Quando il presidente di questa disgraziata repubblica (istituzione) era Francesco Cossiga, la Repubblica (giornale) lo attaccava (giustamente) tutti i giorni, a partire dal suo direttore-fondatore Eugenio Scalfari; e lo attaccava pure Giorgio Napolitano, chiedendone addirittura l’impeachment. Ora che il presidente è il suddetto Napolitano, la Repubblica e lui stesso rispondono con sdegno alle richieste di chiarimenti in merito ai fatti gravissimi che emergono dalle telefonate di Nicola Mancino. In pratica sembra che Napolitano stia facendo pressioni affinché venga insabbiata l’inchiesta sulle trattative tra il potere politico e il potere mafioso, il cui rifiuto costò la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Tutti coloro che sono dotati di un minimo di senno e di onestà capiscono bene che l’intromissione di un Presidente della Repubblica in inchieste di tale gravità è qualcosa di inaudito. Ma l’informazione italiana -oltre che, ovviamente, la politica- è priva sia di senno sia di onestà ed è invece tutta dedita a mistificare, sopire, troncare, falsificare, accusare, pur di difendere «il Totem sul Colle», «il nostro Caro Leader, nonché Conducator e Piccolo Padre».
Dietro il Napolitano presidente riemerge il Napolitano comunista. Ma non quello della lotta di classe e della giustizia bensì quello del culto della personalità. Quello stalinista e coreano insomma, quello che nel 1956 sostenne l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Armata Rossa. E la “libera stampa” italiana assume, giustamente, i toni della vecchia Pravda.
La copertina del numero oggi in edicola di Panorama raffigura il ministro Maroni con una coppola in testa e pronto a distruggere le cosche mafiose. Da settimane, ormai, i quotidiani il Giornale e Libero titolano a caratteri cubitali contro Fini e la sua famiglia. Il direttore del TG1 Minzolini appare di continuo in video per magnificare il governo e il suo presidente. Da quando Marina Berlusconi è entrata nel Consiglio di Amministrazione di Mediobanca Il Corriere della Sera è diventato anch’esso filoberlusconiano. Delle televisioni Mediaset è superfluo dire.
Nelle complesse società contemporanee -nell’infosfera in cui tutti siamo immersi- il potere non è del ministro ma del mezzo di comunicazione di massa che parla del ministro. Ecco perché l’Italia sarà sempre meno decente sino a quando -quando?- una semplice norma liberale impedirà a chiunque possieda giornali e televisioni di candidarsi al potere politico. In caso contrario, a vincere sarà lo stalinismo mediatico che oggi devasta l’Italia e che persino Famiglia cristiana è ormai costretta a denunciare. Un Paese sommerso dall’odio e dalla menzogna diffusi dai giornali e dai telegiornali in mano a Berlusconi. Questo siamo diventati.