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Habemus Moretti

Habemus Papam
di Nanni Moretti
Con: Michel Piccoli (il papa),  Jerzy Stuhr (il portavoce), Renato Scarpa (il cardinale Gregori), Franco Graziosi (il cardinale Bollati), Nanni Moretti (lo psichiatra), Margherita Buy (la psichiatra)
Italia-Francia, 2011
Trailer del film

Il collegio cardinalizio, il club più esclusivo del mondo, è composto da un centinaio di vegliardi che vivono il proprio momento di gloria a ogni morte di papa, quando questo gruppo di persone è chiamato a eleggere il nuovo pontefice. L’intero pianeta politico e mediatico si mobilita in tale occasione. L’antico rito delle schede bruciate dopo ogni tornata di voto -fumata nera, fumata bianca- si ripete e viene registrato dalle televisioni di tutto il mondo. Ma che cosa accade? Accade che allorché il cardinal Bollati annuncia l’Habemus Papam il neoeletto ancora non apparso ai fedeli comincia a urlare, fugge, si sente incapace di reggere tanto peso.

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Arcore o le 120 giornate di Sodoma

Non c’è nulla di politico se non nel significato radicale, nel senso della rivelazione di quale sia la natura più fonda del potere autoritario, che consiste -come Freud, Reich, Foucault hanno mostrato- in un complesso bisogno di possesso dei corpi. Quello che c’è di giudiziario è lampante (una sintesi si trova qui). Si tratta soprattutto di un caso clinico e antropologico. Clinico per il protagonista, che non è soltanto «un individuo dal losco passato e dal losco presente» (Barbara Spinelli) ma che è anche un soggetto evidentemente e gravemente malato, tecnicamente folle perché ormai del tutto fuori dalla realtà. Antropologico poiché una tale follia non potrebbe mantenere un individuo al potere se non ci fosse a sostenerlo il carattere di un intero popolo, una pletora di istituzioni, giornali, televisioni, chiese, gruppi e persone di varia natura e interessi. Un mondo, questo, che la visionarietà di Pasolini seppe descrivere nel più gelido e insostenibile dei suoi film. Certo, nulla è rimasto del tragico che intesse Salò. Degli escrementi è permaso soltanto il grottesco, ma esso è dilagato ovunque.

Violenza

Ho ricevuto una mail da una giovane -e assolutamente pacifica- collega nella quale mi racconta di quanto le è accaduto lo scorso 7 dicembre a Milano: «Ho fatto in tempo, però, a esser sotto la carica della polizia alla prima della Scala. Per fortuna ho preso solo un pestone sulla gamba nella fuga. Ovviamente, non te lo sto nemmeno a dire, non avevamo armi caschi o altro e non c’era gente dei centri sociali quelli del teatro piccolo avevano le facce dipinte da pagliaccio e forse quello era il massimo dell’aggressività espressa! Non facevamo altro che gridare quando hanno cominciato a manganellare pesantemente».
Il 15 dicembre sulla ml del Didaweb, Luigi Ambrosi ha inserito una riflessione nella quale -tra l’altro- afferma che «qualcuno dibatte, si meraviglia, si scandalizza su quelle ore di guerriglia urbana a Roma. Viene in mente Contessa: “Voi gente per bene che pace cercate, la pace cercate per far quel che volete.”. Insomma, vorrebbero che tre milioni di giovani si consumino senza rabbia nella disoccupazione e nel precariato, con la certezza di non aver alcun futuro da programmare o costruire, economicamente non in grado per organizzarsi una vita autonoma, costretti a restare in casa dei genitori, rinviare ogni scelta di vita, di coppia, di figli, senza reddito, abbandonati alla disperazione? Vorrebbero che si faccia da spettatori tranquilli alla loro esibizione e spreco di ricchezza pubblica? Che si tolleri serenamente l’arroganza del loro comitato d’affari legato strettamente a industriali, banchieri, grande criminalità e proprie parentele? Gli studenti dovrebbero assistere in silenzio alla distruzione della scuola pubblica e di quanto ciò determina nella vita quotidiana?».
Ho risposto così:
«Condivido.
L’infamia di una ricchezza esibita senza pudore, di una compravendita di deputati che ha annichilito quanto rimaneva di decente nelle istituzioni repubblicane, di una complicità a tutti i livelli con il governo più inefficiente e criminale della storia d’Italia, spero non sarà sopportata a lungo. Temo, però, che il veleno televisivo con il quale gli italiani sono lobotomizzati da vent’anni abbia prodotto danni irreversibili all’apparato cerebrale della nazione. E che quanto avviene -le rivolte dell’Aquila, di Napoli, di Roma- siano semplici riflessi di un corpo senza più coscienza. Ma, naturalmente, non bisogna rassegnarsi mai. Mai arrendersi. Come diceva Jacob Burckhardt a proposito dei Greci: “pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà”».
Le provocazioni esplicitamente dittatoriali che un senatore del P(artito) d(ei) L(adri) sta formulando in questi giorni -in vista delle manifestazioni contro la distruzione della scuola e dell’università- dimostrano ancora una volta come la prima violenza, la violenza assoluta, sia quella del potere e dei suoi servi.

Terrore e silenzio

È sempre la solita storia. Nulla il potere teme come la parola che «gli allòr ne sfronda ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue» (Foscolo, Dei sepolcri, vv. 157-158). Spinoza lo comprese perfettamente quando propose che «facta arguerentur, & dicta impune essent (fossero perseguibili soltanto le azioni, e le parole rimanessero impunite)» (Trattato teologico-politico, Prefazione). Non so chi sia Julian Assange, se dietro di lui ci sia qualcuno, quali siano gli scopi della sua azione. Ma sono certo che le accuse che gli Stati gli rivolgono -da quelle private a quelle politiche- sono finalizzate a colpire la libertà di sapere. Sapere chi davvero comanda nel mondo: le banche, la grande finanza di Wall Street, le industrie delle armi, i servizi segreti. Sapere che gli Stati democratici si reggono sulla medesima struttura criminale degli Stati non democratici. Sapere che mantenere i propri sudditi nell’ignoranza è ancora e sempre il vero scopo di chi comanda, poiché è la condizione che permette loro di continuare a comandare e di essere persino apprezzati.
Noam Chomsky, Barbara Spinelli, altri studiosi e giornalisti difendono l’azione di Wikileaks e di quanti cercano di informare sulle reali azioni degli Stati e non sulle parole vuote dei loro rappresentanti. Alcuni dei peggiori governi del mondo -tra essi Stati Uniti, Italia, Russia, Cina- cercano invece di mettere il silenziatore alla Rete, persino definendo “terrorista” Assange. I terroristi sono loro, loro è la guerra, loro il conformismo, loro la finanza che sta distruggendo l’economia e la società europee. Loro è il terrore quotidiano e silenzioso che ci domina.

[Invito a leggere la motivazione della proposta con la quale Il Fatto quotidiano chiede di firmare per la liberazione di Assange
Invito, inoltre, a leggere un interessante intervento apparso sul sito di Alfabeta2, paradossale solo in apparenza]

Complotti

Hanno ragione Frattini e il governo tutto: è in atto un complotto contro l’Italia. Ma non da ora. È un complotto innestato da quando un’ossessiva, totalitaria e permanente propaganda televisiva ha forgiato una mentalità e creato un potere spettacolare, autoritario e volgare, dentro e all’ombra del quale vengono compiute le azioni più abiette da parte delle associazioni criminali -mafie, camorre, massonerie, lobby di varia natura, movimenti secessionisti- contro il patrimonio naturalistico, artistico, antropologico, culturale dell’Italia. I protagonisti di questo distruttivo complotto stanno oggi al governo e il risultato delle loro azioni è miseria, provincialismo, corruzione, ignoranza, immondizia. Sventare questo complotto è ormai quasi impossibile ma è assolutamente necessario sapere che è in atto e chi ne sono i responsabili.

To pass away

«It’s getting hard to know what else Silvio Berlusconi, the Italian prime minister, has to do to get evicted from power. In most countries, just one of the dozens of scandals he has been involved in would be enough to finish him off politically. Each time a new scandal explodes, more sordid and incredible than the last, you think he can’t possibly ride this one out. He can’t possibly, you hopefully imagine, survive a court verdict that says he was bribing a lawyer to give false testimony or just shrug off the mountain of evidence that he regularly organises orgies with paid escorts at his private, and official, residences. And yet, there he is, still in power, still the leader of one of Europe’s most cultured and important countries. After all these years, it still beggars belief.
[…]
The only way to liberate Italian politics from his immense and deleterious influence would be either for him to pass away, or for the country to undergo a thorough, programmatic deBerlusconification, an attempt to return to reality after 20 years of his televisual brainwashing. The first, I’m afraid, is more likely than the second, but it still seems a very long way off».

(Tobias Jones, The Guardian, 16 novembre 2010. Invito a leggere l‘intero articolo, che mi è stato segnalato da Dario Sammartino)

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