Skip to content


Pura forma che si fa poesia

Porto Poetic
Palazzo della Triennale – Milano
A cura di Roberto Cremascoli
Sino al 27 ottobre 2013

Un progettare e un disegnare di apparente semplicità, il cui risultato è pulitissimo, raffinato, geometrico. E funzionale. L’opera di Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura è infatti attenta alla specificità dei luoghi nei quali le architetture sorgono e della funzione che gli oggetti svolgono. Dalle chiese alle sedi universitarie, dalle terme alle biblioteche, dalle piscine agli stadi di calcio, dai musei alle stazioni della metropolitana, dai conventi ai palazzi privati, dai ristoranti alle biblioteche, dalle sedie agli armadi e agli arredi da bagno, le strutture e gli oggetti di questi architetti sono profondamente rispettose sia del singolo che ne deve fruire e le deve abitare/attraversare sia dell’ambiente storico e naturale dentro il quale prendono vita, spazio, respiro.
La Chiesa di Santa Maria a Marco de Canaveses possiede la mistica verticalità del gotico; le piscine e il lungomare di Leça da Palmeira sono suggestive nella loro continuità tra la sabbia, il mare, gli invasi, il cemento, le rocce; l’edificio Burgo di Oporto è un parallelepipedo perfetto e affascinante; il Convento das Bernardas di Tavira è uno spazio di meditazione nel quale l’acqua è sacra; lo stadio di Braga è unito alla roccia nella quale è immerso. Quando la progettazione si sposta in Corea e in Brasile, cambiano le dimensioni e le forme perché altri sono i luoghi e altra la loro sinuosa imponenza. La più giovane scuola architettonica portoghese, documentata anch’essa assai bene dalla mostra, segue e rinnova l’impronta dei due maestri.
Il Movimento Moderno in architettura richiede degli artisti e non dei tecnici. È questo il suo limite ed è questa la sua forza. Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura sono gli artisti che del Moderno hanno colto ed espresso il bisogno di nitore, la pura forma che si fa poesia.

 

 

 

Brasilia

Brasilia. Un’utopia realizzata 1960-2010
Milano – Palazzo della Triennale
A cura di Alessandro Balducci, Antonella Bruzzese, Remo Dorigati, Luigi Spinelli (DiAP Politecnico di Milano)
Sino al 23 gennaio 2011

Brasilia venne costruita in tre anni e inaugurata nel 1960 da Juscelino Kubitschek, il presidente che l’aveva voluta. Il Movimento Moderno e gran parte dell’architettura contemporanea videro in Brasilia la realizzazione dell’idea stessa di città. Lucio Costa progettò le abitazioni private e la dinamica urbana a partire da due elementi: le Supersquadras, parallelepipedi alti al massimo sei piani e sollevati su “pilotis”; la separazione del traffico pedonale da quello dei veicoli. Oscar Niemeyer disegnò i luoghi pubblici e istituzionali, trasformando il cemento armato nel dinamico segno del potere contemporaneo. I due architetti resero Brasilia ciò che è: una città parco, un abitare fatto di spazi aperti e di estrema regolarità geometrica.

Come tutte le città ideali, il progetto si scontrò subito con l’irriducibile varietà dell’umano e con i drammi sociali. E quindi intorno a Brasilia sono cresciute delle favelas smisurate, la più importante delle quali si chiama Ceilândia. A questo luogo è dedicato un video che mostra come la musica rap possa dare voce alla perenne insoddisfazione dei reietti. Si può sperare che, come è accaduto per le città ideali pensate e costruite durante il Rinascimento, la stratificazione storica possa esaltare la bellezza delle invenzioni architettoniche ed essere più forte dell’artificio da cui Brasilia è nata.

Vai alla barra degli strumenti