Primo maggio Noexpo. Una cronaca.
Alle 14,00 in piazza XXIV maggio, accanto alla nuova Darsena di Milano, si raccolgono migliaia di persone. Un corteo colorato, vivace, duro contro le politiche del governo italiano e della finanza internazionale, deciso ad attraversare la città per far capire ai milanesi che l’Expo è una luccicante vetrina del malaffare, dello sfruttamento, del nulla spettacolare. Ma l’obiettivo non doveva essere raggiunto, non poteva essere raggiunto. E infatti all’incrocio tra via Carducci e corso Magenta l’aria diventa acre di lacrimogeni e vediamo colonne di fumo alzarsi da auto incendiate e da uffici bruciati. Alcuni momenti di panico ci inducono a retrocedere. Poi riprendiamo. Lungo le strade vetrine spaccate, non soltanto di banche e di negozi ma anche delle fermate dei bus, quelle utilizzate dalla gente che non ha l’automobile privata o che -come me- preferisce servirsi dei mezzi pubblici.
Intorno al corteo migliaia di poliziotti e altre forze, un vero e proprio esercito. Che però lascia fare. A chi lascia fare? Ai teppisti, certamente, a coloro per i quali che si tratti di noexpo o di una partita di calcio non fa differenza, ciò che conta è l’adrenalina della mazza. Ma non solo teppisti, anche infiltrati che hanno il preciso compito di impedire a cinquantamila persone di manifestare contro l’Expo e ciò che esso significa.
Dal G8 di Genova il messaggio diventa sempre più chiaro: scendere in piazza è possibile soltanto se le manifestazioni sono organizzate da partiti e sindacati che siano espressione del governo e del potere. Se a manifestare sono movimenti e realtà alternative al modello ultraliberista dominante deve essere chiaro che si rischia, e si rischia grosso. Meglio rimanere a casa, davanti al televisore, ad ascoltare le parole di Renzi o del fantoccio pro tempore, a sorbirsi la profonda ipocrisia e l’immensa stupidità di chi comanda.
Ma la responsabilità più grave non è quella del governo che tollera e che organizza la violenza, mostrando così di essere inefficiente e complice. La responsabilità più grave non è dei gruppi di teppisti che insieme ad automobili e negozi distruggono la protesta popolare. La responsabilità maggiore dello scempio che è l’Expo e dello scempio che è la sterile guerriglia urbana è dei milioni di italiani che continuano a non capire e a voler non capire, che continuano a credere a qualunque verità venga ammannita dalla neolingua delle varie Pravda in mano al governo e alle banche, che continuano a recarsi alle urne per votare a favore del Partito Democratico, di Forza Italia, dei loro satelliti.
La responsabilità più grave è del cittadino che si fa gli affari suoi; che non si interessa di politica se non lo stretto indispensabile per eleggere corrotti, ladri, traditori, criminali; che crede a tutto ciò che televisione e grande stampa gli propinano. E che stasera se la prenderà con i manifestanti noexpo e dunque anche con me. Come vedi, cittadino, la responsabilità è invece tua.