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Scrittura e giustizia

Scrittura e giustizia. La voce degli studenti
in Dialoghi Mediterranei
Numero 55, maggio-giugno 2022
Pagine 427-435

Alla fine dello scorso anno, esattamente il 28 dicembre 2021, dopo aver letto alcune pagine non particolarmente corrette di un tesista, decisi di inviare ai miei laureati e laureandi una lettera dal titolo Scrittura e giustizia. Ricevetti numerose, ampie, differenti risposte che ora, con il loro consenso, sono state pubblicate sul numero 55 di Dialoghi Mediterranei.
La serietà esistenziale, la capacità argomentativa, la pluralità di prospettive che emergono da queste lettere degli studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania costituiscono una prova che, se è vero che numerosi giovani sembrano disinteressati alla conoscenza, immersi nelle illusioni del digitale, superficiali e refrattari verso ogni stimolo che non sia troppo banale, molti altri sono invece persone che si interrogano, che sanno osservare, pensare, criticare e criticarsi.

Nello stesso numero è stato pubblicato un saggio di Enrico Palma dal titolo La serie-tv come metafora della contemporaneità (pp. 244-250)

Lettere sull’Università

Nei giorni scorsi molti docenti sospesi dalle Università italiane (e anche dei non sospesi) abbiamo inviato due lettere.
La prima al Ministro Messa e (chi ha voluto) ai rettori dei propri Atenei.
La seconda alla Corte Penale Internazionale (International Criminal Court).
Si tratta di due documenti credo significativi, che evidenziano e denunciano a vari livelli i danni, i disagi, le conseguenze educative, didattiche e amministrative delle norme irrazionali e arbitrarie che hanno prodotto gravi e pervasive discriminazioni nei confronti di intere categorie di cittadini italiani, in particolare docenti, studenti e lavoratori delle scuole e delle università.
Metto qui a disposizione entrambi i testi, con l’auspicio che siano utili a comprendere quanto è accaduto e continua ad accadere. E che rimangano a futura memoria, affinché una simile barbarie giuridica, politica e pedagogica non abbia a ripetersi.

Untore

L’Università di Catania, nelle persone del rettore Francesco Priolo e del direttore generale Giovanni La Via, mi ha sospeso dal servizio e dallo stipendio sino al 15 giugno 2022.
Sospeso non perché abbia commesso un reato, non perché sia venuto meno ai miei doveri d’ufficio, non perché non abbia svolto esami o lezioni, non perché abbia trattato persone, studenti, colleghi in modo non corretto.
Sospeso perché non intendo introdurre nel mio corpo delle sostanze che i ‘bugiardini’ delle aziende che le producono definiscono sperimentali e delle quali non si conoscono gli effetti di lungo periodo.
Sospeso perché, al di là della questione sanitaria, mi oppongo a una degenerazione politica assai grave che sta cancellando la Carta costituzionale, l’equilibrio tra i poteri, i diritti fondamentali della persona.
Sospeso perché non mi sono vaccinato.
Prima di prendere questa decisione ho chiesto alla ATS di Milano informazioni sulla vaccinazione, come previsto dalla normativa in vigore e come è mio diritto/dovere di cittadino. Non ho ricevuto risposte se non il rinvio alle FAQ di alcuni siti istituzionali, dove non ho trovato quasi nulla che riguardasse i quesiti che ho posto. Mi sono dunque sottoposto a un esame allergologico il sui esito è stata l’autorizzazione all’esenzione dalla vaccinazione. Ho inviato tale documentazione a Unict, aggiungendo inoltre un referto relativo ad altri problemi sanitari che rendono rischiosa la somministrazione del vaccino. Di tutto questo l’amministrazione non ha tenuto conto.

Le motivazioni della mia decisione sono dunque di natura anche sanitaria ma non solo. Ce ne sono altre che si possono riassumere nei due elementi che hanno sempre guidato -almeno spero!- la mia esistenza: l’amore per la conoscenza e per le libertà. Non intendo obbedire a ingiunzioni arbitrarie e tiranniche; cerco di conservare la coscienza dei miei doveri di essere umano, di cittadino e di professore.
Sento infatti come un dovere il rimanere fedele alla missione dell’Università, che consiste anche e specialmente nel costituire un luogo aperto e critico, atto a formare persone quanto più possibile libere e consapevoli; da due anni, invece, gli Atenei sono diventati delle caserme respingenti, discriminanti e chiuse non soltanto ai corpi ma anche e specialmente a ogni accenno di ipotesi, prospettiva, suggerimento, pensiero critico nei confronti dei dogmi politici travestiti da securitas sanitaria.
Quella in atto è anche una grave infodemia, che ha visto i media al servizio passivo e acritico di un potere la cui irrazionalità e paranoia canettiane mi sono sembrate sempre più evidenti. Nel corpo collettivo è in atto un’ondata di irrazionalismo, di propaganda, di miseria culturale e di tirannide sulla quale in questi due anni ho scritto centinaia di pagine in riviste, in volumi collettanei, sul mio sito. Probabilmente sulla base di questi interventi e testi, mi aveva anche contattato la redazione di un programma televisivo che si chiama Di martedì. Ho rifiutato cortesemente l’invito perché si tratta di situazioni trappola nelle quali a coloro che mettono in dubbio la narrazione dominante viene impedito di condurre e concludere ogni discorso sensato.

Rendo pubblici alcuni dei documenti relativi alla vicenda:
la mia lettera all’ATS di Milano;
risposta della Dirigente dell’ATS di Milano;
avviso ricevuto da parte dell’Area Risorse Umane Unict;
decreto di sospensione;
lettera dei docenti italiani al governo in carica.

Il terzo documento l’ho ricevuto da un’entità «obbligo.vaccinale@unict.it», che si firma «Area Risorse Umane». A proposito di tale modalità di comunicazione un collega mi ha scritto giustamente questo: «La lettera di Unict è scandalosa non solo per il contenuto ma anche per la forma. Chi sono infatti le ‘risorse umane’? Come si fa a firmare un documento di questo tipo a nome di ‘Area Risorse Umane’? Nessuno, ovviamente, vorrebbe sottoscrivere a proprio nome una simile lettera, che nulla toglie alla penna e alla freddezza procedurale di Adolf Eichmann». Un’altra collega ha scritto: «Gli Atenei si sono macchiati intellettualmente, notificandoci queste sospensioni. E in modo profondo, una sottomissione orribile, che sarà una macchia indelebile. Non è la prima volta nella storia. Se gli dei saranno clementi, ci daranno la possibilità di vedere a breve la macchia venire alla luce». Al che ho risposto: «Sì, è una macchia di sottomissione all’iniquità, alla superstizione, all’infamia. Non è solo per ragioni personali che non lo dimenticheremo, che non potremo dimenticarlo, ma perché un atto come questo muta nel profondo ogni relazione dentro l’istituzione e il significato stesso dell’Università come luogo di ricerca, curiosità, scambio, libertà».
Aggiungo, tra i documenti relativi a questa vicenda, una lettera che avevo già pubblicato in questo sito, firmata anche da me e inviata da numerosi docenti italiani ai decisori politici, compreso l’ologramma ministra Messa; testo che era stato preceduto da analoghi documenti inviati dai docenti di numerose Università ai loro rettori. Tale lettera mi sembra infatti una sintesi eccellente della situazione istituzionale e giuridica. 

Rispetto le posizioni di tutti su che cosa introdurre nel proprio corpo; spero che vengano rispettate dagli amici – degli altri non mi importa – anche le mie; chi vuole vaccinarsi lo faccia quante volte vuole o ritiene sia necessario, senza pretendere di imporre la stessa pratica a chi, per qualunque ragione, non intenda inocularsi.
Una soluzione sarebbe stata e sarebbe ancora ammalarmi, guarire e almeno provvisoriamente risolvere. Ma, nonostante l’abbia tentato in vari modi, non riesco proprio a prendere il Covid19. Che dei cittadini, ne conosco numerosi, vengano indotti a sperare di ammalarsi è uno dei segni più chiari della barbarie giuridica, esistenziale e sanitaria in atto.

Chiedo a chi avrà letto queste righe di non rispondermi (e sperabilmente neppure pensare) «non sei affatto discriminato, dipende da te; vaccìnati e tutto sarà risolto». Rispondere in questo modo significherebbe non aver compreso nulla di ciò che ho scritto e soprattutto sarebbe una triste testimonianza di asservimento interiore e concettuale, forse a questo punto inemendabile.
Al di là dei rischi che comporta e anche al di là del suo significato politico, accettare il comando iniquo di un’autorità perduta sarebbe per me un’azione senza senso. Non un’azione buona o cattiva, giusta o ingiusta, libera o imposta, opportuna o radicale. No, un’azione proprio senza senso, «una nonsenseria» (per parlare la lingua di Horcynus Orca). Qualcosa che non si può chiedere a chi ritiene che siamo dei dispositivi semantici, a chi dedica la propria esistenza alla filosofia.

 

[Addenda 1, 13.3.2022]
Ringrazio tutti coloro -studenti, amici, colleghi- che hanno voluto esprimere nei commenti pubblicamente la loro solidarietà e vicinanza. Vi ringrazio uno per uno, di cuore, anche per aver ritenuto necessario farlo, appunto, in pubblico.
Ringrazio anche i tanti -davvero tanti- che mi stanno scrivendo, chiamando, manifestando il loro sconcerto e il loro affetto. Prevedevo dei commenti amichevoli ma non in tale misura e modi. Evidentemente esiste nel corpo collettivo anche la percezione della insensatezza e dell’iniquità di ciò che stanno subendo tante, troppe, persone la cui unica colpa è avere dei dubbi, desiderare mantenere la sovranità sul proprio corpo, cercare di ragionare -ed eventualmente anche sbagliare- da sé e non come parte della propaganda mediatico-sanitaria.
Aggiungo qui soltanto due osservazioni.
La prima è un paradosso. In due anni di epidemia non ho preso alcuna precauzione, ho respirato senza maschere appena ho potuto, ho incontrato e abbracciato tante persone, ho toccato tutto, sono anche stato vicino a mia moglie che si è ammalata di Covid ed è guarita. Ma io non ho preso nessuna «variante». Sono insomma nei confronti del virus, per quello che si può vedere, «sano». E però non posso insegnare. Tante persone, amici e colleghi con tre dosi di vaccino si ammalano di Covid e prima che la malattia emerga entrano in Università (o in altri luoghi di lavoro) e si muovono liberamente.
La seconda osservazione prende spunto da un’amica che mi ha espresso il suo dispiacere aggiungendo «io mi sono vaccinata, ho preferito farlo. Non mi sono sentita lesa nelle mie libertà fondamentali». Le ho risposto ribadendo che chiunque lo vuole ha diritto di vaccinarsi più volte; la questione è obbligare chi non vuole. C’è un’enorme differenza tra le due cose. La mia amica, appunto, «ha preferito farlo»; io e tanti altri non abbiamo il diritto di «preferire non farlo».

 

[Addenda 2, 20.3.2022]
Ho ricevuto, per conoscenza, una lettera indirizzata agli Organi di Ateneo.
La copio qui sotto, con il relativo documento.

Alla cortese attenzione

del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Catania
Professore Francesco Priolo

e del Direttore Generale
Professore Giovanni La Via,

e p.c.

del Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche
Professoressa Maria Caterina Paino

e del Professore Alberto Giovanni Biuso

Con la presente trasmettiamo in allegato una lettera sottoscritta dagli studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche e nello specifico dagli studenti di Filosofia e di Scienze Filosofiche.
La lettera è frutto di un sentimento comune che è maturato a seguito dell’avvenuta sospensione del Professore Alberto Giovanni Biuso, il quale non è a conoscenza dei contenuti di questa lettera.
In attesa di un Vostro cortese riscontro, l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti.
Gli studenti firmatari

Lettera_Studenti_Dipartimento_di_Scienze_Umanistiche (pdf)

Valutazioni didattiche 2021

Pubblico le valutazioni didattiche ricevute per i tre corsi svolti durante l’a.a. 2020-2021 nel Dipartimento di Scienze Umanistiche di Unict. Gli studenti hanno espresso anche stavolta dei giudizi molto positivi, dei quali li ringrazio.

I questionari sono stati compilati sino al 30 settembre 2021.
Per l’insegnamento di Filosofia teoretica il report non è disponibile a causa del ridotto numero di risposte ricevute sino a quella data.
Per l’insegnamento di Sociologia della cultura hanno risposto al questionario on line 23 studenti (dei quali 1 non frequentante).
Per l’insegnamento di Filosofia delle menti artificiali hanno risposto 5 studenti.

Questi dati, e quelli relativi a tutti gli insegnamenti impartiti nel Dipartimento di Scienze Umanistiche, si trovano nel sito del Presidio di Qualità di Unict.

Ricordo agli studenti in che modo a marzo iniziammo i nostri tre corsi.

Filosofia teoretica (Atto Materia Tempo)
Il corso si intitola Atto Materia Tempo ma avrebbe potuto intitolarsi con una sola parola: IMMANENZA o Sull’immanenza.
«Filosofia ossia la piena e assoluta comprensione delle cose. […] Entrare nella conoscenza è perciò entrare nell’infinito e nell’eterno; realizzare una vita che non è circoscritta entro condizioni di luogo o di tempo, anzi capace di contenere in sé ogni luogo e ogni tempo» (Giovanni Gentile, La filosofia dell’arte [1930-1943], Parte II, cap. I, §6; cap. V, §1; in L’attualismo, Bompiani 2014, pp. 1137 e 1208)
«Si giunge così alla filosofia moderna in senso stretto, che inizia con Cartesius. Qui possiamo dire d’essere a casa [«mit Cartesius […]  können wir sagen, sind wir zu Hause», Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie, Dritter Teil, Neuere Philosophie;] e, come il marinaio dopo un lungo errare, possiamo infine gridare ‘Terra!’. Cartesius segna un nuovo inizio in tutti i campi. Il pensare, il filosofare, il pensiero e la cultura moderna della ragione, cominciano con lui. In questa nuova epoca il principio è il pensare , il pensare che prende le mosse da sé medesimo» (Hegel, dalle Lezioni sulla storia della filosofia, tenute a Berlino nel semestre invernale del 1825-1826, tratte dagli appunti di diversi uditori, a cura di R. Bordoli, Laterza 2009, p. 469)

Sociologia della cultura (Il caso Heidegger)
Accadono degli eventi che esprimono con efficacia lo spirito di un’epoca. Alcuni di essi hanno carattere politico ed economico. Altri riguardano questioni culturali e filosofiche. Quanto ruota intorno alla pubblicazione dei Quaderni neri di Heidegger è uno di tali eventi. Ciò che si è scatenato intorno all’uscita dei primi quattro volumi dei taccuini heideggeriani fa capire assai meglio il presente dell’industria culturale che il pensiero di Heidegger.

Filosofia delle menti artificiali (Umanità Animalità Artificio)
L’umanità è un dispositivo biologico, poietico e ibridato, e quindi culturale. L’animalità è l’universale biologico e ontologico che comprende ogni vivente, umano compreso. L’artificio è il modo nel quale alcuni animali si rapportano in modo sistematico al loro mondo/ambiente cercando di sopravvivere in esso, di plasmarlo, di renderlo forma ed espressione del loro corpomente.

Allievi

Lo dico spesso: molti siciliani in generale, e numerosi studenti in particolare, possiedono un’intelligenza che probabilmente è il risultato genetico e antropologico di una millenaria e plurale stratificazione storica.
Tra gli allievi che ho la fortuna di avere avuto e di avere ancora a Catania, tale intelligenza diventa operativa, che per dei filosofi significa la capacità di studiare, pensare, scrivere, pubblicare.
Mi fa quindi piacere segnalare alcuni dei testi usciti nel 2021 a firma di studiosi delle cui tesi di laurea e di dottorato sono stato o sono relatore. È un nutrito elenco e temo di aver dimenticato qualche pubblicazione (vi chiedo eventualmente di segnalarmi le omissioni e integrerò la pagina, che spero serva anche come archivio collettivo). Molti di questi studiosi hanno pubblicato anche negli anni precedenti; notizie sul loro lavoro si trovano in questo sito o in altre pagine della rete.
Alcuni articoli sono apparsi sul numero 26 di Vita pensata che ha come data «Gennaio 2022» ma che è uscito da pochi giorni ed è stato preparato e redatto nell’autunno del 2021. Quasi tutti i titoli presentano un link andando al quale è possibile leggere i testi.

 

Daria Baglieri

Nicoletta Celeste

Sarah Dierna

Lucrezia Fava

Elvira Gravina

Simona Lorenzano  

Enrico Moncado

Andrea Pace Giannotta

Enrico Palma

Stefano Piazzese

Noemi Scarantino

Davide Tuzza

«Una comunità vigile, prudente e critica»

Il 31 agosto 2021 un nutrito gruppo di studenti dell’Università di Catania ha inviato una Lettera al Rettore, al Direttore Generale, ai Direttori di Dipartimento e all’Ente per il diritto allo studio universitario Ersu.
La Lettera è stata pubblicata anche sulle testate Girodivite e LiveUnict. La riprendo qui anche perché e al di là di tutto sono contento -come cittadino e come docente- che ci siano delle persone giovani in grado di elaborare una posizione critica verso chi pro tempore comanda. E di argomentare tale posizione.
Credo che sia una garanzia per tutti.

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Alla Cortese attenzione del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Catania
Al Direttore Generale dell’Ateneo
Ai Direttori dei Dipartimenti dell’Ateneo
All’Ente per il diritto allo studio universitario Ersu

Magnifico Rettore Francesco Priolo,
Siamo un nutrito gruppo di studenti dell’Università di Catania, che comprende anche docenti
e personale T/A di codesta Università, critici del dispositivo denominato “Green Pass” (leggasi lasciapassare verde).

Vorremmo rispondere brevemente alla Sua Lettera aperta inoltrata alla comunità accademica il 27 agosto. Riguardo la rapida diffusione delle varianti virali, nonché il quadro clinico dei contagi della regione Sicilia, certamente anche noi siamo attenti alle misure di prevenzione e riduzione del rischio di contagio; meno chiara è, invece, la determinazione con la quale si spinge alla vaccinazione di massa.

Lei afferma: «La copertura vaccinale riduce significativamente l’impatto clinico della malattia». Ciò è realisticamente vero, ma tale proposizione non può prescindere dall’analisi dei dati per fasce d’età. Per inciso, le fasce 12-19 e 20-29 sono tra le meno colpite dalle forme severe e critiche del Covid-19. Meriterebbe maggior attenzione, a nostro avviso, la capacità “sterilizzante” del vaccino contro il Covid-19 (i vaccini in uso prima del Covid-19 godono di efficacia indiscussa per la doppia azione “immunizzante” e “sterilizzante”).

Ebbene, riteniamo quanto meno preoccupante ciò che i dati di Israele e della Gran Bretagna possono oggi esprimere: ad elevate coperture vaccinali non segue una discesa dei contagi nella popolazione generale. Ciò che dunque è dubbia è, per la precisione, la capacità “sterilizzante” del vaccino contro il Covid-19, nonostante i proclami sulla riduzione della carica virale e della minore contagiosità dei soggetti vaccinati. Ne discende, in breve, che non vi è alcuna garanzia di avere spazi sterili e sicuri dal contagio. Questo, a nostro avviso, è uno degli elementi chiave (ma non l’unico) per la critica da noi mossa contro il lasciapassare verde.

Magnifico Rettore, noi siamo una comunità di studenti che intende rimanere vigile, prudente e critica nonostante i 17 mesi di proclamata emergenza nazionale. Abbiamo, come tutti, sostenuto enormi sacrifici per mantenere in vita la nostra dedizione allo studio, il nostro spirito critico, il nostro sentimento di cura verso i dettami costituzionali che reggono lo stato di diritto. Siamo studenti, docenti, personale T/A che intendono difendere l’immagine, la vita e il futuro del nostro Ateneo.

Riteniamo sia giunto il momento di porre freno a divisioni mediatiche e astratte (come quelle tra vaccinati e non vaccinati, o tra astrattamente sani e malati), nonché ridiscutere lo stato emergenziale imperituro che rischia, oramai, di sfaldare la tenuta dello stato di diritto della nostra Nazione; riteniamo sia giunto il momento di riprendere uno spazio critico e libero, di confronto e di dialogo proficuo, per scongiurare una situazione foriera di reale nocumento per la salute pubblica, materiale e spirituale dell’Ateneo e della Nazione.

Il nostro Ateneo è lo spazio principale entro cui devono essere innestati questi princìpi e questa attenzione verso gli eventi occorsi negli ultimi mesi. Purtroppo, riteniamo non esente da criticità il d.l. n. 111/2021 (che richiama il d.l. n. 105/2021), e proprio per le criticità che emergono (che sono non solamente sanitarie e giuridiche) non possiamo considerare il rientro di settembre né un «rientro in sicurezza», né il lasciapassare verde una norma degna di una istituzione fondata sul confronto, sul dialogo, sulla convergenza di posizioni e di analisi che, seppur differenti, sono parte integrante di uno spirito comunitario e democratico.

Il lasciapassare verde impedirà, a breve, a molti studenti di poter serenamente essere parte di quella istituzione di cui tanto ci vantiamo e di cui siamo orgogliosi. La serenità degli studenti, difatti, non è solo sanitaria (la situazione corrente rimane una realtà fattuale che non neghiamo, ma che non ci atterrisce né ci conduce a “soluzioni” dagli esiti deleteri e nefasti per tutti). Come possiamo rimanere in silenzio dinanzi alle istituzioni che si barricano in dubbie soluzioni quali l’ingresso in qualsiasi locale d’Ateneo «solo se in possesso di certificazione verde COVID-19»? Come possiamo tollerare una discriminazione oramai evidente e lampante, sotto gli occhi dell’intero corpo collettivo?

Magnifico Rettore, a nostro avviso si è andati oltre ogni sforzo tollerabile; uno sforzo, peraltro, assolutamente non necessario. Può davvero l’istituzione sondare la coscienza di ciascuno? Può davvero tollerare un obbligo surrettizio ad un trattamento sanitario dagli effetti non determinabili a priori per ciascuno, tenendo presente che ciascuno ha le sue peculiarità e storie clinico-familiari?
Come può aversi certezza della sicurezza universale di un trattamento in autorizzazione emergenziale per ciascun singolo ed irripetibile individuo? Perché parlare di invito, quando si è dinanzi alla impossibilità di proseguire serenamente negli studi, visto che l’alternativa che il Green Pass dispone non è universalmente percorribile?

Per chiarezza, per poter seguire lezioni o attività laboratoriali di presenza, supposta una frequenza settimanale di 5 giorni, sono necessari 3 test (molecolari o antigenici rapidi), per cui, oltre l’invasività di tali trattamenti, sarebbe necessario sostenere un impegno economico di circa 240 euro al mese (nel caso ottimista in cui si opti per un antigene rapido dal costo di 20 euro, posto che il prezzo calmierato di 15 euro è valido fino al 30 settembre 2021). Possiamo parlare anche di ottimismo, ma dinanzi ad una scelta obbligata l’unico sentimento di noi studenti, docenti e personale T/A contrari al Green Pass è solamente quello di una pura amarezza.

Magnifico Rettore, Le rivolgiamo un appello affinché si possano seguire percorsi alternativi al modello prospettato dal Ministero e dall’indirizzo di Governo. Il lasciapassare verde presenta criticità anche per quanto riguarda la tutela dei diritti personali di privacy, oltreché avvelenare un ambiente (teoricamente aperto) mediante controlli quotidiani per tutti. Rivolgiamo un appello per trovare soluzioni differenti, che non richiedano l’introduzione di dispositivi che ledono i diritti fondamentali
garantiti costituzionalmente, nonché pericolosi per i precedenti che anche politicamente
rappresentano. La pandemia certamente si arresterà, meno certo è se questi strumenti che oggi si predispongono e adoperano saranno poi eliminati. Per quanto il fine possa essere nobile, i mezzi sembrano essere non solo inadeguati, ma pericolosi e nocivi per il futuro condiviso di tutti.

Di seguito, Le vorremmo proporre due alternative:
1. Mantenere tutte quelle misure di prevenzione del contagio (uso obbligatorio della mascherina all’interno dei locali universitari, flussi di ingresso e uscita con percorsi specifici, igienizzazione delle mani, distanziamento) secondo le linee guida di Ateneo, che sono già riuscite negli ultimi mesi di lezioni ed attività in presenza ad evitare i contagi nei locali del nostro Ateneo, superando la normativa attuale sull’imposizione del Green Pass quale dispositivo obbligatorio.
2. Come il punto 1, introducendo però per tutti la possibilità di tamponi salivari (sia ai vaccinati che ai non vaccinati) gratuitamente, stabilendo modalità e periodi a vostra discrezione.
Lo stesso strumento Green Pass non è esente da problematiche logistiche, ed in tal senso andrebbe considerata anche la nostra proposta di cui al punto 2, se il vero obiettivo è un rientro in sicurezza garantito e certificato per tutti.

Sicuri di una Sua risposta, le porgiamo i nostri più
Cordiali Saluti.

Catania, 31 agosto 2021

Gli studenti, i docenti e il personale T/A dell’Ateneo contrari al Green Pass

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