temporality: Sein und Zeit by Martin Heidegger and Paul Ricoeur’s Temps et récit. Heidegger’s onthological analysis becomes theoretical narrative in Ricoeur, without losing anything of the complexity of the matter, rather getting enriched with a series of strong links to history, literature, phenomenology».

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