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Arte

È cresciuta a dismisura la bulimia da piattaforme, webinar, MSTeams, Zoom…e così via nella disincarnata processione del fantasma di conoscenza in cui il virtuale consiste.
Che cosa di più semplice dell’organizzare incontri nei quali ciascuno rimane sulla sedia della propria casa e guarda in televisione altri che parimenti stanno nel chiuso della fortezza domestica? Lo spaziotempo assume una dimensione vaga, i corpi diventano bidimensionali, la comprensione è costantemente distratta dalla miriade di oggetti che ci sono e di fatti che accadono nelle nostre case.
Rispetto a questa cancellazione della socialità, del confronto, dell’attrito che la realtà è sempre nel suo inemendabile spessore, uno dei grandi meriti dell’Associazione Studenti di Filosofia Unict consiste nel continuare a far incontrare le persone in spazi non addomesticati.
Una nuova occasione per esistere al di fuori del privato (in ogni senso) è un incontro previsto presso la Fondazione OELLE Mediterraneo Antico di Aci Castello (CT) lunedì 17.5.2021 alle 16,00.
Insieme a Carmelo Nicosia ed Enrico Moncado discuterò dell’estasi dell’arte come relazione tra evento, forma, mondo.
Tommaso d’Aquino enuncia in modo chiaro e sistematico le caratteristiche della bellezza come Integritas, Proportio/Simmetria, Claritas. Il lungo cammino postmedioevale, il cammino del Moderno, ha radicato questo splendore nella funzione collettiva e sociale, nella valenza radicale, nella struttura ontologica del fatto artistico. Ed è sempre più chiaro verso dove tutto questo va confluendo: la disseminazione dell’arte nell’intero, nell’evento-mondo.

Prima di questo incontro dedicato all’arte, Enrico Palma ci parlerà del Tractatus logico-philosophicus nel centenario della pubblicazione. L’evento si svolgerà giovedì 13.5.2021 presso il Centro Studi di Catania (via Plebiscito 9) alle 15.30. Per partecipare basta prenotarsi all’indirizzo dell’Associazione: assocstudfilunict@gmail.com.

Giuseppe Frazzetto su Animalia

Giuseppe Frazzetto
Fratelli animali, creature viventi
Recensione su La Sicilia, 20 ottobre 2020, pagina 16

Giuseppe Frazzetto ha dedicato ad Animalia un articolo/recensione nel quale afferma, tra molti altri elementi ermeneutici di grande interesse, che «avendo come numi tutelari tre autori diversissimi (Ernesto De Martino, Elias Canetti e, soprattutto, Guido Morselli, sorta di guida nel regno del postumanesimo col suo Dissipatio H.G.), Biuso intride il suo libro di un senso di pietà nei confronti delle “alterità non umane”. Tuttavia, a motivare l’argomentazione non è soltanto la ripugnanza per il dolore loro inflitto. C’è la necessità di ripensare, in concreto, il modello di sviluppo e di produzione, a livello planetario. […] Particolare rilievo assumono nozioni filosofiche come quelle di Identità e Differenza, e ipotesi scientifiche come quelle relative alla ibridazione in epoche remote fra varie specie, tutte umane, in particolare fra i Sapiens e i Neandertaliani. […] In ogni caso, non si tratta di proporre argomentazioni moraleggianti, ma di trovare le maniere d’un patto fra i viventi che tenga in considerazione, senza illusioni, la presenza del dolore, del conflitto, della “dissipazione” dell’umano e dell’oikos, il “mondo” in cui viviamo e che in definitiva siamo».

[Photo by Megan Maria Belford on Unsplash]

Dentro il mondo

George Marazakis. Dentro il mondo
in Gente di Fotografia
anno XXV – numero 73 – luglio 2019
pagine 42-43 – immagini, pp. 43-49

C’è un ritmo nel mondo, un respiro regolare, nonostante tutti gli affanni, il disordine, l’incomprensibile. Andare per gli spazi, scoprirne il sottile segreto di dolore. Un gemito non umano che abita la materia e canta il suo limite e trionfo. Il mondo sembra a volte finto e morto, scenari messi su velocemente e con altrettanta rapidità smontati, una quinta teatrale per frotte fameliche di occhi che lo guardano sperando di trovare nello sguardo una qualche consolazione al fatto d’esserci. Nell’opera di George Marazakis l’ordine mai pedante degli incroci, l’impero non tracotante delle piante, il coagulo di industria e di natura, disperdono l’umano come un ancestrale selvaggio in mezzo ai boschi.
E dissolvendolo lo salvano.

Smoralizzazione

Venerdì 9.2.2018 parteciperò alla presentazione del libro di Eugenio Mazzarella
L’uomo che deve rimanere. La smoralizzazione del mondo (Quodlibet, 2017)

Con questo volume il cammino teoretico di Mazzarella perviene a uno dei suoi esiti più compiuti e coerenti. Il filosofo mostra che per lo «strano animale» che siamo, per «quest’animale che si estrania», risulta vitale trovare una Heimat, un terreno, una dimora, un luogo nel quale abitare con fiducia il mondo.
Tale bisogno nasce anche dal fatto che il nostro corpomente è in grado di intuire il sempre rimanendo tuttavia intriso di ora. Il legame tra la tecnica, l’umano e il tempo fa da fondamento a un testo che va oltre ogni etica, pervenendo a una vera e propria filosofia del vivente come l’originario e insieme l’inoltrepassabile.

La scatola del tempo

«Caro Alberto,
come stai?
Ho appena fatto una cosa che voglio raccontarti.
Ho svuotato il mio vecchio astuccio del liceo, dell’università.
Quello nero della sheepworld, con la cerniera rotta più o meno dal 1.500.
Quello che era venuto con me a Freiburg pensando che lo attendessero ancora molti anni di servizio.
E invece è rimasto lì in tutti questi anni (4!), abbandonato sullo scaffale, a guardare dall’alto quando uscivo per andare in ufficio con solo una penna nel portafogli, come l’adulto che non sono.
È rimasto lì quando andavo ad incontrare un cliente portandomi solo il tablet; e quando andavo agli stage di arti marziali con una matita dietro l’orecchio e un blocchetto per appunti, che poi non rileggo mai.
È rimasto lì come una macchina del tempo.
Oggi, nella noia dell’home office, l’ho aperto e ho ritrovato il mio liceo.
Le cartucce della stilografica dentro una scatoletta dell’uovo kinder. Il righello delle principesse Disney tutto scheggiato, che ormai per sottolineare diritto dovevi usare il lato corto e spostarlo a destra 300 volte. Le gomme colorate a forma di zebra, lucide di grafite. Innumerevoli mozziconi di matita in ogni tonalità del viola. Uno specchietto erbolario. Il burrocacao. La molletta da bucato che serviva per tenere aperti i libri. E una per il ciuffo che se no mi cadeva sempre sugli occhi a guardare su (la lavagna) e poi giù (il quaderno) e poi di nuovo su e giù tutto il tempo. Il taglierino che non tagliava più già dalla quarta ginnasio. E persino (persino!) un bigliettino ormai illeggibile con le declinazioni greche, plastificato con lo scotch, ché non si sa mai.
Davvero nella vita non si sa mai.
Giulia»

Così, la scatola del tempo, la mia amica Giulia ha intitolato questa sua mail.
Il tempo dunque può essere toccato, si fa oggetto.
Il tempo può essere ascoltato, una melodia.
Il tempo può essere gustato, la madeleine.
Il tempo può essere annusato, un profumo intriso di memorie.
Il tempo può essere visto, Elsa Martinelli e Ludwig Wittgenstein in giorni diversi delle loro vite.
Le aporie temporali indicate da Paul Ricoeur sono risolte nella densità della materia e dei corpi, nel divenire della Lebenswelt, nel mondo della vita vera, non quella dei fisici o dei matematici. La vita che è tempo.

IoMondo

Oltre il confine io-mondo. Per una comprensione olistica della mente
in «Quaderni del Disum 2014-2015», duetredue edizioni, Lentini 2017
Pagine 173-188

Nell’ottobre del 2014 si svolse il Primo Colloquio di Ricerca organizzato dal mio Dipartimento, dal titolo Abitare la frontiera. Sondaggi al confine delle culture, delle lingue e dei saperi.  Vi tenni una relazione che è stata ora pubblicata nei Quaderni del Disum.
Questo l’indice del testo:
Questioni di metodo: oltre i dualismi
Neuroscienze e filosofia
Filosofia della mente e corporeità isotropa
Tempo e Materia

 

Il catalogo è questo

Laure Prouvost
GDM – Grand Dad’s Visitor Center
Milano – Hangar Bicocca
A cura di Roberta Tenconi
Sino al 9 aprile 2017

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OSGEMEOS
Efêmero
Milano – Hangar Bicocca
A cura di Cedar Lewisohn
Sino  all’aprile 2018

Una trappola per topi disegnata sopra un televisore. Piramidi di vetri rotti. Il salone di bellezza di un parrucchiere bianco figlio di una donna ghanese, che ha soltanto clienti nere, ricostruito in ogni minimo dettagliato. Una porta di ingresso che è parte del pavimento. Una panca circolare di pietra da dove è possibile sedersi per vedere dei filmati, decorata con una serie di seni simili a quelli della dea dell’Artemision di Efeso. Una sala da the nella quale è possibile prendere davvero del the. Una stanza buia e vuota che si illumina di suoni sincopati. Uno spazio per il karaoke, fatto di meduse, uccelli, pietre. Acqua, alberi, luci, canti. Piante rampicanti, oggetti di ogni tipo, foglie, cielo. Processioni di santi. Occhi in ceramica per sale e pepe. Disegni infantili, schizzi, indicazioni sensate e insensate. Ironia, corse, frenesie, accumulo.
«Come se questa complicata ed eterogenea macchina, l’umanità, per produrre quel po’ che produce, avesse bisogno di sperperare una gran quantità di energia in una sorta di attrito fatto di piccole azioni ripetute, di chiacchiere, di futili contese, di cavilli» (Giuseppe O. Longo, La gerarchia di Ackermann, Jouvence 2016, pp. 120-121).
Ovunque ironia. «Time is speed». Due seni enormi pendono dal soffitto. «Plural viewing». L’invito è «Look, look!», guardare il delirio dell’essere a partire dal proprio delirio. Il divenire. Il mondo.

OSGEMEOS_EfemeroUsciti da questo catalogo si può andare a sinistra, percorrere il lungo perimetro dell’Hangar Bicocca per arrivare a Osgemeos. Efêmeroun enorme murales dei fratelli Gustavo e Otávio Pandolfo che rappresenta il vagone di un treno con abbarbicato un ragazzo. Un’ispirazione simile a quella della Cappella Sistina.

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