Somewhere
di Sofia Coppola
USA, 2010
Con Stephen Dorff (Johnny Marco), Elle Fanning (Cleo Marco)
Trailer del film
Johnny è una stella del cinema. Ricchissimo, pigro ma diligente, vive in un residence di Los Angeles, passa la maggior parte del tempo a dormire, colleziona facili conquiste femminili, si fa guidare sul lavoro dalla sua agente, trascorre qualche giorno al mese con la figlia undicenne Cleo. Johnny come uomo non esiste. Non sa pronunciare una frase lunga più di dieci parole, non legge nulla, si diverte coi videogiochi, passa dalla California a Milano senza notare le differenze; gli alberghi, infatti, sono tutti uguali nella loro lussuosa solitudine. Quando l’ex moglie gli lascia la figlia per una decina di giorni, la vita sembra risvegliarsi. Tornato da solo, piange e dice a se stesso di «non essere niente».
Tutto il film (vincitore del Leone d’Oro 2010) è gettato sul corpo di Stephen Dorff, molto bravo a rendere questo nulla di malinconia e di finzione che è l’attore. L'(auto)critica dello star system hollywoodiano è tanto più dura quanto più è pacata. La costruzione della disperazione procede con la tranquilla inesorabilità di un piano inclinato. In una scena chiave, il volto di Johnny viene coperto dai truccatori con una maschera di gesso che lo lascia completamente solo dentro l’inconsistenza di un burattino. Non è facile vivere, ma forse è ancora più difficile non esistere. Anche quando si abitano dei non luoghi, si è sempre da qualche parte.