Recensione a:
Mysterium iniquitatis. Le encicliche dell’ultimo papa
di Sergio Quinzio
in Vita pensata
n. 30, maggio 2024
pagine 161-165
Per comprendere quale sia nel nostro tempo, e al di là di esso, lo statuto del sacro questo libro di Sergio Quinzio è indispensabile. In esso infatti l’autore rifiuta esplicitamente la primalità del sacro a favore invece della fede intesa come una ben precisa fede, quella biblica così come è stata costruita, proposta, imposta e infine ritirata dalla Chiesa romana.
Alla fine della sua lunga attività di esegeta biblico e di teologo, del tutto consapevole della «deludente vicenda bimillenaria del sempre più vago, timido, incerto, reticente annuncio cristiano nel mondo» e del suo sostanziale «fallimento», Quinzio immagina, seguendo una controversa profezia del monaco Malachia, che l’ultimo papa prenda il nome del primo, chiamandosi Pietro II e che questo papa di fronte alla «proliferazione di tanti cristianesimi dai contenuti sempre più vaghi e contraddittori» scriva due encicliche, la prima dedicata alla resurrezione dei morti, la seconda al Mysterium iniquitatis del quale parla Paolo di Tarso nella II Lettera ai Tessalonicesi.