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Sicurezza

Nei prossimi giorni parlerò in due occasioni dei rapporti tra Filosofia e Rete.

Giovedì 26.10.2017 dalle 15.45 alle 16.30 nell’Aula Magna del Disum terrò un dialogo con Alessandro Curioni dal titolo Prolegomeni a ogni futura sicurezza. L’incontro fa parte del IV Colloquio di ricerca del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania, dal titolo Presente e futuro della conoscenza.

Sabato 28.10.2017 alle 11.30 nell’Auditorium del Disum parteciperò al Linux Day 2017, con una relazione dal titolo Filosofia della (libera) sicurezza.

[Photo by Sergey Zolkin on Unsplash]

Nodi della Rete

Blackhat
di Michael Mann
USA, 2015
Con: Chris  Hemsworth (Nicholas Hathaway), Wei Tang (Chen Lien), Lee-Hom Wang (Chen Dawai), Viola Davis (Carol Barrett)
Trailer del film

blackhat-movieCorrono luci e dati sulle fibre, tra le connessioni elettroniche, dentro i processori. Miliardi di cifre, di 0 e di 1, che aprono porte logiche, leggono password, sovrascrivono codici. E che così facendo fanno esplodere centrali nucleari, decuplicano i valori di titoli in borsa, spengono e accendono le attività umane. Il film inizia facendo vedere tutto questo, ed è la sua scena più intensa. Poi comincia la caccia all’hacker da parte dei servizi cinesi e statunitensi -una volta tanto alleati-, che hanno bisogno dell’aiuto di un altro hacker, condannato a quindici anni per i suoi crimini telematici. Si viaggia tra i continenti e soprattutto si viaggia dentro la Rete. Si viaggia nei sentimenti e nella morte. Tutto nello stile veloce di un maestro del cinema d’azione come Michael Mann.
Rispetto ad altre sue opere, Blackhat è meno eroico, più cupo, più rassegnato alla distruzione. A partire da un film come questo -ma molto oltre un film come questo- è ormai chiaro che gli umani sono diventati nodi della Rete, la quale determina la vita collettiva in un modo tale che spegnendo la Rete questo vita si dissolverebbe. L’ibridazione tra gli umani e i loro cellulari -di cui è evidentissimo che non riescono più a fare a meno- mostra che siamo diventati nodi di un sistema che ci trascende e che sarebbe gravemente sciocco sottovalutare. La sindrome da connessione -quella per cui ci sentiamo molto a disagio se non riusciamo ad accedere al Web- è la prova che già sin d’ora non siamo noi a controllare la Rete ma è essa a controllare noi. Spegnere l’interruttore non è più possibile.

Internet killed the Video Star

Ringrazio gli amici ai quali avevo inviato nei giorni scorsi una mail sul tema dei referendum, che mi hanno risposto e che soprattutto sono andati a votare. Il risultato -davvero insperato- di questa consultazione ha tanti significati e implicazioni. Vorrei accennare a una soltanto di esse, che si può riassumere nella formula “nonostante la televisione”.
Nonostante le più potenti reti televisive italiane, infatti, abbiano agito sistematicamente a favore della  disinformazione e dell’omissione, 27 milioni di italiani hanno compreso il significato di questo voto e hanno scelto di partecipare a una decisione riguardante il loro presente, il loro futuro. Un simile risultato è dovuto in gran parte alla Rete, agli strumenti orizzontali e pervasivi di Internet. Si tratta di un evento davvero significativo. Di che cosa? Del lento ma probabilmente ormai iniziato declino della televisione come strumento monoteistico di informazione e di creazione della coscienza collettiva, a favore del politeismo della Rete. La quale -non bisogna farsi illusioni- nella sua dimensione collettiva e spontanea subisce anche un intenso rumore che copre i contenuti significativi e potenzialmente liberatori in una massa indistinta di messaggi, tutti velocissimi, planetari, uguali, una sorta di “notte in cui tutte le vacche-notizie sono vere”. Dietro i progetti di una democrazia digitale diretta, di una nuova agorà telematica, si possono nascondere pericoli anche gravi. Il cyberspazio può, infatti, facilmente diventare il luogo di nuove passività, di altri conformismi. E tuttavia la struttura molti a molti che caratterizza (almeno sinora) Internet è in gran parte capace di individuare e neutralizzare la manipolazione che si tenta anche al suo interno, cosa che la struttura uno a molti della televisione non può fare ma che anzi utilizza di continuo come strumento di omologazione.
Oltre al diritto all’acqua pubblica, all’allontanamento del rischio nucleare, al rispetto del principio costituzionale dell’eguaglianza davanti alla legge, con i risultati di oggi ha vinto la Rete, ha vinto il luogo che io e voi stiamo in questo momento vivendo.

 

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