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Una donna

Un castello in Italia
(Un château en Italie)
di Valeria Bruni Tedeschi
Francia, 2013
Con: Valeria Bruni Tedeschi (Louise), Filippo Timi (Ludovic), Marisa Borini (La madre), Louis Garrel (Nathan)
Trailer del film

 

Ricca ma costretta a vendere quadri e castelli. Sola ma cercata dagli uomini e molto amata dal fratello. Indifferente alle religioni ma fiduciosa nei miracoli. Adulta ma bambina. Con il desiderio di una maternità che non arriva. Una storia di famiglia nella quale la grazia di attrice e il talento narrativo di Valeria Bruni Tedeschi emergono attraverso le quattro stagioni dell’anno che scandiscono il cammino verso la morte del fratello Ludovic (un sempre intenso Filippo Timi); attraverso la passione e l’abbandono del giovane amante Nathan; attraverso la pazienza e la solidità della madre, interpretata da una sorprendente Marisa Borini che della regista è veramente genitrice.
Il film evita il rischio dell’intimismo, dell’autoassoluzione e del prendersi troppo sul serio. Sa coniugare in modo intelligente tragedia e ironia. La colonna sonora dell’infanzia di questa donna deve essere stata Viva la pappa col pomodoro, dal celebre Gian Burrasca televisivo, che ritorna più volte durante la narrazione e nei rasserenati titoli di coda.

 

Moralismo sentimentale

L’intrepido
di Gianni Amelio
Con: Antonio Albanese (Antonio Pane), Livia Rossi (Lucia), Gabriele Rendina (Ivo), Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli
Italia, 2013
Trailer del film

Antonio è un disoccupato che lavora. Fa, infatti, “il rimpiazzo”. Sostituisce qualcuno che per qualche ora o qualche giorno si allontana dal lavoro. È pagato poco e male -in pratica viene sfruttato dal finto amico che gli procura i rimpiazzi- ma lo fa per dare un senso alle proprie giornate. Di cognome si chiama Pane e, in effetti, è “buono come il pane”, sempre pronto a dare una mano a chi magari economicamente sta meglio di lui ma si trova con l’anima disperata. La moglie lo ha lasciato, il figlio suona il sassofono e qualche volta gli fa da padre, si innamora di una ragazza alla quale ha passato il compito durante un concorso. Ma andrà malissimo.
Un film intimista, senza nessuna epica. Un film monotono. Milano, dove tutto accade, appare come un luogo triste sino al lugubre, mentre invece è una città bellissima e vivace. Un pessimo film fatto di ondate sentimental-moralistiche davvero eccessive.

 

La duchessa

di Saul Dibb
(The duchess)
GB/Italia/Francia, 2008
Con Keira Knightley (Georgiana), Ralph Fiennes (William, Duca di Devonshire), Charlotte Rampling (Lady Spencer), Hayley Atwell (Bess Foster), Dominic Cooper (Charles Grey)

duchessa

Gran Bretagna, 1774. Il matrimonio combinato tra la giovanissima, bella e vitale Georgiana Spencer e il formalissimo e fedifrago Duca di Devonshire va ovviamente male. Soprattutto perché lei non riesce a dargli l’agognato erede maschio. Il Duca si prende anche la migliore amica di Georgiana. Finalmente arriva il maschietto e Georgiana pensa di poter tradire anche lei il marito con un suo innamorato amico di giovinezza. Ma non può. Le ragioni della politica e quelle sociali prevalgono sull’amore.

Uno degli errori di questo tipo di film consiste nel postulare che le emozioni e i sentimenti di altre epoche e contesti siano da giudicare coi criteri contemporanei, come se essi non avessero una storia e nel tempo non fossero vissuti in modo diverso. Il film è elegante nei costumi, accurato nella ricostruzione degli ambienti, ben recitato dalla protagonista e dall’ottimo Ralph Fiennes ma risulta completamente vuoto, nonostante le abbastanza evidenti ambizioni di scavo storico-psicologico e di denuncia della condizione femminile. Un polpettone, insomma…

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