Ragione artificiale e società cibernetica
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
anno IX, n. 15, giugno 2024 – «Intelligenza artificiale e aspettative umane»
pagine 319-322
Per quanto potente, raffinata e frutto di investimenti miliardari, l’Artificial Intelligence è soltanto un mezzo, un assai potente mezzo, volto non agli scopi per i quali viene di solito presentata, proposta, difesa. L’obiettivo di fondo è infatti uno dei più antichi che varie culture umane abbiano immaginato e a volte perseguito, di solito però con strumenti religiosi e non tecnologici. Tale scopo è il transumanesimo, il progressivo abbandono dei limiti somatici e temporali dell’animale umano (la sua finitudine) per attingere invece forme e comportamenti di controllo accurato e completo del mondo e, in prospettiva, per non morire più. Il transumanesimo è dunque molto diverso dal postumanismo, il quale al contrario ha come obiettivo di abbandonare la duplice pretesa vitruviana e prometeica della nostra specie. Vitruviana in quanto tende a consacrare la propria centralità umanistica nel cosmo. Prometetica poiché intende farlo con l’ausilio della dimensione tecnica che all’umano è connaturata. Il transumanesimo è invece la forma completa dell’iperumanismo, del tentativo di condurre a pienezza e potere l’unicità umana dentro il mondo.
Nel testo ho cercato di saggiare questa interpretazione delle Intelligenze Artificiali alla luce di uno sviluppo tecnologico molto preciso, silente e assai rischioso come la rete 5G, diffusa e mimetizzata nei più disparati ambienti, e delle tesi espresse da Stefano Isola nel suo A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale.