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Milano 1947-2007. Idee per una casa della storia

Milano – Museo di Storia Contemporanea
Sino al 15 novembre 2009

Bonvesin de la Riva scrisse nel Duecento un elogio di Milano che nel variare profondo dei tempi e dei modi rimane di grande efficacia e verità. Questa mostra ne costituisce una riprova. Sessant’anni di vita milanese vengono ripercorsi lungo cinque itinerari che iniziano coi riti che fanno la città nel tempo -concerti, feste, San Siro, La Scala, la Fiera campionaria ora finita perché sparsa in una miriade di fiere lungo tutto l’anno-; proseguono con la vicenda politica, dalla ricostruzione post-bellica ai trionfi della Destra leghista e televisiva; trovano un momento di meditazione nei libri che di Milano parlano; incontrano i volti e le iniziative sempre molteplici, diverse e aperte dei milanesi; si chiudono con i progetti di destinazione dei quartieri e degli spazi non più industriali.
La mostra è la prova generale di un museo permanente e sempre in fieri da dedicare alla storia della Milano contemporanea. Per chi ama e gode questo spazio urbano, rappresenta l’occasione di immergersi nella memoria personale e collettiva di un luogo che non somiglia a una donna dalla bellezza eccessiva e da tutti visibile -come è caratteristico di altre città- ma a una creatura dal fascino riservato e che quindi più si gusta nello scoprire, nel disvelare. La miseria del presente è certo anch’essa evidente -è il presente dell’intera nazione- e tuttavia questo luogo si salva, non si sa come ma si salva sempre.

Il cielo di Milano

Il cielo di Milano.
20 foto inedite di Nadia Scanziani

Milano – Museo Diocesano
Sino all’8 novembre 2009
[Selezione di alcune immagini su Repubblica]

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Verso l’alto. Basta sollevare lo sguardo e si aprono mondi percettivi, emozionali, formali. Un semplice gesto del capo e geometria, architettura, natura, storia di un luogo mutano segno e sciolgono il geroglifico, comunicano l’incompreso.
A cogliere la densità semantica dello spazio Nadia Scanziani è abituata anche dalla sua laurea in filosofia e ciò l’ha aiutata a guardare come per la prima volta la propria città. Nuvole di ogni genere abitano queste opere ma perdono la genericità universale della natura poiché si stagliano su un particolare urbano, su un frammento di edificio, monumento, palazzo, chiesa, porta. Il nero e il rosso del paesaggio visibile dalla finestra del proprio studio si alternano con il denso giallo della Darsena, l’azzurro che emerge dappertutto sprofonda infine nella fenditura oscura delle guglie del Duomo.
Poche volte delle fotografie hanno svelato così a fondo l’enigma di Milano, di questa meravigliosa città.

Genius loci

di Marina Spreafico
con: Marina Spreafico, Giovanni Calò, Stefano Marruso, Vanessa Korn, Virginia Zini
Pianoforte: Danilo Attanasio – Allestimento: Marco Ferreri
Milano – Produzione Teatro Arsenale
Sino al 27 settembre 2009

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Gli spettacoli e le scelte del Teatro Arsenale sono spesso insoliti, pur risultando sempre assai godibili. Stavolta Marina Spreafico inaugura la stagione (come ha cominciato a fare da un paio d’anni) raccontando del particolare luogo nel quale avvengono vita e rappresentazioni della sua Compagnia L’edificio di via Cesare Correnti venne eretto nel Duecento, in quelli che allora erano i confini della città e su un antico sito rituale celtico, come chiesa annessa al convento degli Umiliati, ordine potentissimo che per le sue profonde vene ereticali venne soppresso da Carlo Borromeo. Vi celebrò anche messa una seguace di Guglielma di Boemia, che di se stessa diceva d’esser lo Spirito Santo. Poi divenne collegio, scuola, teatro, circolo antifascista, tempio metodista sino al 1973, sede dei comitati per il Vietnam, di nuovo teatro ma a rischio di sfratto e infine proprietà del Comune che lo ha destinato a sede definitiva dell’Arsenale.

I quattro caratteri del luogo sono dunque -riassume la regista- religione, educazione, teatro, soldi. Oggi è solo l’ultimo a mancare ma gli altri rimangono ben vivi nella struttura architettonica, nella peculiarità delle pareti tra loro diverse e dunque utilizzate per spettacoli di diversa natura, nella pacata e familiare solennità. Spreafico e i suoi attori illustrano in queste sere i caratteri artistici del luogo, narrano la sua storia, interpretano i diversi personaggi che lo hanno vissuto, accompagnano alla scoperta di spazi di solito invisibili, come i resti del campanile dell’antica chiesa. Ne scaturisce una immersione nello spirito più vivo, pragmatico, mistico e ironico di Milano, come se gli antichi demoni del luogo vivessero ancora tra i gesti e nelle parole del teatro.

MILANO SGUARDI DI QUARTIERE. Identità e rigenerazione

Urban Center Milano
Sino all’11 marzo 2009

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«L’essenza del costruire è il “far abitare”. Il tratto essenziale del costruire è l’edificare luoghi mediante il disporre i loro spazi. Solo se abbiamo la capacità di abitare, possiamo costruire». Il corsivo è di Heidegger e il brano si trova a pag. 107 di “Costruire abitare pensare”, uno dei testi raccolti in Saggi e discorsi (a cura di G.Vattimo, Mursia 1976). Il costruire non è dunque in primo luogo una tecnologia ma un essere. Di fronte al grande afflusso di nuovi abitanti provenienti dal Sud dell’Italia, la Milano degli anni Cinquanta e Sessanta affidò se stessa a ingegneri e urbanisti privi della cultura dell’abitare e dediti soltanto al costruire. Il risultato fu la distruzione di luoghi che da secoli circondavano la città di acque, di coltivazioni e di comunità ben armonizzate con l’ambiente. Al loro posto sorsero i quartieri Molise-Calvairate a est e San Siro a ovest, dove fu ed è ancora possibile un abitare che si integra a fondo col tessuto urbano. Invece quartieri come Gratosoglio a sud e Ponte Lambro a est vennero fisicamente tagliati fuori dalla città diventando -come scrive Bianca Bottero- «luoghi “intimamente predisposti” alla criminalità».

Degradati anche nelle strutture -oltre che nelle persone- in questi quartieri è ora in corso un’opera di riqualificazione urbanistica e sociale della quale la mostra testimonia con documenti e fotografie le modalità e le intenzioni. Quarant’anni fa un gruppo di abitanti di Gratosoglio pose una lapide «alla fermata del tram che non arrivava mai». Sarà dura che questo tram arrivi ora, in un momento di rimescolamento sociale tra vecchi residenti e nuovi immigrati, di crisi economica e antropologica, ma fare di tutto perché la città sia luogo di vita in ogni sua parte è un dovere assoluto di chi la amministra e di chi la abita.

Rissa in Galleria

Milano – Galleria Vittorio Emanuele
Coreografia e regia di Ariella Vidach
5 febbraio 2009

È una delle prime iniziative del denso calendario con il quale Milano celebrerà i cento anni dal Manifesto del Futurismo di Marinetti. Qui una compagnia di ballerini si è mescolata tra la gente che affolla la Galleria Vittorio Emanuele e ha cercato di riprodurre e mettere in scena il dipinto di Umberto Boccioni intitolato Rissa in Galleria.
Il risultato è stato un po’ divertente e un po’ kitsch, giustificato solo come invito a cominciare a ricordare questo centenario ma speriamo in meglio per i prossimi appuntamenti…
(Qui sotto il dipinto di Boccioni e uno dei momenti della performance milanese).

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