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Ernst Mach

Recensione a:
Luca Guidetti
Gli elementi dell’esperienza
Studio su Ernst Mach
Quodlibet, 2021
Pagine 239
in Discipline Filosofiche, 10 giugno 2022

La critica dell’esperienza – in particolare dei suoi presupposti e condizionamenti nascosti anche di natura metafisica – attuata da Ernst Mach è stata e continua a essere assai feconda. La sua influenza sul movimento fenomenologico consiste tra gli altri in due elementi: l’individuazione dell’«ambito preteoretico e vitale delle sensazioni» come luogo da cui sgorgano i concetti; un profondo legame tra sensazioni, concetti, saperi scientifici.
Siamo in un ambito assai fecondo di critica alle certezze anche più consolidate perché, come ha mostrato la più avvertita epistemologia del Novecento, non deve esistere nessun ambito di verità assolute, per la semplice ragione che tali verità non ci sono e la conoscenza procede per congetture, confutazioni, accoglimento e superamento di paradigmi, molteplicità e trasformazione dei progetti di ricerca, invenzioni molte delle quali spariscono dall’ambito scientifico ma altre si mostrano invece indispensabili per il progresso della conoscenza umana.

Tempo e identità

Kurt Lewin
Tempo e identità
[1912-1923]
A cura e con un saggio di Luca Guidetti
Quodlibet, 2020
Pagine 190

I maggiori contributi di Kurt Lewin alla conoscenza vertono sulla psicologia sociale, della quale è stato uno degli iniziatori. E però sono molto significative anche le analisi epistemologiche, dedicate in particolare alla filosofia e alla logica del tempo. Il termine chiave da lui introdotto in questo ambito è quello di Genidentität, genidentità intesa come l’identità che si conserva nel tempo.
Un tema, questo, tipicamente ontologico. Le due forme tradizionali di identità nel tempo sono infatti sincronica e diacronica. La prima è una forma di identità logico-ontologica che fa riferimento alla uguaglianza di ogni ente con se stesso nel tempo A=A; la seconda è la possibilità logico-gnoseologica di individuare gli elementi di persistenza di un ente come tale nel corso del tempo. In entrambi i casi il tempo si aggiunge all’ente che è uguale o che persiste.
Per Lewin, invece, il tempo è una variabile vincolata e intrinseca che può assumere diverse proprietà -ontologiche ed epistemologiche- ma la genidentità «integra» in ogni caso «il tempo nelle serie esistenziali» (Guidetti, p. 17).
Detto in termini meno tecnici, il tempo è intrinseco agli enti, i quali sono inseparabili dai processi. E questo significa che la realtà è una struttura costantemente metamorfica, dove il limite del mutamento è un confine morfologico, che consiste nella riconoscibilità della medesima organizzazione dentro e nonostante tutte le sue trasformazioni.
La fecondità della prospettiva di Lewin consiste pertanto e ancora una volta nella dinamica ontologica -e non soltanto gnoseologica- di identità e differenza, entrambe presenti, costitutive e necessarie nell’essere e per l’essere stesso degli enti:

Ha pertanto senso parlare di un ‘conservarsi’ solo dove ci sono cambiamenti. Le ‘sostanze’, come vengono qui intese – vale a dire, in fisica, gli ‘oggetti fisici’ -, non rimangono uguali in modo invariabile, ma si conservano nei cambiamenti. La sostanza che la questione della causa richiede come presupposto è dunque ciò che si conserva come identico nel cambiamento, e precisamente nel doppio senso di questo termine: essa è infatti ciò che conserva sé in tutti i cambiamenti e, al tempo stesso, ciò che sempre si conserva nel cambiamento (45).

Ogni ente rimane nel tempo ciò che è ma nel tempo muta a ogni istante. Gli enti sono una fusione di identità e differenza dentro il divenire. Gli enti sono la differenza che costruisce se stessa nel mentre diventa altro, che è se stessa nel divenire altro. Gli enti permangono identici mentre si fanno differenza, mentre sono differenza. E quindi identità e differenza coincidono in «ciò che degli oggetti fisici si conserva in modo identico nel cambiamento» (49).
L’elemento più fecondo del concetto di genidentità è pertanto di natura ontologico-esistenziale prima che logico-epistemologica e consiste nel riconoscere la struttura temporalmente (e non solo spazialmente) estesa di ogni oggetto fisico, il generarsi di ogni forma-istante degli enti dalla forma-istante immediatamente precedente, consiste nella sinonimia di enti ed eventi. Infatti,

si è soliti parlare di causa ed effetto solo per una serie di accadimenti che sono conseguiti l’uno dall’altro. Ad esempio, è vero che, di solito, un movimento a1 viene chiamato la ‘causa’ di un’energia termica  a2, ma di norma una pietra  b1 non viene detta la causa della ‘stessa’ pietra in un momento successivo b2, benché proprio in questo caso si presenti un esempio particolarmente semplice di relazione di genidentità. In generale, non si indicano come causa ed effetto le cose che sono risultate l’una dall’altra. A fronte di ciò, il concetto di genidentità esprime la relazione di derivazione di qualcosa da qualcos’altro indipendentemente dal fatto che si tratti di accadimenti o di cose (89).

Perché ‘accadimenti’ e ‘cose’ costituiscono la medesima struttura, sono intessuti della stessa realtà temporale.

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Il Prof. Guidetti mi ha generosamente autorizzato a mettere qui a disposizione il pdf completo del libro:

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