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Eresie

Menocchio
di Alberto Fasulo
Italia-Romania, 2018
Con: Marcello Martini (Menocchio), Maurizio Fanin (Inquisitore), Carlo Baldracchi (il carceriere), Nilla Patrizio (la moglie), Agnese Fior (la figlia), Mirko Artuso (prete Melchiorri)
Trailer del film

Eresia. Una delle parole fondamentali della religione cristiana: la storia «des guerre de religion, et aussi celle des hérésies (terme qui n’a tout simplement pas de sens dans le paganisme) commence avec le christianisme» (Alain de Benoist, Réflexions critiques sur le Néopaganisme, in «Sagesses païennes», numero speciale di éléments pour la civilisation européenne, giugno 2022, p. 39).
Una parola che ha moltiplicato e diviso tale religione in una miriade di rivoli l’un contro gli altri armati e feroci. Una ferocia che si concentra nella forza dell’istituzione che con tutto il suo peso schiaccia colui e coloro che fanno una αἵρεσις, una «scelta» diversa rispetto a quella della maggioranza. Esistono eresie in ogni ambito della vita collettiva poiché sempre la forza del numero ritiene di stare nella verità e nel bene, cercando di cancellare coloro che decidono di abitare in modo diverso il mondo. Una delle più recenti espressioni di tale dinamica è conseguenza dell’aver trasformato la medicina – un sapere e una pratica empirici, non una scienza esatta – in un dogma, vale a dire nel contrario di una scienza.
Eretico fu anche Domenico Scandella detto Menocchio, vissuto tra il 1532 e il 1599, un mugnaio che sapeva leggere e scrivere e che elaborò una interessante concezione panteistica del cosmo, per la quale il dio è nell’aria, negli alberi, nel vento. Sottoposto a due processi, nel primo fu condannato al carcere a vita dopo aver abiurato, nel secondo fu condannato alla pena che la bontà e la misericordia delle chiese cristiane riservano ai figli che esse amano di più: essere bruciati vivi. Con contorno, ovviamente, di torture, anni trascorsi in fetidi e malsani sotterranei, disperazione e tenebra. Tutto questo in nome dei valori, come sempre, di valori giudicati assoluti, indiscutibili, salvifici.
Neppure un mugnaio che discuteva delle sue concezioni con i pochi suoi compaesani in uno sperduto villaggio del Friuli poteva rimanere al sicuro rispetto alla pervasività dei valori della Grande Chiesa. Che infatti lo condannò per una nutrita serie di ragioni:
«Aver diffuso le sue concezioni a persone semplici e illetterate fu considerata un’aggravante; ‘pertinace nell’eresia’, ‘di animo indurato’, ‘nefando’, anzi ‘nefandissimo’, di ‘lingua maledica’, ‘orribile’, ‘maligno’, ‘perverso’, Menocchio ‘come i giganti aveva tentato di combattere l’ineffabile Trinità’. Nel rifiuto della confessione fu individuata un’eresia luterana; nell’equivalenza di ogni fede si vide un’eresia risalente a Origene; nell’esistenza di un caos primigenio un’affermazione pagana; nell’affermazione per la quale ‘Iddio è autore del bene ma non fa male, il diavolo è autore del male e non fa bene’ si vide un’eresia manichea» (voce Wikipedia: Menocchio) .
Il film di Alberto Fasulo racconta questa vicenda con uno stile a essa consustanziale, con una recitazione intensa e sobria, nel chiaroscuro degli ambienti, nell’asfissia degli spazi, nella sporcizia dei prelati, nella rassegnazione del villaggio, nella figura quasi omerica di Menocchio. Alla cui intelligenza sia reso onore rispetto alla miseria dei suoi carnefici cristiani.

Nemesi e dismisura

Nemesi e dismisura
in il Pequod , anno 3, numero 5, giugno 2022, pagine 7-14

Indice del saggio
-Tracotanza
-Nemesi
-Un conclusione politeistica

Leggere oggi Nemesi medica (uscito nel 1976) significa disvelare sotto una luce radente e profonda le radici, le manifestazioni e soprattutto il significato del presente.
È accaduto che si sia invertito l’ordine naturale e logico del rapporto tra salute e malattia, è accaduto che si sia diventati tutti pazienti senza essere malati, è accaduto che «il cittadino, finché non si prova che è sano, si presume che sia malato. […] Risultato: una società morbosa che chiede una medicalizzazione universale, e un’istituzione medica che attesta una universale morbosità» (Ivan Illich); è accaduta un’aggressione del corpo collettivo verso se stesso, la metastasi di una parte tesa a consumare il tutto; è dilagata una malattia sociale, politica e civile.
E questo nonostante il fatto che «studiando l’evoluzione della struttura della morbosità si ha la prova che durante l’ultimo secolo i medici hanno influito sulle epidemie in misura non maggiore di quanto influivano i preti nelle epoche precedenti. Le epidemie venivano e se ne andavano, esorcizzate da entrambi ma non impressionate né dagli uni né dagli altri. Esse non vengono modificate dai riti celebrati nelle cliniche mediche più di quanto lo fossero dai tradizionali scongiuri ai piedi degli altari» (Illich).
Ciò che sta accadendo da due anni a oggi è dunque un esempio del concetto chiave dell’analisi di Illich: iatrogenesi.
L’attacco è stato e continua a essere furibondo nei confronti dell’immunità naturale, la quale è il fondamento e la condizione che consente alla nostra specie, come alle altre, di non essere spazzata via dalla miriade di agenti patogeni che abitano la Terra. Una medicina sana favorisce e rafforza l’immunità dei corpi, una medicina malata danneggia e indebolisce l’immunità naturale. Infatti, «fino a tempi non lontani la medicina si sforzava di valorizzare ciò che avviene in natura: favoriva la tendenza delle ferite a sanarsi, del sangue a coagularsi, dei batteri a farsi sopraffare dall’immunità naturale. Oggi invece essa cerca di materializzare i sogni della ragione» (Illich), che – come si sa – hanno la tendenza a diventare i suoi incubi.
Per millenni e sino alla fine dell’Ottocento il medico, o chi per lui, è stato addestrato e abituato a riconoscere la facies hippocratica, i segni della morte imminente e inevitabile, in base ai quali deve subentrare il rispetto per la persona che nel ciclo naturale e infinito lascerà il posto ad altre forme e ad altre vite. Lasciare andare il morente, accompagnarlo con l’abbraccio dei suoi cari, è stato un preciso dovere, sostituito ora dall’accanimento insensato che fa morire gli umani in una solitudine meccanica e ambientale che è il più atroce esito della nemesi medica.
Nel 1976 Illich enunciava un’affermazione icastica e feroce, che il tempo ha confermato, vale a dire «la servile subordinazione della classe medica italiana nei confronti dell’industria farmaceutica». Una subordinazione che è data certamente dalla secolare condizione di colonizzazione degli italiani, compresi i loro intellettuali e tecnici, e da un tessuto politico particolarmente corrotto ma che è anche e soprattutto espressione di un radicato e più generale rifiuto del πέρας, del limite, della consapevolezza della finitudine, che è – semplicemente – l’intelligenza del mondo.

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Tali sono alcune delle tesi che ho cercato di argomentare in questo saggio che esce in un numero assai ricco del Pequod, sul quale hanno scritto molti amici e allievi, a cominciare dal suo ideatore Enrico Palma. L’indice completo lo si trova anche nel pdf ma ricordo qui che tra i contributi ci sono quelli di Davide Amato, Nicoletta Celeste, Sarah Dierna, Stefano Piazzese, Mattia Spanò, del collega Antonio Sichera. Insieme ad alcuni di questi studiosi e ad altri, abbiamo anche scritto una riflessione collettiva dedicata alla messa in scena del’Edipo Re quest’anno a Siracusa: Edipo Re. Una nota filosofica, esperimento riuscito di pensiero collettivo, segno certo di salute.

«Disvelamento» al Disum

Martedì 7 giugno 2022 alle 16,00 nell’Aula A6 del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania presenteremo  Disvelamento. Nella luce di un virus.
Ne parleranno alcuni studenti e dottorandi dell’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU).

«Il lavoro filosofico aiuta a conservare e a comunicare la consapevolezza della duplice dimora in cui abitiamo, dell’inseparabilità del vivere e del morire. Non come decesso, quest’ultimo, ma come sostanza stessa del tempo che siamo. Una civiltà che nel morire vede soltanto un fallimento è una civiltà morta, è la civiltà barbarica della Sars2-Covid19. Ogni filosofia radicata nell’immanenza e nella finitudine – dai Greci a Nietzsche, da Spinoza a Heidegger – raffigura invece una civiltà della vita piena e completa, anche perché non teme Ἀνάγκη, l’inevitabile, il tempo, la fine.
In ogni caso non prevarranno, la tirannide si spezzerà, come sempre è accaduto nella storia. E noi saremo orgogliosi di ciò che siamo stati in uno dei frangenti più stupidamente tragici della storia contemporanea».
(Disvelamento, p. 143)

 

Disvelamento

Disvelamento
Nella luce di un virus
Algra Editore, 2022
«Contemporanea, 6»
Pagine 148
€ 12,00

«La verità non si rivela che con le catastrofi»
Ingmar Bergman, Come in uno specchio (1961)

Alcuni mesi fa il Prof. Davide Miccione, Direttore della collana «Contemporanea» dell’Editore Algra (Viagrande-Catania), mi chiese di preparare un libro dedicato all’epidemia, alle sue radici, ai suoi effetti. Accolsi la proposta con slancio, per molte ragioni. Tra le quali il fatto che la filosofia sia, com’è noto, anche «ihre Zeit in Gedanken erfaßt, il proprio tempo appreso e colto nel pensiero» (Hegel, Grundlinien der Philosophie des Rechts, Vorrede, p. 25). Questi mesi di riflessione, di lavoro, di scrittura mi hanno aiutato a comprendere il significato della frase di Bergman in epigrafe. Il risultato è un libro che tra quelli sinora da me pubblicati è ai miei occhi il più urgente. Un libro nel quale e con il quale ho cercato di difendere le libertà, la razionalità e la scienza. E di mostrare che cosa può accadere quando libertà, scienza e razionalità vengono calpestate dal potere politico-mediatico.

Il testo si compone di 18 capitoli, così intitolati:
1 Don Abbondio
2 Un virus politico-visionario
3 La vita
4 Infodemia
5 Il piano inclinato
6 Numeri
7 Superstizione
8 Poteri
9 Cancellare le scuole, cancellare i luoghi, cancellare i corpi
10 Medicina e politica
11 Comunicazione e silenzio
12 La festa paternalistica
13 La solitudine del morente
14 Violenza e morale
15 Nietzsche
16 Una ferita
17 Gnosi
18 L’Intero, la Φύσις
Indice dei nomi

Questa la quarta di copertina, firmata dal Direttore della collana:
«La débâcle di questi due anni riguarda tutti: i media, la politica, il corpo sociale nel suo complesso. L’epidemia e il suo uso politico hanno messo in luce le viltà e le debolezze di interi settori, le fragilità di quella democrazia che diamo per acquisita e soprattutto la miseria teoretica e morale di coloro che dovrebbero analizzare e spiegare il mondo. Gli intellettuali, stricto o lato che sia il senso che diamo a questa parola, hanno mostrato con la loro ignavia le crepe che si sono aperte nel nostro stare consapevolmente al mondo. Biuso ci mostra come si possa leggere con parresia e compassione, con sapienza filosofica, letteraria e antropologica, questo nostro difficile passaggio storico e che cosa tutti potremmo imparare da esso».

Il volume è disponibile in varie librerie, su tutte le piattaforme e sul sito dell’editore, che ringrazio per il coraggio che ha mostrato nel pubblicare un libro lontano dalle opinioni dominanti.



 

Recensioni e articoli

-Michele De Vecchio, Diorama Letterario, n. 375, settembre-ottobre 2023, pagine 39-40
-Marcosebastiano Patanè, il Pequod, anno 3, numero 6, dicembre 2022, pagine 12-21
-Sarah Dierna, Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre -ottobre 2022, pagine 205-209
-Lucrezia Fava, Vita pensata, numero 27, settembre 2022, pagine 76-80
-Stefano Piazzese, Discipline Filosofiche, 4 luglio 2022
-Enrico Palma, il Pequod, anno 3, numero 5, giugno 2022, pagine 157-162
-Chiara Zanella, Di cosa parliamo quando parliamo di virus, Aldous, 7 maggio 2022
-Intervista rilasciata a RevolutionChannel, 14 giugno 2022

Superstizione

Una delle prime vittime del Covid19 e della sua scriteriata gestione è la scienza, vale a dire l’insieme dei saperi e dei metodi che hanno a fondamento il rifiuto di ogni fanatismo, la diffidenza verso il principio di autorità, la necessità di verifiche accurate e pubbliche di tutto ciò che si sostiene, la ripetibilità delle procedure, il ragionamento oggettivo su dei dati quanto più possibile accurati, estesi, condivisi.
Invito a leggere a questo proposito un articolo di Todd Hayen, dal quale estrapolo qui un solo brano. Si tratta infatti di un testo breve, assai chiaro, documentato, ottimamente argomentato, non dogmatico; insomma, un testo scientifico.

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The definition for “superstition” is “a widely held but unjustified belief in supernatural causation”.
In the context of this article the “supernatural causation” is the irrational and empty assumptions that people seem to think are “natural causations” — if you question these people on this point, i.e., ask them to explain why a vaccinated person needs protection from an unvaccinated person (in our rational effort to discover the “natural causation” of a scientific assumption) they will start yelling at you calling you an idiot, or a science denier, or whatever other nasty thing they wish to throw at you.

“I hope you get Covid and die!” OK. Thanks.

The rebirth of superstition.
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The Death of Science and the Rebirth of Superstition
OffGuardian – 13 novembre 2021

Testo sul sito della rivista

Testo in pdf

Una traduzione italiana

Aggiungo che gli effetti della superstizione, del terrore, del fanatismo sono sempre anche politici e liberticidi. Non può essere diversamente. Le cervellotiche decisioni del governo italiano impongono un grottesco, già nella denominazione, SuperGreenPass.
Sono decisioni patetiche e insieme criminali. Gente senza dignità, senza cervello, senza memoria e senza sguardo al futuro. Questo sono le “autorità”, i presidenti delle Regioni, i ministri di un governo composto da una sola persona e dai suoi valletti.
Ha dunque ragione Giorgio Agamben che qualche giorno fa ha detto chiaramente che «in Italia è stato attuato, col pretesto del terrore sanitario, un Colpo di Stato» (video su twitter).
A confermare tale diagnosi è lo stesso Mario Draghi, il quale ieri ha ammesso che milioni di cittadini della Repubblica non lo sono più a tutti gli effetti, auspicando che «il prossimo natale» [2022] possano «tornare a essere» cittadini «con tutti noi». E ha aggiunto che per tutti gli altri «questo natale sarà normale» (twitter). Che strano concetto di «normalità» ha costui. Come si chiama questa situazione politica? La normalità dello stato d’eccezione. La tirannide.
È il terrore come conseguenza e forma della superstizione.

Ur-Faschismus

Forse l’Ur-Fascismo, il «fascismo eterno» (Umberto Eco) esiste davvero.
Sua espressione contemporanea in Italia e nel mondo sono il  confino (lockdown), l’obbligo vaccinale, il coprifuoco, l’obbligo delle mascherine/museruole apotropaiche, i trattamenti TSO del tutto arbitrari, la violenza delle polizie contro cittadini inermi, la distruzione delle attività economiche, la devastazione collettiva, la paura.
Ma non c’è da stupirsi: l’autorità è potenzialmente paranoica e quando i suoi ordini riguardano la ‘salute’ diventa folle e contraddittoria. È sempre stato così. Contro tutto questo, il pensiero e la pratica libertari costituiscono una preziosa alternativa, un necessario vaccino.

 

Virus e politica

«Torture numbers, and they will confess to anything»
(Gregg Easterbrook: ««Our Warming World», New Republic, 11.11.1999, vol. 221, p. 42)

Propongo una selezione di alcuni miei recenti interventi su twitter

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Detesto gli anacronismi storici ma devo arrendermi all’evidenza: è in atto nel mondo un’ondata di #neonazismo politico-sanitario.

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Un gravissimo invito alla #delazione. Il #virus come strumento della dissoluzione del corpo sociale.

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I #bambini vogliono vivere, i ragazzi vogliono vivere, la #scuola vuole vivere. E invece i maghi sedicenti #virologi e i politici che ai maghi si sono affidati cercano ogni giorno di soffocare con un cuscino bambini, ragazzi, scuola. La marca del cuscino è  #Dad.

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Nessuna pietà verso i #bambini, i #ragazzi, i più fragili tra i #giovani. Nessuna pietà: #isolamento, #autolesionismo, #anoressia, #bulimia, #suicidi. Nessuna pietà. In nome del #Covid19, in nome del #lockdown miracoloso, superstizioso.


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6 ore al giorno dietro un monitor a casa propria, a non imparare nulla e ad alienarsi, non è per #Toti e per gli altri un «grosso disagio». Il disagio, in effetti, è l’esistenza di questi personaggi. 

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«Non comporta grossi disagi trattandosi di ragazzi più grandi». Questa frase è una degna epigrafe della totale ignoranza #didattica e della cialtroneria esistenziale che guida #Toti come gli altri criminali -della #Lega, #ForzaItalia, #PD– che amministrano la cosa pubblica.

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Almeno sono #ragazzi vivi, nello spazio, nella #festa. Non chiusi nel torpore di un #televisore, di uno schermo, del vuoto #virtuale. Accanto a mammina e a papà. Sono ribelli. Li apprezzo.

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Davvero inquietante.
Gli #ospedali non vengono rafforzati.
I #vaccini sono un disastro.
Nessuna #cura contro il #Covid19.
L’ineffabile #Speranza e l’intero #GovernoDraghi brancolano nel buio.
La «soluzione» è sempre la stessa: la #repressione, la guerra contro i #cittadini che vogliono solo #vivere.

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«Messa la #salute al primo posto». Che concetto miserabile, infimo, riduzionistico, hanno costoro della salute. Salute è relazioni, #lavoro, #affetti, sole, aria, luce. Salute è la #vita. Quella del #GovernoDraghi è la salute degli #zombie.

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Pensare che la ricerca scientifica -e in particolare quella farmacologica- sia autonoma dal potere politico ed economico significa vivere a Disneyland o fare finta di viverci (oltre che, ovviamente, ignorare Kuhn, Feyerabend e l’intera #epistemologia).

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Il rifiuto della discussione su tematiche che riguardano la #vita, le #libertà, il #corpo collettivo, è segno della pulsione autoritaria di #Zaia e di troppi politici e amministratori. Questo oggi è il #fascismo, una #DittaturaSanitaria rozza, magica, televisiva, isterica.

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Naturalmente non è cambiato nulla: #GovernoConte o #GovernoDraghi a imperversare sono sempre gli stregoni cromatici che si riuniscono intorno a #Speranza, il cui obiettivo è continuare a ballare -sino a che sarà possibile- la danza macabra del #Covid19.

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E però ciò che conta è la «#salute». Miserabili cinici dal reddito garantito definiscono tutto questo «business». Che cos’è la salute per #Speranza, per i suoi presunti #virologi, per il #CTS? Soltanto #virus? Un riduzionismo degno del più rozzo positivismo.

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«#Variante», una parola magica, terribile e insieme confortante. In modo che la potenza del corpo collettivo venga prostrata ancora e ancora dal terrore. Il gioco si fa sempre più scoperto, l’utilizzo politico del #Covid19 deve proseguire.

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«#Lockdown per ripartire…» è una delle più limpide formule che siano state trovate dalla #neolingua dei sudditi orwelliani. Da un anno non funziona, da un anno viene ripetuta dall’#informazione come fosse risolutiva. Anche questo è la #DittaturaSanitaria.

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È una sindrome ormai nota: si chiama “#stupidità e isteria indotta da #Sars2”. Sta anche nei manuali di #psichiatria politica.

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#BastaCoprifuoco
perché da emergenza è diventato struttura (come era prevedibile e previsto). 

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Basta con questa misura profondamente antidemocratica, inutile, vessatoria, sciocca. #BastaCoprifuoco 

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Marcosebastiano Patanè@mspatane · 19 apr
Chiudere ora per salvare il natale.
Chiudere a natale per aprire a gennaio.
Chiudere ora per salvare la Pasqua.
Chiudere a Pasqua per riaprire ad aprile.
Chiudere ad aprile per salvare l’estate.

[Mio commento]
E poi:
Chiudere l’#estate per salvare l’inizio dell’anno scolastico.
Chiudere le #scuole per salvare il natale.
E si ricomincia…
L’eterno ritorno dell’#irrazionalità, dell’#isterismo, della #follia, della cupezza.
L’eterno ritorno del vuoto.

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Sempre più sincere ed esplicite le venature nazistoidi: «Qui non entrano i non vaccinati [i meridionali, i negri, gli ebrei]»

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Di fronte all’orrore della vita collettiva che si spegne, si può sperare in questo: in una ribellione selvaggia, chiunque la pratichi.

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Non ne usciremo più non per il #virus biologico ma per il virus politico.

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