di Jacques Audiard
(Un Prophète)
Francia-Italia, 2009
Con: Tahar Rahim (Malik El Djebena), Niels Arestrup (César Luciani), Adel Bencherif (Ryad), Reda Kateb (Jordi lo zingaro), Hichem Yacoubi (Reyeb)
Trailer del film
Orfano franco-arabo, il diciannovenne Malik entra in carcere ignaro del mondo e quasi analfabeta. Prima minacciato e poi protetto da una banda di corsi e dal suo anziano capo, il ragazzo impara a leggere, a scrivere, a parlare il corso, a fare da tramite con i detenuti musulmani e con il mondo criminale che sta fuori. Diventa un assassino e un servitore, un corriere di affari altrui e un gangster in proprio, uno qualsiasi e il manovratore di tutti. Un doppio gioco costante e sapientemente raccontato anche attraverso la plausibilità dell’interprete.
Un Prophète non è l’ennesimo film sulle mafie o sull’universo carcerario. È anche questo, certo, ma rappresenta soprattutto uno scavo nella iniziazione all’esistenza, alle sue condizioni estreme, alla solitudine e al bisogno dell’alterità. La prima vittima di Malik diventa anche il suo migliore amico, che gli appare come proiezione di sé nelle notti recluse e nei momenti delle decisioni importanti. Qualcosa di mistico appartiene a questo criminale rassegnato e svelto. E tutta l’opera ha una tonalità sobria sino al documento ed emotiva sino all’inquietudine. Il sangue che spesso macchia i corpi e gli abiti dei personaggi ha qualcosa di sacrificale, che va al di là della violenza anche se di essa è intessuto.