Skip to content


Metafisica

Giovedì 5 aprile 2018 alle 16,00 nell’aula 252 del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania terrò un seminario dal titolo «Metaphysics is now respectable again». Si  tratta della prima lezione di un laboratorio organizzato da alcuni docenti e studenti del Disum, dedicato a Filosofia analitica e continentale.
La linea teoretica sulla quale mi muoverò parte dall’assunto che la filosofia consista  anche nel comprendere ciò che siamo dentro l’intero che noi non siamo. Per questo il  metodo e la natura del lavoro filosofico sono fenomenologici e consistono anche nell’autocorrezione della tendenza idealistica, la quale subordina gli enti alla loro conoscenza da parte di un corpomente,  e nell’autocorrezione della tendenza realistica di un corpomente che ritiene di poter conoscere il mondo prescindendo da sé.
In realtà, ogni pensiero che si esprime sul mondo, ogni parola che dice il reale, ogni sentire estetico, concetto logico, legge fisica, hanno come fondamento una metafisica, esplicita  o implicita che sia. E questo va detto anche al di là di Nietzsche, al di là di Heidegger. E certamente al di là di ogni riduzionismo.

«Wege – nicht Werke»

Ho inserito su Dropbox il file audio (ascoltabile e scaricabile sui propri dispositivi) della lezione di Filosofia teoretica svolta il 10 aprile 2017.

Tra gli argomenti affrontati:
-La filosofia è l’Europa e al suo cuore sta il Sofista di Platone; l’ontologia platonica è infatti permanenza della forma e trasformazione della materia
-Le strutture generali dell’essere
-Pensare è comprendere l’Identità e la Differenza
-Il tempo attraversa tutti gli enti
-Paracelso, che durante la lezione ho citato male 🙁 ; il suo testo dice infatti «Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non sa nulla dell’uva» (Labyrinthus medicorum errantium)
-L’ὄν come relazione
-Le ragioni del morire
-Il sempre e l’altrove
-Kαιρός, σοφία e φρόνησις
-Nel Sofista, come nel Teeteto, Platone si mostra filosofo dell’incertezza, e in questo modo fonda anche la natura sempre aperta e feconda della filosofia; allo stesso modo di Platone, Heidegger ha voluto come motto delle proprie opere: «Wege – nicht Werke», itinerari, non opere.

La registrazione dura un’ora e 40 minuti.

Fondamenti

Nel pomeriggio di lunedì 19 marzo 2018 parteciperò a un Convegno dal titolo Mondo e soggetto. Sviluppo e/o decostruzione dei fondamenti filosofici, organizzato dal Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e di Studi culturali dell’Università di Messina. Interverrò con una relazione dal titolo La metafisica si dice in molti modi.

In molti modi

La metafisica si dice in molti modi
in Rassegna storiografica decennale, vol. I
Limina Mentis, Monza 2018
Pagine 177-183

Questo contributo alla sezione ‘Filosofia teoretica’ di un recente volume collettaneo è un abbozzo di quanto intendo pensare a proposito della metafisica, se gli dèi mi daranno tempo e salute.
Il testo è articolato nei seguenti paragrafi:

  • Il mondo è
  • Enti, eventi e processi
  • Mετά

Pdf del saggio

«La metafisica è una scienza trascendentale, nel senso che gli oggetti che indaga non possono essere accostati e colti direttamente ma emergono dalla pluralità di enti che compongono il mondo, lo spazio, il tempo, la materia; enti che anche altre scienze studiano e che la metafisica riconduce a unità di senso -diventando epistemologia- e a unità di struttura -diventando ontologia.
[…]
Metafisica non vuol dire soltanto dimenticanza della differenza ontologica, non è la verità come corrispondenza e rappresentazione, non è l’emergere esclusivo degli enti come orizzonte fondante della tecnica. Metafisica è anche il domandare che cerca le ragioni perenni del contingente. E pertanto ogni analisi, riflessione, ipotesi generale sul cosmo debbono essere metafisiche se non vogliono precludersi l’obiettivo stesso del loro costituirsi».

Foucault

Ernesto De Cristofaro
Il senso storico della verità
Un percorso attraverso Foucault
Prefazione di Alessandro Fontana
il melangolo, 2008
Pagine 95

Il filo della verità percorre il pensiero e l’azione di Foucault come nessun’altra questione. La presenza del «più antico rompicapo della razionalità umana» (p. 15) è pervasiva poiché in esso si radica e a esso conduce ogni altra domanda. Il potere è potere di stabilire quali, tra le tante possibili parole che gli umani inventano e usano, sono quelle che hanno autorità e producono effetti, generano dispositivi, costruiscono ἐπιστήμη. «Si tratta di capire come e in base a quali congiunture e al prezzo di quali lotte si producono effetti di verità all’interno di discorsi di per sé né veri né falsi, questo il compito del pensiero per Michel Foucault» (18). L’episteme è per Foucault un agire che comprende e che ordina, è «l’ordine che ripartendo le cose le offre al sapere» (54). Questo pensiero in atto ha tra le sue direzioni anche lo strutturalismo ma nasce e si pone ben al di qua di esso.
È un pensiero che germina dall’eredità nietzscheana come dovere di pensare ciò che Nietzsche in un fondamentale brano della Gaia scienza citato da De Cristofaro -il § 7- afferma essere l’ambito proprio della filosofia: l’amore, l’invidia, il desiderio, la crudeltà, le norme e le punizioni,  i ritmi della vita quotidiana, il lavoro e il riposo, il cibo, i luoghi di reclusione, il matrimonio, il lavoro, le passioni, la superstizione. «Non si può fare a meno di notare come molti dei legati che compongono l’eredità filosofica di Nietzsche abbiano avuto in Foucault un fedele esecutore» (31).
È un pensiero che germina dall’eredità heideggeriana, che il filosofo nascose accuratamente lungo il proprio percorso ma che «risale […] ai primissimi anni della formazione di Foucault» (37) e che viene finalmente esplicitata in una delle ultime sue interviste, quando afferma e riconosce che «Heidegger è sempre stato per me il filosofo fondamentale. […] Tutto il mio divenire filosofico è stato determinato dalla lettura di Heidegger» (Il ritorno della morale, in Archivio Foucault 3. 1978-1985 Estetica dell’esistenza, etica, politica [Dits et Écrits, a cura di F. Ewald e D. Defert, Gallimard, Paris 1994], trad. e cura di A. Pandolfi, Feltrinelli 1998, pp. 268-269, qui a p. 37).
Heidegger per il quale il tempo, l’essere e la verità costituiscono un plesso unico entro cui il gioco umano abita e si nasconde, si apre e si inabissa. Heidegger nel quale

«la critica alla metafisica, la discussione del privilegio che essa accorda all’idea di verità come corrispondenza tra il pensiero e le cose, l’oblio che da tutto ciò consegue verso il senso della sorgività originaria del vero, il fatto che il manifestarsi del vero non è oggetto di alcuna appropriazione ma semmai è esso che appropria a sé l’uomo come essere pensante, si accompagnano […] a un profondo rispetto verso la tradizione metafisica che, invece, qualche suo contemporaneo non esita a dileggiare.
La metafisica, avverte Heidegger, non si lascia mettere da parte come un’opinione, al contrario è proprio al suo interno che ha luogo la riflessione sull’essenza dell’ente e la decisione circa l’essere della verità.
Un pensiero, quand’anche volesse oltrepassare la metafisica ed i suoi errori non potrebbe affrettarsi a liquidarla, senza rischiare di non comprendere che è essa a dare fondamento a un’epoca offrendole la base della sua configurazione essenziale, la quale si traduce in una certa interpretazione dell’ente e della verità.
È per questo che Heidegger vede allungarsi dietro l’apparato tecnico che sempre più massicciamente e capillarmente governa il mondo, l’ombra della metafisica e nella riduzione del mondo a oggetto di spoliazione e sfruttamento, la ricaduta nel soggettivismo che della storia della metafisica ha informato gli ultimi grandiosi capitoli»  (17).

L’esattezza di questa pagina di De Cristofaro è la conferma -e forse qui vado oltre le intenzioni dell’Autore- che la metafisica è anch’essa espressione della «trama polimorfa da cui siamo costituiti», del  «gioco eternamente ricominciante tra necessità e libertà» in cui la verità umana consiste e si dispiega (90).
Nonostante tutte le loro dichiarazioni in contrario, Nietzsche, Heidegger, Foucault sono dei metafisici; lo sono -certo- in alcuni dei tanti modi nei quali la metafisica accade e si struttura mentre accade e si struttura in modo molteplice il reale. ‘In modo molteplice’ significa che la verità è così potente perché è intrisa di identità e di differenza, di ombre e di illuminazioni, di corporeità e di logica. La verità è fatta di quella vita che rimane un imprendibile enigma, alla soluzione del quale Foucault ha offerto la forza della parresia, di un dire ciò che si deve dire, ancor prima di ciò che si ha diritto di dire. In questo modo Foucault si mostra ancora una volta greco, come greci sono stati Nietzsche e Heidegger. Perché quando la filosofia intrama l’esistenza, essa non rimane a un livello «puramente teoretico» ma è capace di fare del «gnothi seauton […] un insieme di esercizi spirituali che possono consistere in azioni, in flussi di rappresentazioni o in stati di equilibrio dell’anima» (84-85).
Si fa chiaro che questo libro, il cui Autore è uno dei più importanti filosofi del diritto dell’Università di Catania, nulla ha da spartire con la scolastica foucaultiana -esiste anche quella- e molto invece con l’energia teoretica e con l’anelito all’emancipazione che intessono il pensare di Michel Foucault.

Metaphysics

Recensione a:
David Malet Armstrong

Che cos’è la metafisica. Un profilo sistematico
(Sketch for a Systematic Metaphysics, Oxford University Press 2010)
Carocci, 2016
A cura di Franca D’Agostini
Pagine 139
in Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia
Anno 8 – Numero 3/2017
Pagine 325-327

«Metaphysics is now respectable again» scrive Armstrong nella versione originale del libro che qui recensisco in italiano. Questa affermazione sintetizza quanto va accadendo ormai da molti anni. Il pregiudizio che la metafisica possa essere ricondotta alle sole strutture linguistiche è tramontato, così come vanno perdendo di plausibilità le varie forme di riduzionismo e di eliminativismo.
La metafisica è infatti uno dei modi più ricchi e più fecondi di comprendere la complessità degli enti, degli eventi, dei processi. L’essere non si limita agli enti particolari, ai singoli grumi di materia spaziotemporalmente costituita ma si estende anche alle proprietà generali di tali enti, alle relazioni degli enti tra di loro e con gli eventi, all’insieme dei processi che si generano da tali interazioni.

Platone e la Differenza

Ho inserito su Dropbox il file audio (ascoltabile e scaricabile sui propri dispositivi) della lezione di Filosofia teoretica svolta il 3.4.2017.
Abbiamo parlato della metafisica in Platone e Heidegger. In particolare: Platone e la differenza; l’epigrafe platonica a Sein und Zeit tratta dal Sofista 244a: «Perché è chiaro che voi avete una lunga familiarità con quello che propriamente intendete quando usate l’espressione ‘ente’ (ὄν / seiend), ma noi, una volta sì credevamo di averlo compreso, ora però siamo caduti nell’imbarazzo»; pluralismo e monismo; «tutto ciò che è altro non è che δύναμις», altro non è che capacità di diventare; l’apologia platonica del divenire; le strutture dell’essere: stasi e movimento, identità e differenza; l’essere si dice in molti modi: unità, relazione, predicato; la dialettica come differenza ontologica e «scienza degli uomini liberi».
La registrazione dura un’ora e 43 minuti.

Vai alla barra degli strumenti