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«Libre comme Spinoza»

Non più schiavi delle passioni
il manifesto
31 marzo 2015
pag. 11

Per esigenze redazionali è saltata la conclusione dell’articolo, che è questa: «perché ogni parte delle cose, ogni modo della sostanza, è legato all’intero. Anche nei suoi errori, dunque, lo spinozismo mostra di avere ragione».

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Philosophie et politique ha pubblicato la versione più ampia (e in francese) di questa recensione.

Autoritarismo

«Il governo Renzi sarà ricor­dato per l’istituzione del ‘pre­side mana­ger’, una figura di padre-padrone dotato del potere di chia­mata diretta dei docenti, ma anche di quello di con­fe­rire un aumento sti­pen­diale, dopo avere con­sul­tato gli organi del suo isti­tuto. Lì dove non è riu­scito Ber­lu­sconi e Gel­mini, con il Ddl Aprea, lì è arri­vato il governo gui­dato dal Pd che rea­lizza un vec­chio sogno ricor­rente: quello di una scuola com­piu­ta­mente azien­da­li­sta, gerar­chica e pro­dut­ti­vi­stica. Ma non basta: a questo diri­gente dotato di super-poteri verrà con­cessa la parola finale sulla for­ma­zione dei docenti che avverrà nell’istituto dove lavora» (Roberto Ciccarelli, il manifesto, 13.3.2015). Sì, è un altro dei progetti berlusconiani che il Partito Democratico va realizzando, uno dei più importanti e dalle conseguenze di lunga durata.
Per comprendere in quali forme e sino a che punto sia autoritario il progetto illustrato dal governo del PD-Nuovo Centrodestra è utile il quadro sinottico pubblicato su repubblica. Basta guardarlo per capire come i presidi posti a capo delle scuole italiane durante il regime del Partito Nazionale Fascista fossero meno potenti dei Dirigenti Scolastici voluti dal Partito Democratico e dai suoi ministri. Non sono pochi, dunque, coloro che pur avendo militato nella sinistra antiautoritaria -compresi molti militanti del ’68 e di Lotta Continua- ora sono zitti e pronti a sostenere o almeno ad accettare una scuola peggiore di quella fascista. Dov’è adesso chi chiedeva a D’Alema di ‘dire qualcosa di sinistra’? È un’intera generazione ‘di sinistra’ che trova il proprio totale fallimento in questo grave progetto di subordinazione delle scuole alla volontà e all’arbitrio di un singolo soggetto.
Ho insegnato per molti anni nei Licei e ho conosciuto numerosi presidi; se uno di essi –un preside del Liceo Beccaria di Milano– avesse avuto i poteri che ora gli vengono attribuiti, la mia presenza in quella scuola sarebbe stata impossibile; invece che portarmi in tribunale -come fece- costui mi avrebbe semplicemente licenziato. Altri casi sono illustrati in un libro del 2012 dal titolo Presidi da bocciare?Ma la realtà del mobbing, del condizionamento, del ricatto è nelle scuole assai più pervasiva di quanto tali testimonianze indichino. In un clima di questo genere non è ovviamente possibile educare davvero i ragazzi. È possibile solo trasmettere loro ipocrisia, individualismo, sfrenata competizione. Vale a dire alcuni dei valori del Partito Democratico di Renzi. L’Università -forse a causa anche della sua tradizione secolare- rimane più democratica. I direttori dei Dipartimenti (i vecchi presidi di Facoltà) vengono infatti eletti dall’intero corpo docente. Ed è quanto si dovrebbe fare anche nelle scuole. Esattamente l’opposto di «questa trasforma­zione gene­tica delle forme demo­cra­ti­che nella scuola», una degenerazione del tutto coerente con l’estremismo liberista al quale l’intera politica italiana è subordinata.
Il governo del Partito Democratico sarà ricordato anche per aver istituzionalizzato le pratiche così descritte da Dario Generali: «La loro miserabile benevolenza viene concessa non ai docenti migliori e più qualificati, che appaiono sempre troppo autonomi e pericolosi, in quanto non controllabili, ma a chi sostiene l’aspirante despota nel proprio ruolo, mostrando deferente sottomissione» («Presidi e stato di diritto», in Presidi da bocciare?,  a cura di Augusto Cavadi, Di Girolamo Editore, Trapani 2012, p. 101).

ΣΥΡΙΖΑ

Il primo atto di intelligenza politica è stato non aver giurato sulla Bibbia e aver in questo modo dato un segnale di coerenza simbolica e di autonomia dalla potentissima Chiesa ortodossa. Il secondo atto è rappresentato dall’immediata alleanza con i Greci Indipendenti di Anel, vale a dire «con un par­ti­tino anti-Memorandum e anti-troika, ma pur sem­pre di destra, con­ser­va­tore sui temi dei diritti civili e chiuso su quelli dell’immigrazione» (Tsipras, l’azzardo di un programma radicale, di Angelo Mastrandrea, il manifesto, 27.1.2015). Un gesto dettato da necessità ma che certifica anche -insieme a innumerevoli altri eventi- l’inevitabile declino della diade nata nell’Assemblea Nazionale Costituente francese del 1789: la contrapposizione destra/sinistra. Un declino che può -certo- assumere i tratti della complicità nel malaffare, come nell’Italia governata dal Partito Democraticoforzuto di Renzi e Berlusconi, ma che può anche diventare, come sta accadendo in Grecia, la testimonianza che rispetto al XIX e al XX secolo gli scenari sono cambiati, che parole come Destra e Sinistra significano ormai ben poco e che la contrapposizione reale è tra i popoli e la finanza internazionale dei Lehman Brothers; tra i lavoratori e le multinazionali che vorrebbero farli tornare alla condizione servile degli inizi della Rivoluzione Industriale, anche tramite l’immissione massiccia di migranti disposti ad accettare qualunque salario di miseria pur di andar via dai loro territori d’origine; tra i cittadini che si informano, cercano di capire, di dire no all’ideologia ultraliberista e chi invece la sostiene fanaticamente: vale a dire i grandi partiti sempre più corrotti, l’informazione mainstream, il dominio totalizzante della Société du Spectacle.
Quanto sta accadendo in Grecia rappresenta anche un segnale importante che non tutto è perduto rispetto al dominio delle multinazionali, dei distruttori dell’ambiente, delle agenzie di rating, delle troike non elette da nessuno ma che controllano i governi. Temo che ΣΥΡΙΖΑ e Alexis Tsipras subiranno l’attacco concentrico e radicale della Commissione Europea, della Banca Centrale e del Fondo Monetario Internazionale, con i loro servi/complici nei governi europei. E questo sarà la certificazione che l’Unione Europea semplicemente non esiste, che chi ama l’Europa -io sono tra questi- deve riferirsi ad altre concezioni della vita collettiva rispetto a quelle imposte come naturali e inevitabili dalle banche dell’UE, deve riferirsi ad altri programmi politico-economici. Programmi che Tsipras ha annunciato e che così il manifesto riassume: blocco delle aste delle prime case pignorate; ridare forza ai contratti collettivi nazionali e salario minimo di 700 euro al mese; vincoli ai licen­zia­menti («In buona sostanza, il contrario del Jobs Act di Renzi e Giu­liano Poletti»); ripristino del minimo non tassabile; trasporti gratis per alcune categorie; assicurare l’assistenza sanitaria a tutti; intervenire sulle insolvenze eco­no­mi­che dei privati cittadini; ricostituire una tv pubblica rispetto al dominio di quelle private.
Non so se e fino a che punto il nuovo governo greco riuscirà a realizzare tale programma. Ma è ciò che auguro a ΣΥΡΙΖΑ e all’Europa.

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