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Canción

Mercedes Sosa, La canción es urgente
(Teresa Parodi, 2005)

Sulle note di questo intenso canto alla libertà scorrono le immagini di persone che difendono il loro territorio dalla speculazione politico-mafiosa e che per questo rischiano il carcere.
Non nel Sudamerica delle dittature militari ma nell’Italia del regime democraticoforzuto, delle sue «Grandi Opere» distruttive e criminali, dei suoi giornalisti asserviti.

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La canción es urgente

 

 

 

 

 

Geometria / Rivolta

FLATLANDIA
Racconto fantastico a più dimensioni
di Edwin A. Abbott 
(Flatland. A Romance of Many Dimensions, 1882)
Traduzione e prefazione di Masolino D’Amico
In appendice un saggio di Giorgio Manganelli
Adelphi, Milano 1999 (1966)
Pagine XX – 166

 

FlatlandiaUn Quadrato parla. E racconta la propria vita nel Paese della Superficie, dove le dimensioni della materia sono soltanto due –lunghezza e larghezza- e non si ha idea alcuna dell’altezza. Narra usi e costumi di questa terra piatta, di questa società assolutamente gerarchica nella quale i criteri del valore sono il numero dei lati e degli angoli. Dalle donne che sono Linee -e dunque poste al livello più basso dell’essere e del capire, tenute nell’ignoranza, inaffidabili e vessate ma sempre pericolosissime con la loro micidiale punta acuminata- ai Triangoli isosceli stupidi e violenti con i loro angoli acuti; dagli Equilateri operai ai Quadrati professionisti; dai Pentagoni ed Esagoni -sempre più raffinati e colti- fino alle somme Circonferenze, che sono –in realtà e naturalmente- dei Poligoni con un numero altissimo di lati estremamente piccoli.
Questa società dura, armoniosa e implacabile come può esserlo solo la Geometria, vive della morte continua di ogni Figura che con i suoi angoli mal gestiti possa costituire un pericolo per gli altri; viene scossa da periodiche rivolte capeggiate da Forme irregolari; è governata da una casta sacerdotale potentissima e pervasiva: «Da noi i Preti sono gli Amministratori di ogni Affare, Arte e Scienza […] senza far nulla direttamente, essi sono la Causa di ogni cosa che valga la pena di fare e che viene fatta da altri» (pag. 81). La dottrina che pervade questo spazio è una Razionalità geometrica consapevole della Necessità di ogni ente ed evento poiché non l’educazione o l’esperienza ma è «la Configurazione che fa l’uomo» e dunque «a un giudizio sereno, buona e cattiva condotta non sono ragioni sufficienti né di lode, né di biasimo» (84).
Al Narratore accade di ricevere la sconvolgente rivelazione -da parte di una Sfera- dell’esistenza della Terza dimensione e dunque dello Spazio. Poco prima il Quadrato aveva sognato un Paese della Linea ai cui abitanti lui stesso tentava inutilmente di dimostrare la parzialità della loro struttura. Ora riceve dalla Sfera un’analoga lezione. Rifiuta però questa saggezza e allora viene letteralmente “rapito” nel Paese dei solidi e lì finalmente vede ciò che fino ad allora aveva soltanto dedotto. Si scioglie così alla sua mente l’enigma che non comprendeva quando la Sfera gli parlava. Incapace dello sforzo di volontà che gli garantirebbe, a detta della Sfera, di lasciare il suo piatto mondo, una violenza pedagogica lo trasporta «verso l’Alto, ma non verso il Nord» (139), secondo la formula con la quale cercherà –tornato nella Pianura- di ricordare la ricchezza senza fine della prospettiva spaziale.
Infatti questo Quadrato regolare, pedante e insieme avventuroso -questo «povero Prometeo della Flatlandia» (150) come da sé si definisce- comincia a chiedere al suo maestro e salvatore di insegnargli anche la Quarta, la Quinta e le altre dimensioni. Ma questo dio circolare mostra anch’egli la povertà delle proprie vedute quando respinge tali aspirazioni come follie e sogni, non avendo dunque appreso la verità essenziale: che ogni ente vive nel proprio ambiente commettendo l’errore di pensarlo come l’unico, quando invece lo Spazio è davvero senza fine. Anche la Sfera somiglia insomma a quella creatura infima e adimensionale che vive in Pointlandia e che di se stessa si compiace come dell’unico e totale universo, chiamandosi It, Esso: «Infinita beatitudine dell’esistenza! Esso è: non c’è altro al di fuori di Esso» (141). Altrettanto convinta che oltre le tre del proprio mondo altre dimensioni non si diano, la Sfera scaglia il Quadrato là da dove lo trasse. Nella insensata speranza di convertire i suoi simili alla sapienza dello Spazio, il Narratore viene imprigionato ed è da un carcere quindi che egli racconta.
Così si chiude «questo universo di visioni tragiche e gnostiche» permeato di «una gelida grazia astratta» come con esattezza lo definisce Giorgio Manganelli (165 e 155). Un libro intriso di ironia e di rigore, di invenzioni fantastiche e di dimostrazioni matematiche, di intenti satirici (verso la società vittoriana e non solo) e di serietà mitologica. Un’autentica visione della mente. Un invito a cogliere la plausibilità dell’ipotesi che -oltre alla materia e al movimento- la struttura delle cose sia fatta di un’ulteriore dimensione che è il Tempo.
Il libro di Abbott ha una Wirkungsgeschichte ampia, imprevedibile e carsica. La sua eco riaffiora, ad esempio, anche nelle scenografie di Dogville (2003), il film per il quale Lars von Trier sceglie una scenografia bidimensionale fatta di semplici linee che consente di vedere dall’alto la città, esattamente come il Quadrato vedeva la sua Terra una volta uscito da essa.
Un libro sovversivo, alla fine, con la sua tenace ambizione di suscitare «con qualsiasi mezzo nell’intimo dell’umanità sia Piana che Solida uno spirito di rivolta contro la presunzione che vorrebbe limitare le nostre Dimensioni a Due, a Tre o a qualsiasi numero che non sia Infinito» (132).

 

Il potere e la violenza

Ora tutti si affannano a dare consigli, se non prescrizioni, al Movimento 5 Stelle. «Bisogna allearsi con questo e con quello e non con quell’altro»; «attenzione ai partiti di destra» o addirittura ai «nazisti». Sembra che una parte della società europea non possa vivere senza questo tragico fantasma che governò la Germania per dodici anni (1933-1945) ma che evidentemente nell’immaginario dei suoi sostenitori e dei suoi nemici rischia di diventare davvero «il Reich millenario» sognato da Adolf Hitler. Quando il passato non passa -qualunque sia il suo contenuto- vuol dire che ci si è spostati dal territorio della politica, che è luogo temporale per eccellenza, a quello del mito, per il quale invece nulla passa e tutto è sempre identico a se stesso.
Altri reclamano le ‘dimissioni’ di chi in realtà non ha cariche e che quindi al massimo può ‘ritirarsi a vita privata’ senza più occuparsi di quella pubblica, ma non può ‘dimettersi’ da alcunché. Come scrive Aldo Giannuli: «Dimettersi da cosa? Grillo non ha cariche formali nel M5s, non ne è il segretario. Per cui la richiesta di dimissioni può significare solo che deve smettere di parlare e magari chiudere il suo sito. Mi sembra una richiesta eccessiva, che non si può fare neanche al leader più sconfitto del sistema solare: ma, allora, fatte le dovute proporzioni, uno come Veltroni cosa avrebbe dovuto fare? Per non dire di Paolo Ferrero». Condivido l’opinione di Giannuli, in particolare quando scrive che «il M5s ha sbagliato soprattutto nel sottovalutare le resistenze ambientali e la reazione del sistema. Insomma: non penserete che le classi dominanti stiano ferme ad aspettare di essere rovesciate? Chiedetevi perché Ferrara festeggia a cocaina o il “Giornale” dedichi il titolo  di apertura ai grillini asfaltati, mentre non avrebbero nulla di cui gioire per i propri risultati elettorali. È evidente che battere il M5s era l’obbiettivo di tutti, prima ancora che superarsi fra di loro. Il potere non permette di essere sfidato senza reagire».
Credo tuttavia che bisogna aggiungere anche altro, bisogna dire l’essenziale. Il Movimento 5 Stelle è un movimento -e non un partito-rivoluzionario, è un movimento eversivo dell’ordine attuale, che è l’ordine della mafia finanziaria alleata con la mafia di Cosa Nostra. Un ordine che le attuali istituzioni italiane ed europee garantiscono in pieno. Per intenderlo, basti pensare a come hanno agito negli ultimi anni le supreme cariche della Repubblica italiana in merito alle inchieste sui rapporti stato-mafia, in merito a governi costruiti negando totalmente i risultati elettorali, in merito alla grave assenza di garanzie per l’unica opposizione presente in parlamento.
Riflesso istituzionale, tutto questo, di una corruzione smisurata e capillare, che sta divorando il presente e il futuro del corpo sociale e delle nuove generazioni. La tragedia politica è che, come sempre, tutto questo avviene con l’attivo consenso di buona parte delle vittime. La tragedia culturale è che tutto questo in Italia avviene per il tramite fondamentale dell’informazione asservita al potere in un modo meno rozzo ma altrettanto efficace dell’informazione nordcoreana asservita al Caro Leader.
Ho votato e continuo a sostenere il Movimento 5 Stelle perché si oppone in maniera frontale e decisa a tutto questo, perché ha un progetto sociale e politico completamente opposto all’esistente ultraliberista e ai suoi effetti devastanti sull’ambiente geologico e antropico. Se tale Movimento dovesse adattarsi alle logiche di scambio e di compromesso con i distruttori della vita collettiva -in particolare con i vincenti del Partito Democratico Cristiano e i suoi satelliti ‘a destra e a sinistra’- tornerei al mio astensionismo libertario, sperando che il Movimento anarchico possa ricordarsi di quanto è detto nel capitolo XXIV del Capitale, vale a dire che la violenza -quando è azione collettiva e oggettiva- è la levatrice della storia, poiché in determinate condizioni è l’unica difesa dalla violenza sistematica del potere. Ricordarsi di ciò che sapevano, tra molti altri, Bakunin, Sorel, Che Guevara e che sanno oggi i movimenti NoTav e NoMuos, i quali rimangono comunque non violenti e quindi subiscono tutte le manganellate -fisiche e metaforiche- dello Stato italiano e dei suoi governi.
Opporre la pace a chi ti massacra -nel corpo e nel futuro- non è richiesto neppure dai codici giuridici borghesi, i quali prevedono il diritto alla legittima difesa. Il Movimento 5 Stelle è per me questa legittima difesa.

 

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