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Nella malvagità

4X4
di Mariano Cohn
Argentina-Spagna, 2019
Con: Peter Lanzani (Ciro), Dady Brieva (Enrique Ferrari)
Trailer del film

Claustrofobico come Cosmopolis, vendicativo come Tarde para la ira, surreale e insieme empirico come numerosi film argentini, 4X4 racconta di un ladro che pensa di commettere facilmente l’ennesimo furto: appropriarsi del sistema monitor di un SUV.
È talmente sicuro di sé che dopo aver messo nello zaino il dispositivo urina, per semplice sfregio, sui sedili posteriori dell’automobile. Va per uscire dall’abitacolo ma trova tutte le portiere, anche quella posteriore, sigillate. Tenta in ogni modo ma non riesce proprio a uscire. Preso dal panico e dalla rabbia, spara contro il parabrezza ma il proiettile gli torna indietro e lo ferisce alla gamba. Cerca allora dentro l’auto ogni arnese di metallo che possa aiutarlo a scardinare le portiere ma vanamente. Implora aiuto dai passanti ma i finestrini sono tutti oscurati. Comincia a capire che è in trappola.
La conferma arriva dalla telefonata che il proprietario del SUV effettua tramite il sistema di bordo: è stato lui, un medico ostetrico, a chiudere le portiere a distanza appena il sistema antifurto lo ha avvisato del tentativo di danneggiamento. Enrique, questo il suo nome, comincia a raccontare a uno sbalordito e terrorizzato Ciro di aver subito 28 furti con oggetto un’automobile o suoi pezzi. E aggiunge gli ulteriori atti di criminalità che lui e la sua famiglia hanno dovuto sopportare. In cambio delle informazioni sull’identità del ladro, Enrique gli dice dove può trovare dentro l’abitacolo qualcosa da bere e da mangiare.
Passano i giorni sino a che il medico gli compare davanti, apre la portiera e da lì comincia un teso finale western, perché Ciro non è un ladruncolo ma un vero assassino.
4X4 intesse sociologia (sono numerosi i riferimenti alla situazione economico-sociale dell’Argentina); antropologia; il bellum omnium contra omnes; il grottesco di varie situazioni. Emerge con chiarezza un elemento della filosofia politica spesso trascurato o addirittura nascosto per mezzo dell’idolatria dello Stato o la sua giustificazione etica. In realtà, gli stati e lo stato sono delle organizzazioni criminali alle quali i cittadini pagano della tangenti – definite: tasse, imposte, fisco – anche allo scopo di essere protetti da altre organizzazioni criminali. Se lo stato non è capace di svolgere tale funzione di protezione dei cittadini, il suo diritto all’obbedienza viene meno. Questo film lo mostra in modo assai plastico.
Il ‘monopolio nell’uso legittimo della forza’ del quale parla Max Weber priva l’organizzazione statale di ogni sacralità, laica o religiosa, e di ogni moralità, per ricondurlo alla sua natura reale, di equilibrio tra forze. Si tratta di un necessario disincanto sulla natura umana. Neppure l’essere umano infatti «può considerarsi l’animale più potente in senso assoluto, perché ad esempio passa tutto il tempo, o per lo meno gran parte del suo tempo, nella malvagità (διά κακίας)» (Cleante di Asso, frammento [CA]529, Stoicorum Veterum Fragmenta di Hans von Arnim, trad. di Roberto Radice, Bompiani 2018, p. 235).
Sì, nella malvagità spesso gratuita, in una idiozia spesso irredimibile. Homo insipiens.

Finzione

Official Competition
(titolo italiano: Finale a sorpresa)
di Mariano Cohn e Gáston Duprat
Spagna, 2021
Con: Penélope Cruz (Lola Cuevas), Oscar Martínez (Iván Torres), Antonio Banderas (Félix Rivero), José Luis Gómez (Humberto Suarez), Irene Escolar (Diana Suarez)
Trailer del film

Che cosa significa recitare? Che cosa vuol dire esprimere sentimenti e pensieri veri o fingere pensieri e sentimenti? Dal Paradoxe sur le comédien di Denis Diderot a Il lavoro dell’attore sul personaggio di Stanislavskij, dal Living Theatre a Carmelo Bene, l’enigma della finzione teatrale ha accompagnato la modernità.
Nel mondo greco a recitare era il dio -Dioniso- del quale la maschera dell’attore è semplicemente strumento ed espressione; nel mondo latino l’attore era un miserabile, un trastullo, una delle tante figure servili. Nella contemporaneità questi due elementi sono in realtà ancora ben presenti nella metamorfosi dell’attore in divo e nel suo porsi al servizio di chi meglio lo paga.
Ma la finzione, che cosa è la finzione? Questa commedia assai divertente e un poco amara di Cohn e Duprat è capace nella sua leggerezza di disvelare qualcosa della dinamica verità/finzione che non è dell’attore ma è dell’umano. E che l’attore si limita a far diventare una professione. Gli studi di Erwin Goffman sulla vita quotidiana come rappresentazione lo confermano e lo mostrano ma tutti, se riflettiamo un poco, comprendiamo facilmente che una delle condizioni della vita collettiva e delle relazioni umane consiste nel dissimulare, nel nascondere i propri veri sentimenti verso persone, situazioni, parole altrui e fingere pensieri, emozioni e reazioni ai quali non corrisponde quasi nulla nella nostra coscienza (tra parentesi; questo è uno dei tanti errori del behaviorismo, che fa coincidere la mente con il comportamento).
Una dissimulazione onesta che in molti casi e circostanze diventa la necessaria simulazione di emozioni e sentimenti che non esistono, che non proviamo. I funerali, ad esempio, sono un luogo principe di tale recita (come ironicamente racconta il cantante/attore Enzo Jannacci)
E quindi le letture, le prove, le riprese alle quali l’eccentrica regista Lola Cuevas sottopone due grandi attori -chiamati a interpretare la vicenda di due fratelli tra di loro in mortale inimicizia- si prefiggono uno scopo impossibile: cancellare il loro io, il narciso, la finzione, allo scopo di trasformare Iván e Félix nei loro personaggi, rendendo vera la loro finzione.
E infatti la finzione diventa talmente vera da mutare l’invenzione in cronaca. Ma non perché i due attori abbiano rinunciato alle loro persone ma, al contrario, perché le hanno rese totali.
La competizione alla quale fa riferimento il titolo originale (quello italiano, al solito, è fuorviante e impoverente) è la contesa stessa che intrama la vita animale e che sempre l’accompagna. Un conflitto che cessa soltanto con il venir meno dei suoi protagonisti, dei viventi.

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