In un intervento tenuto l’11 novembre 2021 a Venezia, Giorgio Agamben chiarisce con lucidità e dottrina lo statuto dello Stato d’eccezione (Ausnahmezustand) nel quale siamo immersi da due anni, le sue radici, le sue manifestazioni, le sue conseguenze, ciò che è possibile e non è possibile fare per rimanere liberi al suo interno.
Il testo è breve e ne consiglio vivamente la lettura:
Da parte mia osservo che un’ondata di isteria e fanatismo collettivi impone isolamento, autolesionismo, anoressia, bulimia, suicidi. Un’ondata che produce chiusure e discriminazioni miracolose e superstiziose. Di fronte all’orrore della vita collettiva che si spegne si può sperare in una ribellione selvaggia, chiunque la pratichi. Anche per questo diventano politicamente essenziali quei cittadini, pochi o molti che siano, i quali rimangono autonomi, consapevoli, liberi, nonostante l’enorme pressione sociale, normativa e poliziesca che stanno subendo. Sono loro la Costituzione, sono i loro corpimente ancora liberi.
La pervasiva oscurità diffusa nel corpo collettivo prende le forme della malinconia, della separazione, della diffidenza e della violenza. Ma oscurità è una parola inseparabile dal suo opposto. C’è buio soltanto dove si sa che cosa sia luce, c’è buio soltanto dove si dà luce. Anche per questo non è legittima nessuna rassegnazione, nessuno scoramento, e va invece ricordato l’antico detto non prævalebunt, non prevarranno.