Confidenza
di Daniele Luchetti
Italia, 2024
Con: Elio Germano (Pietro Vella), Federica Rosellini (Teresa Quadraro), Vittoria Puccini (Nadia Labaro), Pilar Fogliani (Emma Vella), Isabella Ferrari (Tilde)
Trailer del film
«Cu picca parrà, ma’ si pintì», chi ha parlato poco non ha avuto mai da pentirsene, recita un proverbio siciliano. Questo vale sempre. E vale soprattutto nei rapporti intimi. Più infatti essi sono tali meno la fiducia dell’altro deve essere intaccata. E per non rendere esitante tale fiducia, o addirittura cancellarla, il silenzio è una virtù principe. È questa un’affermazione di buon senso che, certo, contrasta con l’esaltazione della ‘sincerità’ che è uno dei caratteri del miserabile sentimentalismo contemporaneo.
Teresa sembra ignorare questa verità, tanto da proporre al suo ex professore – che l’ha stimolata a proseguire gli studi e che ora è il suo compagno – di confidarsi un segreto che nessuno conosce e a nessuno direbbero. Anche Pietro, il professore, sembra ignorare tale verità e cade in questa trappola confidando a Teresa qualcosa che spinge la ragazza a lasciarlo, a continuare di fatto ad amarlo ma a non stimarlo più. Sembra infatti si tratti di un segreto che confligge in modo evidente e profondo con la figura che Pietro si è costruito di insegnante aperto, empatico, teorizzatore e incarnazione di ciò che ha chiamato «pedagogia dell’affetto», formula e metodo con i quali aiuta davvero i suoi studenti e ottiene un certo successo ministeriale e mediatico.
Nel frattempo Teresa è diventata una studiosa di matematica conosciuta in tutto il mondo, incardinata al MIT di Boston. Dopo molti anni Emma, figlia di Pietro e giornalista, cerca di ottenere per il padre un riconoscimento da parte della Presidenza della Repubblica e per questo ha bisogno che un ex alunno famoso sia disposto a tenere una laudatio del professore. Emma ha la malaugurata idea di rivolgersi alla più celebre di questi ex alunni, a Teresa, la quale accetta.
In che cosa mai consisterà questo segreto la cui confidenza perseguita Pietro per tutta la vita, causandogli allucinazioni, angosce, impulsi suicidi, menzogne? Si pensa subito a qualche stupro attuato in nome della «pedagogia dell’affetto» ma sarebbe troppo banale. O forse non possiede neppure la laurea? Troppo burocratico. Ha ucciso i genitori (è infatti orfano di entrambi)? Troppo freudiano. Rubava sistematicamente le merendine ai compagni? Troppo realistico. Fatto sta che Teresa, per il resto del tutto disinibita e franca, dopo la comunicazione di questo segreto indicibile lascia appunto di colpo Pietro pur non smettendo di perseguitarlo, direttamente o indirettamente, con un ricatto perenne, anzi diventando il ricatto stesso. Un personaggio malato e amorale che però appena riceve la confidenza del suo ex professore sembra colpita da un attacco di moralite acuta. Per quanto riguarda Pietro, è un poveretto animato da buone intenzioni.
Un film inquietante soprattutto per il volto dell’attrice protagonista, non bello e capace di volgersi con immediatezza dal sorriso alla minaccia, ma un film anche furbo perché costruito sul nulla, su qualcosa che non viene mai esplicitato, su ciò che non viene detto, su ciò che non è mai accaduto. L’unico segnale sono dei limoni.