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Bilbao / Donostia

La hispanidad di Bilbao è assai diversa da quella di altre terre della penisola iberica. Già all’arrivo, dal cielo, a dominare sono il verde, i boschi, le acque, la potenza dell’Atlantico. La città è fatta di architetture liberty e déco, sulle quali si innesta la ricerca contemporanea, che ha tra le sue più note testimonianze il ponte pedonale di Calatrava (Zubizuri, 2002) e i due grattacieli/cancelli (atea in basco) di Arata Isozaki (2008), posti sull’altra riva del Nervión e ai quali conduce il ponte (come si vede dalla foto qui sopra). Proseguendo lungo il fiume si arriva al cuore medioevale di Bilbao: le Siete Calles strette e parallele, le piazze quadrate e porticate, le scale ripide verso le colline, San Antòn, quattrocentesca chiesa tra le più belle che abbia visitato per il suo volume compatto, il caldo colore della pietra, la contaminazione di antico e contemporaneo nel grande retablo dietro l’altare. Nel Casco Vejo  [centro storico] ha sede anche la bella Biblioteca Comunale Bidebarrieta, aperta tutti i giorni sino a tarda ora e arricchita di una imponente sala per conferenze, nella quale tennero lezione Ortega y Gasset, Unamuno, Garcia Lorca. Questa Biblioteca sta in Spagna, non in Germania o nei Paesi scandinavi. E dunque, se si vuole, anche nei Paesi mediterranei le Biblioteche possono funzionare al servizio di tutti i cittadini.
Nella piazza dedicata a Unamuno si trovano il Museo Archeologico e il Museo Vasco. Il primo spiega e illustra la continuità delle azioni e delle attività umane dal Neolitico all’Edad Moderna. Steli di varia grandezza, con una ricchezza di simboli e forme costanti nel tempo: cerchi, spirali, linee verticali. Le figurazioni preistoriche testimoniano l’archetipo che Modigliani ha restituito con l’inquietante fascino della sua pittura. Si comprende anche come e in quali forme la cultura romana sia stata capace di giungere sino all’Atlantico.
Il Museo Vasco ha sede nel più antico convento dei Gesuiti di Bilbao. Documenta la fatica e le risorse di questa terra: la pesca, la metallurgia -dalla preistoria al Novecento-, l’allevamento, la transumanza, le sepolture, il Sacro, la Terra. Una grande riproduzione del territorio intorno a Bilbao, prima del suo passaggio dall’industria al terziario, permette di comprendere la struttura orografica e antropologica del Paese dei Baschi, testimoniata anche dagli abiti, dai manufatti, dalle abitazioni, dai volti squadrati -non belli ma fieri- di questo popolo.
Dei due grandi spazi espositivi della città -il Museo de Bellas Artes e il Guggenheim– ho già parlato nelle scorse settimane. Qui concludo ricordando i bei Boulevard che costituiscono il tessuto urbano dei quartieri centrali di Bilbao e che contribuiscono a rendere questo luogo una grande capitale.
A poco meno di 80 km da Bilbao si stende sul mare la Concha di Donostia/San Sebastián. La città è infatti tutta raccolta intorno a questa grande baia e spiaggia a forma di conchiglia che addomestica l’oceano e ne rende gentile il suono tra i due monti di Urgull e Igueldo. Bagni, alberghi, palazzi nobiliari e una tonalità da ‘bel mondo’ segnano la grande foce del Rio Urumea. Spazio, quanto spazio, nelle acque, nei viali, nelle piazze, nelle chiese raccolte e antiche, nelle colline che circondano questo luogo ma che non gli permettono di affrancarsi dalla patina di Vanity Fair che è simile in tutte le città turistiche rendendole spazi di una leggerezza senza morte e quindi finta. Una finzione che a Donostia si fa però particolarmente elegante, giovane, vivace.

Potremo mantenere l’identità del nostro Continente soltanto rispettando e, di più, amando tutto questo: amando le differenze dei molti popoli che sono la ricchezza dell’Europa, senza costringerli a uniformarsi ai canoni anonimi, globalisti e finanziari di un’Unione Europea che è la nemica della cultura europea.

Arroyo e il Cardinale

Eduardo Arroyo. Le retour des croisades
Bilbao – Museo de Bellas Artes
Sino al 9 aprile 2018

Il museo de Bellas Artes di Bilbao addensa la bellezza dai Greci al XXI secolo. Mostra la geometria dei fiamminghi, il dolore e le ingenuità dei cristiani, ben rappresentate dalle Lacrime di San Pietro di Murillo (1650). Con Los cambistas (, 1546) sintetizza in un quadro l’essenza del capitalismo finanziario.

C‘è anche un Martirio di Sant’Agata del 1578 e due El Greco: San Francisco e Anunciación. Un’intera sezione è dedicata ad Arcimboldo, accompagnato dalle architetture di Bernardo Bellotto. Intrigante è il percorso di Joaquin Sorolla (1863-1923) dal realismo popolare all’impressionismo e alla liberazione della forma.
L’espressionistico e disincantato Cardenal (1912) di Ignacio Zuloaga è forse quanto di più ‘spagnolo’ abbia visto a Bilbao. Sono presenti, giustamente, molti artisti baschi.
Tra le opere contemporanee, di grande interesse il Syntagma vegetales di José Àngel Lasa (2015) -capace di esprimere su una grande parete l’unione dell’Intero attraverso il contatto e il ritmo di rami d’arancio- e il Mirror (1971) di Francis Bacon, nel quale è aggrovigliata e liberata tutta la deforme potenza della forma che rende sommo questo artista.
Nella mostra temporanea dedicata allo sviluppo dell’incisione, della litografia, dell’acquaforte –Más allá del negro– Equipo Crònica rivisita l’Entierro del Greco, Bacon mostra il suo genio anche in una sola opera e ovunque dominano divertimento e colore.
Sino al 9 aprile 2018 si potrà visitare la mostra dedicata a Eduardo Arroyo. Le retour des Croisades, piena di ironia, cromatismi, critica politica, paradigmi e archetipi. Parodia però che diventa a volte sterile e banale. Mi sono, invece, sembrate riuscite e significative Don Juan Tenorio, la Lotta di Giacobbe con l’angelo, Il ratto di Europa, Balzac e le sue opere e El retrato de Dorian Gray.


L’opera più coinvolgente di Arroyo è Le retour des croisades (2017), una sintesi della Spagna contemporanea, che ha al centro la grande citazione del quadro di Zuloaga Víctima de la fiesta (1910) e lo circonda di colori, di terre, di simboli, di ribellione, di tenacia e di amarezza.

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