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Verità

Platone a Colmar
Una lettura gnostica de L’essenza della verità di Heidegger
in «InCircolo – Rivista di filosofia e culture»
Numero 4 – Dicembre 2017
Pagine 111-129

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Abstract
del saggio:

«The gnostic fundament of Martin Heidegger’s thought not only comes out of Geworfenheit which is treated in Sein und Zeit, but also out of all from the most important concepts of his philosophy: from the truth as ἀλήθεια to the ontological difference. One of the texts which better expresses such a root is the university course Heidegger dedicated to Plato in the winter semester 1931/32. Theaetetus and The Republic analysis, the ascent to the sun of knowledge consists of an ontological way from the darkness to the light. The paper attempts to pick up and argue the gnostic dimension spreading throughout this course, even if paying attention to the development of the Heidegger’s philosophy in its entirety. A peculiar figurative example of such a dimension is The Isenheim Altarpiece of Matthias Grünewald».

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Indice del saggio:

Premessa
1. Idea e Un-verborgenheit
2. Gnosi e ontologia
3. La Gnosi al di là del bene e del male
4. Gnosi, verità, tempo
Immagine
Bibliografia

Il Sole, i millenni

Egitto. La straordinaria scoperta del Faraone Amenofi II
Milano – Museo delle Culture
Sino al 7 gennaio 2018

Negli ultimi anni del XIX secolo l’egittologo francese Victor Loret scoprì nella Valle dei Re le tombe di alcuni faraoni, tra le quali quella -splendida- di Amenofi II (o Amenhotep II), morto intorno al 1400 a.e.v. Splendente perché ampia, sostenuta da colonne e fatta di pareti interamente decorate con le storie del mito, degli dèi, del Sole. La XVIII dinastia (1550-1295) rappresenta un ἀκμή della millenaria storia vissuta intorno al Nilo. Uno sfolgorìo che si esprime nel sorriso, nella serenità, nella distanza di statue che sembrano quelle di κοῦροι diventati adulti e sovrani.
Il re Amenofi e il dio Thot in forma di babbuino alzano insieme le braccia e adorano il Sole. È profonda in Egitto la continuità tra l’umano e l’animale. Insieme a quelle della nostra specie vi si trovano le mummie di altri animali, in particolare di coccodrilli, cani, scimmie, gatti. Gli dèi -che sono centinaia- vengono rappresentati con teste di uccelli, sciacalli, coccodrilli. L’animale è raffigurato nei magnifici gioielli -collane, bracciali, anelli- che adornano i corpi dei vivi e dei morti, che cantano nello spazio, che splendono il tempo. I corpi sono sacri, la loro cura è attenta e quotidiana -cosmetici, dentifrici, trucco- poiché la corporeità è simbolo e parte della luce, della sabbia, del fiume.
Porte di granito segnano il limes tra il vivere e il morire, il passaggio incerto e fondamentale del Dasein nel tempo, accompagnato e testimoniato da scarabei, divinità concubine, papiri. In mezzo a loro gli strumenti per scrivere, numerare, benedire.
La vicenda fondamentale è quella di Osiride smembrato, che viene ricomposto dalla sorella Iside e rinasce. Così come ogni giorno muore e ogni giorno rinasce Ra, la potenza del Sole. Mummie, sarcofagi, amuleti celebrano questo ritorno, raccontano la morte e la vita.
La sensazione che questa magnifica mostra trasmette è che l’Egitto stia al fondo della Grecità e quindi dell’Europa, di tutti noi. Se un vecchio sacerdote egizio potè rivolgersi a Solone dicendogli «ὦ Σόλων, Σόλων, Ἕλληνες ἀεὶ παῖδές ἐστε, γέρων δὲ Ἕλλην οὐκ ἔστιν» (Timeo, 22b), ‘Solone, Solone, voi Greci sempre giovani siete, un greco vecchio non c’è!’, è anche perché un egizio che sia giovane non c’è. La loro storia affonda nei millenni e non è ancora finita. A Tebe sono oggi in corso gli scavi dei templi che Amenofi eresse in quella città. Il loro nome in egizio è Tempio di milioni di anni.

Programmi dell’anno accademico 2017-2018

Nello splendido luogo che vedete qui sopra in una sua parte, l’ingresso all’Auditorium, insegnerò nell’a.a. 2017-2018 Filosofia teoretica, Filosofia della mente e Sociologia della cultura.
Pubblico  i programmi che svolgerò, inserendo i link al sito del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania per tutte le altre (importanti) informazioni.

Filosofia teoretica
La realtà come linguaggio e interpretazione

Aa. Vv. Filosofie del linguaggio. Storie, autori, concetti, Carocci 2016
(capp. 1, 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15)
Alberto Giovanni BiusoLa mente temporale. Corpo Mondo Artificio, Carocci 2009
(capp. 1 e 2, Una storia della mente – Il corpo dentro il mondo)
Martin Heidegger, Essere e tempo, Mondadori 2006
(§§ 31-34 e 68D)
Martin Heidegger, In cammino verso il linguaggio, Mursia 2014
(capp. I, III, IV, VI)
Alberto Giovanni Biuso, «La lingua come dimora/mondo»
e Dario Generali «Subalternità linguistica e disorientamento culturale del sistema formativo italiano nell’età dell’anglofonia globale»
in Aa. Vv., L’idioma di quel dolce di Calliope labbro, a cura di D. Generali e altri, Mimesis 2017.

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Filosofia della mente
Verità

Alberto Giovanni Biuso, Dispositivi semantici. Introduzione fenomenologica alla filosofia della menteVillaggio Maori Editore 2008
Martin Heidegger, L’essenza della verità. Sul mito della caverna e sul ‘Teeteto’ di Platone, Adelphi 2009
Martin Heidegger, Seminari, Adelphi 2003
Alberto Giovanni Biuso, Temporalità e Differenza, Olschki 2013

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Sociologia della cultura
Tarantismo e Dionisismo nelle culture mediterranee

Rocco De Biasi, Che cos’è la Sociologia della cultura, Carocci 2008
Ernesto De Martino, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Il Saggiatore 2015
Károly Kerényi, Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile, Adelphi 2010
(Premessa, Introduzione, Seconda parte)
Eugenio Bennato, Alla festa della Taranta e Ritmo di contrabbando da «Sponda Sud» (2007); L’anima persa, da «Taranta Collection» (2010)
Alberto Giovanni Biuso, «Dioniso e il suo mito», in Nuova Secondaria, XXIV/2, ottobre 2006
Si consiglia la lettura delle Baccanti di Euripide

Bergson

Henri Bergson
Storia della memoria e storia della metafisica
(Histoire des théories de la mémoire, 2001 – Lezioni al Collège de France del 1904)
A cura di Rocco Ronchi e Federico Leoni
Traduzione di Federico Leoni
Edizioni ETS, 2007
Pagine 149

Molteplice è per sua natura la metafisica perché molteplice è la realtà che essa cerca di descrivere. Metafisica  è stata ed è anche una rimozione dell’immanenza, del tempo, della durata, della differenza. Essa è stata ed è anche il perdente dualismo che a partire da Cartesio separa una struttura interiore e inestesa dalla materia oggettiva e corporea, separa il mondo delle certezze matematiche dall’inquieta mobilità della vita.
Ma questa è la metafisica cartesiana che sta al fondo della scienza moderna, non è l’intera metafisica.
Descartes ha infatti collocato nel mondo delle relazioni matematiche ciò che la metafisica greca poneva nel luogo della trascendenza. Tanto da produrre «una metafisica interamente nuova. Non c’è più bisogno di abbandonare il mondo delle cose sensibili per trovare il mondo della scienza, si può restare in quel mondo a condizione di considerare non più le cose, ma i rapporti, le relazioni. È questo il motivo per cui la scienza degli antichi trascende il mondo sensibile, assume il mondo sensibile solo in forma idealizzata, mentre la scienza moderna è immanente al mondo sensibile, ha per oggetto il mondo sensibile stesso» (p. 96).
La continuità e la coerenza tra l’interiorità che pensa e l’esteriorità che si muove nello spazio sono diventate un problema -di fatto insolubile se non con il ridurre l’una dimensione all’altra- soltanto a partire dalla ferita cartesiana all’intero. La quale produce molti effetti di finzione, come quelli che generano la pretesa di vedere la mente al lavoro. Le parole con le quali Bergson disvela questa finzione sono state e continuano a essere confermate dalle tecnologie di Brain imaging, la cui modalità di analisi e lettura delle attività cerebrali è in realtà soltanto indiretta e statistica. Era quindi vero un secolo fa ed è vero nel presente il fatto che «non abbiamo mai potuto vedere il cervello al lavoro, non abbiamo a tutt’oggi un’idea del meccanismo dell’azione cerebrale. Che il cervello sia al lavoro allorché noi abbiamo coscienza di un ricordo, è incontestabile; che il cervello giochi un qualche ruolo nell’operazione della memoria, è certo. […] Tutto questo è sicuro, ma di che natura è l’intervento del cervello che così viene indicato? In che cosa consiste? Che cosa accade, in altri termini, quando qualcuno di noi ricorda qualcosa? Non abbiamo fatto molti progressi, su questo punto, rispetto ai tempi di Descartes o di Aristotele. Non abbiamo alcuna idea, o abbiamo soltanto una vaga idea, di questo meccanismo cerebrale. Ci limitiamo, come sempre ci si è limitati, a formulare ipotesi» (105-106).

Paradossale, ma anche significativo di una perdita di coraggio della filosofia, è inoltre il fatto che gli scienziati sono in genere consapevoli delle modalità e dei limiti delle loro ricerche e delle metodologie sulle quali si fondano, gli scienziati «si rendono ben conto che si tratta di una prospettiva soltanto provvisoria», mentre un numero sempre troppo alto di filosofi «ritrovando il meccanicismo tradotto in termini scientifici, immaginano che si tratti di scienza pura e semplice, di dati tratti dall’osservazione, di dati empirici. In realtà non fanno che ritrovare, loro che sono dei metafisici, la metafisica stessa, rinviata ai loro occhi come attraverso uno specchio; uno specchio non sempre perfettamente fedele, uno specchio che talvolta deforma le teorie» (147). Anche questo accade oggi come accadeva nel 1904.

Le lezioni tenute da Bergson al Collège de France a inizio Novecento offrono dunque elementi metodologici e teoretici di grande rilevanza, come la consapevolezza che per tutti i Greci il σωμα è qualcosa di molto meno materiale e la ψυχή qualcosa di assai meno spirituale di quanto riteniamo noi oggi. Sta qui un elemento particolarmente originale e fecondo, capace di comprendere e mostrare che per Aristotele e Platone «la materia appare come il puro indeterminato, la pura negazione, ogni oggetto materiale è forma, forma cui si aggiunge qualcosa come una negazione, qualcosa che non comporta definizione, che si sottrae a qualsiasi definizione, che non ha alcun carattere logico o intellegibile; il che significa che ciò che vi è di essenziale negli oggetti, la loro essenza è qualcosa di immateriale. Ma a sua volta l’anima, dicevamo, è, in Aristotele, e negli antichi, qualcosa di meno puramente spirituale di quanto intendiamo noi moderni, dato che per loro l’anima è distinta dall’intelligenza, dato che per loro l’anima è entelechia del corpo organizzato, cioè formula delle funzioni del corpo, totalità delle funzioni che un corpo organizzato è in grado di compiere» (85).
Per i Greci il corpomente è appunto tale, non una struttura materica alla quale si aggiunge la coscienza a destarla -come fece Pigmalione con Galatea-, non un corpo e un’anima separati bensì un’unità articolata e complessa, costituita di materia protoplasmatica, consapevolezza che la materia ha di esserci, immersione di tale materia in un mondo fatto di relazioni, alterità, differenze.

I Greci, Nietzsche, Siddhārtha

Metto a disposizione su Dropbox la registrazione audio (ascoltabile e scaricabile sui propri dispositivi) della prima parte della lezione di Filosofia della mente del 29 marzo 2017.
I temi principali sono questi: i Greci come alieni, filosofia e politica, Nietzsche inventore dei Greci, Gautama Siddhārtha, la meraviglia.
Alla fine della lezione si accenna a un’espressione platonica della quale non ricordavo la fonte. L’affermazione è questa: «Voi Greci siete sempre giovani, un greco che sia vecchio non c’è!»,«Ἕλληνες ἀεὶ παῖδές ἐστε, γέρων δὲ Ἕλλην οὐκ ἔστιν». Il dialogo nel quale viene enunciata è il Timeo, 22b, 4. L’affermazione platonica è da me interpretata in un significato non del tutto letterale rispetto al contesto nel quale si trova, ma in un senso che credo sia comunque plausibile.
La durata della registrazione è di 58 minuti.

Platone

Platone, la filosofia
in Vita pensata n. 16/2017
pagine 7-10  (pdf)

«Platone è la tenacia della mente che mai si ferma nel domandare fino a che non pervenga alla chiarezza del concetto, all’apprensione più completa possibile degli enti, degli eventi e dei processi. Anche per questo Emerson riteneva che Platone fosse la filosofia e Whitehead aggiungeva che la storia del pensiero può essere considerata un lungo commento al filosofo greco.
Qual è il senso di queste iperboli? Platone è un dispositivo di conoscenza, un’autentica macchina concettuale che a ogni parola genera visioni, domande, prospettive. Platone è l’indagine che racchiude il gaudio e l’inquietudine, la vita stessa nelle sue potenzialità liete e mortali. La sobrietà e l’ebbrezza con cui questo filosofo costruisce i suoi dialoghi in un costante contrappunto teoretico sono l’espressione di una profonda unità fra vita e sapere. Anche Platone, come ogni pensatore greco, ha dominato l’impulso conoscitivo a favore della vita. Le sue opere coniugano ricerca razionale e indagine misterica: “Chi non sente il continuo tripudio che pervade ogni battuta e ogni replica in un dialogo platonico, il tripudio sulla nuova invenzione del pensiero razionale, che cosa comprende di Platone, che cosa dell’antica filosofia?”».

Lezioni 2017

Lunedì 13 marzo avranno inizio le lezioni dei tre corsi che svolgerò nel 2017 nel Dipartimento di Scienze umanistiche di Unict.
Riassumo qui i loro titoli e i testi che analizzeremo. Lo faccio per comodità degli studenti e per informazione di quanti vorranno assistervi. Una delle caratteristiche più belle e democratiche dell’Università italiana (altrove non funziona così) è infatti che tutti i cittadini possono partecipare alle lezioni, che l’accesso è gratuito, che non è necessario mostrare iscrizioni, tessere, autorizzazioni.
Chiunque vorrà parlare di filosofia e di altro sarà il benvenuto.

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FILOSOFIA TEORETICA
(Corso triennale di Filosofia – aule e orario delle lezioni)
TEORIA GENERALE DEL TEMPO COME IDENTITÀ E DIFFERENZA

Antonio Cimino, Ontologia, storia, temporalità. Heidegger, Platone e l’essenza della filosofia, Edizioni Ets 2005
Platone, Sofista (qualunque edizione con testo greco a fronte)
Martin Heidegger, Il ‘Sofista’ di Platone, Adelphi 2013, §§ 33-80
Alberto Giovanni Biuso, Aión. Teoria generale del tempo, Villaggio Maori Edizioni 2016

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SOCIOLOGIA DELLA CULTURA
(Corso triennale di Filosofia – aula e orario delle lezioni)
SOCIAL NETWORK E DOMINIO

Rocco De Biasi, Che cos’è la Sociologia della cultura, Carocci 2008
Guy Debord, Commentari alla società dello spettacolo, in La Società dello Spettacolo, Baldini & Castoldi 2013, pp. 185-248
Cristoph Türcke, La società eccitata. Filosofia della sensazione, Bollati Boringhieri 2012: Premessa e capitolo 1
Renato Curcio, L’Impero virtuale. Colonizzazione dell’immaginario e controllo sociale, Sensibili alle foglie 2015
Giuseppe Frazzetto, Epico Caotico. Videogiochi e altre mitologie tecnologiche, Premessa e 6 capitoli: Playing Class Hero; Altri pianeti, altre vite;  Gioco e mobilitazione della vita; Di macchine e animali; Selfie e altri punti di vista; Miti Wikipedia. Fausto Lupetti Editore 2015
Alberto Giovanni Biuso, «La società videocratica», in L’anarchismo oggi. Un pensiero necessario – Libertaria 2014

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FILOSOFIA DELLA MENTE
(Corso magistrale di Scienze filosofiche – aule e orario delle lezioni)
LA MENTE, IL CORPO E IL BELLO. MODELLI GRECI

Alberto Giovanni Biuso, La mente temporale. Corpo Mondo Artificio, Carocci 2009 (capp. 1 e 2, Una storia della mente – Il corpo dentro il mondo)
Anthony A. Long, La mente, l’anima, il corpo. Modelli greci, Einaudi 2016
Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Einaudi 2002 (Introduzione e capitoli I-VIII)
Friedrich W. Nietzsche, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, Adelphi
Alberto Giovanni Biuso, «Abbiamo l’arte per non naufragare nella verità». Sull’estetica dionisiaca di Nietzsche, in Koiné, Anno XIV – nn. 1-4, Gennaio/Dicembre 2007

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