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Sulla struttura temporale del corpomente

Il secondo seminario dedicato a Filosofia e Psichiatria previsto per il 13 maggio, e differito per ragioni indipendenti dalla volontà degli organizzatori, si terrà lunedì 27 maggio 2024 alle 16.00 nell’Aula 2, Edificio 4 del Policlinico G. Rodolico dell’Università di Catania. Riporto qui sotto l’abstract dell’incontro, che ha come argomento La mente temporale.

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La coscienza consiste nella consapevolezza di essere parte di un flusso temporale che determina e spiega ogni aspetto della nostra vita, consapevolezza che neppure per un istante ci abbandona. Corpo, coscienza e tempo costituiscono dimensioni assai complesse e in reciproca, profonda relazione. Se vogliamo comprendere la coscienza, è necessario rivolgere uno sguardo radicale –insieme neurologico e fenomenologico– alla corporeità e al suo essere una macchina temporale cosciente di sé. È il tempo, infatti, a costituire e a legare reciprocamente ogni ente e ogni pensato. Trama e ordito del reale sono tessute col filo della temporalità. La mente è tempo incarnato, situato, cosciente di sé, intenzionale e pervaso di significati. La mente è la consapevolezza che il corpo ha di essere immerso nel tempo, di essere tempo.

Zeitleib

Il secondo seminario dedicato a Filosofia e Psichiatria, previsto per oggi pomeriggio, è differito alle 16.00 di lunedì 27 maggio 2024.

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Lunedì 13 maggio 2024 alle 15.30 nell’Aula Pero del Policlinico G. Rodolico dell’Università di Catania terrò il secondo seminario di un ciclo su Filosofia e Psichiatria organizzato dalla Scuola di Specializzazione in Psichiatria del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.
L’incontro ha come titolo La mente temporale.

La coscienza consiste nella consapevolezza di essere parte di un flusso temporale che determina e spiega ogni aspetto della nostra vita, consapevolezza che neppure per un istante ci abbandona. Corpo, coscienza e tempo costituiscono dimensioni assai complesse e in reciproca, profonda relazione. Se vogliamo comprendere la coscienza, è necessario rivolgere uno sguardo radicale –insieme neurologico e fenomenologico– alla corporeità e al suo essere una macchina temporale cosciente di sé. È il tempo, infatti, a costituire e a legare reciprocamente ogni ente e ogni pensato. Trama e ordito del reale sono tessute col filo della temporalità. La mente è tempo incarnato, situato, cosciente di sé, intenzionale e pervaso di significati. La mente è la consapevolezza che il corpo ha di essere immerso nel tempo, di essere tempo.

La mente e la sua storia

Lunedì 22 aprile 2024 alle 15.30 nell’Aula Pero del Policlinico G. Rodolico dell’Università di Catania terrò un seminario per la Scuola di Specializzazione in Psichiatria del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale. L’argomento sarà Una storia filosofica della mente e la partecipazione è aperta a chi fosse interessato.

La mente è un’invenzione recente.  Le sue scaturigini si possono trovare nel dualismo cartesiano e nei suoi sviluppi –pro o contra– nel XX secolo.  Prima di tale inizio, i termini πνεύμα, ψυχή, spiritus, anima, indicavano qualcosa di profondamente diverso rispetto al significato cartesiano e moderno di una res  contrapposta al corpo. Il pensiero greco arcaico, poi, ignora tale contrapposizione e concepisce il νοῦς  come l’insieme coordinato e plurale delle sensazioni, percezioni, emozioni, attività del σῶμα: un insieme distribuito nei diversi organi, il cui procedere unitario è appunto il corpo inteso non come materia inerte ma in quanto unità vivente e vissuta del pensare e dell’esserci.
La mente non è una cosa ma è un evento plurale, intersoggettivo, dinamico; è una relazione dentro la quale si crea una realtà nomade e complessa nella quale prevalgono di volta in volta determinate sensazioni, credenze, sentimenti, poiché la vita psichica è il cangiante risultato delle spinte, pulsioni, atteggiamenti e rappresentazioni più diverse. È su tale fondamento che propongo di definire la specie umana come un dispositivo semantico mobile sia nello spazio sia nel tempo.

Il corpo che siamo

Il sito L’albero filosofico ha pubblicato le registrazioni video del Convegno che il 26 gennaio 2018 si è svolto nel Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania, dedicato a Pensiero simbolico e disturbi della simbolizzazione: evoluzione e cura tra filosofia e psichiatria.
Vi avevo partecipato con una relazione il cui video (della durata di 40 minuti) è ora in Rete: Il corpo come materia e come simbolo.

 

 

Corpo

Il 26 gennaio 2018 parteciperò a un Convegno dal titolo Pensiero simbolico e disturbi della simbolizzazione: evoluzione e cura tra filosofia e psichiatria. L’evento si svolgerà a partire dalle 9,00 nell’Aula A1 del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania.
Il mio intervento è previsto alle 15,00 e ha per titolo Il corpo come materia e come simbolo.

Abstract della relazione
La corporeità umana è insieme Leib e Körper. È organismo complesso, fragile e tenace. È materia sottoposta alle leggi fisiche che intridono il tempo e lo spazio ed è la struttura dalla quale si generano tutti gli altri emblemi, concetti, forme che definiamo cultura.
Il corpo è quindi un dispositivo materico e simbolico, è la densità organica nella quale la materia del mondo si specchia, si conosce, incessantemente si trasforma. È anche per questo che vanno lasciate alla loro insufficienza sia le prospettive dualistiche che separano ciò che è costitutivamente uno sia le prospettive riduzionistiche che limitano la potenza della natura all’aspetto soltanto empirico.
La corporeità è invece corpomente unitario e plurale ed è corpotempo dispiegato nella storia filogenetica e ontogenetica, nel divenire collettivo della nostra specie e negli eventi e passioni individuali.
Il corpo è un plesso inseparabile di natura, cultura e tecnica, la cui indagine e comprensione corrisponde pienamente all’invito delfico a conoscere se stessi. Praticare la filosofia della mente significa e implica esercitare una filosofia del corpomente che non ci limitiamo ad avere ma che siamo.

«Nelle regioni oscure»

Tra le molte soddisfazioni che l’insegnamento regala, una delle più intime è vedere i propri allievi crescere, pensare, pubblicare. Katia Serena Cannata si è laureata con me in Filosofia  (Corso triennale) nel novembre del 2016 e ha ora pubblicato sul numero 3 della rivista In Circolo un saggio dal titolo La fragilità e la sofferenza umana. Una lettura antropofenomenologica del  disturbo depressivo  (pagine 125-134)
Riporto qui l’abstract, invitando a leggere l’intero testo.
«Depression seems to represent the dominant twenty-first century Zeitgeist. Beyond nosological classifications and strict diagnostic criteria, this paper describes and supports the collaboration between philosophy and psychiatry, focusing on depression and its features from a phenomenological perspective. Particularly outlining the approaches of Karl Jaspers, Ludwig Binswanger and Eugenio Borgna to these issues, the essay examines the principal aspects of phenomenological psychiatry, a fruitful alliance that – far from simple explanations of reductionist paradigms – rediscovers the singularity of each existence, analyses the temporal structures of mental illness and reveals the deep sense hidden inside a psychotic Lebenswelt, always respecting the significance and the richness of human being».

L’umano, la bestia

Split
di Manoj Nelliyattu Shyamalan
USA, 2017
Con: James McAvoy (Kevin e tutti gli altri), Anya Taylor-Joy (Casey), Betty Buckley (la dottoressa Fletcher), Haley Lu Richardson (Claire), Jessica Sula (Marcia), Brad William Henke (lo zio John)
Trailer del film

Lo sguardo intenso e inquietante di Casey è la prima immagine del film. Vi si intravvede l’orrore, anche se non sappiamo ancora perché. Subito dopo, Casey e due sue compagne di scuola vengono rapite da Kevin, tenute prigioniere in una casa-scantinato, preparate come ‘cibo sacro’ per ‘la bestia’. Quale bestia? Kevin non è solo. Nel suo corpo vivono altre persone: l’ossessivo-compulsivo Dennis, la gentile e gelida Patricia, lo stilista gay Barry, il bambino Hedwig e altri soggetti. La sua psichiatra ne ha contati ben 23. Il nome collettivo è Orda. Kevin è dunque affetto dal DID, Disturbo Dissociativo dell’Identità, ma pensa di poter tenere sotto controllo questa comunità. Kevin ha «portato alla luce» Dennis e alcune delle altre persone allo scopo di difendere la propria parte più fragile, colpita e ferita da quando aveva tre anni e la madre lo odiava. Il bisogno di difendersi, e di mostrare a se stesso e agli altri la propria forza, arriva a generare l’estremo, ciò che lo stesso Kevin definisce, appunto, ‘Bestia’. Delle tre ragazze, soltanto Casey appare ai suoi occhi -ed è- ‘pura’, perché ha conosciuto il dolore. E per Kevin soltanto il dolore crea grandezza nell’umano, lo giustifica. Un dispositivo etico, come si vede, di impronta cristiana.
Chi è dunque veramente la Bestia? Non certo gli altri animali che appaiono alla fine e che non toccano Casey. In fondo neppure Kevin o l’Orda sono la Bestia. È qualcuno di assai più vicino a Casey, di più ‘normale’. E soprattutto, al di là di Casey e di Kevin, bestia è l’umano privo di gentilezza; bestia è l’umano capace di infliggere sofferenza senza scopo; bestia è l’umano che brama danaro e potere come se da questo accumulo potesse derivarne per lui una qualche forma di garanzia dalla furia del dissolvimento; bestia è l’umano che disprezza l’amore che riceve e ne approfitta; bestia è l’umano che risponde con uno schiaffo al candore e alla tenerezza; bestia è l’umano che umilia per il piacere di umiliare; bestia è l’umano che si scatena in gruppo contro uno; bestia è l’umano le cui reazioni sono imprevedibili, che oggi ti sorride con le parole e domani con altre parole ti strazia; bestia è l’umano che gode delle sciagure altrui se gli portano qualche minimo vantaggio o anche se non gli portano niente; bestia è l’umano nel quale abitano le molteplici forme di ferocia di cui soltanto la nostra specie è capace; bestia è l’umano fatto a immagine e somiglianza del suo dio. La Bestia è l’Homo sapiens sapiens, l’Orda siamo noi.

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