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Sul terrorismo statunitense

Lo scorso 10 agosto ho scritto che «l’Iraq era una società laica e multietnica. La stolta guerra degli USA e dei loro servi lo ha consegnato agli islamisti più fanatici».
Ieri mi sono trovato a leggere, tra le molte altre, queste parole:

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1) Innanzitutto occorre mettere in discussione, una volta per tutte, la leadership nordamericana. Gli USA non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente. Hanno portato morte, instabilità e povertà.
Hanno dichiarato guerra al terrorismo e il risultato che hanno ottenuto è stato il moltiplicarsi del fenomeno stesso. A Roma, nel 2003, manifestammo contro l’intervento militare italiano in Iraq. Uno degli slogan era “se uccidi un terrorista ne nascono altri 100”. Siamo stati profeti anche se non ci voleva un genio per capirlo. Pensare di fermare la guerra in atto in Iraq armando i curdi è una follia che non credo che una persona intelligente come il Ministro Mogherini possa davvero pensare. Evidentemente le pressioni che ha subito in queste settimane e il desiderio che ha di occupare la poltrona di Ministro degli esteri della Commissione europea, l’hanno spinta ad avallare le posizioni di Obama e degli USA ormai autoproclamatisi, in barba al diritto internazionale, poliziotti del mondo.Loro, proprio loro, che hanno sostenuto colpi di stato in tutto il pianeta, venduto armi a dozzine di dittatori, loro che hanno impoverito mezzo mondo, loro che, da soli, utilizzano oltre il 50% delle risorse mondiali.
Loro che hanno invaso Iraq e Afghanistan con il pretesto di distruggere le “cellule del terrore” ma che hanno soltanto progettato oleodotti, costruito a Baghdad la più grande ambasciata USA del mondo ed esportato, oltre alla loro democrazia, 25.000 contractors in Iraq, uomini e donne armati di 24ore che lavorano in tutti i campi, dalle armi al petrolio passando per la vendita di ambulanze. La guerra è davvero una meraviglia per le tasche di qualcuno.

2) L’Italia, ora che ne ha le possibilità, dovrebbe spingere affinché la UE promuova una conferenza di pace mondiale sul Medio Oriente alla quale partecipino i paesi dell’ALBA, della Lega araba, l’Iran, inserito stupidamente da Bush nell’asse del male e soprattutto la Russia un attore fondamentale che l’UE intende delegittimare andando contro i propri interessi per obbedire a Washington e sottoscrivere il TTIP il prima possibile. Essere alleati degli USA non significa essere sudditi, prima di applicare sanzioni economiche a Mosca, sanzioni che colpiscono più le imprese italiane che quelle russe, si dovrebbero pretendere le prove del coinvolgimento di Putin nell’abbattimento dell’aereo malese. Non dovrebbe bastare la parola di Washington, soprattuto alla luce delle menzogne dette sull’Iraq.
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È soltanto un brano dell’ampia analisi che Alessandro di Battista dedica alla situazione geopolitica contemporanea. Analisi che chiede ciò che ormai è improrogabile: uscire dal Novecento e dalle sue guerre, a partire da quella del 1914-1918.
Ho fatto proprio bene a votare, alle ultime elezioni politiche italiane, per queste persone.

[p.s. Ancora una volta il sistema implacabile dei media -della «Società dello spettacolo»- ha ridotto alla misura della propria inevitabile superficialità un intervento storico-politico lungo, articolato e complesso. Abbandonate le varie Pravde, cari amici, e cercate, là dove è possibile, di andare alle fonti dei fatti e delle parole].

[Photo by Chandler Cruttenden on Unsplash]

Il Parlamento di Napolitano e delle due Destre

Sì, sarebbe  meglio uscire da un Parlamento di corrotti, di mafiosi, di servi e di fascisti come questo.
Il Parlamento di Napolitano e delle due Destre rappresentate da Forza Italia e dal Partito Democratico, tra di loro perfettamente concordi.

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Il tempo è (quasi) scaduto. Abbiamo utilizzato tutti gli strumenti della democrazia. Abbiamo pensato di migliorare il Paese attraverso le leggi popolari di Parlamento Pulito, prima vera riforma della legge elettorale, era il 2007 (leggi mai discusse in due legislature nonostante 350.0000 firme raccolte), con referendum sulla libera informazione, era il 2008 (referendum mai presi in considerazione dalle altre forze politiche e le cui firme furono cassate da Carnevale il giudice ammazza-sentenze).
Ci siamo organizzati quindi in gruppo politico, il M5S, e siamo riusciti senza finanziamenti pubblici, con tutti i media contro, a diventare il primo soggetto politico nel febbraio del 2013.
Da allora nei confronti del M5S c’è stata una guerra senza quartiere mai vista prima in Italia per delegittimarlo, spaccarlo, da parte del Sistema. Pd e Pdl, Napolitano regista, si sono inventati le larghe intese per tagliarci fuori, come due gangster che si spartiscono il territorio pur di non mollare nulla.
Più di 160 cittadini incensurati sono entrati in Parlamento. Proposti dal basso da altri cittadini. Hanno lavorato duro per un anno e mezzo, fatto proposte di legge, emendamenti, interpellanze. Sono stati completamente ignorati, come se non ci fossero. Come se non rappresentassero milioni di elettori. Considerati come cani in chiesa. Ed ora assistiamo impotenti, grazie a partiti corrotti e complici, a un Presidente della Repubblica impresentabile e a un condannato in via definitiva, il cui partito è stato fondato con il concorso della mafia, allo scempio della democrazia.

Nessuna delle nostre istanze è presa in considerazione. Ci guardano con il sorriso sarcastico di chi ha il potere per diritto divino, di: “Io sono io e tu non sei un cazzo” e ci ignorano. Allora, che ci rimaniamo a fare in Parlamento? A farci prendere per il culo, a sostenere un simulacro di democrazia mentre questi fanno un colpo di Stato? Rimarremo ancora fino a quando sarà possibile cercare di impedire il colpo di Stato con l’eliminazione del Senato elettivo. Dopo, se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo. Meglio uscire e parlare con i cittadini nelle piazze di Roma e d’Italia, meglio fare agorà tutti i giorni tra la gente che reggere il moccolo ai traditori della democrazia e della Patria. Li lasceremo soli a rimestare le loro leggi e usciremo tra i cittadini. Aria fresca.

Beppe Grillo

La votazione per il Parlamento in piazza ha visto prevalere a larghissima maggioranza i sì. Leggendo i commenti di ieri va fatta però qualche precisazione. I parlamentari non si dimetteranno, ma, anzi, quando riterranno necessaria la loro presenza entreranno in aula per votare e per difendere le istituzioni. Contemporaneamente, ogni volta che sarà possibile incontreranno i cittadini in piazza, in molte piazze d’Italia, per spiegare cosa succede nel Palazzo e confrontarsi con loro. Qualcuno ha usato la parola “Aventino“, ma l’Aventino del M5S sono i cittadini, non l’isolamento su un colle. L’Aventino lo hanno già fatto i partiti che con i cittadini non hanno più nulla a che fare. Arrivederci in piazza!

Il potere e la violenza

Ora tutti si affannano a dare consigli, se non prescrizioni, al Movimento 5 Stelle. «Bisogna allearsi con questo e con quello e non con quell’altro»; «attenzione ai partiti di destra» o addirittura ai «nazisti». Sembra che una parte della società europea non possa vivere senza questo tragico fantasma che governò la Germania per dodici anni (1933-1945) ma che evidentemente nell’immaginario dei suoi sostenitori e dei suoi nemici rischia di diventare davvero «il Reich millenario» sognato da Adolf Hitler. Quando il passato non passa -qualunque sia il suo contenuto- vuol dire che ci si è spostati dal territorio della politica, che è luogo temporale per eccellenza, a quello del mito, per il quale invece nulla passa e tutto è sempre identico a se stesso.
Altri reclamano le ‘dimissioni’ di chi in realtà non ha cariche e che quindi al massimo può ‘ritirarsi a vita privata’ senza più occuparsi di quella pubblica, ma non può ‘dimettersi’ da alcunché. Come scrive Aldo Giannuli: «Dimettersi da cosa? Grillo non ha cariche formali nel M5s, non ne è il segretario. Per cui la richiesta di dimissioni può significare solo che deve smettere di parlare e magari chiudere il suo sito. Mi sembra una richiesta eccessiva, che non si può fare neanche al leader più sconfitto del sistema solare: ma, allora, fatte le dovute proporzioni, uno come Veltroni cosa avrebbe dovuto fare? Per non dire di Paolo Ferrero». Condivido l’opinione di Giannuli, in particolare quando scrive che «il M5s ha sbagliato soprattutto nel sottovalutare le resistenze ambientali e la reazione del sistema. Insomma: non penserete che le classi dominanti stiano ferme ad aspettare di essere rovesciate? Chiedetevi perché Ferrara festeggia a cocaina o il “Giornale” dedichi il titolo  di apertura ai grillini asfaltati, mentre non avrebbero nulla di cui gioire per i propri risultati elettorali. È evidente che battere il M5s era l’obbiettivo di tutti, prima ancora che superarsi fra di loro. Il potere non permette di essere sfidato senza reagire».
Credo tuttavia che bisogna aggiungere anche altro, bisogna dire l’essenziale. Il Movimento 5 Stelle è un movimento -e non un partito-rivoluzionario, è un movimento eversivo dell’ordine attuale, che è l’ordine della mafia finanziaria alleata con la mafia di Cosa Nostra. Un ordine che le attuali istituzioni italiane ed europee garantiscono in pieno. Per intenderlo, basti pensare a come hanno agito negli ultimi anni le supreme cariche della Repubblica italiana in merito alle inchieste sui rapporti stato-mafia, in merito a governi costruiti negando totalmente i risultati elettorali, in merito alla grave assenza di garanzie per l’unica opposizione presente in parlamento.
Riflesso istituzionale, tutto questo, di una corruzione smisurata e capillare, che sta divorando il presente e il futuro del corpo sociale e delle nuove generazioni. La tragedia politica è che, come sempre, tutto questo avviene con l’attivo consenso di buona parte delle vittime. La tragedia culturale è che tutto questo in Italia avviene per il tramite fondamentale dell’informazione asservita al potere in un modo meno rozzo ma altrettanto efficace dell’informazione nordcoreana asservita al Caro Leader.
Ho votato e continuo a sostenere il Movimento 5 Stelle perché si oppone in maniera frontale e decisa a tutto questo, perché ha un progetto sociale e politico completamente opposto all’esistente ultraliberista e ai suoi effetti devastanti sull’ambiente geologico e antropico. Se tale Movimento dovesse adattarsi alle logiche di scambio e di compromesso con i distruttori della vita collettiva -in particolare con i vincenti del Partito Democratico Cristiano e i suoi satelliti ‘a destra e a sinistra’- tornerei al mio astensionismo libertario, sperando che il Movimento anarchico possa ricordarsi di quanto è detto nel capitolo XXIV del Capitale, vale a dire che la violenza -quando è azione collettiva e oggettiva- è la levatrice della storia, poiché in determinate condizioni è l’unica difesa dalla violenza sistematica del potere. Ricordarsi di ciò che sapevano, tra molti altri, Bakunin, Sorel, Che Guevara e che sanno oggi i movimenti NoTav e NoMuos, i quali rimangono comunque non violenti e quindi subiscono tutte le manganellate -fisiche e metaforiche- dello Stato italiano e dei suoi governi.
Opporre la pace a chi ti massacra -nel corpo e nel futuro- non è richiesto neppure dai codici giuridici borghesi, i quali prevedono il diritto alla legittima difesa. Il Movimento 5 Stelle è per me questa legittima difesa.

 

Il vincitore

Due parole di commento ai risultati delle elezioni europee 2014.
Sono assolutamente contento del mio voto, che come hanno già mostrato questi risultati -e sempre più mostrerà il futuro- è l’unico voto di opposizione alle dinamiche di corruzione e di distruzione messe ogni giorno in atto dalle strutture partitiche, finanziarie e mediatiche.
Si conferma che chi possiede il controllo delle televisioni -chi insomma sta più tempo in tv e diventa oggetto positivo e ossessivo dei telegiornali- controlla l’intera società. Questa regola vale per Renzi come è valsa per Berlusconi e come varrebbe per chiunque. Da quanto mi dicono e da quello che posso intuire, la presenza di Matteo Renzi in video somiglia a quella del Caro Leader nella Corea del Nord.
Il Movimento 5 Stelle ha commesso errori di comunicazione anche gravi. È un Movimento che non è composto da politici ‘professionisti’, e si vede. Dicono sempre «sì, sì», «no, no», chiamano le cose con i loro nomi o con metafore che sono state facilmente distorte e strumentalizzate da un sistema mediatico attentissimo a propagandare tutto ciò che può nuocere al Movimento. Tenuto conto di tali fattori, che 5.807.362 persone (il 21,15 % degli elettori) abbiano votato per il M5S a me appare ancora straordinario.
Mi dispiace non tanto per me o per i miei coetanei quanto per il mio nipotino (di tre anni) e per i miei studenti. Affidarsi ancora mani e piedi all’ultraliberismo del Partito Democratico, al suo massacro sociale e alla sua corruzione amministrativa significa privare di qualunque futuro le nuove generazioni. Quando molti genitori lo capiranno sarà tardi, a meno che -naturalmente- tali famiglie appartengano alle varie categorie di ‘clienti’ del sistema politico.
Berlusconi è finalmente tranquillo. Il partito di Renzi, come già quello di D’Alema o Violante, costituisce la miglior garanzia per la prosperità delle sue aziende e per il mantenimento della sua influenza (Il PD lo ha chiamato a riscrivere insieme la Costituzione della Repubblica). Ciò che non perdono agli elettori del Partito Democratico è non aver capito questo, a meno che lo abbiano capito troppo bene e abbiano votato PD sapendo che continuerà a ‘collaborare’ con il mafioso evasore.
Sono contento del risultato del partito di Tsipras in Grecia: un chiaro no alle politiche della Troika finanziaria, un no alla svendita della società e dell’economia elleniche alle banche. Ciò che troppi italiani non hanno compreso.
In Europa la situazione delineata dai risultati è comunque assai dinamica. Per quanto riguarda l’Italia, si conferma ciò che penso da tempo: senza violenza questo Paese non cambierà. Il Partito Democratico vince infatti nettamente quando diventa indistinguibile (in pensieri, parole, opere e omissioni) dal berlusconismo. Mi sembra questo il risultato più significativo del voto italiano alle elezioni europee del 2014.

 

Dichiarazione di voto

Il 25 aprile del 1994 pioveva a Milano. Ma piazza Duomo era piena. Il partito di Berlusconi aveva vinto le elezioni e il manifesto organizzò quella grande giornata per dire che in ogni caso non eravamo rassegnati. Non amo le folle ed è da allora -vent’anni fa- che non partecipavo a una manifestazione politica di massa.
Anche il 22 maggio del 2014 è piovuto su Milano. Ma in piazza Duomo, come allora, tante persone di tutti i generi, molte sotto i trent’anni. Signori in giacca e cravatta -me compreso-, ragazzi con le magliette del M5S, coppie di anziani, signore con i loro cani, persone avvolte nelle bandiere NoTav.
Tra i primi a intervenire Aldo Giannuli, docente di scienza politica alla Statale di Milano, anarchico. Parla del sistema politico bloccato, della corruzione, delle alchimie elettorali con le quali i partiti da decenni al potere tentano di perpetuarsi.
Arriva Beppe Grillo. Mi sembra un poco stanco. Sempre plebeo. Tra le tante altre cose, dice che il comunismo è una buona idea realizzata male. Il capitalismo, invece, è stato realizzato benissimo, poiché il capitalismo è questo. «Il capitalismo non è democratico», dice. Si scaglia contro le multinazionali, contro la televisione «che è senza memoria», «contro la schifezza di questa informazione». Ricorda che i rimborsi pubblici spettanti al M5S sono stati rifiutati e messi a disposizione delle piccole imprese. In Lombardia più di 503.000 €. Parla anche del «terrore del potere», il terrore che il potere ha nel trovarsi di fronte persone non ricattabili, non complici. La parola da lui più pronunciata e ripetuta è stata «lavoro». I nomi più fischiati sono quelli di Berlusconi e di Napolitano.
Poi interviene Dario Fo, applauditissimo. Contro le ‘larghe intese’ in Italia e in Europa, contro la menzogna, contro il loro avere «un teschio invece che una faccia», grida «giù la maschera, ipocriti!» Aggiunge, ricordando un detto ripetuto anche dal Sessantotto: «Bisogna possedere la conoscenza. Il contadino conosce trecento parole, il padrone mille. Per questo lui è il padrone». Fa una breve lezione sul ‘populismo’, sulla sua etimologia e sul suo significato: «politica al servizio del popolo», politica -ad esempio- «contro la violenza dei padroni», la violenza di Marchionne. Infine recita un testo di Angelo Beolco, detto Ruzante (1496-1542): «Giustizia buona per la gente tutta […] La collettività che si fa governo. […] Nel cervello i chiodi meravigliosi della ragione […] Quando sarò disteso, vorrei che si dicesse di me: ‘Peccato che sia morto, era così vivo da vivo’».
Alle elezioni europee stavolta voterò. E voterò per il Movimento 5 Stelle. La personalizzazione della politica è uno dei più devastanti effetti della sottocultura televisiva e berlusconiana. A me non interessano Grillo o Renzi o altri nomi ma ho seguìto con attenzione in questo anno il lavoro dei gruppi parlamentari del Movimento. E a un anno di distanza sono pienamente soddisfatto dell’azione del partito per il quale ho votato lo scorso anno. Quel poco di buono che questo Parlamento ha approvato e il molto di pessimo che ha evitato sono in grandissima parte frutto della presenza dei parlamentari 5 Stelle. Coloro che nel 2013 alle politiche votarono per il Partito Democratico sono altrettanto contenti?
Voterò per il Movimento 5 Stelle per molte ragioni, soprattutto per il programma politico che intende proporre e attuare in Europa, che è questo: abolizione del fiscal compact (vale a dire -al di là del latinorum britannico dei Don Abbondio del XXI secolo- abolizione del capestro economico messo al collo degli italiani), adozione degli eurobond, esclusione del limite del 3% annuo degli investimenti in innovazione e nuove attività produttive, alleanza tra i paesi mediterranei per i comuni interessi, finanziamenti per le attività agricole finalizzate ai consumi interni, abolizione del pareggio di bilancio (inserito in modo stolto e criminale dal PD e da Forza Italia nella Costituzione, cosa che altri Stati europei si sono guardati dal fare), referendum per la permanenza o meno nell’euro.
Ma soprattutto voterò 5 Stelle perché questo Movimento dice oggi quello che una volta diceva la sinistra, è oggi quello che una volta era la sinistra, perché è l’unica speranza istituzionale per l’Italia e per l’Europa, per le classi sfruttate, per gli imprenditori disperati, per i giovani senza futuro. Per noi.

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Altre ragioni sono efficacemente indicate da un ironico Appello agli elettori del collega e amico Prof. Elio Rindone.

Scrivo qui sotto i nomi che indicherò sulla scheda elettorale. Li ho selezionati scorrendo le biografie, le intenzioni, i video dei candidati della circoscrizione Italia Nord ovest. Si tratta di Fabrizio Bertellino (prov. di Torino), Marika Cassimatis (Genova), Marco Sayn (Val Susa).

 

Schiavi

Una delle più interessanti e tragiche caratteristiche della vita collettiva consiste nel vedere individui, gruppi, ceti e nazioni affidarsi con fiducia a coloro che operano per la loro distruzione.
Tra gli esempi attuali c’è la fede che non pochi dipendenti pubblici, pensionati, persone senza lavoro nutrono ancora nei confronti del Partito Democratico e del suo governo, in particolare nei confronti del decreto sul lavoro, che costituisce in realtà un ulteriore e grave passo verso la precarizzazione a vita, verso la schiavizzazione, verso la fine di ogni speranza per le nuove generazioni. Per disinformazione, per militanza di partito, per semplice superficialità si rinuncia a un diritto e ci si offre come schiavi. Davvero il potere può fare ciò che vuole anche perché le sue vittime glielo consentono.

glielochiedesergio_==============

Renzie è dalla parte di Marchionne e contro i lavoratori, senza se e senza ma. Con il decreto lavoro vuole rendere tutti i lavoratori precari. #GlieloChiedeSergio.

«Il 20 marzo 2014 il Governo Renzi ha reintrodotto la schiavitù che per primo soppresse Abramo Lincoln nel gennaio del 1865, con il XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America. Il lavoro è tornato ad essere schiavitù, la flessibilità è divenuta iperprecarietà. Con il Decreto Legge sul Lavoro, n. 34/2014, assistiamo alla liberalizzazione dei contratti a termine, per la cui stipulazione non è più richiesta una causa di giustificazione oggettiva. Con le innumerevoli proroghe possibili pensate dagli schiavisti del nuovo millennio, e l’estensione della durata massima di successione dei contratti a complessivi 36 mesi, si procede allo smantellamento del diritto al lavoro. Queste disposizioni sono palesemente in contrasto con la direttiva 1999/70/CE, come confermato anche dalla giurisprudenza prodotta dalla Corte Costituzionale italiana e dalla Corte di Giustizia Europea. Il decreto non crea nuovi posti di lavoro ma crea nuovi posti di schiavitù iperprecaria. Inoltre sono state presentate modifiche che consentono di aggirare il pur blando paletto che poneva un limite alle assunzioni a termine pari al 20% rispetto al totale della forza occupata»

 M5S Camera

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«Decaduto dall’incarico»

«Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione. Ai sensi del Decreto Legislativo 235 del 2012, art. 1 e 3, è ora incandidabile. Nel caso di “incandidabilità sopravvenuta”, la legge prevede che il Senato debba deliberare di conseguenza. Oggi stesso chiederemo al Presidente della Giunta per le Elezioni di convocarla il prossimo lunedì, e di prendere atto delle implicazioni della decadenza dall’incarico di senatore di Silvio Berlusconi. La stessa Corte di Cassazione ha ritenuto che le condanne per reati ostativi configurino uno “status di inidoneità funzionale assoluta e non rimovibile”, volto a tutelare “il buon andamento e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, l’ordine e la sicurezza, la libera determinazione degli organi elettivi”. Chiederemo contemporaneamente al Presidente del Senato che l’aula deliberi immediatamente per la sua decadenza, anche in considerazione del fatto che ogni futura deliberazione del Senato potrebbe essere illegittima. La legge è chiara e non dà adito ad interpretazioni. Non è nella disponibilità del Senato esercitare una scelta politica su una decisione che è già vincolata dalla legge. Appare del tutto irragionevole che il Senato possa maturare scelte difformi. Non ci sono più scuse. Riteniamo sia necessario restituire al Parlamento la dignità che merita». Vito Crimi
Fonte: Il crollo di un regime

Così parla un movimento politico democratico, ligio alla Costituzione repubblicana, rispettoso del Parlamento e convinto di un’ovvietà: che la legge debba essere uguale per tutti. Il dramma dell’Italia è che tale ovvietà risulta essere sempre più una stranezza. Vent’anni fa bastava un semplice avviso di garanzia per segnare il tramonto di una carriera politica. Dopo il lunghissimo e non concluso regime berlusconiano accade che non basti neppure una condanna definitiva in Cassazione. «Non fossimo in Italia ci sarebbe da ridere. In altri Paesi un neo-pregiudicato che pretende di stabilire le nuove regole con cui amministrare la giustizia, non finisce agli arresti domiciliari o ai lavori socialmente utili. Viene portato direttamente in manicomio» (Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2013)
Le radici di tale protervia della corruzione e della delinquenza sono ben descritte in una pagina nella quale Franca Rame racconta la sua esperienza di senatrice: Berlusconi, Mastella e il triplo salto mortale alla Strapagnàn. Anche dalle sue parole si comprende che il problema non è in primo luogo il pregiudicato Berlusconi Silvio e neppure lo sono i suoi complici. Il problema sono coloro che avrebbero dovuto -in sede sia istituzionale sia politica- opporsi ai suoi crimini. Il problema è il Partito Democratico. Gli escrementi non possono che puzzare, com’è nella loro natura. La responsabilità è di chi dovrebbe rimuoverli e non lo fa. Anzi, vi affonda compiaciuto le mani. Per quali motivi?

 

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