Grand Budapest Hotel
di Wes Anderson
USA, 2014
Con: Ralph Fiennes (il signor Gustave), Tony Revolori (Zero), Saoirse Ronan (Agatha), Adrien Brody (Dmitri), William Dafoe (Jopling), F. Murray Abraham (il signor Moustafa), Jude Law (il giovane scrittore), Jeff Goldblum (Kovacs), Mathieu Amalric (Serge), Edward Norton (Henckels), Tilda Swinton (Madame D.), Harvey Keitel (Ludwig), Bill Murray (il signor Ivan), Léa Seydoux (Clotilde), Tom Wilkinson (L’autore).
Trailer del film
Colori intensissimi, come quelli dei dolciumi che costellano il film. Colori, abiti, mobili, ambienti densi dell’eleganza e della gentilezza proprie di altre epoche, nelle quali non si chiedeva per lo più alle persone di essere ‘solidali, disponibili, sincere’ ma semplicemente ben educate. Epoche più realistiche e meno ipocrite sui rapporti umani, meno pretenziose e moralistiche e quindi più autentiche. Colori e sguardi colmi di malinconia per l’andare del tempo che tutto sbiadisce e rende decrepito. Colori di violenza e di guerra, che si tratti della ferocia di un sicario o di quella di interi eserciti. Colori soprattutto intrisi di ironia, costituiti dal sogno virtuale che da sempre il cinema è.
Un modo di far cinema tecnicamente sontuoso e un sogno nel quale può accadere che negli anni Venti del Novecento un profugo da lontani Paesi diventi il fattorino preferito dell’elegantissimo concierge di un albergo posto nel cuore dell’Europa e in mezzo alle montagne; che questo direttore nutra una passione sincera e interessata verso attempate ma bollenti dame; che una di loro gli lasci in eredità un prezioso quadro ma i figli di lei non ne vogliano sapere e siano ben disposti a uccidere chiunque si opponga alla loro avidità; che nella vicenda vengano coinvolti battaglioni, pasticciere, monasteri e segrete società alberghiere.
E che tutto questo venga narrato a uno scrittore -decenni dopo- dal garzone diventato adulto e ricco, l’uno ospite e l’altro proprietario del vecchio splendente albergo ormai decadente. Come decadente è l’Europa rispetto alla volgarità dei nuovi padroni. Gli attuali capi di governo del nostro Continente somigliano proprio al nuovo congierge ignorante e indifferente ai destini dell’albergo Europa.