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Passports. In viaggio con l'arte

Milano – Padiglione d’Arte Contemporanea
Sino al 13 settembre 2009

Si comincia con quattro televisori che trasmettono l’ingresso della famiglia reale britannica ad Ascot nei giorni delle corse. Si chiude con le installazioni-documento di Alan Kane e Jeremy Deller dal titolo The Folk Archive, testimonianze sulla vita quotidiana degli inglesi: dalla sagre di paese ai finti escrementi lasciati qua e là, dai più improbabili carri funebri alle torte. Segnali -all’inizio e alla fine- di una tranquilla volgarità. Nel mezzo, però, altre opere della collezione del British Council immergono in alcuni tratti dell’arte contemporanea: l’indistinguibilità tra pittura e scultura; l’ibridazione con la fotografia e i video; l’utilizzo dei materiali e delle mescolanze più diverse (raffinata la Prayer Mat di Mona Hatoum: un finto tappeto costruito con migliaia di spilli placcati al nichel, al centro del quale una bussola indica La Mecca); lo studio degli effetti percettivi che rende Cataract 3 di Bridget Riley un dipinto in movimento, illusorio -certo- ma inevitabile alla visione. Proprio accanto si trova l’opera Stone Line di Richard Long, delle pietre poste sul pavimento, ovviamente immobili, mentre il quadro è praticamente frenetico.

Un’opera illuminante è l’installazione Canoe di Tony Cragg. La canoa non c’è. Si tratta, infatti, di una serie variegata di oggetti in plastica e metallo collocati nello spazio a riprodurre la forma di una canoa. E allora l’imbarcazione compare davvero, dando ragione ad Aristotele, a Husserl, alla Gestalt, per i quali l’intero è superiore alla somma delle sue parti e l’oggetto è una costruzione semantica della mente, condensata nel suo nome. Questo accade nella percezione del mondo; di tale dinamica l’arte fa la propria ragione d’essere e divenire.

Cragg. Canoe

La duchessa

di Saul Dibb
(The duchess)
GB/Italia/Francia, 2008
Con Keira Knightley (Georgiana), Ralph Fiennes (William, Duca di Devonshire), Charlotte Rampling (Lady Spencer), Hayley Atwell (Bess Foster), Dominic Cooper (Charles Grey)

duchessa

Gran Bretagna, 1774. Il matrimonio combinato tra la giovanissima, bella e vitale Georgiana Spencer e il formalissimo e fedifrago Duca di Devonshire va ovviamente male. Soprattutto perché lei non riesce a dargli l’agognato erede maschio. Il Duca si prende anche la migliore amica di Georgiana. Finalmente arriva il maschietto e Georgiana pensa di poter tradire anche lei il marito con un suo innamorato amico di giovinezza. Ma non può. Le ragioni della politica e quelle sociali prevalgono sull’amore.

Uno degli errori di questo tipo di film consiste nel postulare che le emozioni e i sentimenti di altre epoche e contesti siano da giudicare coi criteri contemporanei, come se essi non avessero una storia e nel tempo non fossero vissuti in modo diverso. Il film è elegante nei costumi, accurato nella ricostruzione degli ambienti, ben recitato dalla protagonista e dall’ottimo Ralph Fiennes ma risulta completamente vuoto, nonostante le abbastanza evidenti ambizioni di scavo storico-psicologico e di denuncia della condizione femminile. Un polpettone, insomma…

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