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Herrschaft und Knechtschaft

Piccolo Teatro Grassi – Milano
Il servo
(The Servant, 1948)
di Robin Maugham
Traduzione di Lorenzo Pavolini
Con Lino Musella (Hugo Barret), Andrea Renzi (Tony Williams), Tony Laudadio (Richard), Federica Sandrini (Sally Grant), Maria Laila Fernandez (Vera / Mabel)
Regia di Andrea Renzi e Pierpaolo Sepe
Produzione Casa del Contemporaneo-Centro di Produzione \ Teatri Uniti \ Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale \ Napoli Teatro Festival Italia (NTFI)
Sino al 25 novembre 2018

L’avvocato Tony Williams rientra a Londra dopo alcuni anni trascorsi in Africa. Ritrova la sua fidanzata Sally e l’amico Richard, che gli ha nel frattempo procurato una casa e anche un domestico. Tony, infatti, è assai pigro ed è «maestro nell’arte di far fare agli altri ciò che non vuole fare lui». Barret è un servo impeccabile al quale Tony affida per intero la gestione della casa. Per intero significa che Barret offre a Tony non soltanto tutto ciò che costui chiede ma anche ciò che non enuncia e forse anche ciò che non sa di desiderare, compresa la donna, un particolare tipo di donna. La relazione con il servo diventa un legame di affetto, bisogno, complicità, dipendenza, abiezione. Diventa il dominio.
Se The Revenger’s Tragedy era crudo, The Servant è spietato nel far emergere, descrivere e mostrare le relazioni di sottomissione che gli umani intrattengono tra loro. I movimenti degli attori, le penombre della scena, l’eros che trasfigura il candore delle attrici, il ritmo di normalità pronto a trasformarsi in tensione e perversione, fanno di questo testo e della sua messa in scena una coinvolgente espressione della signoria.
E ne fanno la plastica esposizione di una celebre figura della Fenomenologia dello Spirito: «Der Herr aber, der den Knecht zwischen es und sich eingeschoben, schließt sich dadurch nur mit der Unselbständigkeit des Dinges zusammen und genießt es rein; die Seite der Selbständigkeit aber überläßt er dem Knechte, der es bearbeitet» (Hegel, Phänomenologie des Geistes [1807], Suhrkamp, Frankfurt am Main 1979, cap. IV A Selbständigkeit und Unselbständigkeit des Selbstbewußtseins; Herrschaft und Knechtschaft, p. 110), che provo a tradurre in un modo coerente con l’opera di Maugham: «Il Signore, che ha interposto il Servo tra sé e il proprio mondo, diventa se stesso soltanto dipendendo dalla cosa mentre semplicemente la gode; ma lascia al Servo, che la lavora/trasforma (bearbeitet) la dimensione autonoma della cosa».
Per quanto il servo elabori e trasformi il lato indipendente della vita, egli rimane servo anche mentre capovolge la relazione con il padrone. Perché al livello profondo della ψυχή, del corpomente, la lotta è senza fine. La vita è questa lotta.

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