Snowpiercer
di Bong Joon-ho
Corea del Sud, USA, Francia, 2013
Con: Chris Evans (Curtis), John Hurt (Gilliam), Kang-ho Song (Namgoong Minsu), Tilda Swinton (Mason), Ed Harris (Wilford)
Trailer del film
2031. Dopo una glaciazione indotta artificialmente e per errore, la vita sulla Terra si è spenta in tutte le sue forme. A muoversi sulla sua superficie è rimasto soltanto un enorme treno rompighiaccio, una nuova arca nella quale sopravvivono alcune specie animali, tra le quali quella umana. Treno e umanità sono divisi in un gruppo che abita gli ultimi vagoni del convoglio -gente miserabile, sporca e senza luce, alla quale viene offerta ogni giorno una barra di materiale commestibile non meglio precisato-; nel mezzo stanno gli addetti ai servizi e all’ordine militare; in cima al convoglio le persone che conducono una vita piacevole quasi come se nulla fosse accaduto. Infine la locomotiva, la Sacra Locomotiva progettata, costruita e guidata da Wilford, l’unico che la abita.
Come si vede, si tratta di una variante della classica distopia -dalla Macchina del tempo di H.G. Wells (1895) in poi- che proietta nel futuro la condizione di ineguaglianza e di sfruttamento del passato e del presente. In tale situazione è ovvio che un giovane capo, consacrato dal vecchio saggio, prenda in mano il destino dei paria e guidi una rivolta che altrettanto inevitabilmente arriverà alla testa del convoglio dopo le prevedibili -e qui a profusione descritte con molta violenza- battaglie. Noia mortale, insomma. Non c’è quasi nulla che non possa essere previsto, compreso lo sfruttamento dei bambini. Si aggiunga che in un film di fantascienza può risultare improbabile l’impianto complessivo ma i particolari devono essere plausibili; qui invece l’inverosimiglianza di molti particolari risulta totale.
La formula ripetitiva, l’atmosfera claustrofobica, persino il conclusivo pistolotto didascalico nel quale viene spiegato tutto per filo e per segno -in modo che anche i più distratti capiscano che di metafora trattasi- non vengono temperati da una certa ironia che emerge qua e là -come a dire ‘guardate che è un gioco’- e dagli effetti speciali davvero spettacolari del treno in corsa tra i ghiacci del pianeta. Un film pretenzioso e superfluo.