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Gnosticismo antico e Gnosi contemporanea

Martedì 20 e mercoledì 21 settembre 2022 dalle 16,00 alle 19,00 terrò due lezioni alla Scuola Superiore di Catania, dal titolo La morte e il male nello gnosticismo antico e nella gnosi contemporanea. 

Nella prima parte (giorno 20) cercherò di delineare un quadro storico-teoretico dello Gnosticismo antico attraverso l’analisi dei principali testi dei filosofi gnostici. Con l’aiuto di un libro di Peter Sloterdijk ci prepareremo alla seconda parte (giorno 21) che sarà dedicata ad alcuni gnostici contemporanei, da Giacomo Leopardi a Martin Heidegger.

Lo Gnosticismo e la Gnosi sono il fenomeno culturale ed esistenziale forse più complesso della storia europea. Le profondità teologiche, la radicalità teoretica, i meandri interiori, le tormentate e ramificate vicende storiche che lo caratterizzano non nascondono la sostanziale chiarezza filosofica che lo intesse. Si tratta infatti di una delle manifestazioni più ricche e plurali del tentativo umano di spiegare a se stesso la propria natura e di rispondere all’interrogativo insieme teologico ed esistenziale: unde malum?
Se la Gnosi ha sempre permeato la vicenda storica e teoretica dell’Europa, le ragioni sono numerose ma si possono sintetizzare in due elementi.
Il primo è il peso enorme di dolore che grava sulla vita di tutti e di ciascuno. La spiegazione che le dottrine gnostiche offrono di tale sofferenza è la più radicale poiché cosmo, animalità, soggettività umana e collettività politiche vengono accomunate come espressioni interne al divino e a una frattura in esso intervenuta.
La seconda ragione di sopravvivenza della Gnosi sta nel fatto che una consapevolezza così profonda della ferita in cui l’essere consiste non diventa disperazione, rassegnazione, religione, ma genera la certezza che il divino può sanare la propria lesione e che nel processo di ricomposizione della pienezza (Πλήρωμα) è necessaria la conoscenza, è necessaria una filosofia che diventa pratica esistenziale, illuministica.
La Gnosi non ha a che fare con l’etica, essa si pone al di là del bene e del male. La Gnosi è una metafisica del tempo redento.

«Di nuovo scuro nella mia modesta vita»

Un uomo è la sua lingua. Un uomo sono le sue parole. Le parole che trova in se stesso e nel mondo per raccontare a se stesso e al mondo il tempo che ha vissuto, il tempo che è stato. La lingua di Filippo Scuderi è un idioma plebeo, a volte sgrammaticato ma sempre intriso di uno stupore che si trasmette al lettore facendo di ogni pagina una scoperta della allegra e tragica insensatezza del vivere.
Lunedì 2 maggio 2022 alle 16,00 al Centro Studi di via Plebiscito a Catania parleremo di questa lingua e degli scacchi, gioco che per Scuderi trova una puntuale corrispondenza nelle relazioni umane. L’evento è organizzato dalla Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU).

Il giorno successivo alle 17,30 nell’Aula Minutoli della Scuola Superiore di Catania introdurrò un corso specialistico dedicato al tema del male e della morte. Il corso proseguirà mercoledì 4 maggio con le lezioni di Giulia Sfameni Gasparro, alle quali seguiranno quelle di Monica Centanni, Marcello Massenzio e mie.

Finitudine / Pienezza

Il 10.12.2019 tenni una lezione alla Scuola Superiore di Catania su Natura Cultura Ibridazione.
Lezione che venne registrata e si può seguire sul canale YouTube della Scuola.
Il video dura poco più di 2 ore (!), che sono comunque riempite anche da immagini, dall’intervento della Dott.ssa Selenia Anastasi -la quale ha affrontato alcuni aspetti del Transumanesimo e della sua complessità-, dalle domande delle persone presenti. La registrazione è leggermente (proprio leggermente) asincrona, un po’ alla Enrico Ghezzi 🙂

Il nucleo teoretico della lezione è -insieme all’ibridazione- il concetto e la realtà della finitudine, come essa si esprime anche in una celebre scena di Blade Runner, così commentata da Eugenio Mazzarella:
«Alla fine, mentre si spengono i circuiti, sogna d’essere quella fragile cosa tra le sue mani che è un uomo, e una colomba –quella nuda mortale vita che era già stato il sogno di ogni burattino animato, di ogni bugia di legno della vita; è un cyber che sogna di tornare, dopo averlo avanzato in ogni cosa, all’uomo da cui veniva». Il sogno si realizza proprio nel momento in cui sembra svanire. Roy Batty diventa umano nell’istante in cui accetta di morire lasciando che la vita prosegua in altri, dimostrando in tal modo di aver appreso l’essenziale, poiché davvero «il corpo e la sua morte restano i più grandi pensatori» (Eugenio Mazzarella, Vie d’uscita. L’identità umana come programma stazionario metafisico, il melangolo  2004, pp. 8 e 11).
Molti secoli prima di Ridley Scott e di Eugenio Mazzarella, un poeta cantava un’altra struttura ibridativa:
«Ha appena finito questa preghiera, che un pesante torpore le pervade le membra, il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima così veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza»
(Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 548-552; trad. di Piero Bernardini Marzolla).
Mentre si trasforma in alloro, Dafne remanet nitor unus in illa, conserva solo la lucentezza. L’ibridazione è anche la luce della materia che diviene.
Il corpo ibridato con le macchine che da esso stesso sono scaturite costituisce pertanto la vera identità del corpomente umano. Un’identità sempre cangiante e costantemente molteplice come cangiante e molteplice è il corpo. Accettare e accogliere tale molteplicità vuol dire:
-comprendere e vivere la nostra differenza dentro l’essere, coniugata alla nostra identità con l’intero naturale e artificiale del quale siamo soltanto una parte;
-vuol dire trasformare il labirinto in cui ci muoviamo nella ragnatela dei significati che il nostro corpo intesse e con i quali cattura la pienezza d’esserci, la gioia.

Ibridazione

Martedì 10.12.2019 alle 17,00 nell’aula Minutoli della Scuola Superiore di Catania svolgerò una lezione dal titolo Natura Cultura Ibridazione.
L’incontro fa parte di un ciclo dedicato al Post-Human Enhancement, organizzato dalla ‘Rete Italiana degli allievi delle Scuole e degli Istituti di studi superiori universitari’ (RIASISSU).
Le lezioni svolte in altre Scuole Superiori hanno affrontato il postumano da prospettive neurobiologiche, giuridiche, sociologiche. A Catania tenteremo di indicare le radici teoretiche di una tematica che è e sarà sempre più al centro del divenire collettivo e individuale.
Cercherò di argomentare l’unità di natura/cultura nell’Animal symbolicum che è Homo sapiens. Discuterò tre definizioni sociologiche e due teoretiche del concetto di cultura. Evidenzierò come l’antropologia sia in realtà sempre una antropobiologia: γνῶθι σεαυτόν indica la necessità di comprendere le strutture naturali dell’essere umano, con i suoi limiti biologici e con le sue possibilità di trasformazione. L’antroposfera esiste infatti soltanto perché coniugata alla zoosfera, alla tecnosfera e alla teosfera. Definirò poi i concetti di Natura, Tecnologia e Artificio, che confermano la struttura intrinsecamente protesica dell’umano. Distinguerò ulteriormente robot, androidi e cyborg. Anche a partire dai legami e dalle differenze tra postumano, iperumano e transumano proporrò alcune riflessioni sulla tecnica, il cybercorpo e le strutture ibridative. Concluderò ribadendo la finitudine come orizzonte di ogni oltre dell’umano.
L’immagine della locandina è un particolare dell’Apollo e Dafne di Bernini (1622-1625), che trasferisce nel marmo i versi di Ovidio: «Ha appena finito questa preghiera, che un pesante torpore le pervade le membra, il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima così veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza» (Metamorfosi, I, vv. 548-552; trad. di Piero Bernardini Marzolla). Mentre si trasforma in alloro, Dafne remanet nitor unus in illa, conserva solo la lucentezza. L’ibridazione è anche la luce della materia che diviene.

Sul sito della SSC si può leggere una sintetica scheda dedicata all’evento.

Baglieri su memoria e identità

Daria Baglieri, mia allieva del Dipartimento di Scienze Umanistiche e della Scuola Superiore di Catania, ha di recente pubblicato due interessanti testi dedicati al tema della memoria.

Il primo è uscito sul periodico dell’Enciclopedia Treccani Il Chiasmo e si intitola:
«Ti ricordo chi eri: i social network e la costruzione dell’identità» (18.6.2018)

Il secondo è una recensione al libro di Pio Colonnello (professore di Filosofia teoretica a Unical) Fenomenologia e patografia del ricordo, ed è stata pubblicata sul numero 94 (gennaio-giugno 2018) della rivista Segni e comprensione, alle pagine 221-223.

Daria scrive che «la memoria è un elemento essenziale per il processo di costruzione dell’identità personale. Questo dipende, da un lato, dalla capacità del soggetto di essere “narratore di sé a se stesso”; dall’altro, è la società in cui vive, in quanto “animale politico”, a presentargli un’immagine di sé più o meno coerente con il proprio racconto. In questa prospettiva si capisce come il ruolo dei social network e del tessuto sociale sia oggi in primo piano». E, nella recensione, sostiene che «la decisione, il taglio che spezza la circolarità e vince sul dolore, consiste insomma in un recupero della peculiare condizione di finitudine e temporalità del Dasein che, nell’esperienza quotidiana della “cura” autentica sovverte la linearità del tempo, si riappropria del vissuto e costruisce di volta in volta un nuovo, prima impensato, orizzonte» .
In entrambi i testi si fa riferimento al racconto di Borges Funes el memorioso (pubblicato in Finzioni), uno dei capisaldi della comprensione esistenziale dell’umano come tempo incarnato. Di esso Daria afferma anche e correttamente che 
«Funes ha perso la capacità di dimenticare le differenze. È da queste, infatti, che prende le mosse il ragionamento critico, dinamico, capace di astrarre e per questa via dare un significato alla realtà» (comunicazione personale).

Tempo e coscienza

Tempo e coscienza nelle analisi di Paul Ricoeur, Francisco Varela, Henri Bergson, William James, Eugène Minkovski, Russell Foster, Leon Kreitzman, Arnaldo Benini, Claudia Hammond, Thomas Mann, Martin Heidegger. Un percorso nel quale ho accennato anche ai fondamenti di una psicologia e una metafisica della luce.
E tutto questo in dialogo costante e partecipe con gli allievi della Scuola Superiore e con altri studenti dell’Università di Catania.
Pubblico dunque su Dropbox il file audio (ascoltabile e scaricabile) della seconda e ultima lezione sulla Coscienza  che ho svolto  il 4 maggio 2018.

[Prima lezione del 3 maggio 2018]

[Photo by Daniele Levis Pelusi on Unsplash]

Corpoflusso

Metto a disposizione su Dropbox il file audio (ascoltabile e scaricabile) della pr ima delle due lezioni sulla Coscienza  che ho svolto alla Scuola Superiore di Catania il 3 e 4 maggio 2018.

Il filo che abbiamo cercato di dipanare in queste conversazioni si può raccogliere affermando che se è vero che la mente è un’espressione delle attività neuronali del cervello, la conoscenza delle caratteristiche e delle proprietà dei singoli neuroni non è sufficiente a comprendere davvero che cosa la mente sia poiché l’intenzionalità, la coscienza, la volontà, il pensiero non sono il risultato della sola attività cerebrale ma implicano il suo agire in un mondo del quale anch’essa è parte. Nella coscienza è coinvolto l’intero organismo e non il cervello soltanto, anche se è quest’ultimo il luogo critico di raccolta e di sintesi delle sensazioni fisiche, dell’esserci corporeo da cui la coscienza viene generata.
La coscienza non sembra poter essere oggetto di un’indagine soltanto empirica perché il mentale costituisce una dimensione privata, temporale, intenzionale, introspettiva, mentre il cerebrale rappresenta una dimensione oggettiva, spaziale, fisica, esterna. Se vogliamo comprendere coscienza e tempo dobbiamo anche liberarci dalla sola percezione spaziale del mondo e di noi stessi per accedere, invece, a una intuizione del tempo capace di coglierne gli aspetti qualitativi e dinamici, del tutto interiori e irriducibili al movimento nello spazio.
Tempo, corpo e linguaggio sono strettamente legati nel preciso evento della memoria, che è sempre dinamica, trasformatrice di ricordi, manipolatrice di eventi, autrice di narrazioni, creatrice alla fine delle identità singole tramite una continua reinvenzione del passato. Per Platone tutta la conoscenza è di fatto memoria (Menone) poiché la miriade di eventi, impressioni, pensieri che costituisce un umano diventa comprensibile e unitaria nel racconto che la coscienza fa a se stessa del tempo vissuto, diventando in tal modo coscienza di sé e non soltanto del mondo.
La coscienza è anche il dinamismo ininterrotto del corpomondo, il continuo e complesso legame dei neuroni, delle sinapsi, delle cellule gliali con tutta la corporeità immersa nel passato, coinvolta nel presente, rivolta al futuro. La coscienza è dunque la percezione che il corpo ha di se stesso come flusso temporale, è la relazione tra il corpo e gli eventi.
Agostino, Bergson, William James e Husserl individuano nel tempo il fattore che dà continuità e coerenza ai diversi contenuti della mente attraverso la profonda unità di ritenzione, protenzione e presentificazione nella coscienza interiore del tempo. La coscienza consiste pertanto nella consapevolezza di essere parte di un flusso temporale che determina e spiega ogni aspetto della nostra vita, consapevolezza che neppure per un istante ci abbandona.
Se vogliamo comprendere la coscienza, è necessario rivolgere uno sguardo radicale –insieme neurologico e fenomenologico– alla corporeità e al suo essere una macchina temporale cosciente di sé. È il tempo, infatti, a costituire e a legare reciprocamente ogni ente e ogni pensato. Trama e ordito del reale sono tessute con il filo della temporalità. L’esistenza e la comprensione umane costituiscono dunque una cronosemantica. La struttura della coscienza è composta da ricordi semanticamente densi il cui fluire plasma il Sé nell’articolazione di passato, presente e futuro, configurazioni temporali che trovano la loro unitarietà nella corporeità vivente, ora.

[Seconda lezione del 4 maggio 2018]

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