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I «Quaderni neri» a Napoli

Giovedì 11 maggio 2017 alle 11,00 nell’Aula Franchini del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli parteciperò -insieme a Eugenio Mazzarella e Francesco Alfieri- a un seminario dedicato ai Quaderni neri di Martin Heidegger.

Una mia recensione al I volume dei Quaderni neri (link alla rivista “Discipline Filosofiche”)

Sito dedicato ai Quaderni neri

Pagina degli eventi della sezione di Filosofia del Dipartimento di Studi Umanistici

Heidegger_Napoli_11.5.2017

Ontologia

The Ontology of Time
Being and Time in the Philosophies of Aristotle, Husserl and Heidegger
di Alexei Chernyakov
Kluwer, Dordrecht, Boston, London 2002
Pagine 234

La rivoluzione copernicana attuata da Heidegger, il passare dalla centralità degli enti a quella dell’essere, ha radici molteplici e antiche. Il debito dell’ontologia heideggeriana nei confronti di Husserl è evidente. Profondo è quello verso Aristotele e Francisco Suarez.
Aristotele ha difeso contro Parmenide la piena realtà del tempo, in particolare nel IV libro della Fisica, dove Corisco che si muove è sempre Corisco e nello stesso tempo Corisco è in luoghi ogni volta diversi; identità e differenza stanno dunque nella realtà del movimento e -insieme- nella mente che lo enumera: «We distinguish between the prior (the before) and the posterior (the after) in movement because we recognize identity in diversity. […] It is only if now Coriscus is at point A, and the same Coriscus is now at point B, and the soul notes (counts) the two ‘now’ and the internal between them, that we recognize movement and what is prior and what is posterior in it» (pp. 69-70). Anche il concetto heideggeriano di Eigentlichkeit (autenticità) sarebbe la traduzione dell’aristotelica εὐπραξία, il miglior modo d’essere di ogni cosa, così come «‘εὐδαιμονία’ is to be translated into the language of the existential analytic of Dasein as ‘authenticity’ (Eigentlichkeit)» (114). Per quanto riguarda Suarez, le sue Disputationes metaphysicae hanno insistito molto sulla dimensione della finitudine umana e di ogni ente.
Il soggetto trascendentale husserliano -e prima ancora kantiano- viene assunto e oltrepassato da qualcosa di assai più completo, caldo, legato al tempo: la Cura. «Curo ergo existo’ determines a new foundation of post-modern ontology; the existentiale of care is the central concept of Heidegger’s existential analytic of Dasein, just as the trascendentale subject is the ultimate ontological fundamentum in modern philosophy since Descartes» (21). Importante è però non confondere il concetto ontologico di Cura con quello ontico di semplice preoccupazione e attenzione quotidiana alla vita. La Cura è certamente anche questo ma non è soltanto questo, poiché essa «is the common root of three constitutive structures of Dasein’s being, existentiality (Existenzialität), facticity (Faktizität) and fallenness (Verfallenheit)» (178). La Cura, in altri termini, «is the primordial articulation of time; it is that from which on time temporalizes itself» (193).

Il contributo più interessante di questo studio ricco e approfondito consiste nel legare temporalità e cura alla differenza ontologica, della quale Heidegger parla per la prima volta già nei corsi marburghesi del 1927, dove discute dei Grundprobleme der Phänomenologie. Da subito il filosofo fa propria la centralità husserliana del tempo, contro tutte le filosofie che sulla scorta dell’eleatismo negano realtà al divenire e ritengono che parole come ‘fu’ e ‘sarà’ siano dei suoni privo di significato e persino pericolosi.
In realtà, lo ‘è’ parmenideo è in se stesso plurale e diveniente. L’ora può essere statico o dinamico. Nunc stans è l’adesso che sta e permane. Nunc fluens è l’accadere degli eventi che di volta in volta sono l’ora. Nunc aeternitatis e Nunc temporis sono tra di loro diversi ma non opposti. L’eternità è infatti l’intero che scaturisce dalla potenza senza fine del divenire. L’Aἰών è la materia qui e ora, pensata tutta insieme, il Χρόνος è tale materia nella forma di un’energia senza requie che si esprime in una molteplicità innumerevole di modi e di forme. La distinzione tra l’adesso che sta e l’adesso che diviene è il nucleo più profondo della differenza ontologica, vale a dire della differenza tra l’essere e gli enti. L’adesso che sta è reale, l’adesso che diviene è reale. Gli enti sono reali, l’essere è reale. Anche questo significa che l’essere è tempo, che «onto-logy is chrono-logy» (11). La comprensione della dinamica essere/enti è la temporalità. È dunque chiaro che la mente che comprende è inseparabile dall’essere come tempo. È la medesima struttura, è lo stesso tempo che nell’umano diventa corpomente e nella materia è l’essere.
La differenza tra questi orizzonti temporali è proprio la differentia differens, la differenza che costruisce se stessa nel mentre diventa altro, che è se stessa nel divenire altro. L’identità/differenza implicita in questa formula è ciò che rende ontologicamente possibile ed epistemologicamente comprensibile sia il permanere di un ente nella varietà radicale delle sue trasformazioni sia il trasformarsi di un ente nella costanza del suo rimanere. 

Intervista sulla tecnica

Il sito SoloTablet mi ha chiesto un’intervista sulle tecnologie della Rete, sui Social Network e, in generale, sulla tecnica. È stata pubblicata lo scorso 21 marzo con il titolo Il Grande Fratello non ci guarda, siamo noi che lo guardiamo e tuttavia ne veniamo dominati.

«Il Mi piace di Facebook è la carota che si accompagna al bastone dell’insignificanza della quale si viene minacciati se non ci si sottopone a tali riti, è l’inesistenza stessa, che dal piano di un’ontologia materica è passata a quello di un’ontologia digitale che sta a fondamento di un “impero virtuale”. Ciò che sta succedendo sembra confermare le intuizioni heideggeriane sulla natura non neutrale della tecnica, sul suo costituire l’espressione di una struttura ontologica che si incarna certamente in opere e manufatti ma non è a essi riducibile; vengono confermate le tesi sul pericolo che la tecnica rappresenta quando il suo sviluppo è lasciato a se stesso o, per meglio dire, agli interessi politici che lo muovono».

I «Quaderni neri» a Catania

Venerdì 24 marzo 2017 alle 10,00 nella Sala Rotonda del Coro di Notte del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania presenterò una conversazione con Francesco Alfieri -professore di Fenomenologia della religione alla Pontificia Università Lateranense di Roma- dal titolo Come tradurre i «Quaderni neri» di Martin Heidegger?

Ritorno alle fonti di Martin Heidegger: intervista al Prof. Francesco Alfieri

Una mia recensione al I volume dei Quaderni neri (link alla rivista “Discipline Filosofiche”)

Sito dedicato ai Quaderni neri

Ulteriori informazioni sul sito di Unict

Alfieri_24.3.2017_III

Lezioni 2017

Lunedì 13 marzo avranno inizio le lezioni dei tre corsi che svolgerò nel 2017 nel Dipartimento di Scienze umanistiche di Unict.
Riassumo qui i loro titoli e i testi che analizzeremo. Lo faccio per comodità degli studenti e per informazione di quanti vorranno assistervi. Una delle caratteristiche più belle e democratiche dell’Università italiana (altrove non funziona così) è infatti che tutti i cittadini possono partecipare alle lezioni, che l’accesso è gratuito, che non è necessario mostrare iscrizioni, tessere, autorizzazioni.
Chiunque vorrà parlare di filosofia e di altro sarà il benvenuto.

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FILOSOFIA TEORETICA
(Corso triennale di Filosofia – aule e orario delle lezioni)
TEORIA GENERALE DEL TEMPO COME IDENTITÀ E DIFFERENZA

Antonio Cimino, Ontologia, storia, temporalità. Heidegger, Platone e l’essenza della filosofia, Edizioni Ets 2005
Platone, Sofista (qualunque edizione con testo greco a fronte)
Martin Heidegger, Il ‘Sofista’ di Platone, Adelphi 2013, §§ 33-80
Alberto Giovanni Biuso, Aión. Teoria generale del tempo, Villaggio Maori Edizioni 2016

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SOCIOLOGIA DELLA CULTURA
(Corso triennale di Filosofia – aula e orario delle lezioni)
SOCIAL NETWORK E DOMINIO

Rocco De Biasi, Che cos’è la Sociologia della cultura, Carocci 2008
Guy Debord, Commentari alla società dello spettacolo, in La Società dello Spettacolo, Baldini & Castoldi 2013, pp. 185-248
Cristoph Türcke, La società eccitata. Filosofia della sensazione, Bollati Boringhieri 2012: Premessa e capitolo 1
Renato Curcio, L’Impero virtuale. Colonizzazione dell’immaginario e controllo sociale, Sensibili alle foglie 2015
Giuseppe Frazzetto, Epico Caotico. Videogiochi e altre mitologie tecnologiche, Premessa e 6 capitoli: Playing Class Hero; Altri pianeti, altre vite;  Gioco e mobilitazione della vita; Di macchine e animali; Selfie e altri punti di vista; Miti Wikipedia. Fausto Lupetti Editore 2015
Alberto Giovanni Biuso, «La società videocratica», in L’anarchismo oggi. Un pensiero necessario – Libertaria 2014

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FILOSOFIA DELLA MENTE
(Corso magistrale di Scienze filosofiche – aule e orario delle lezioni)
LA MENTE, IL CORPO E IL BELLO. MODELLI GRECI

Alberto Giovanni Biuso, La mente temporale. Corpo Mondo Artificio, Carocci 2009 (capp. 1 e 2, Una storia della mente – Il corpo dentro il mondo)
Anthony A. Long, La mente, l’anima, il corpo. Modelli greci, Einaudi 2016
Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Einaudi 2002 (Introduzione e capitoli I-VIII)
Friedrich W. Nietzsche, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, Adelphi
Alberto Giovanni Biuso, «Abbiamo l’arte per non naufragare nella verità». Sull’estetica dionisiaca di Nietzsche, in Koiné, Anno XIV – nn. 1-4, Gennaio/Dicembre 2007

La solitudine del pianeta

Arrival
di Denis Villeneuve
USA, 2016
Con: Amy Adams (Louise Banks), Jeremy Renner (Ian Donnelly), Forest Whitaker (Il colonnello Weber)
Sceneggiatura di Eric Heisserer, da Stories of Your Life di Ted Chiang
Trailer del film

Del linguaggio Louise sa tutto. Insegnarne la bellezza e i segreti è la sua vita, dopo la morte straziante della propria bambina. Per questo viene chiamata dal governo quando una forma ellittica verticale, alta 400 metri, si poggia senza toccarla sulla superficie del Montana. Altre undici identiche strutture sono arrivate nei luoghi più diversi del pianeta. Ad abitarle sono delle entità eptapodi, fatte dunque di sette piedi con i quali disegnano su un vetro le forme che costituiscono il loro linguaggio. Louise riesce a comprenderle e a farsi intendere. Non si sa da dove e come tali entità siano arrivate ma portano in dono il linguaggio e il tempo. Un linguaggio con il quale capire il tempo.
L’ ‘astronave’ -evidente omaggio al monolite di 2001. A Space Odyssey costituisce una struttura elegante, interiore ed enigmatica, come elegante, interiore ed enigmatico è questo film. Al suo cuore c’è il dolore umano, la nostra solitudine. Che si esprimono nella forma circolare che fa da base al linguaggio degli eptapodi. Una forma che indica il divenire circolare del tempo. Non è necessario, infatti, «che il tempo sia lineare affinché sia tempo, affinché dunque sia irreversibile. L’irreversibilità è infatti presente in ogni modo del tempo, anche in quello ciclico. La struttura temporale non è l’apparire del nuovo ma è l’esserci del divenire, è la relazione tra un prima un poi. Relazione che esiste e permane anche nel tempo ciclico. Il tempo, infatti, non può essere fatto coincidere con il nuovo. Il nucleo fattuale e teoretico, ontologico ed epistemologico, del tempo è il divenire, che è senz’altro il divenire del nuovo ma che non esclude anche il divenire dell’identico. Che le lancette tornino sempre nello stesso rapporto reciproco, che la luna si ritrovi nella medesima posizione, che l’asse terrestre sia un asse del ritorno (persino nella precessione degli equinozi), che il moto della Terra intorno al Sole e del Sole intorno al centro della galassia siano sempre uguali, non vuol dire che tutti questi movimenti non siano temporali. Sono il tempo che sta, fluisce e torna. E in questo suo divenire è. Fluire e stare, memoria e oblio, nuovo e “di nuovo” costituiscono dunque la sistole e diastole del cuore teoretico dell’essere, del tempo» (Aión. Teoria generale del tempo , p. 106).
Arrival è una storia che descrive il contenuto di questo brano, una storia che ritorna e si chiude da dove è partita, intessendo la mente di interrogativi fecondi. Che cosa vediamo all’inizio del film? Il passato di Louise o il suo futuro? Da dove provengono davvero quelle entità, da un qualche luogo o dalla mente? C’è differenza tra i luoghi e le menti? L’amore profondo tra gli esseri umani finisce con la dissoluzione dei corpi o esistono strutture sconosciute -mnemoniche, cosmiche, metafisiche o di generi che ignoriamo- capaci di rendere eterna la materia da cui veniamo e di cui siamo fatti, la materia indistruttibile e perfetta? Che cosa accade nella Sostanza spinoziana? Il tutto in cui consiste può stare fuori dal tempo se le parti di cui si compone sono evidentemente tempo in atto, materia che diviene? In questo sistema circolare dell’essere, ogni punto non è forse parte dell’intero e quindi correlato immediatamente e inevitabilmente con ogni altro, per quanto distante appaia nello spazio e nel tempo? Che cosa succede quando tale distanza si annulla e gli istanti di cui l’essere si compone si trovano a ridosso gli uni degli altri? Non deve accadere qualcosa di simile agli ‘sbuffi’ che emergono dal cerchio che sta a fondamento del linguaggio degli eptapodi?
Un inizio di risposta a tali domande sta, appunto, nel segno circolare –parola/discorso/logos– che di questo bellissimo film racchiude insieme enigma e significato.  E sta anche -per quello che concerne l’infima fibra di universo che come umani siamo- in ciò che che Martin Heidegger chiama gewesend-gegenwärtigende Zukunft, l’avvenire che in quanto orizzonte sempre aperto del tempo dà senso a tutto ciò che è accaduto e in questo modo crea la pienezza del presente (Sein und Zeit, § 65).
Il presente di Louise e quello, molto diverso, delle entità venute dal tempo si toccano nella scena in cui le mani dell’umana e le strutture degli eptapodi si poggiano sulla stessa superficie e fanno della donna una sintesi di memorie e di attese; la fanno diventare ciò che è, lei e sua figlia, il cui nome -Hannah- è un palindromo, una parola quindi che può essere letta in entrambe le direzioni senza nulla perdere del suo significato, come il tempo.

Heidegger / Arendt

Raccontare tempo, colpa e perdono attraverso l’invenzione
il manifesto
28 gennaio 2017
pag. 11
Pdf dell’articolo

Per ragioni di spazio manca nell’articolo pubblicato il seguente testo, successivo alla frase «Tra questi molti si riferiscono al breve periodo in cui nel 1933 fu rettore dell’Università di Friburgo». Lo aggiungo qui: «e durante il quale vietò l’affissione del Judenplakats, il manifesto antisemita del movimento studentesco; aiutò numerosi colleghi ebrei a fuggire all’estero; nominò decani di riconosciuto valore scientifico, pur se invisi al partito, e anche per questo dovette rassegnare le dimissioni da rettore, non volendo obbedire all’ordine del Ministero di revocare quegli incarichi. Negli anni successivi, le lezioni di Heidegger vennero frequentate da spie delle SS e il filosofo subì ripetuti attacchi sulla stampa del partito, sino ad arrivare a un esplicito divieto di scrivere il suo nome su giornali e riviste e di recensire i suoi libri».

 

 

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