Tutto ciò che colpisce il cervello ci distrugge. Ogni ricordo, emozione, sentimento, concetto, tratto della personalità ha una corrispondenza puntuale nelle diverse, articolate e complesse aree che compongono l’encefalo. Il morbo di Alzheimer cancellando i neuroni dissolve le capacità cognitive della persona. Una malattia analoga e però meno nota è la demenza frontotemporale (FTD), che all’Alzheimer somiglia ma colpisce prima e riguarda più gli aspetti emotivi e sociali della vita che quelli mnestici. «Vedere qualcuno perdere le proprie emozioni è ancora più duro che assistere al crollo delle capacità cognitive di una persona. “Il fatto che qualcuno che amiamo ci riconosce ancora ma non mostra più interesse per noi sembra ferirci molto di più”. È un tipo di rifiuto che non ci rende tristi. “Ci rende furiosi”» (I. Chen, pp. 84-85).
Nel corpo tutto si radica, tutto accade, tutto si fa parola, comunicazione, silenzio. Le azioni e i pensieri, i gesti pubblici e il flusso interiore, le convenzioni sociali e le tecnologie (come la scrittura) sono elementi convergenti a spiegare il nostro vivere. Infatti, anche una dimensione così fondamentale e così apparentemente astratta «come il concetto di tempo si basa sulle sensazioni e azioni del corpo» (M. Cattaneo, 3); lo confermano alcuni fatti scoperti da Lynden Miles e dai suoi colleghi: «ripensare al passato fa inclinare le persone di un paio di millimetri all’indietro, mentre pensare al futuro le fa inclinare impercettibilmente in avanti. Altre ricerche rivelano che gli esseri umani pensano al tempo come se occupasse fisicamente un posto nello spazio, con il passato a sinistra e il futuro a destra, in coerenza con il fatto che, nelle culture occidentali, la scrittura procede da sinistra a destra» (S. Carpenter, 47). Ciò che siamo soliti definire concreto e astratto è una medesima realtà unitaria, la quale si esprime in diverse forme. Le metafore che utilizziamo ogni momento costituiscono il segnale forse più evidente di tale unità:
Come mai alziamo reverenti lo sguardo a coloro che rispettiamo, ci abbassiamo al livello di coloro che disdegniamo e pensiamo con calore a quelli cui vogliamo bene? Per quale ragione nascondiamo i nostri sporchi segreti e ci laviamo le mani di quel che ci preoccupa? Perché ponderiamo le più gravi questioni e ci sentiamo sollevati da un peso quando prendiamo una decisione? Per quale motivo ci voltiamo indietro a considerare il passato che abbiamo alle spalle, e procediamo in avanti verso il futuro? (Id., 43).
Tutto accade nella mente, come già sapeva Aristotele (De anima, III, 431b) e come confermano gli studi sulla percezione visiva: «Quello a cui assistiamo è, in realtà, un capolavoro del cervello. Nel mondo fisico, infatti, non esistono colori, ma soltanto emissioni elettromagnetiche di una data lunghezza d’onda» (T. Grüter, 97). La distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno affonda nelle strutture neurologiche profonde, poiché «il mondo come noi lo conosciamo viene costruito nel cervello, gli occhi forniscono soltanto i dati grezzi» (Id., 100).
Anche questo numero di Mente & cervello si occupa della prossima edizione, la V, del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) che uscirà nel 2013. Ebbene, tra le novità previste c’è la cancellazione dall’elenco delle malattie mentali del “disturbo di personalità narcisistico”. Non tutti gli psichiatri condividono tale decisione ma questo conferma che la malattia mentale è anche un fatto costruito, una struttura sociale, qualcosa quindi che accade sì nel cervello e nel corpo ma anche nel tempo e nell’ambiente.