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Because the Night

di Patti Smith e Bruce Springsteen
(1978)

Uno dei capolavori della musica rock, intriso di forza e di malinconia, di poesia e di eros.
La voce di Patti Smith è perfetta.

Take my hand as the sun descends
they can’t touch you now,
can’t touch you now, can’t touch you now
because the night belongs to lovers …

[audio:Patti_Smith_Because.mp3]

Gli strumenti umani

di Vittorio Sereni
Con un saggio di Pier Vincenzo Mengaldo
Einaudi, 1980 (I ed. 1965)
Pagine 120

Di che cosa parla la poesia se non d’amore? Di questo primo, ultimo, inveterato errore tra gli umani? Del «credere che d’altro non vi fosse d’acquisto che d’amore» (p. 33) in questo mondo spento alla ventura, in questo mare nel quale «presto delusi dalla preda / gli squali che laggiù solcano il golfo / presto tra loro si faranno a brani» (17).
La vita è memoria di ferite che si intrecciano all’oceano di speranze vane eppur indispensabili al respiro che ogni giorno ricomincia, a quell’esistere che si immerge nel con-essere perché è così che la macchina funziona, perché l’essere nel mondo è questo, «i minimi atti, i poveri / strumenti umani avvinti alla catena / della necessità» (15). Nel barbaglìo di incontri, spazi, luoghi, così pronti a diventare il già stato mai stato della morte «…Pensare / cosa può essere –voi che fate / lamenti dal cuore delle città / sulle città senza cuore- / cosa può essere un uomo in un paese, / sotto il pennino dello scriba una pagina frusciante / e dopo / dentro una polvere di archivi / nulla nessuno in nessun luogo mai» (67). E invece gustare e percorrere «i corsi l’uno dopo l’altro desti / di Milano dentro tutto quel vento» (21).
Il nucleo delle poesie di Sereni pulsa tra la dimensione collettiva e lo scavo fondo nell’umana melanconia. Una volontà di dire il dolore che lascia però spesso irrompere la gioia nei suoi versi e li trasfigura. È vero, certo, che «conta più della speranza l’ira / e più dell’ira la chiarezza, / fila per noi proverbi di pazienza / dell’occhiuta pazienza di addentrarsi / a fondo, sempre più a fondo / sin quando il nodo spezzerà di squallore e rigurgito / un grido troppo tempo in noi represso / dal fondo di questi asettici inferni» (28). E tuttavia Gli strumenti umani si chiudono sulla permanenza immortale di ciò che ci fa vivere: il ricordo, l’esser stati, il tempo, l’aver amato. «I morti non è quel che di giorno / in giorno va sprecato, ma quelle / toppe d’inesistenza, calce o cenere / pronte a farsi movimento e luce. / Non / dubitare, -m’investe della sua forza il mare- parleranno» (86).

Kavafis

Constantinos Kavafis
SETTANTACINQUE POESIE
A cura di Nelo Risi e Margherita Dalmàti
Giulio Einaudi Editore, Torino 1992
Pagine 219

Centocinquantaquattro poesie scrisse Kavafis, all’intersezione tra il mito, la storia, le passioni. Là dove «la memoria del corpo» (Ritorna, pag. 69) si coniuga al «monotono giorno da un monotono identico giorno seguìto» (Monotonia, 79). «Miseri balocchi della sorte» (I cavalli di Achille, 21), gli umani di Kavafis sono intessuti di sensualità, di desiderio, di racconto, di storia, di tempo. E cosa sarebbe tutto questo senza la parola che lo celebra?

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Merda e poesia

Un’amica, Amelia Caselli, mi ha segnalato l’articolo che copio qui sotto.
Ho ascoltato le tracce musicali sul sito indicato. Abominevole, davvero. Non rispettano più nulla questi automi televisivi, questi vip da quattro soldi. In un delirio di onnipotenza lacerano, smembrano, ricoprono delle loro note di merda alcune delle parole più fonde, più inquiete e più serene che siano state dette nella nostra lingua. La politica spettacolo e la Destra televisiva stanno riempiendo del proprio inevitabile fetore ogni luogo e ogni tempo. Che rubino pure i soldi ma ci lascino almeno la nostra bellezza.

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Distruggere la poesia

La scuola va distrutta in ogni ordine e grado, senza risparmio. Ne beneficeranno le scuole private che servono i ricchi del paese dove la forbice della diseguaglianza è tra le più alte al mondo, ne beneficeranno i preti, ma anche chi necessita di un popolo gregge. La Gelmini adempie diligentemente alle direttive. Con ogni mezzo possibile. Tra questi, un cd distribuito in 70mila copie presso le scuole medie di alcune regioni, per far parte del programma di studio. Musica e parole. 10 in poesia. L’abominio. Poesie di Foscolo, Leopardi, Ungaretti, Montale –tutte massacrate a colpi di becero pop. Fatte cantare ai divi della tv, da Amici a X Factor a Saranno famosi a Ok il prezzo è giusto. Tutti accomunati da un’assoluta inconsapevolezza di quel che stanno cantando. Tutti presi nel furore di distruggere il concetto stesso di poesia. Fingendo di “avvicinare i ragazzi alla poesia”, si eleva a metro dell’arte un simulacro di musica iperbarica, vuota, pura merce. Del resto a questo deve servire la scuola, a tirar su una generazione di consumatori senza alcuna capacità critica. Andate su www.orofinoproduzioni.com, e sentite Elisa Rossi da X Factor che trapassa a colpi di leziosità A Zacinto, ma anche il povero Mario Venuti che si è prestato a poppizzare Meriggiare pallido e assorto. Poi potete vomitare, se volete. Ma ritenetevi fortunati, allo stesso tempo. E già, perché l’ideatrice di questa immondizia è Loriana Lana, che non è solo la testimonial della candidatura del nostro Caro Leader S.B. al premio Nobel per la Pace, ma anche la paroliera dell’inverosimile canzone (estremo sintomo della cartoonizzazione dell’Occidente, per citare il mio amico Giulio Milani) Silvio forever (Silvio forever sarà silvio realtà silvio per sempre / Silvio fiducia ci dà silvio per noi futuro e presente / nobile e giusto tu ci piaci per questo sei il pensiero che ci guiderà). Pensate, poteva musicarci anche un Sandro Bondi, la signorina. Un’altra miracolata del basso impero. Ricompensata con 70mila copie per i suoi innominabili servigi.

Marco Rovelli, l’Unità, 8/5/2010

Poesia che mi guardi

di Marina Spada
Con: Elena Ghiaurov, Carlo Bassetti, Enrica Chiurazzi, Marco Colombo Bolla
Italia, 2009
Trailer del film

La figura e i versi di Antonia Pozzi (1912-1938) rivissuti nella Milano contemporanea, tra le sue strade, a Chiaravalle (dove la poetessa morì), nel Liceo e nell’Ateneo da lei frequentati, con i filmati di famiglia, le foto, l’enigma, la disperazione, i sorrisi. Lo sguardo di Marina Spada su questa donna e su Milano è partecipe ma non acritico, è lieve ma non sentimentale, tenta di restituire la passione gettata e insieme la misura formale dei versi e della vita di Antonia.

Insieme al lungometraggio di Spada, la cineteca Oberdan ha proiettato Et mondana ordinare e Il cinema senza cinema. Nel primo vengono interpretati i lasciti testamentari di tre donne vissute a Bergamo fra Due e Trecento. Anexia lascia i propri beni a due uomini, Adeleita alle ragazze povere, la badessa Grazia al proprio convento. Recitazione dei testi, immagini degli affreschi, canti sacri e profani si alternano a restituire la volontà di salvarsi l’anima e di «mondana ordinare», affinché tutto sia e rimanga nell’ordine ciclico del cristianesimo medioevale. Il secondo breve filmato documenta l’attività della Scuola Cine Video Dreamers e in particolare il talento di un giovane suo componente nel recitare lunghe scene di celebri film, il “cinema senza cinema” appunto.

La carne degli angeli

di Alda Merini
con venti opere inedite di Mimmo Paladino
Frassinelli, Milano 2003
Pagine 128

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Se poesia è anche scorgere fra le pieghe dello spazio l’invisibile, gli angeli, «pulviscolo amoroso e traccia dell’amore divino» (pag. 54), sono «queste forme senza vesti e ornatissime, questi desideri chiari che hanno lingue di solo silenzio, questa pioggia di grazia che cade sulle nostre miserie» (53).

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Il mito capovolto. Il linciaggio mediatico di Pasolini

Catania – Monastero dei Benedettini
A cura di Roberto Chiesi
Sino al 28 maggio 2009

pasoliniconpistola_toccafondo

I libri di Pasolini, alcune sue fotografie, numerose riproduzioni di articoli di giornali, i disegni di Gianluigi Toccafondo che di quegli articoli distillano la violenza, un video. Questi i materiali e i documenti che compongono una mostra che ripercorre la vicenda di Pasolini con la varietà di mezzi espressivi che a Pasolini piaceva.

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