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Sils-Maria

Si arriva partendo da Chiavenna, cittadina di confine che lo scrittore Pasquale D’Ascola -con il quale viaggio- mi fa gustare nei suoi segreti e nell’armonia. Con un bus ci inerpichiamo su per i tornanti che portano al passo del Maloja e poi all’Alta Engadina, da dove agli occhi si aprono montagne, ghiacciai e il lago di Silvaplana, sulle cui rive Nietzsche vide il senso del mondo, la sua tragedia, il riscatto.
Sils-Maria è un borgo che sembra costruito ieri, tanto è limpido. Pasquale mi fa notare che «questa pulizia, quest’ordine alleggeriscono la vita, le danno libertà. Non ti devi guardare da tutto, non devi stare sempre all’erta». Mi sembra un’osservazione vera, profonda. Questo tipo di ordine non è disciplina ma, appunto, una forma di libertà che permette di concentrare il cammino e la mente su altro, sull’essenziale.
La casa dove Nietzsche abitò in estate dal 1881 al 1888 appare come la si vede nelle fotografie e nel sito ma assai più luminosa, colpita com’è dal sole generoso di agosto. Entrando si viene accolti dal filosofo, dalle sue lettere, dalle molte fotografie, dalle edizioni delle sue opere, dalle testimonianze di chi ha visitato questa dimora -tra gli altri: Dürrenmatt, Hesse, Mann, Adorno, Rilke, Proust-, dai mobili del suo studio di Basilea, ora trasferiti qui, dalla sua camera da letto -un interno dolce, sereno e silenzioso, come sarà stato Nietzsche.
Uscendo da questa casa appare il profilo di una montagna. E con Pasquale abbiamo la sensazione di trovarci davvero di fronte a una Höhe, l’altezza dalla quale Nietzsche vide tutte le cose, a uno über, il tentativo di andare oltre la pena e l’assurdo della condizione umana, per diventare signori del tempo e di sé, almeno sin dove è possibile alle creature limitate che siamo. Limitate, appunto. Tra le montagne, in questa casa, si ha una sensazione di salvezza dalla hybris, dalla tracotanza che sempre ci tenta.
Accanto all’abitazione due diversi artisti hanno scolpito nel bronzo i due animali di Zarathustra, l’aquila e il serpente, che sembrano proteggere il luogo con la loro forza, con il loro segreto.
Nietzsche ha vissuto qui a lungo, sconosciuto all’Europa e ad altri filosofi. E tuttavia il 21 maggio del 1884 comunicava a Franz Overbeck il suo auspicio «che interi millenni pronuncino i loro giuramenti nel mio nome» (Epistolario, vol. IV, Adelphi 2004, p. 481). Una vita solitaria ha trasformato alla radice la filosofia europea, l’intera cultura, il nostro modo di intendere gli enti, gli eventi, i processi. La visita alla sua casa di Sils-Maria accresce la gratitudine verso quest’uomo. Un luogo bellissimo, prezioso, emozionante, un «wunderbaren Orts, dem meine Dankbarkeit das Geschenk eines unsterblichen Namens machen will», un ‘luogo splendido, al quale la mia gratitudine vuol far dono di una fama immortale’ (Ecce homo, capitolo dedicato a Crepuscolo degli idoli, § 3).

USA / ISIS


Ringrazio Pasquale D’Ascola per avermi segnalato un’analisi geostrategica che mi sembra del tutto plausibile. Si intitola Il chiarimento del caos. Perché gli USA usano l’ISIS per conquistare l’Eurasia. È stata pubblicata l’8.9.2014 su Informare per resistere. Lettere dalla Resistenza.
È un testo che sistematizza concetti e ipotesi che formulo anch’io da tempo. Qualche traccia -a proposito di Pasolini, della ‘sinistra’ istituzionale, del dominio statunitense sulla società dello spettacolo- l’avevo elaborata già nel 1998 in Contro il Sessantotto.
L’analisi inizia con un riferimento ai corsari dell’età moderna, incipit tanto esatto quanto illuminante.
Per il resto, basti ricordare -cosa che i media mainstream hanno di botto dimenticato (con qualche interessante eccezione)- che l’ISIS -lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante– cominciò ad apparire ufficialmente in Siria, nella guerra civile contro il regime di Assad organizzata e sostenuta degli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Queste potenze sono state quindi alleate dei terroristi tagliatori di teste.
A chi è scettico sulla possibilità che «la maggiore democrazia del mondo» si spinga a tanto, l’articolo ricorda che «il regista Oliver Stone e lo storico Peter Kuznick con molto acume hanno fatto notare che con Hiroshima e Nagasaki gli USA non solo volevano dimostrare al mondo di essere superpotenti, ma anche –cosa ancor più preoccupante- che non avrebbero avuto alcuno scrupolo nella difesa dei propri interessi: erano pronti a incenerire in massa uomini, donne e bambini». La totale spregiudicatezza degli Stati Uniti nella creazione e conservazione del loro potere mondiale non è una fantasia degli antiamericanisti ma una realtà storica documentata in molti modi dalla II Guerra mondiale in avanti. L’elenco allungherebbe inutilmente questa nota; per rendersene conto basta conoscere un poco di storia contemporanea.
Ma l’elemento più interessante è il reale obiettivo del terrorismo sostenuto in modo così ambiguo ma anche così convinto dagli Stati Uniti d’America: neutralizzare la Russia (tutta la vicenda Ucraina ha questo pericolosissimo scopo, assolutamente autolesionistico per l’Europa) e minacciare la Cina, il vero nemico futuro -economico e politico- degli States, quello che porterà a un conflitto totale, al compimento di ciò che l’autore chiama giustamente la «Terza Guerra Mondiale a Zone», iniziata l’11 settembre 2001 e da allora sempre più capillare, estesa, violenta, apparentemente oscura nella sue modalità anche finanziarie ma in realtà evidente nei suoi obiettivi. Non aver compreso tale dinamica geopolitica è stata ed è (anche questo viene ben chiarito nell’articolo) una delle principali cause del tramonto politico e culturale di ciò che dal 1848 è stato chiamato «sinistra».

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