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Napoli, lingua e musica

Pizzica minore
di Eugenio Bennato & Carlo D’Angiò
voce Teresa De Sio
da Musica Nova (1978)

La festa, il canto, il disincanto.
Tutto questo vibra nella Pizzica minore della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Tutto questo vibra a Napoli, città sempre sottomessa e sempre libera.
Bellissima è la lingua che vi si parla.

Musica nova«E io l’aggio sentuta na musica nova, / e io l’aggio sentuta na musica nova, / a la festa de nisciuno, / senza sotto nè padrune, / a la festa ‘e tutte quante, / senza diavule senza sante.
Sta musica è comm’a na minaccia, / chello che tene a dicere t’o dice ‘nfaccia, / faticammo, menammo ‘e mmane, / ca a magnà ce pensamme dimane / e chi tene ‘a panza chiena / a sta festa nun ce vene.
[…]
E mo fenimmo chesta jacuvella / sente comme te tira la tarantella, / si sta musica ce aiuta / chi cumanna nun pò cchiù pazzià / e mò abballa ‘nsieme a nuje / e sinnò ha fennuto ‘e campà».

[audio:Pizzica_Minore.mp3]

Generali/Vallisneri a Lugano

Programma incontro 22-XI-2014

 

 

Sabato 22 novembre 2014 presso la sede dell’Università della Svizzera Italiana a Lugano si parlerà di Greco, latino, italiano alla prova del XXI secolo: ragioni e sfide di un rapporto profondo.
Sarà presentano il libro di Antonio Vallisneri Che ogni italiano debba scrivere in lingua purgata italiana (Olschki, 2013), a cura e con introduzione di Dario Generali.
Lo stesso Dario Generali terrà un intervento dal titolo Dissoluzione della lingua e dell’identità culturale italiana: dai corsi universitari anglofoni al progetto CLIL (Content and Language Integrated Learning).

Lombarda lingua

Piccolo Teatro Grassi – Milano
Passione
da Giovanni Testori
un progetto di Daniela Nicosia
Con Maddalena e Giovanni Crippa
Produzione Tib Teatro – I Teatri del Sacro – Fondazione Teatri delle Dolomiti
Sino al 2 novembre 2014

passione

Passio Laetitiae et Felicitatis si intitola il romanzo di Testori dal quale è tratto il testo. La passione di Felicita per Letizia, giunta dopo l’affetto di ragazzina verso il fratello Dorigo, schiantatosi con la moto contro il muro di una chiesa; dopo la violenza subita da un uomo sorto dalla malvagità delle tenebre; dopo l’incantamento per il Crocifisso, per la sua eterna giovinezza, per le sue piaghe sensuali, per il suo sangue, per le sue braccia spalancate; dopo il convento e l’amore con la ragazzina dentro le sue mura. Scoperte, aggredite, punite e cacciate, Felicita e Letizia muoiono in un ultimo amplesso tenero e sensuale.
Carna è parola che ricorre nel testo e tra la bocca dei due attori che raccontano e che diventano ciò che narrano. Lo diventano avendo tra le mani la lingua potente di Testori. Lingua impastata, raffinata, plebea, sacra, mistica e pornografica. Una mescolanza di lombardo, di latino, di francese, di italiano arcaico e contemporaneo. È la potenza del significante e del corpo a rendere accoglibile un significato invece radicalmente cristiano. Questa di Passione è infatti la rappresentazione più cristiana alla quale abbia forse mai assistito. Soltanto coloro che credono davvero nel Crocifisso possono bestemmiare come fa Testori, possono inutilmente reclamare da questo dio sofferente una qualche ragione delle sofferenze del mondo, possono essere così intimamente coinvolti nell’evidente masochismo del suo mito. Sembra infatti che l’autore provi soddisfazione a penetrare negli avelli del dolore di Felicita e a confrontarli con quelli del suo dio. La regia conferma tutto questo riempiendo la scena di corde e crocifissi.
Ma la musica -la musica di questo linguaggio espressionistico, inventato e antico- riscatta ogni dolore nello splendore del verbo che si fa carna, che si fa poesia, epica, nike.

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