Poker Face
di Russell Crowe
USA, 2022
Con: Russell Crowe (Jake), Steve Bastoni (Paul), Liam Hemsworth (Michael), Aden Young (Alex), Rza (Drew), Paul Tassone (Victor)
Trailer del film
Il poker è da sempre anche una metafora, come gli scacchi. Metafora delle relazioni, delle passioni, della freddezza, della finzione, dell’autocontrollo, del fatto che Πόλεμος rende alcuni servi e altri liberi, alcuni vincitori, altri vinti: «πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι, πάντων δὲ βασιλεύς, καὶ τοὺς μὲν θεοὺς ἔδειξε τοὺς δὲ ἀνθρώπους, τοὺς μὲν δούλους ἐποίησε τοὺς δὲ ἐλευθέρους» (Eraclito, DK, 53). Ma c’è qualcosa che domina e vince su ogni altro elemento, momento, esperienza, ambizione, potenza, struttura: la morte, espressione di Ἀνάγκη. Uno sciamano al quale il ricchissimo Jake si rivolge in un momento assai delicato della sua esistenza gli conferma che «la morte è inevitabile, tutto ciò che vive muore». Una banalità, un truismo, un’evidenza che tuttavia i viventi consapevoli, e tra questi soprattutto gli umani, non sembrano accogliere serenamente e che dunque rovina loro l’esistere.
Ἀνάγκη colpisce anche Jake, regalandogli la perenne maschera di malinconia e saggezza che Russell Crowe sa incarnare lungo tutto il film. Volto che è il vero elemento unitario che attraversa Poker Face, opera che pur nel breve tempo del suo svolgersi sembra moltiplicarsi in tante direzioni: film d’architettura e paesaggistico (magnifiche le coste e i boschi australiani), meditazione filosofica, thriller nel quale si susseguono i colpi di scena, rivisitazione della memoria e dei rapporti tra cinque ragazzini diventati adulti e rimasti sempre uguali.
Un disordine narrativo che sposta di continuo l’orizzonte e l’attenzione ma che ha un altro centro ancora, oltre il volto di Jake: l’arte, i dipinti che quest’uomo colleziona, alcuni dei quali valgono cifre astronomiche; il Cézanne dei Joueurs de cartes ad esempio (acquistato di recente dalla famiglia reale del Qatar per 250 milioni di dollari). Alla fine (una fine che non è il superfluo e moralistico bilancio conclusivo, vero elemento di debolezza del film) saranno i quadri, e non le carte da gioco, al centro di una vicenda che coniuga φιλία/amicizia e μῆνις/rancore; saggezze ancestrali e avveniristiche tecnologie informatiche; veleni e antidoti. E, soprattutto come sempre, βίος e θάνατος.