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Čechov in Anatolia

Il regno d’inverno
(Winter Sleep)
di Nuri Bilge Ceylan
Con: Haluk Bilginer (Aydin), Melisa Sozen (Necla), Ayberk Pekcan (Hidayet), Serhat Mustafa Kiliç (Hamdi), Nejat Isler (Ismail)
Turchia – Francia – Germania, 2014
Trailer del film

Regno_d'invernoAncora in Anatolia, dove un agiato ex attore gestisce l’albergo scavato nella roccia e cerca di scrivere una storia del teatro turco. Aydin possiede infatti gran parte delle case del villaggio ma lascia che a gestire le sue proprietà sia un amministratore. Lui vive con la giovane moglie, il cui affetto è ormai raggelato, e con la sorella divorziata, dalle parole taglienti e contraddittorie. Aydin è il padrone di questo piccolo regno, che somiglia molto a un feudo zarista. I dialoghi tra i personaggi hanno infatti la stessa tormentata introversione di Čechov -chiaramente ispiratore del film, assai più di Shakespeare, pur esplicitamente e in vari modi citato-, hanno la loro stessa pedante incomunicabilità. Un’Anatolia molto russa dunque, innevata, religiosa e disincantata. Dentro la quale si ragiona del bene e del male, dell’altruismo e dell’egoismo, dei sentimenti e della solitudine. La sotterranea violenza che intride il film disvela alla fine l’interesse implicito in ogni generosità e l’insensatezza della tracotanza che porta danno a sé e agli altri.
Un film rigoroso, dalla splendente fotografia, privo di illusioni, libero dalla speranza.

Alla ricerca

C’era una volta in Anatolia
(Bir zamanlar Anadolùda)
di Nuri Bilge Ceylan
Con: Yilmaz Erdogan (Commissario Naci), Taner Birsel (Procuratore Nussret), Muhammet Uzuner (Dottor Cemal), Firat Tanis (Sospettato Kenan)
Turchia, 2011
Trailer del film

 

Una strada sterrata fra le alture dell’Anatolia. Dal silenzio della notte emergono le luci di alcune auto. Dentro ci sono un commissario di polizia, un giudice, un medico, due sospettati e alcuni militari. Cercano il luogo nel quale è stato nascosto un cadavere. Gli assassini non ricordano, sono confusi, non trovano. Di collina in collina, si arriva a un piccolo villaggio dove si riposano. La ricerca riprende. Frammenti di motivazioni da parte del presunto colpevole accompagnano il ritrovamento della vittima. Nell’ospedale della città l’autopsia svela altri segreti, insieme al pianto sommesso e dignitoso della giovane vedova.

La notte accompagna la solitudine di questi uomini alla ricerca della propria vita, dei mali, della morte. Ciascuno ha un dolore, ciascuno ha un segreto. L’assassino è un colpevole tra i tanti, che ha assunto su di sé i peccati di altri, come il suo aspetto cristologico conferma. Primi piani assai intensi. Profili dentro onde di luce. Silenzi eloquenti dentro parole che non dicono niente. Metafore enunciate tra una curva e l’altra. Il momento della grazia è l’apparire durante la cena di una ragazza bellissima e silenziosa che offre da bere a questi uomini rassegnati, allo stesso modo in cui per il Narratore della Recherche l’apparire della figlia di Gilberte Swann e di Robert de Saint-Loup rappresenta una promessa di redenzione. Nel fuoco della lampada che fa splendere il volto della ragazza sembra infatti rilucere una speranza. Ma «le donne a volte sono molto crudeli».
La prima ora e mezza del film è girata tutta nella notte. Ombre e luci vengono esaltate da una fotografia magnifica e saggia. All’arrivo del giorno e della città l’enigma e l’incanto si stemperano un poco ma nulla tolgono alla bellezza profonda di un film interiore e insieme immerso nei luoghi e nell’andare. Alla ricerca.

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