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Il tunnel della Ministra

L’incredibile personaggio che “guida” scuola e università italiane si è prodotta in un’altra straordinaria prestazione. Sul sito del ministero da lei “diretto”, infatti, si legge la seguente surreale dichiarazione:

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Ufficio Stampa

Roma, 23 settembre 2011

Dichiarazione del ministro Mariastella Gelmini “La scoperta del Cern di Ginevra e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è un avvenimento scientifico di fondamentale importanza.”


Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna. Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.
Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.
Inoltre, oggi l’Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l’anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante”.
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Veniamo dunque a sapere che l’Italia ha costruito -senza che nessuno ne avesse avuto contezza- un tunnel di 730 chilometri dalla Svizzera all’Abruzzo. Su quest’opera stupefacente e sconosciuta segnalo il commento di Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze.

Aggiornamento (26.9.2011)
Arrivano drammatiche notizie dal tunnel_Gelmini (file audio) e, in ogni caso, come afferma Bersani:

 

 

Violenza

Ho ricevuto una mail da una giovane -e assolutamente pacifica- collega nella quale mi racconta di quanto le è accaduto lo scorso 7 dicembre a Milano: «Ho fatto in tempo, però, a esser sotto la carica della polizia alla prima della Scala. Per fortuna ho preso solo un pestone sulla gamba nella fuga. Ovviamente, non te lo sto nemmeno a dire, non avevamo armi caschi o altro e non c’era gente dei centri sociali quelli del teatro piccolo avevano le facce dipinte da pagliaccio e forse quello era il massimo dell’aggressività espressa! Non facevamo altro che gridare quando hanno cominciato a manganellare pesantemente».
Il 15 dicembre sulla ml del Didaweb, Luigi Ambrosi ha inserito una riflessione nella quale -tra l’altro- afferma che «qualcuno dibatte, si meraviglia, si scandalizza su quelle ore di guerriglia urbana a Roma. Viene in mente Contessa: “Voi gente per bene che pace cercate, la pace cercate per far quel che volete.”. Insomma, vorrebbero che tre milioni di giovani si consumino senza rabbia nella disoccupazione e nel precariato, con la certezza di non aver alcun futuro da programmare o costruire, economicamente non in grado per organizzarsi una vita autonoma, costretti a restare in casa dei genitori, rinviare ogni scelta di vita, di coppia, di figli, senza reddito, abbandonati alla disperazione? Vorrebbero che si faccia da spettatori tranquilli alla loro esibizione e spreco di ricchezza pubblica? Che si tolleri serenamente l’arroganza del loro comitato d’affari legato strettamente a industriali, banchieri, grande criminalità e proprie parentele? Gli studenti dovrebbero assistere in silenzio alla distruzione della scuola pubblica e di quanto ciò determina nella vita quotidiana?».
Ho risposto così:
«Condivido.
L’infamia di una ricchezza esibita senza pudore, di una compravendita di deputati che ha annichilito quanto rimaneva di decente nelle istituzioni repubblicane, di una complicità a tutti i livelli con il governo più inefficiente e criminale della storia d’Italia, spero non sarà sopportata a lungo. Temo, però, che il veleno televisivo con il quale gli italiani sono lobotomizzati da vent’anni abbia prodotto danni irreversibili all’apparato cerebrale della nazione. E che quanto avviene -le rivolte dell’Aquila, di Napoli, di Roma- siano semplici riflessi di un corpo senza più coscienza. Ma, naturalmente, non bisogna rassegnarsi mai. Mai arrendersi. Come diceva Jacob Burckhardt a proposito dei Greci: “pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà”».
Le provocazioni esplicitamente dittatoriali che un senatore del P(artito) d(ei) L(adri) sta formulando in questi giorni -in vista delle manifestazioni contro la distruzione della scuola e dell’università- dimostrano ancora una volta come la prima violenza, la violenza assoluta, sia quella del potere e dei suoi servi.

Gli schiavi di Sicilia

Commentando Una profezia politica, la collega e amica Alessandra Tigano ha accennato al modo balordo col quale una legge ha sanato le enormi illegalità dei concorsi a preside in Sicilia. Un articolo apparso sul Fatto quotidiano chiarisce bene quanto è accaduto. Ho conosciuto una delle persone diventate presidi in questo modo, un’autentica analfabeta che ha superato il concorso per merito di un potente uomo politico. Tra i commenti all’articolo del Fatto si può leggere quest’altra splendida notizia: «A Palermo circa 500 persone ex EE. LL. [Enti Locali] senza né titolo né competenze stanno per prendere i posti degli assistenti tecnici nei laboratori delle scuole superiori, buttando praticamente nella disperazione centinaia di assistenti tecnici precari che da più di dieci anni lavoravano nelle scuole con lodevole profitto. Una situazione del genere porterà nello sconforto l’istruzione a Palermo che perderà tanta gente competente e con esperienza. Per la cronaca la stragrande maggioranza del personale [che subentrerà] è prossima ai 60 anni, non sa nemmeno accendere un pc, non ha voglia di avvicinarsi alle nuove tecnologie […].
 Per sentenza di un giudice sono stati nominati tecnici e per ironia della sorte pur non avendo titoli potrebbero essere tecnici di qualunque area.
 In teoria dei supertecnici. 
Evviva l’Italia».
Una delle più grandi sciagure della Sicilia è l’autonomia di cui godono la regione e il suo parlamento. Un’autonomia che ha moltiplicato nell’Isola il clientelismo e il potere della mafia. La libertà è per gli uomini liberi e non per gli schiavi, quali i siciliani sono. Siciliani che, insieme a molti altri sudditi del meridione, mostrano a ogni occasione di costituire un’etnia subalterna e dunque di meritare la condizione di miseria culturale e civile nella quale pascolano. Un’ulteriore prova della loro natura di servi sta nel fatto che votano in grande maggioranza per il partito di s.b. e dunque per la Lega Nord. Che lo facciano le masse settentrionali è comprensibile, pur se grave, ma che dei siciliani votino per chi li ritiene inferiori dimostra che inferiori siamo.

Educarsi

La pedagogia, con le sue propaggini didatticiste, è uno dei finti saperi che riempiono la modernità. I Greci ne ignoravano l’esistenza e sapevano, invece, educare. Pensavano, infatti, che l’essenziale si impara da sé, dal riflesso che il fluire del mondo lascia nei nostri occhi e che nessun maestro -bravissimo o inetto che sia- ci può insegnare. Questo è l’evidente segreto del socratismo.

Merda e poesia

Un’amica, Amelia Caselli, mi ha segnalato l’articolo che copio qui sotto.
Ho ascoltato le tracce musicali sul sito indicato. Abominevole, davvero. Non rispettano più nulla questi automi televisivi, questi vip da quattro soldi. In un delirio di onnipotenza lacerano, smembrano, ricoprono delle loro note di merda alcune delle parole più fonde, più inquiete e più serene che siano state dette nella nostra lingua. La politica spettacolo e la Destra televisiva stanno riempiendo del proprio inevitabile fetore ogni luogo e ogni tempo. Che rubino pure i soldi ma ci lascino almeno la nostra bellezza.

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Distruggere la poesia

La scuola va distrutta in ogni ordine e grado, senza risparmio. Ne beneficeranno le scuole private che servono i ricchi del paese dove la forbice della diseguaglianza è tra le più alte al mondo, ne beneficeranno i preti, ma anche chi necessita di un popolo gregge. La Gelmini adempie diligentemente alle direttive. Con ogni mezzo possibile. Tra questi, un cd distribuito in 70mila copie presso le scuole medie di alcune regioni, per far parte del programma di studio. Musica e parole. 10 in poesia. L’abominio. Poesie di Foscolo, Leopardi, Ungaretti, Montale –tutte massacrate a colpi di becero pop. Fatte cantare ai divi della tv, da Amici a X Factor a Saranno famosi a Ok il prezzo è giusto. Tutti accomunati da un’assoluta inconsapevolezza di quel che stanno cantando. Tutti presi nel furore di distruggere il concetto stesso di poesia. Fingendo di “avvicinare i ragazzi alla poesia”, si eleva a metro dell’arte un simulacro di musica iperbarica, vuota, pura merce. Del resto a questo deve servire la scuola, a tirar su una generazione di consumatori senza alcuna capacità critica. Andate su www.orofinoproduzioni.com, e sentite Elisa Rossi da X Factor che trapassa a colpi di leziosità A Zacinto, ma anche il povero Mario Venuti che si è prestato a poppizzare Meriggiare pallido e assorto. Poi potete vomitare, se volete. Ma ritenetevi fortunati, allo stesso tempo. E già, perché l’ideatrice di questa immondizia è Loriana Lana, che non è solo la testimonial della candidatura del nostro Caro Leader S.B. al premio Nobel per la Pace, ma anche la paroliera dell’inverosimile canzone (estremo sintomo della cartoonizzazione dell’Occidente, per citare il mio amico Giulio Milani) Silvio forever (Silvio forever sarà silvio realtà silvio per sempre / Silvio fiducia ci dà silvio per noi futuro e presente / nobile e giusto tu ci piaci per questo sei il pensiero che ci guiderà). Pensate, poteva musicarci anche un Sandro Bondi, la signorina. Un’altra miracolata del basso impero. Ricompensata con 70mila copie per i suoi innominabili servigi.

Marco Rovelli, l’Unità, 8/5/2010

Scuola del crimine

Sul numero di maggio 2010 del mensile Nuova Secondaria leggo un breve articolo dedicato agli insegnanti francesi che a Vitry-sur-Seine hanno compiuto un vero e proprio “ammutinamento”, sospendendo i corsi a causa del clima di assoluta insicurezza personale in cui sono costretti a lavorare: «All’ombra di compassate pedagogie imperversano allievi alla soglia del crimine. (…) Passate in corridoio, e vi lanciano insulti e gesti di minaccia. State spiegando, spalancano la porta, succede tre volte, quattro volte al giorno, un ragazzo mette la testa dentro, parla con qualcuno, senza badarvi. Ormai molti di noi si chiudono dentro a chiave. Dobbiamo fare i poliziotti, perché nei corridoi si urla, ci si scontra, ci si batte, le porte delle aule vengono prese a calci» (pp. 16-17).
Nel pieno della pratica sessantottina, Pasolini scriveva che gli studenti «sono regrediti -sotto l’aspetto esteriore di una maggiore educazione scolastica e di una migliorata condizione di vita- a una rozzezza primitiva (…) lanciando ogni tanto urli gutturali e interiezioni tutte di carattere osceno. Non sanno sorridere o ridere. Sanno solo ghignare o sghignazzare» (Lettere luterane, Einaudi 1976, pp. 8-9).

Viziati e protetti in modo osceno dai loro genitori, blanditi dal mercato e dalla pubblicità, decerebrati da dosi massicce di televisione e videogiochi, coccolati a ogni lacrimuccia e giustificati a ogni aggressione da professori-amici e da professoresse-mamme, adulati da tecniche pedagogiche alle quali si può ben applicare l’ironia di Schopenhauer -«nessuna arte educativa pestalozziana può fare di un babbeo nato un uomo pensante» (Parerga e Paralipomena, Adelphi 1981, tomo I, p. 647)-, innumerevoli studenti rappresentano un settore della società fra i più violenti e conformisti, pervaso da una crudeltà gratuita e giocosa, da un’arroganza teppistica. A queste persone è sempre più difficile rivolgersi con parole che abbiano un qualche significato. I ragazzi vi sostituiscono il puro niente del significante, dell’urlo onomatopeico e idiota.

Troppi professori (dei pedagogisti non mette conto di parlare) hanno dimenticato le sagge riflessioni di Antonio Gramsci: «il ragazzo che si arrabatta con la storia e la matematica si affatica, certo, e bisogna cercare che egli debba fare la fatica indispensabile e non più, ma è anche certo che dovrà sempre faticare per imparare a costringere se stesso a privazioni e limitazioni di movimento fisico, cioè sottostare a un tirocinio psico-fisico. Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso. (…) La partecipazione di più larghe masse alla scuola media porta con sé la tendenza a rallentare la disciplina dello studio, a domandare “facilitazioni”». (Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, Einaudi 1949, pp. 116-117). Sta qui la vera radice della fine della scuola. Un’istituzione che regala diplomi e lauree a dei sostanziali analfabeti merita davvero di scomparire.

La scuola balcanizzata

La demolizione della scuola italiana sta per compiersi attraverso la balcanizzazione dei saperi, dell’istruzione, del reclutamento. Che si tratti del Disegno di Legge della Lega Nord-Paola Goisis o del Pdl-Valentina Aprea, il risultato sarà identico. E un’opinione pubblica ridotta alla condizione di zombie dal controllo totale che il potere esercita sulle  televisioni non si rende in alcun modo conto di quanto accade. Neppure i genitori, i docenti, gli studenti sembrano comprendere.

Mi piacerebbe sapere che cosa pensino di tale progetto quanti si dichiarano “di destra”, i quali in tutta la loro vita -e magari militando nel MSI- hanno sempre esaltato «l’unità della Patria tutta», della sua tradizione storica, del Risorgimento, della formazione di un cittadino che si riconosca come italiano dalle montagne bellunesi ai templi di Agrigento.
Mai vista un’Italia più ignorante, indifferente, cupa, razzista, spaventata, iperlocalistica, frivola e povera. Fatta a immagine e somiglianza dei suoi attuali padroni.

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