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Il feudo di Salvini

In politica -ma non soltanto, ovviamente- accadono a volte degli eventi bizzarri. Uno è il recente successo elettorale della Lega Nord in un paesino etneo, Maletto. Su questo singolare episodio la Dott.ssa Nunzia Sanfilippo, che di Maletto è originaria, ha formulato la persuasiva analisi che ospito molto volentieri.

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Lo chiamano “feudo di Salvini” il piccolo paese alle pendici dell’Etna che, tutto ad un tratto, una mattina di maggio, si è svegliato leghista. Oltre 500 preferenze per il candidato del luogo con il partito di Matteo Salvini. È bene premettere che questa riflessione non intende esprimere alcuna valutazione sull’operato e sulla persona del candidato, piuttosto vuole essere un’analisi avalutativa sulle insolite vicende di Maletto.
Abbiamo votato il nostro compaesano”, queste le parole che venivano continuamente ripetute dalla gente del posto, quasi fosse un mantra, o forse una giustificazione dinanzi al “no sense” della situazione. Perché l’episodio, dalla Sicilia alla Lombardia, è stato interpretato come un grande “ossimoro elettorale”.
Ha spiazzato proprio tutti, anche quei media che ostinatamente hanno cercato di veicolare un messaggio che affonda le sue radici nella menzogna: perché Maletto non è un paese leghista. I giornalisti questa volta si sono proprio divertiti, effettivamente la vicenda aveva qualcosa di teatrale. Dopo anni e anni di cori da stadio che intonavano il motivetto “Forza Etna” ecco che il paesello, situato proprio alle pendici del demone invocato dai leghisti, improvvisamente si scopre verde, come il cocktail offerto a Salvini in occasione della sua visita a Maletto.
C’è del comico in tutto questo, ma ancor di più dell’umorismo, quel sentimento del contrario che nasce da una considerazione meno superficiale del fatto. «Quello che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt’al più sorridere». Quel “terun” di Pirandello aveva proprio ragione!
La motivazione che ha spinto i cittadini malettesi a votare il Carroccio non è stata di certo la condivisione del programma alle elezioni europee né quella delle idee prettamente leghiste, ma la semplicistica logica del “si vota u paisanu”. Constatazione che, nella sua sconcertante ovvietà, trova la sua giustificazione. Ovvietà che ha ferito quei pochi che all’indomani delle votazioni hanno dovuto spiegare alla gente che non vivevano in provincia di Bergamo e che non avrebbero portato il foulard verde al collo.
Il 32,6% dei voti dati alla Lega è una cifra che comunica altro. Un paese che si sveglia leghista è un paese completamente sfiduciato, che ha rinunciato al valore “regolativo” delle idee e si aggrappa alla logica del “votiamo chi conosciamo”.
Questo è il risultato della confusione ideologica e politica che domina nelle società, della mancanza di punti di riferimento credibili. L’elettore, per uscire dalla marginalità politica, senza alcun criterio preferisce votare una persona a lui vicina, su cui contare e contro la quale puntare il dito. Non importa cosa propone il partito, le idee su cui poggia. Tutti i partiti cadono nell’indifferenziato calderone dello scetticismo. Il venir meno del riferimento ideologico, non inteso in maniera dogmatica ma come forma di convinzione ideale sul mondo reale, come idea che guida la società, ha portato a una mancanza di stabilità, a un volgare “attivismo politico”. Non esistono più obiettivi e direzioni chiare, si dichiara e si ritratta allo stesso tempo, si agisce senza studiare, il tempo della politica è diventato un eterno “presente spettacolare”, non c’è più memoria, non c’è più progetto.
La bramata visibilità e la spettacolarizzazione delle vicende di un paesino diventano quindi gli obiettivi da raggiungere per una comunità. Alle numerose critiche che giungevano dai paesi limitrofi la gente rispondeva: “Almeno adesso siamo conosciuti in Italia”, “Adesso avremo un motivo in più per essere ricordati”.

 

Sul Partito Democratico (Da Licio Gelli a Calderoli. E ritorno)

Da Televideo (11/07/2014 – 08:47): il ministro Boschi afferma che «Berlusconi dà prova di serietà e concretezza, che non possiamo non riconoscere». Certo, certo. È un disinteressato statista, lo sanno tutti ma il ministro Boschi fa bene a ricordarcelo.
La Lega Nord è alleata con i fascisti/razzisti del Front National di Le Pen. Il Partito Democratico riscrive la Costituzione italiana con la Lega Nord. Il Partito Democratico riscrive dunque la Costituzione con i fascisti/razzisti. Il Partito Democratico è fascista/razzista?
Ci sarebbe tanto altro -immunità; protezione di amministratori corrotti; catastrofe economica che continua; gli 80 euro annullati dalle tasse; sprechi e corruzione con TAV, EXPO, MUOS, cacciabombardieri F-35; riforme istituzionali e pratiche politiche chiaramente autoritarie— ma credo che il nucleo della questione sia questo: nonostante venti anni di collaborazione con il Partito Democratico, Berlusconi ha raggiunto solo in parte gli obiettivi della loggia massonica P2. Ci voleva qualcuno che ne realizzasse davvero e per intero il progetto. Ecco il Partito Democratico di Renzi, colui «che parla come un venditore televisivo di materassi» (Adriano Todaro, Sotto i titoli niente, «Girodivite»). Forse ha imparato da Licio Gelli, direttore generale della Permaflex: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa».

 

Sic transit gloria mundi

«Uno stillicidio di tragicomici maneggiamenti degni della peggior commedia all’italiana, con il figlio tonto -e la famiglia tutta-  a gozzovigliare in Porsche o ristrutturare case sgraffignando assegni sotto il naso di tutti i politici leghisti, che in questi anni hanno solo pazientato facendo finta di non vedere. Quanto alla base, frignerà pure ma le toccherà rifondare pure il linguaggio, “Roma ladrona” è già slogan del passato, roba primitiva. Tutti sanno che il figlio Renzo è una barzelletta vivente e che sulla famiglia & friends (il cosiddetto cerchio magico) da anni se ne dicevano di ogni colore» (Luca Fazio, il Manifesto, 6.4.2012, p. 5).
Un’ottima sintesi dell’identità leghista, di questi similumani che si sono fatti ingannare per decenni da uno che è stato lasciato dalla prima moglie quando costei si accorse che la laurea in medicina era una pura menzogna e che il marito ogni mattina usciva con la valigetta sanitaria per andare non all’ospedale ma al bar. Neppure Lino Banfi e Alvaro Vitali messi insieme raggiungono l’intelligenza populistica della Lega Nord.

[7.4.12. Questa commedia italica e terrona diventa sempre più grottesca e triste. Dalle dichiarazioni -messe a verbale- delle segretarie amministrative della Lega Nord viene fuori che la senatrice Rosy Mauro ha preso una laurea in Svizzera spendendo 130 mila euro e che Renzo Bossi ne sta prendendo un’altra per la medesima cifra in un’università privata di Londra. Che questi due soggetti non abbiano neppure tentato di laurearsi negli atenei pubblici italiani è motivo di onore per il nostro sistema universitario].

150

150 anni di unità politica e amministrativa. Non entro nella questione Piemonte/Borboni, centralismo/autonomie. Non ne ho le competenze storico-scientifiche. Non parlerò dell’Italia ma degli italiani. Quindi ciò che dirò non ha nulla a che vedere con la balordaggine della Lega Nord e del suo ormai più che evidente secessionismo, che dovrebbe allarmare la destra sua alleata, se tale destra avesse una pur minima capacità di pensare in termini politici e non soltanto affaristici o fallici.
In questo secolo e mezzo il territorio della Penisola è stato saccheggiato in modo feroce dalla speculazione urbanistica, da una antropizzazione pervasiva e devastante, da mafie e camorre che ora -2011- sono arrivate direttamente al potere e lo gestiscono con determinazione a favore degli interessi loro e dei gruppi sociali che le sostengono. Perché è accaduto tutto questo? Perché gli italiani sono un popolo grottesco, patetico e cialtrone. E soprattutto un popolo di una ignoranza che non ha pari in Europa. Chi viaggia per le capitali e le città del Continente vede quasi ovunque le persone lèggere; le biblioteche e i musei aperti sino a notte; il paesaggio, la storia e i luoghi difesi e anche utilizzati come fonte economica, rispettandone l’identità. Gli italiani sono dei barbari analfabeti e teledipendenti, il cui degno ministro dell’economia -un commercialista di provincia- sostiene che «la cultura non si mangia», mentre qualunque studioso di fenomeni sociali e storici sa che è vero esattamente il contrario. Dopo un secolo e mezzo, in Italia spadroneggiano i peggiori parlamento e governo dell’intera sua storia unitaria. Un parlamento e un governo composti da criminali, da ignoranti, debosciati e venduti. 150 anni buttati nel cesso. Alla lettera, visto che gli italiani siamo degli escrementi. Il vero inno di questo anniversario sono i versi che Pier Paolo Pasolini dedicò Alla mia Nazione e che si concludono con il seguente invito: «Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo».

Ai berlusconiani e ai leghisti

Cari concittadini, mi chiedo quali possano essere le motivazioni che vi impediscono di vedere i fatti e che vi inducono invece -anche se forse non sapete di questa vostra ascendenza- a offrire una banale conferma a Nietzsche, secondo il quale «direi: no, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni» (Frammenti postumi 1885-1887, 7[60]). E credo che di motivazioni ce ne siano, anche se -a dir la verità- non molto lusinghiere per voi. Ma lasciamo stare. Il punto è che il governo è allo sbando, del tutto incapace di gestire la crisi economica, la disoccupazione, le tasse mai così alte, interessato soltanto a coprire i reati sessuali del suo capo, che consistono non nello scopare ma nell’induzione alla prostituzione minorile, nella concussione per aver abusato del suo ruolo al fine di sottrarre una ragazza marocchina alla questura di Milano, nel porre a rischio la “sicurezza nazionale”. Lui e i suoi complici tentano in ogni modo di nascondere l’enorme danno all’immagine internazionale dell’italia e di mascherare tramite la paroletta magica “federalismo” l’abbandono totale del sud e un ulteriore aumento delle tasse.
Di fronte a tutto questo, nessun meridionale e nessuna donna dotati di buon senso potrebbero sostenere ancora Berlusconi ma lo potrebbe fare un maschio del nord. A pensarci bene, tuttavia, neppure quest’ultimo dovrebbe, visto che con le sue tasse e con il suo voto tale maschio contribuisce a pagare le troie delle quali il nonno infoiato riempie i suoi palazzi. Tu paghi e lui tromba (o tenta di farlo)! Se poi mi chiedete “sì, va bene, ma chi al suo posto?”, rispondo “chiunque andrebbe meglio”, non foss’altro perché non sarebbe il padrone assoluto delle televisioni -e dunque del consenso- e sarebbe meno distratto da ciò che la sua ex moglie definì “una malattia” e che -assai meno gentilmente- una delle sue ragazze ha descritto come la voglia di mostrare a tutte il suo “culo flaccido”.

[Mi scuso del linguaggio un po’ crudo di questa lettera ma bisogna sempre cercare di farsi intendere dalle persone alle quali ci rivolgiamo]

Destra incolore

Il governatore leghista del Veneto -braccia strappate al Ministero dell’Agricoltura- ha impedito che in sua presenza venisse eseguito l’Inno di Mameli. Di questa nazione immersa negli escrementi generati dalla propria televisione, governata da una cosa che non parla ma produce rumori senza senso, mi importa poco. Ma è agli elettori di destra che vorrei rivolgermi, a quanti credono nella triade «Dio Patria Famiglia», ai tanti -non solo ex missini- che votano il PdL pensando a Mussolini e alle glorie italiche. Che cosa hanno da dire costoro di fronte alle continue offese rivolte dal loro governo ai simboli della nazione, già da quando -qualche tempo fa- alcuni ministri della Lega Nord andarono in Svizzera a cantare «Abbiamo un sogno nel cuore: bruciare il tricolore»? Neppure per voi conta più l’Italia? Da nazionalisti tutti «ordine, legalità e italianità» che cosa siete diventati? Dei secessionisti pronti a votare delle leggi che favoriscono le attività delinquenziali al riparo dalle intercettazioni? Siete diventati nemici dei magistrati e della polizia? Non vi  viene mai il dubbio di aver tradito i vostri valori? Anch’io ho un sogno nel cuore: che vi rendiate conto del livello in cui siete precipitati e che sul tricolore possiate finalmente piangere. «E Forza Italia, che siete tantissimi».

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