Skip to content


Marella Ferrera

Catania – Museo Biscari
Marella Ferrera. Oltre l’abito….il Pensiero
Sino al 30 settembre 2009

ferrera_biscari

Il Museo, la splendida sua sede, rivive attraverso l’itinerario di Marella Ferrera nella storia e nella materia della Sicilia. Terrecotte, lava, ceramiche, coralli, alberi essiccati di fico d’India intessono gli abiti e uniscono chi li indossa al mare e alla terra. Il percorso museale è duplice: da una parte è fatto di ante che si aprono come momenti dello spazio e del tempo, tappe di una storia materica dell’Isola; dall’altra è la traduzione di tale storia nel vestire. Una sperimentazione che va oltre gli abiti e anche per questo assai più suggestiva di una semplice documentazione sartoriale.

Terra matta

Scenario Pubblico – Catania

Dall’autobiografia di Vincenzo Rabito
Con Vincenzo Pirrotta, Amalia Contarini, Marcello Montalto, Alessandro Romano, Mario Spolidoro.
Musicisti: Salvatore Lupo, Giovanni Parrinello, Mario Spolidoro
Regia e impianto scenico di Vincenzo Pirrotta
Musiche di Luca Mauceri
Sino al 5 aprile 2009

terra_matta

Dopo una «maletratata e molto travagliata e molto desprezata» esistenza, Vincenzo Rabito scrisse una lunga autobiografia. Lo fece nonostante fosse quasi analfabeta, lo fece per raccontare l’infanzia da bracciante, la chiamata a «salvare la patria contro austriachi e germanisti» essendo nato nel 1899,  lo fece per narrare il sogno colonialista in Abissinia, le grandi adunate «fascistiche», il matrimonio che gli regalò tre figli maschi e una suocera terrificante -«la Cana»-, lo fece per dire la gioia ricevuta dal primogenito diventato finalmente «incenieri». Narrazione fatta di una lingua potente, terragna, stupefatta e profondamente sincera. Una pura invenzione nata dai giorni, dal sudore e dalla fantasia.

L’impresa di mettere in scena questo romanzo è riuscita a Vincenzo Pirrotta in modo quasi commovente. Pirrotta è Rabito, il suo urlo è quello della storia, la sua verità trasuda dal corpo e dalla voce. Come un cantastorie e più di un cantastorie, il regista dà forma ai quadri del tempo con l’aiuto di un gruppo di attori appassionato e versatile, con le musiche che danno risalto ai desideri, alla disperazione, all’euforia, al lutto e all’ironia del protagonista. Intensa la lunga parte dedicata alla Prima guerra mondiale, quando questo contadino attinge a un’ancestrale volontà di sopravvivenza per uscire vivo e integro dalla carneficina che «mi fece diventare macellaio» e alla cui conclusione canta, insieme agli altri reduci, «abbiamo vinto questa mincia, questa mincia abbiamo vinto». Tra il candore ctonio e il sarcasmo alla Grosz, emerge inesorabile la Terra matta, la Sicilia. Dove Vincenzo Rabito cercò, riuscendoci, di «tirare la vita».

Il pane e la scuola

Dalla Repubblica del 25 marzo leggo che «dopo un tam tam durato settimane, il ministero dell’Istruzione rende ufficiali i tagli agli organici del personale docente. (…) Più di metà degli oltre 37 mila posti che svaniranno dal prossimo settembre verranno tagliati nelle regioni meridionali. Il dato diventa imbarazzante nella scuola elementare, dove due cattedre su tre salteranno proprio al Sud. Da mesi i sindacati parlavano di accanimento verso la scuola nel Sud. (…) A pagarne le conseguenze saranno quindi le realtà del Paese dove le lezioni pomeridiane alle elementari sono una specie di miraggio. Gli addetti ai lavori sapevano già che le classi di scuola elementare a tempo pieno al Sud sono soltanto otto su 100 mentre al Nord sono il 36 per cento. Stornare dai tagli le classi a tempo normale sarebbe equivalso a penalizzare le regioni del Sud. Ed è proprio quello che è avvenuto».
Bene. Il Sud, insieme alla Lombardia, ha regalato ancora una volta il potere a S(upremo) B(ottegaio) e ai delinquenti che lo sostengono. Il Sud si merita dunque questo e altro. Spero che venga penalizzata in particolare la Sicilia delle migliaia di maestre, professori e loro familiari (e, naturalmente, dei milioni di genitori di alunni!) che hanno votato per Cuffaro, Lombardo, Firrarello e analoghi personaggi. Se non le tocchi il pane, questa gente non si sveglierà mai. E non è detto che lo faccia anche se glielo togli. Ma almeno si può sperare.

Hilde Margani-Escher. Omaggio a Federico II

Catania – Castello Ursino
Sino al 14 marzo 2009

margani_federico_ii

Quattro sale del prezioso e trascurato Castello sono dedicate a una mostra-installazione davvero particolare. Hilde Margani-Escher, infatti, incontra Federico II nel suo tempo arcaico, lontano, e ne ricrea la figura con le forme del presente, rendendolo nostro contemporaneo. L’impressione è analoga alla lettura straniante e insieme d’avanguardia che Pasolini ha operato sui racconti dei Greci.

leggi di più
Vai alla barra degli strumenti