Premio Mies van der Rohe 2013
Palazzo della Triennale – Milano
Sino all’1 settembre 2013
La Triennale di Milano è un luogo consacrato soprattutto al design e all’architettura. Una piccola ma coinvolgente mostra documenta i risultati del premio intitolato al grande architetto Mies van der Rohe. Vi compaiono le opere premiate a partire dal 1988, alcune delle quali rappresentano dei capisaldi dell’architettura contemporanea, come la magnifica Bibliothèque nationale de France progettata da Dominique Perrault (1996) e l’Oslo Opera House dello studio Snøhetta (2009; immagine qui sotto).
Quest’anno il riconoscimento è andato allo Batteríid architects, Henning Larsen Architects Studio Olafur Eliasson che ha ideato l’Harpa, vale a dire il Concert Hall & Conference Centre di Reykjavik. Si tratta in effetti di una costruzione (quella che si vede qui sopra) che appare piena di luce, di spazio, di modularità, nella quale una struttura geometrica ripetuta sembra trasformare in musica l’edificio. Musica alla cui esecuzione la struttura è appunto dedicata.
La Menzione speciale «per il migliore architetto emergente» è andata a María Langarita e a Víctor Navarro che a Madrid hanno dato vita alla Nave de Música Matadero, una sorta di città della musica (musica, ancora una volta).
Gli altri progetti finalisti sono il Municipio di Gand, interessante costruzione che ripete gli stilemi gotici della bella città belga e lo fa senza citare né imitare ma immergendosi nel pieno della sobrietà stilistica contemporanea; il Superlinken, un coloratissimo parco urbano di Copenaghen; il Metropol Parasol di Siviglia, che sembra un po’ imitare Calatrava e forse non si inserisce molto bene nel cuore della città andalusa; e infine una Casa per anziani ad Alcácer do Sal (Portogallo) che mi è sembrata mirabile per la purezza delle forme, la razionalità dell’impianto, la luce che assorbe e che restituisce.
Ho sempre pensato all’architettura come a una tecnica filosofica, capace di fare delle pietre, del legno, dei marmi, dell’acciaio un’espressione e un’incarnazione delle forme ideali platoniche, perché -come afferma Heidegger- abitare viene prima di costruire: «Il costruire, cioè, non è soltanto mezzo e via per l’abitare, il costruire è già in se stesso un abitare. […] Non è che noi abitiamo perché abbiamo costruito; ma costruiamo e abbiamo costruito perché abitiamo, cioè perché siamo in quanto siamo gli abitanti (die Wohnenden). […] La relazione di uomo e spazio non è null’altro che l’abitare pensato nella sua essenza. […] Solo se abbiamo la capacità di abitare, possiamo costruire» («Costruire abitare pensare», in Saggi e discorsi, Mursia 1976, pp. 96-108)