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La sorgente delle donne

La sorgente dell’amore
(La source des femmes)
di Radu Mihaileanu
Con: Leïla Bekhti (Leila), Hafsia Herzi, Biyouna (Loubna/Esmeralda), Sabrina Ouazani (Rachida), Saleh Bakri (Sami), Hiam Abbass (Fatma), Mohamed Majd (Hussein), Biyouna (Vecchia Lupa)
Belgio, Italia, Francia, 2011
Trailer del film

Il titolo originale recita La sorgente delle donne / La sorgente delle mogli. Un titolo un po’ meno sdolcinato e un po’ più malizioso per una storia che narra di un episodio accaduto realmente in Turchia e che qui viene ambientato in un più generico Maghreb.
In un piccolo villaggio senza corrente elettrica e senza acquedotto sono le donne a recarsi ogni giorno a una fonte sulla collina per rifornirsi d’acqua. Gli uomini, invece, se ne stanno a chiacchierare e a bere. Quando una di queste donne, incinta, perde il bambino a causa di una caduta sul terreno accidentato, una sua amica decide di proporre alle altre lo sciopero dell’amore. Non andranno più a letto con i loro mariti sino a quando la questione non sarà risolta. La risposta dei loro uomini è dura, intransigente ma anche inconcludente. La vicenda va dunque avanti fra stratagemmi e violenze, intrecciandosi con alcune storie d’amore.
Dopo Train de vie la parabola di Mihaileanu appare declinante. Già Il concerto era po’ banalmente favolistico, anche se si rideva ancora molto. Qui il regista vira più sul drammatico ma mi sembra che non sia adatto a questa tonalità narrativa. Il risultato è un’opera politicamente corretta, con degli interessanti elementi antropologici su usi e costumi islamici ma anche noiosa, ipersentimentale e prevedibile.

Il concerto

di Radu Mihaileanu
(Le concert)
Francia, Italia, Romania, Belgio 2009
Con Tahar Aleksei Guskov (Andreï Filipov), Dmitri Nazarov (Sacha Grossman), Mélanie Laurent (Anne-Marie Jacquet), Miou-Miou (Guylène de La Rivière) Valeri Barinov (Ivan Gavrilov)
Trailer del film

Andreï Filipov osò opporsi a Brezhnev che voleva estromettere i musicisti ebrei dal Bolshoi e per questo venne ridotto da direttore d’orchestra a uomo delle pulizie. Mentre è intento al suo lavoro, arriva un fax da Parigi con l’invito a tenervi un concerto. Come invaso da un sogno, Andreï torna a riunire i vecchi compagni e con l’aiuto di una pittoresca folla di gitani arriva in Francia, dove -dopo molte traversie- riesce a suonare insieme alla violinista Anne-Marie Jacquet, celebre, giovane, bravissima e anche in qualche modo legata al Bolshoi. L’esecuzione del Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky suggella la potenza della musica e della fiaba.

Tonalità favolistica che Radu Mihaileanu aveva già utilizzato in Train de vie. Gli ebrei che in quel film erano in fuga dai Lager nazionalsocialisti sono ora stati umiliati da un altro totalitarismo burocratico e ottuso. All’ironia -che diventa anche autoironia verso il mondo ebraico- e all’umorismo, il regista aggiunge qui lo squarcio su una realtà storica troppo spesso nascosta, quella per la quale il comunismo sovietico fu anch’esso duramente antisemita in molte delle sue fasi.
Certo, a volte la favola è troppo favola ma in questo film si ride, si ascolta della buona musica e si riflette.

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